Capolavori della Poesia Spagnola: Machado e Hernández tra Paesaggio e Dolore

Classificato in Lingua e Filologia

Scritto il in italiano con una dimensione di 7,94 KB

Antonio Machado e i Paesaggi di Soria

Contesto e Biografia di Antonio Machado

Antonio Machado Ruiz (Siviglia, 26 luglio 1875 - Collioure, Francia, 22 febbraio 1939) è stato un poeta spagnolo, membro tardivo della Generazione del '98 e uno dei suoi più rappresentativi. I suoi primi lavori tendono a unirsi al movimento letterario chiamato Modernismo. Dopo la guerra civile spagnola, fu esiliato in Francia, dove morì poche settimane dopo.

Analisi di "Campos de Soria"

Il testo è una descrizione soggettiva del paesaggio di Soria, che l'autore osserva in una delle sue tante visite. Descrive il paesaggio secondo i suoi sentimenti, un misto di gioia e tristezza. È particolarmente triste perché è il luogo che era solito percorrere con la moglie deceduta.

Struttura e Stile

La poesia è composta da strofe in rima di versi eptasillabi ed endecasillabi, con assonanza nelle coppie di versi dispari. Si tratta di un verso spesso utilizzato da Machado, chiamato "silva asonantada".

In un primo momento, la poesia sembra una semplice presentazione di elementi del paesaggio. È nel verso in cui compare l'"io" dell'autore che si manifesta il carico di emozioni. Tuttavia, si nota che i primi versi sono anch'essi intrisi di coloriture soggettive. Il tono esclamativo che domina il testo è un'indicazione dell'intensa emozione con cui il poeta guarda il paesaggio. Si osserva che ci sono solo due verbi principali nel passaggio, che esprimono l'essere e il divenire. È vitale il verbo "sentire", poiché per lui è chiaro che il poeta non "vede" il paesaggio, ma lo "sente". Perciò, sarà necessario trovare gli elementi soggettivi che il poeta trasferisce nel poema.

Immagini e Simbolismo

Le prime righe sono un lungo elenco di aspetti del paesaggio: "Colline grigie, altezze argentee, scure rocce rosse...". Questo è un vocativo che cerca di attirare l'attenzione del lettore. Gli aggettivi che accompagnano ogni nome aggiungono colore: "la lucentezza metallica si paga diventando grigia o al tramonto". Inoltre, si nota un aumento del suono nei primi due versi. L'espressione "Qualora il Duero" si riferisce ai guerrieri della primavera, alla "curva di risonanze". Il riferimento prosegue un po' più tardi, quando parla della terra "guerriera mistica". Si ricorda che storicamente le terre erano regni cristiani religiosi e giusti prima della Reconquista. Gli epiteti aggettivi servono a rafforzare il valore dei nomi (sono aggettivi che accompagnano i nomi e ne evidenziano alcune caratteristiche). Dare alle colline l'aggettivo "argentee" è sinonimo di saggezza antica.

Nella parte VIII del poema, il poeta ritorna alla sua città natale e sembra riconoscere luoghi che già conosceva. L'immagine più suggestiva è quella del terreno lavorato, umile, in cui la gente deve inchinarsi al lavoro. Una terra che soffre sotto un sole cocente (nuvola di porpora, oro liquido). Anche in questo caso, è indispensabile l'uso di aggettivi e sentimenti riflessi nel paesaggio.

In conclusione, "Campos de Soria" è un buon esempio della poesia di Machado e di alcune caratteristiche del movimento simbolista dell'epoca, compreso l'uso del colore e l'interiorizzazione del paesaggio.

L'Elegia di Miguel Hernández: Dolore e Memoria

Contesto e Biografia di Miguel Hernández

Miguel Hernández Gilabert, nato a Orihuela (Alicante) il 30 ottobre 1910, è stato un poeta e drammaturgo di grande rilevanza nella letteratura spagnola del XX secolo, appartenente alla famosa Generazione del '27.

