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Per simbiosi industriale si intende lo scambio di risorse tra due o più industrie dissimili, intendendo con “risorse” non solo i materiali (sottoprodotti o rifiuti), ma anche cascami energetici, servizi, expertise.

Introduzione

Secondo l’UNEP la green economy realizza «il miglioramento del benessere e dell’equità sociale, riducendo significativamente i rischi ambientali e le scarsità ecologiche». Secondo questa definizione, quindi, la green economy è un «nuovo» modello economico a basso tenore di carbonio, efficiente nell’uso delle risorse e socialmente inclusivo.

I concetti chiave

Nel 1992 Frosch, nell’ambito di un Colloquium paper, introduce il concetto di analogia tra ecosistemi naturali ed ecosistemi industriali, ossia di «ecologia industriale». Secondo Frosch, per analogia con gli ecosistemi naturali, un sistema eco-industriale, oltre a ridurre la produzione di rifiuti nei processi, dovrebbe massimizzare l’impiego efficiente dei materiali di scarto e dei prodotti a fi ne vita, come input per altri processi produttivi. Nell’ambito delle azioni che possono essere realizzate per andare verso un sistema eco-industriale, Frosch include, tra le altre, la progettazione dei prodotti finalizzata al riciclo/riuso a fi ne vita, l’internalizzazione dei costi di smaltimento dei rifiuti per prodotti e processi, la responsabilità del produttore. Negli stessi anni, Ayres elabora la metafora della biosfera/tecnosfera al fine di spiegare ed illustrare i concetti di ecologia e metabolismo industriale. Attraverso l’analogia con gli ecosistemi naturali, che si distinguono per il loro carattere ciclico, si introducono i concetti di metabolismo industriale e di simbiosi industriale. Secondo Hawken l’ecologia industriale fornisce per la prima volta uno strumento di gestione integrata, su larga scala, che progetta le infrastrutture industriali «come sé fossero una serie di ecosistemi industriali interconnessi ed interfacciati con l’ecosistema globale». Uno degli obiettivi della disciplina del metabolismo industriale è quello di studiare il flusso dei materiali attraverso la società al fine di comprendere meglio le fonti, le cause e gli effetti delle emissioni. Secondo Chertow, la «simbiosi industriale» coinvolge industrie tradizionalmente separate con un approccio integrato finalizzato a promuovere vantaggi competitivi attraverso lo scambio di materia, energia, acqua e/o sottoprodotti. Tra gli aspetti chiave che consentono il realizzarsi della simbiosi industriale ci sono la collaborazione tra imprese e le opportunità di sinergia disponibili in un opportuno intorno geografico ed economico. «Tra questi uno dei principali è il fenomeno della simbiosi industriale.» La simbiosi industriale offre, quindi, uno strumento per la chiusura dei cicli delle risorse, proponendo la relazione, e quindi lo scambio di risorse, tra «dissimili». È opportuno evidenziare che mentre nei primi due casi i meccanismi di simbiosi industriale che si realizzano sono suscettibili di minori variazioni, il terzo tipo di approccio è molto meno vincolato e consente di realizzare interventi di simbiosi industriale variabili nel tempo e nello spazio.

La simbiosi industriale “dal basso”: il caso “scuola” di Kalundborg

Kalundborg è una cittadina di circa 20. 100 chilometri ad ovest di Copenhagen, dove a partire dagli anni ’60 si è andata via via sviluppando una complessa rete di scambi di materiali ed energia che coinvolgono un certo numero di soggetti presenti entro i confini comunali di Kalundborg. Tali enti fanno confluire in uno stesso sistema di condutture le acque reflue, condividono le risorse termiche ed energetiche e promuovono la configurazione ecologica dell’ecosistema industriale di cui fanno parte. Le relazioni di simbiosi operanti a Kalundborg si sono sviluppate progressivamente a partire dal 1961 ai giorni nostri, fi no a creare una rete molto complessa tra la municipalità e le imprese insediate nel territorio.

Il modello a rete per la realizzazione della simbiosi industriale: il NISP dell’UK

Attualmente sono diverse le iniziative a livello mondiale per la realizzazione, la promozione e la diffusione di sistemi di simbiosi industriale, così come molte sono le iniziative, a livello anche di programmazione nazionale, basate sui paradigmi dell’ecologia industriale. Il NISP si realizza attraverso una rete di associati che, per il tramite dei nodi centrali del NISP, trovano le opportunità tecnologiche e commerciali per scambiare risorse, materiali, energia, acqua, logistica ed expertise. Attualmente, l’attività del NISP si realizza attraverso la risoluzione di specifici casi, cioè secondo l’approccio «working with the willing», anche sé, in prospettiva, si intende passare ad un approccio propositivo in cui il gestore identifica possibili sinergie tra diversi interlocutori e propone, come terza parte, percorsi di simbiosi.

Le attività ENEA per la realizzazione della Piattaforma di Simbiosi Industriale in Sicilia

Secondo una definizione recentemente proposta da Lombardi&Layburn la simbiosi industriale coinvolge industrie tradizionalmente separate e altre organizzazioni in una rete per promuovere strategie innovative per un uso più sostenibile delle risorse. Secondo questo approccio, quindi, la realizzazione della simbiosi industriale passa attraverso la interconnessione tra interlocutori tradizionalmente separati, attraverso la conoscenza delle opportunità presenti, anche sulla base delle esigenze e delle caratteristiche specifiche di ciascun utente, ed attraverso la disponibilità di competenze esperte in grado di cogliere e proporre soluzioni di simbiosi industriale. Tale approccio è stato alla base della proposta per la realizzazione del progetto di una Piattaforma di Simbiosi Industriale in Sicilia, nell’ambito del citato progetto Eco-Innovazione Sicilia coordinato dall’Unità Tecnica Tecnologie Ambientali (UTTAMB) di ENEA.

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