Analisi dei sonetti di Petrarca
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“VOI CH’ASCOLTATE IN RIME SPARSE IL SUONO”
il componimento “voi che ascoltate in rime sparse il suono“ è un sonetto composto da due quartine e due terzine. Scritta intorno al 1350, il sonetto é scritto in rima alternata e rappresenta l’errore, il pentimento e la conversione di Petrarca che non raggiungerà mai. Al verso uno, la parabola “voi“ è un anacoluto, ovvero il cambio del soggetto in una frase, che indica incertezza e smarrimento. In questo caso “voi“ è un complemento di vocazione in un diverso soggetto ovvero L’io al verso otto. Il soggetto in questa prima quartina è il pubblico. I “sospiri” nella seconda riga per gli stilnovisti indicavano che la poesia era dettata dall'amore; invece per l’autore indicavano una vita sofferta. Al verso tre Petrarca ammette l’errore commesso in gioventù, ovvero l’amare Laura. Il chiasmo ,che consiste nella reciproca inversione dei termini, è presente nei versi 5 e 6: “piango et ragiono“ e “vane speranze e il van dolore” .Le parole “favola fui gran tempo“ al verso 10 fanno riferimento agli epodi di Orazio del I secolo a.C. “Fa buio a quanta fui“. È presente anche una allitterazione della consonante “M” che significa uno sperato ritorno alle origini. Infine nel titolo “rime sparse” si interpreta come carattere frammentario, che non è in ordine cronologico e che il componimento può essere letto da soli o all'interno dell’opera. In collegamento anche al vario stile delle forme metriche di cui Petrarca si vergogna e chiede scusa.
“ERA IL GIORNO CH’AL SOL SI SCOLORARONO”
Il sonetto “Era il giorno ch’al sol si scolorarono” È un componimento abbozzato da Petrarca nel 1349. Composto da due quartine e due terzine in rima alternata rappresenta il venerdì Santo, in cui si oscura il cielo. Questa azione presente nel Vangelo, rappresenta la lontananza dell’autore da Dio. Il complemento di vocazione “oh, donna“ al verso quattro è un epiteto, domina, che fa riferimento alla poesia provenzale. Nella seconda quartina sono presenti sentimenti di cordoglio, penitenza, sofferenza e dolore per i cristiani Nei versi “non mi parea da far riparo contra i colpi d’amor“ e “commune dolor s'incominciaro" per la morte di Gesù. Le parole “senza sospetto“ fanno riferimento al quinto canto dell’inferno di Dante in cui Petrarca allude a come si sono innamorati Paolo e Francesca e l’autore e Laura. Nella prima terzina Petrarca si trova disarmato dall'amore personificato perché non credeva di innamorarsi il giorno della morte di Dio. Petrarca nel verso “la via per gli occhi al core” fa riferimento a Giacomo da Lentini e la scuola siciliana. Nell’ultima terzina per l’autore non fu cosa giusta che Dio colpisse lui facendolo innamorare di Laura e lei facendola restare immune dal suo sentimento. In conclusione tra venerdì Santo e l’innamoramento di Laura c’è un’analogia: la sofferenza di Dio e dell’autore.
“SOLO ET PENSOSO I PIÙ DESERTI CAMPI”
in questo sonetto di Petrarca, si evidenziano l’amore personificato e la solitudine provocati dei sentimenti per Laura. Nella prima quartina si nota il raccoglimento interiore e la lentezza nello scrivere del poeta. Detta anche dittologia sinonimica. L’anastrofe, ovvero l’inversione dei termini è presente nei sintagmi “occhi“ e “intenti“. Nella seconda quartina si fa riferimento a un’analogia con Dante per la sua universalità della natura umana. È presente un’antitesi tra le parole “fuori“ e “spenti“ e “dentro “ e “avampi”.Nella terzina Petrarca fa un elenco di luoghi cioè un enumerazione. I luoghi da lui elencati sono testimoni della sua sofferenza. Nell’ultima terzina si allude all'inutilità della fuga e all’amore terreno e non spirituale come quello descritto da Dante per le parole “aspre” e “selvaggi” nel primo canto dell’inferno.
“CHIARE FRESCHE ET DOLCI ACQUE”
Questa canzone di Petrarca È un componimento del canzoniere scritto intorno al 1340/1341. In questo scritto l’autore si rivolge ai luoghi in cui è stata Laura. Siccome egli si sta avvicinando la morte, chiede di essere sepolto in questi luoghi. In uno sperato ritrovamento con l’amata. Il paesaggio è il tema principale di questa canzone. Petrarca modifica alcuni elementi dello stilnovismo. Tali elementi sono il luogo e l’angelicazione della donna. Il paesaggio in questo contesto è il contatto con l’interiorità del poeta. La donna, al contrario dello Stilnovismo, prende vita nei ricordi del poeta e permette di osservare l’io di Petrarca, ovvero il vero protagonista di tutti i componimenti e non Laura.