Alessandro Manzoni: Poetica, Opere e Il Vero Storico nel Romanticismo

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Manifesti Poetici di Manzoni

La Prefazione al Conte di Carmagnola

Riguardo al teatro, Manzoni ritiene che debba avere una funzione utile e pratica e debba appassionare. Per questo, non può rispettare le regole aristoteliche. Aristotele le ha trascritte, ma non si è obbligati a usarle. Shakespeare non le rispetta, e spesso tutto diventa forzato e inverosimile.

Manzoni trasforma il coro in cantuccio: uno spazio per la riflessione poetica dell'autore, senza intervenire nella vicenda.

La tragedia deve sviluppare la forza morale nel lettore.

Le Lettere a Monsieur Chauvet

Questa è la risposta a una lettera. Manzoni afferma che obbedirà solo all'unità di azione. Distingue due tipologie di vero:

  • Vero storico: inoppugnabile, si basa su date, luoghi e fatti.
  • Vero poetico: i poeti provano empatia e desiderano scoprire cosa c'è dietro gli avvenimenti storici.

La Lettera al Marchese Cesare d’Azeglio / Lettera sul Romanticismo

Non viene pubblicata fino al 1870 e diventa un manifesto sul Romanticismo, nel quale Manzoni afferma che la letteratura deve servire a:

  • Aiutare civilmente e socialmente il popolo (UTILE PER ISCOPO).

  • Il soggetto della narrazione deve essere il vero storico (VERO PER SOGGETTO).

  • Deve cercare di interessare il pubblico (INTERESSANTE PER MEZZO).

Inoltre, rifiuta il principio di imitazione dei classici in nome dell'originalità.

Il Manifesto Poetico Giovanile

Manzoni scrive un sonetto autodescrittivo prendendo spunto da Alfieri. In onore dell'amante della madre, scrive un epitaffio o elogio funebre che diventa un manifesto poetico. Manzoni immagina che gli appaia Imbonati come fantasma e gli spieghi come diventare un bravo poeta: deve sentire i sentimenti e poi deve meditare, ossia fare una rielaborazione razionale. Non deve mai tradire il vero.

Lo scopo della letteratura è formare persone civili. Non bisogna eludere il vizio, né deridere la virtù.

La Conversione e l'Influenza Religiosa

A Parigi, Manzoni entra a far parte di ambienti illuministi e sposa Enrichetta Blondel.

Lei è giansenista: una corrente cristiana considerata eretica, caratterizzata dalla Predestinazione. Noi siamo già o dannati o salvati, ma dobbiamo comportarci bene per gli altri. Questa corrente attacca la corruzione della Chiesa. I giansenisti hanno un atteggiamento pessimista, severo, rassegnato di fronte alle sventure della vita. Manzoni, invece, era ateo.

L'Episodio della Conversione (1810)

Durante l'incoronazione di Napoleone (1810), Manzoni si perde e soffre di agorafobia. Entra così nella prima chiesa che trova e prega Dio, dicendo che se avesse ritrovato sua moglie si sarebbe convertito. Mentre sta pregando, sua moglie entra in chiesa e Manzoni si converte. Il cristianesimo influenzerà le sue opere successive.

Si avvicina al gruppo del “Conciliatore” e si dichiara favorevole all'unità nazionale.

Le Tragedie Manzoniane

Principi Poetici delle Tragedie

  • La scelta del “vero” → fatti e personaggi sono tratti dalla storia.
  • Non rispetta le unità aristoteliche.
  • I cori sono presenti attraverso il cantuccio.
  • Lo scopo è puntare all'utile e allontanare le persone dal peccato. Vuole suscitare il desiderio di giustizia.
  • La religione cattolica funge da chiave di lettura.
  • Quando parlano i personaggi, i versi sono endecasillabi; quando ci sono i cori, i versi sono decasillabi o endecasillabi/settenari.
  • Il linguaggio è selezionato, difficile ma non in modo eccessivo. Inoltre, cambia in base alla classe sociale con cui si parla.

Il Conte di Carmagnola

La tragedia è divisa in 5 atti. Il protagonista è Francesco da Bussone, nominato Conte di Carmagnola. Egli combatte nella battaglia di Maclodio per i veneziani contro i milanesi, sconfiggendoli. Tuttavia, egli lavorava per il Duca di Milano e lascia liberi alcuni prigionieri. Per questo, viene sospettato di alto tradimento da Venezia. Viene incarcerato e poi giustiziato. Alcuni pensano che non sia colpa sua e nella tragedia viene presentato come un uomo magnanimo, vittima della politica. La visione religiosa prende il sopravvento poiché nell'ultimo atto affronta la morte, dicendo a moglie e figlia di perdonare coloro che lo uccideranno, e trova consolazione in Dio.

Non vengono rispettate le unità di tempo e luogo: la vicenda si svolge nell'arco di 7 anni e in luoghi diversi. Vengono distinti esplicitamente i personaggi storici da quelli ideali.

Adelchi

È ambientato durante la fine del Regno dei Longobardi in Italia e la vicenda si svolge in tre anni. Il protagonista è il re longobardo Desiderio, insieme ai suoi due figli Adelchi ed Ermengarda, e il sovrano dei Franchi, Carlo Magno. Quest'ultimo è sposato con Ermengarda, ma la ripudia perché spera di provocare Desiderio e poter così entrare in Italia. Avviene così: Desiderio dichiara guerra a Carlo, che la vince. Ermengarda si trova in un convento e scopre che Carlo si è risposato, così cade preda al delirio e muore di dolore. Adelchi tenta una difesa e viene ferito mortalmente. Confida a Desiderio le sue riflessioni, dicendogli che non è colpa sua se ha perso il potere, per poi morire. Desiderio, invece, si trova in prigione.

Riflessioni nei Cori dell'Adelchi

Manzoni nei cori riflette sul contrasto tra le aspirazioni ideali e i limiti della realtà, sull'attesa della libertà e sul valore della sofferenza.

Pagine 726-728: Adelchi desidera compiere azioni valorose e magnanime, ma la sorte lo condanna ad agire in modo ingiusto e a seminare devastazione. Nell’atto finale, lui ammonisce il padre sul male che domina il mondo senza rimedio. Infine, dice che è meglio essere fra le vittime che tra gli oppressori, poiché esse troveranno pace in cielo. Non c’è spazio per le azioni gentili e quindi non resta che commettere un torto o subirlo.

Pagine 731-733: Si riferisce agli italiani dicendo che sono il “popolo volgo” perché non hanno un’identità. Si vede nelle loro facce la luce di quando governavano l’Europa come Impero Romano. Stanno marciando e guardano i dominatori che fuggono (Longobardi). I Franchi seguono i tiranni e diventeranno i dominatori.

I Franchi e i Longobardi sottomettono gli italiani e si insediano nei campi insanguinati di questo popolo passivo che non ha nemmeno un nome. Tuttavia, se adesso sono vinti, vuol dire che saranno vincitori.

Pagine 736-739: Ermengarda è pallida (sta morendo d’amore) ed è pia (buona, quindi vinta, sconfitta dal destino); muore. Manzoni si rivolge a lei e le dice di morire tranquilla, senza pensieri terreni, perché troverà il riscatto fuori dalla vita terrena (visione giansenista). Il destino è immutabile, ma lei è santa perché ha sofferto per amore. Attraverso il vero poetico, ci dice che mentre stava per morire i suoi pensieri ricordavano giorni belli, a quando era invidiata dalle altre donne perché Carlo aveva scelto lei, di quando vedeva Carlo andare a caccia di cinghiali. La vita le sembrava tornare. Ogni donna che ha vissuto come lei le si sente vicina. Muore durante il tramonto.

Odi Civili e Inni Sacri

Le Odi Civili

Manzoni parte da una forma illuministica o neoclassica scrivendo le Odi. Queste, però, sono anti-liriche poiché la poesia lirica è soggettiva, ma queste odi non sono soggettive, bensì parlano di politica. Per questo le chiama civili. Esalta i rivoluzionari.

Il ritmo è cadenzato ed è facile da memorizzare, tuttavia lessico e forma non si sono ancora svecchiati.

Articolo: Perché non ci ricordiamo i moti?

  • Forse perché sono partiti da Napoli.
  • Perché sono legati a società segrete e quindi non se ne sa molto.
  • Sono troppo vicini al grande personaggio di Napoleone.

È importante ricordarsene perché sono legati a nomi e vicende importanti.

Marzo 1821

Non viene pubblicata per 17 anni per paura della censura. Manzoni nasconde il testo perché deve riflettere su cosa sta succedendo e lo pubblica nel '48.

Inoltre, scrive una dedica a Teodoro Körner, soldato morto nel 1813 a Lipsia prima della sconfitta di Napoleone. È stato un soldato tedesco ed è un personaggio che nessuno conosce, ma è realmente esistito, come piace a Manzoni.