Nel 1939 Hernández tenta di fuggire in Portogallo. Restituito alla Guardia Civil, inizia il suo calvario di prigioni, che lo stesso Miguel definì "turismo" per le carceri spagnole. Ricondotto a Orihuela, solo dodici giorni dopo venne nuovamente arrestato e trasferito al carcere di Madrid Conde de Toreno. Fu condannato al carcere a vita. Lì si ammalò in carcere e si consumò lentamente. Infine, morì il 28 gennaio 1942, all'età di 31 anni, a causa della tubercolosi nell'infermeria del carcere di Alicante.

Analisi dell'Elegia

Questa poesia è dedicata alla memoria del suo amico Ramón Sijé. Si colloca, quindi, in un momento di dolore e senso di colpa per non essere stato in grado di dire addio all'amico. È una poesia calda in cui i sentimenti sono a fior di pelle. Una poesia scritta per chiarire il peso portato da Miguel dentro di lui, affinché nessuno dimentichi l'amore che univa i due amici, anche se a cavallo della vita di Ramón si era avuto l'impressione che il rapporto tra i due si fosse raffreddato. Quindi, il tema centrale è il dolore, la tristezza e la ribellione sentiti dall'autore.

Struttura e Temi

Questa elegia è formata da terzine incatenate di endecasillabi (ABA BCB CDC...), tranne l'ultima strofa composta da quattro versi. In termini di struttura interna, la poesia può essere divisa in tre parti: la meditazione, il lamento di coloro che sono sopravvissuti e la lode.

La Meditazione

La fase di "meditazione" è la parte in cui Hernández riflette e ricorda il passato con il suo grande amico. Occupa le prime quattro terzine. Vengono evidenziati il campo e l'ambiente rurale, come l'agricoltura e la gente, molto presenti nella vita di entrambi. Le parole usate come esempi a sostegno di questa teoria sono un giardiniere, papavero, concimare...

Nelle prime sette strofe, Miguel Hernández accetta la morte di Ramón ed è consapevole della gravità e dell'inevitabilità di questo fatto. È qui che Miguel è più coinvolto. Non giudica nessuno o qualcosa, semplicemente esprime l'intensità delle sue emozioni. Utilizza una metafora per dire che il suo amico è sepolto, presentandolo come qualcosa di buono per il paese, che è fertile, che "concima" la terra. Sebbene la sua morte faccia tanto male, cerca di vederne il lato positivo. Tornando anche al tema del campo, nei versetti otto e nove, l'autore esprime il suo dolore duramente tramite l'iperbole: "Mi fa male, mi fa male respirare", sostenendo l'incapacità di parlare.

Nel quarto trio (terzina) c'è un'anafora, ma può anche essere vista come un parallelismo: "Un duro schiaffo, un pugno gelato / ascia assassina invisibile, / una spinta brutale che ti ha abbattuto." In questo trio, Hernández mostra come ha percepito la morte: improvvisa, implacabile, "invisibile", come un fulmine, "una spinta brutale".

Il Lamento dei Sopravvissuti

La seconda parte è il "lamento dei sopravvissuti" e va dalla quinta all'undicesima strofa. È la fase in cui Miguel Hernández si esprime più emotivamente, perché parla dei suoi sentimenti per la perdita di una persona cara, esprimendosi in prima persona: "Nessuna proroga è più grande del mio male... Ando sulla stoppia dei morti...". Nel versetto quindici l'autore mostra la sua empatia: "e sento la tua morte più della mia vita". Nel versetto 21 si riferisce alla morte prematura di Sijé: "presto sei a rotolare per terra...".

La Lode

Nella terzina nona è evidente l'ira dell'autore, che si manifesta attraverso parole come su, tempesta, pietra, fulmini, ascia, forte, affamato, disastro e sete. La terza parte è quella di "lode", in cui l'autore loda il defunto e ne evidenzia sottilmente alcune qualità: "apicoltore uccello tua anima ... felice all'ombra delle mie sopracciglia ...". Il tono, prima irato, cambia in uno gradevole e induce a onorare il bel ricordo che il compagno lascia: "fiori ... angelico cere ... contadini ... l'amore, alato anime di rose ...". Viene anche sottolineata la grande importanza del mandorlo, menzionata dall'autore e dai suoi conoscenti, e come Sijé ed Hernández camminassero tra i mandorli della loro terra.

In conclusione, questa poesia è un chiaro esempio di elegia e del modo in cui mostra le sensazioni dopo la morte di una persona amata e come lode del defunto.

Voci correlate: