Unificazione italiana e tedesca a confronto

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Los forjadores de la union italianan fueron : el rey de Cerdeña, Victor Manuel II de Saboya, su ministro, el eminente patriota Camilo Cavour, y Giuseppe Garibaldi, valeroso y desinteresado patriota liberal. Desempeñaron tambien importantinsimo papel, en la etapa inicial de este movimiento, el rey Carlos alberto de Cerdeña, padre de Victor Manuel de Saboya, asi como Jose Mazzini, combativo politico liberal que trabajo con singular interes por conseguir la Unificacion de Italia.

La Unificacion de Italia (en italiano il Risorgimento, "El Resurgimiento") fue elmovimiento político y social que aglomerados a diferentes estados de la península italiana en el único estado de Italia en el siglo XIX . A pesar de la falta de consenso sobre la fecha exacta para el comienzo de la unificacion italiana y el final de este período , muchos estudiosos coinciden en que el proceso sé inició en el año 1815 con el Congreso de Viena y el fin de imperio Napoleónico , y terminó en algún momento alrededor del año 1871 con la Guerra Franco -prusiana y incorporacion de los estados de la Iglesia.
Primera guerra

In Italia il 1848 fu principalmente segnato dalla decisione da parte del Regno di Sardegna di farsi promotore dell'unità italiana, anticipando l'azione del movimento rivoluzionario e dei mazziniani, temendone la spinta sovvertitrice e la possibilità che questa assumesse il ruolo guida nel processo di unificazione. Primo passo in tal senso fu la Prima Guerra d'Indipendenza, anti austriaca, scoppiata a seguito della rivolta vittoriosa antiaustriaca delleCinque giornate di Milano (1848). La guerra si articolò in tre fasi: una prima campagna militare (dal 23 marzo al 9 agosto 1848) iniziata con l'appoggio dallo Stato Pontificio e dal Regno delle due Sicilie. Questi ultimi due stati si ritirarono ben presto dal conflitto, ma gran parte dei loro soldati scelsero di rimanere e continuare a combattere l'Austria con l'esercito piemontese assieme agli altri volontari italiani tra i quali Giuseppe Garibaldi e i giovani raggruppati nel Battaglione Universitario Romano. Vi fu poi un armistizio, un tentativo austriaco di occupazione delle Legazioni pontificie e una seconda campagna militare (dal 20 al 24 marzo 1849).

La guerra condotta e definitivamente persa da Carlo Alberto a seguito della sconfitta nella battaglia di Custoza e nella Battaglia di Novara, si concluse territorialmente con un sostanziale ritorno allo statu quo ante e, a seguito dell'abdicazione del padre, con la salita al trono di Vittorio Emanuele II che, diversamente da quanto fecero gli altri governanti italiani, non ritirò lo Statuto Albertino concesso dal padre. Il suo regno, unico stato preunitario italiano a conservare il tricolore come bandiera nazionale, rimase l'unico Stato costituzionale nella penisola italiana, con istituzioni di tipo rappresentativo in cui l'autorità del re era bilanciata da un parlamento bicamerale con una camera dei deputati elettiva ed un senato a nomina regia[103].

I moti indussero anche l'imperatore Ferdinando I d'Austria ad abdicare a favore del nipote Francesco Giuseppe, che divenne imperatore il 2 dicembre 1848. Tutte le vicende successive risorgimentali troveranno contrapposti i due sovrani saliti giovani sul trono a seguito degli avvenimenti del 1848.

 Il biennio 1859-1860 costituì una nuova fase decisiva per il processo d'unificazione, iniziò con l'attentato di Felice Orsini contro Napoleone III colpevole di aver represso la Repubblica Romana e aver rinnegato gli ideali carbonari che il monarca aveva professato in gioventù. Orsini, prima di essere ghigliottinato, inviò una lettera Napoleone III, che ne fu favorevolmente colpito autorizzandone la pubblicazione sui giornali che presentarono Orsini come un eroe. Cavour, sfruttò la popolarità che aveva raggiunto la missiva, per aumentare la sua pressione politica sulla Francia.

Il biennio fu quindi caratterizzato dall'alleanza sardo-francese siglata nel gennaio 1859 e preparata con l'incontro di Plombières fra Cavour e Napoleone III del 21 luglio 1858. Tale alleanza, lungi dal prevedere l'unità della nazione, auspicava di dividere la penisola in zone d'influenza piemontese e francese.

Il 10 gennaio 1859 Vittorio Emanuele II, inaugurando i lavori del Parlamento subalpino, pronunciò un famoso discorso della Corona con l'affermazione: «Noi non siamo insensibili al grido di dolore che da tante parti d'Italia si leva verso di noi»; frase che esprimeva un'accusa di malgoverno austriaco sugli italiani ai quali il re sabaudo si proponeva come loro soccorritore e una velata ricerca del "casus belli": elemento quest'ultimo necessario poiché, secondo gli accordi presi, Napoleone III sarebbe entrato in guerra solo in seguito ad un attacco austriaco al Piemonte.[118]

Nel frattempo Garibaldi veniva autorizzato a condurre apertamente una campagna di arruolamento di volontari nei Cacciatori delle Alpi, una nuova formazione militare regolarmente incorporata nell'esercito sardo. L'Austria colse nelle parole del sovrano piemontese e nel riconoscimento ufficiale dei volontari agli ordini del noto rivoluzionario mazziniano Garibaldi, che veniva stanziato ai confini del Lombardo-Veneto, una provocazione e una sfida. La possibilità però di una guerra all'Austria con l'alleato francese sembrava ancora lontana dal realizzarsi per l'opposizione dei cattolici francesi che vedevano in una guerra vittoriosa del Piemonte una probabile successiva annessione dello Stato pontificio, con la conseguente perdita del potere temporale del papa. Per allontanare il rischio di una guerra agiva anche la diplomazia inglese e prussiana che si adoperava per una conferenza di pace: si sapeva infatti che gli accordi di Plombieres prevedevano un insediamento della Francia nell'Italia centrale e meridionale che avrebbe alterato i rapporti di forza in Europa.[119]

Terza guerra
Quando Vittorio Emanuele II divenne re d'Italia, il 17 marzo 1861, il processo di unificazione nazionale non poteva considerarsi definitivo poiché il Veneto, il Trentino e il Friuli appartenevano ancora all'Austria e Roma, proclamata idealmente capitale del Regno era ancora sede papale.
Le crescenti tensioni fra Austria e Prussia per la supremazia in Germania (sfociate infine nel 1866 nella guerra austro-prussiana) offrirono al neonato Regno d'Italia l'opportunità di effettuare un consistente guadagno territoriale e procedere sulla via dell'unificazione italiana.
 L'8 aprile 1866 il Governo Italiano (guidato dal generale Alfonso La Marmora) concluse una alleanza militare con la Prussia di Otto von Bismarck, grazie anche alla mediazione dellaFrancia di Napoleone III. Si era creata, infatti, un'oggettiva convergenza fra i due Stati che vedevano nell'Impero Austriaco l'ostacolo al rafforzamento dell'unità nazionale italiana in funzione antiaustriaca.

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