Contesto: Ad Alessandria, Torino, Novara alcuni studenti scendono in piazza nel 1820 e 1821. Vittorio Emanuele I li vuole invitare a deporre le armi, ma loro non lo fanno e quindi abdica. Tuttavia, il fratello è fuori regione e quindi fanno riferimento al nipote Carlo Alberto che concede la costituzione. Quando torna Carlo Felice cerca di reprimerli.

Tema: Manzoni afferma il diritto alla libertà del popolo italiano, che deve essere conquistato senza l'aiuto straniero e deve essere inserito in una prospettiva religiosa, poiché Dio tutela il diritto all'indipendenza di ogni popolo. Emerge l'idea di nazione che si manifesta quando un popolo condivide le tradizioni linguistiche.

L’Italia viene definita: una d’arme (esercito proprio), di lingua (italiana), d’altare (religione), di memorie (la storia va studiata), di sangue (etnia) e di cuore (sentimento). Manzoni aveva preso il dizionario della Crusca e letto espressioni dialettali e modi di dire per diffonderli.

Il Cinque Maggio

Contesto: Il 5 maggio 1821 muore Napoleone a Sant’Elena; tuttavia, la notizia arriva a luglio per motivi di sicurezza e per evitare le ribellioni. Questa ode inizia a circolare fra i suoi amici contro la sua volontà e la pubblicano due anni dopo che lui l'ha scritta. Goethe la traduce.

Tema: Riflette sul potere, ma soprattutto sulla sconfitta, la solitudine e i limiti dell'essere umano, visti come elementi che consentono di riconoscere la presenza di Dio.

Manzoni si sente libero di scrivere ora che Napoleone è morto, invece che lodarlo o criticarlo insieme al coro.

Ricorda le vittorie e le sconfitte. Dio ha voluto così, questo era il destino di Napoleone. La gloria (eterna) è diversa dalla fama (chiacchiere, momentanea); la valuteranno i posteri.

Si nominò in due secoli: il Settecento (Illuminismo e rivoluzioni) e l'Ottocento (Restaurazione e Romanticismo); il fato lo fece sedere in mezzo ai due.

Napoleone nell'isola è tormentato e all'estremo si affida a Dio. La man dal cielo lo porta in Paradiso: ha sofferto ed è un vinto (visione giansenista).

Inni Sacri

Tutte le opere le scrive intorno agli anni '20 perché deve trovare il suo genere.

Struttura: Ciascun inno è suddiviso in tre parti → enunciazione del tema, narrazione dell'episodio centrale, riflessione morale e religiosa sull’attualità del messaggio.

Tecnica: Poesia oggettiva e corale che adotta il punto di vista della comunità che manifesta la fede attraverso il rito collettivo della preghiera.

Progetto: Avrebbero dovuto essere 12 inni di celebrazione delle feste solenni del cattolicesimo per cogliere nella tradizione religiosa i valori più profondi e generali dell'umanità, ma in realtà ne completa solo 5.

La lingua è ancora un problema.

I Promessi Sposi: Genesi e Poetica del Romanzo Storico

Motivazioni e Obiettivi

Perché lo scrive?

Manzoni è insoddisfatto delle opere da lui già scritte ed è pronto ad abbandonare la poesia in favore della prosa. Lo scrive nell’introduzione dedicata all’amico Tommaso Grossi con data 24 aprile 1821.

  • Cerca una struttura narrativa nuova e più libera, accessibile a un pubblico vasto e popolare e non paralizzata dalle regole della tradizione.
  • Riflette sul rapporto tra storia e invenzione e ritiene che il romanzo storico possa permettere un equilibrio tra questi due aspetti, entrambi indispensabili per mantenere la fedeltà al "vero" e suscitare l'interesse del lettore.
  • È influenzato dall’Ivanhoe di Walter Scott, ma critica la mescolanza tra invenzione e realtà, i colpi di scena e le coincidenze poco verosimili.

OBIETTIVO: Comporre un romanzo storico meticolosamente documentato, attraverso il quale sia possibile penetrare in profondità in un'epoca e seguire le vicende di protagonisti inventati ma assolutamente plausibili.

Il lettore deve avere un giudizio morale negativo sulla rappresentazione del male.

L’opera deve analizzare e descrivere gli atteggiamenti della società, utili a mitigare le diseguaglianze ed evitare vendette.

Documentazione Storica

Manzoni si basa su:

  • Testi di Melchiorre Gioia: per gli aspetti socio-economici e giuridici del Seicento.
  • Grida: per studiare le pene date.
  • Giuseppe Ripamonti con “Sulla Patria” e “Sulla peste”: per carestie e peste.
  • Cardinale Federico Borromeo con il “De pestilentia”.

Le Tre Stesure

1. Fermo e Lucia (1821-1823)

  • Contesto storico: Lombardia tra il 1628 e il 1630, al tempo della dominazione spagnola, che rimanda a quella austriaca dei tempi di Manzoni.
  • Influenze culturali: Concezione militante della letteratura e rappresentazione critica del potere.
  • Presenta blocchi tematici separati.
  • Le vicende amorose (Monaca di Monza) hanno ampio spazio.
  • Don Rodrigo, reso folle dalla peste, muore.
  • I personaggi sono meno profondi.
  • I protagonisti sono Fermo Spolino e Geltrude.
  • Il narratore esprime giudizi polemici.

2. Promessi Sposi (1827) / «Ventisettana»

  • Le vicende si alternano.
  • Per evitare il “romanzo nel romanzo” e distogliere l’attenzione del lettore, taglia le vicende.
  • Aggiunge parti simboliche (Renzo prima che attraversi l’Adda).
  • La morte di Don Rodrigo è riferita con un cenno.
  • I personaggi sono dinamici e complessi.
  • I protagonisti sono Renzo Tramaglino e Gertrude.
  • Il narratore esprime giudizi meno categorici e più problematici.

3. Edizione del 1840 / «Quarantana» (1840-1842)

Profonda revisione linguistica per adattare il linguaggio del romanzo al fiorentino parlato dalla borghesia e creare così una lingua nazionale. Manzoni trascorre del tempo a Firenze per ascoltare la vera lingua viva dei cittadini.

  • Elimina francesismi e termini lombardi.
  • Non si basa sul Vocabolario della Crusca ma soltanto sull’uso effettivo della lingua parlata dei fiorentini.
  • Per lui la lingua non è soltanto una questione letteraria ma anche un problema civile e di coesione nazionale.
  • Arricchisce l'opera con le illustrazioni, difficili da riprodurre, che rappresentano la quotidianità dei fiorentini, per evitare la produzione delle "edizioni pirata" (stampe non autorizzate).
  • Era il libro più contraffatto dell’Ottocento.
  • La grafia è arcaica.
  • L'effetto è immergere il lettore nel Seicento.
  • Viene presentata la Storia della colonna infame, uno studio rigoroso sui processi contro gli untori durante l’epidemia di peste a Milano.

La Finzione dell'Anonimo

Manzoni finge di aver tratto la vicenda dei Promessi Sposi da un manoscritto di un autore anonimo del Seicento e di averla riscritta per modernizzare stile e linguaggio (come già scritto nella lettera all’amico Tommaso).

  • Si riporta la prima pagina composta dall’Anonimo (in realtà scritta da Manzoni stesso) in cui emerge una critica alla storiografia classica che ignora la gente comune.
  • Attraverso la riflessione sulla revisione del manoscritto per superare il linguaggio ampolloso del Seicento, l’autore dichiara la sua idea di una letteratura che deve essere comprensibile a tutti.

I Pilastri Tematici: Il Seicento e la Provvidenza

Il Seicento (Contesto Storico)

  • Ricostruzione con precisione dell’epoca storica, in cui si inseriscono elementi inventati → uso dell’ironia con funzione critica per denunciare soprusi e superstizioni dell’epoca.
  • Scelto per mostrare come l’assolutismo politico spagnolo nasconda l’inefficienza delle istituzioni → esattamente come avviene nell’epoca in cui Manzoni scrive con l’occupazione austriaca della Lombardia.
  • Epoca particolarmente travagliata da guerre, peste e carestie, che offre spunto per riflettere sulla violenza e i dolori patiti dagli umili.
  • L'arco temporale è di due anni: i primi due terzi durano 40 giorni (introduzione luoghi, personaggi ed eventi), l'ultima parte dura 23 mesi (riflessioni sulla peste, provvidenza e carestia).

La narrazione segue l’ordine cronologico. Il ritmo narrativo di solito rallenta quando si sofferma sulle storie individuali dei personaggi e accelera in occasione dei grandi avvenimenti storici.

La Provvidenza

Non agisce tanto negli avvenimenti storici quanto nella coscienza di ogni individuo (essendo dotato di libero arbitrio deve decidere se ascoltarne la voce o no).

Non sempre gli umili riescono ad avere la meglio su potenti e oppressori, ma la consapevolezza che il male avviene per un bene più grande fa accettare ai personaggi anche le proprie sventure.

Oltre ad abbandonarsi al disegno della Provvidenza, il singolo individuo può contrastare il male con l’amore e il perdono.

I Personaggi e la Società

Tipologie di Personaggi

Manzoni ricrea un equilibrio tra storia e invenzione, illustrando la Chiesa e la società del tempo:

  • 2 vittime: Renzo e Lucia.
  • 2 protettori: Fra Cristoforo e Cardinale Borromeo.
  • 2 oppressori: Don Rodrigo e l'Innominato.
  • 2 strumenti degli oppressori: Don Abbondio e Gertrude.

L’equilibrio delle forze rappresenta lo scontro tra bene e male: quando uno malvagio va verso il bene (l'Innominato), l’equilibrio si spezza e arriva il lieto fine.

Manzoni non mette il vero nome dei personaggi reali religiosi perché si vuole concentrare sulla loro vocazione religiosa.

Gli Umili

Sulla scelta degli umili influiscono tre fattori:

  1. Il messaggio evangelico → giansenismo, che mette in primo piano i più poveri.
  2. Le masse popolari, dimenticate dalla storiografia ufficiale.
  3. Il rapporto tra oppressori e oppressi.

Lucia

  • Donna quieta e dolce.
  • Per Manzoni, la forza di Lucia risiede nell’abbandono al volere di Dio con innocenza. Oggi è vista come una figura che subisce passivamente senza modificare i fatti.

Renzo

  • Manzoni ammira la sua onestà di fondo.
  • Dinamico: ha un’indole impulsiva che lo porta a ribellarsi con la violenza, ma che alla fine cambia grazie a Lucia e Fra Cristoforo. Si affida a Dio ed è capace di perdonare.

Pensiero Economico e Sociale

Liberismo e Vangelo

Manzoni pensa che il mercato debba regolarsi da solo, secondo la legge di domanda e offerta → nascono le sue idee liberiste dopo aver letto Adam Smith e Pietro Verri.

Coniuga le idee liberiste con il Vangelo: ritiene necessario attenuare le disuguaglianze attraverso la solidarietà spontanea delle classi superiori nei confronti dei poveri.

La Folla e la Violenza

Manzoni disprezza gli atti violenti della massa. Però distingue la violenza e l’attribuzione della responsabilità: i veri colpevoli sono i governanti, incapaci, o per ignoranza o per interesse, che si adoperano affinché la situazione precipiti.

L’ostilità di Manzoni verso le rivolte popolari è vista come una posizione antidemocratica; infatti, pensa che il cambiamento derivi dalla volontà delle classi superiori.

Antonio Gramsci dice che la simpatia dello scrittore per gli umili andrebbe intesa come paternalismo aristocratico, ovvero l'atteggiamento di chi dall’alto si china verso il popolo.

Lo Stato Ideale per Manzoni

Lo Stato deve avere certe caratteristiche:

  • Potere centrale solido.
  • Leggi razionali.
  • Organismi di giustizia che fanno valere le leggi.
  • Politica economica liberista.
  • Organizzazione sociale priva di conflitti tra le classi.

Giustizia Umana e Divina

Giustizia Umana

Manzoni condanna apertamente l'idea che l'individuo possa arrogarsi il diritto di farsi giustizia da solo: è il rischio che corre Renzo, il quale davanti alle soverchierie di Don Rodrigo è più volte tentato dalla prospettiva del delitto.

Il romanzo è attraversato da un invito a impegnarsi, a svolgere il proprio compito con responsabilità e fiducia, nella convinzione che sia possibile diminuire le ingiustizie e le sofferenze generali.

Giustizia Divina (Vedi Provvidenza)

Dio agisce in modo misterioso nella vita umana ma non dimentica le sofferenze vissute dall’uomo.

Stile e Linguaggio

  • Lessico: Toscano.
  • Sintassi: Frasi lunghe e ipotattiche.
  • Punteggiatura: Fitta.
  • Figure retoriche: Accuratamente selezionate.
  • Registro stilistico: Passa da quello comico umoristico, all’elegia, al dramma, alla tragedia.
  • Uso dell’ironia: Comprende i limiti umani ma non giustifica alcun errore.

Voci correlate: