Cartesio: Dal Dubbio Metodico alla Prima Certezza
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Nel XVII secolo, razionalisti ed empiristi si formularono una domanda filosofica trascendentale: quali sono i limiti della conoscenza? Dal punto di vista razionalista, questa domanda fu particolarmente importante per gli sviluppi scientifici deduttivi avvenuti fin dal XVI secolo.
Cartesio finse quindi di raggiungere la certezza assoluta nel campo metafisico, proprio come la matematica possiede verità inconfutabili, come "2 + 2 = 4" o la verità che il quadrato dell'ipotenusa è uguale alla somma dei quadrati dei cateti. A tal fine, l'autore intraprese la strada del dubbio metodico.
Il Dubbio Metodico: Scopo e Caratteristiche
Per raggiungere la certezza assoluta si deve cominciare a dubitare. Questo dubbio è:
- Universale: Ci si riferisce a mettere in discussione tutte le certezze che abbiamo avuto finora, compresa quella filosofica (una chiara allusione alla scolastica medievale).
- Non Scettico: Non è un dubbio fine a sé stesso, poiché Cartesio si proponeva di raggiungere la certezza assoluta. Il suo scopo è costruttivo: è uno strumento per raggiungere la verità.
- Puramente Teorico: Si ferma all'ambito della condotta e del comportamento morale, non mettendo in discussione le regole morali o sociali.
La procedura consiste, quindi, nell'esporre le verità di cui ci fidiamo e poi vedere se vi è qualche motivo per dubitarne.
Le Fasi del Dubbio
Cartesio applica il dubbio progressivamente a diverse fonti di conoscenza:
1. Dubbio sulla Testimonianza dei Sensi
In linea di principio ci affidiamo ai sensi, ma tutti sappiamo che possono diventare fuorvianti. Non abbiamo alcun criterio certo per sapere quando i sensi ci ingannano e quando no, e anche se è improbabile che siamo sempre ingannati, è meglio non fidarsi di ciò che ci ha ingannato anche una sola volta. Pertanto, la verità dell'evidenza empirica è messa tra parentesi, in quanto non può essere considerata un assioma indiscutibile.
2. Dubbio sulla Realtà: Distinzione tra Veglia e Sonno
Chi dice che non stiamo sognando, se ciò che riteniamo essere la realtà potrebbe essere un sogno? A volte, dice il filosofo francese, accade che nei sogni ci sembra di essere in un certo luogo e certe cose ci accadono, e poi, quando ci svegliamo, scopriamo che erano false. Non sembra esservi alcun criterio evidente per distinguere in modo certo tra lo stato di veglia e quello di sonno. La conseguenza è che l'esistenza del mondo esterno e la nostra stessa esistenza in esso vengono messe in discussione: forse tutto è il prodotto dei nostri sogni.
3. Dubbio sui Principi Matematici
È noto che il nostro ragionamento può incorrere in errori, anche nelle elaborazioni matematiche. E se vi fosse un genio maligno che ci ha creati in modo tale da farci credere vero ciò che in realtà non lo è, senza che abbiamo la possibilità di accorgercene? Pertanto, neanche le verità razionali possono servire come principi certi per la filosofia; non si può contare sulla ragione come fonte di conoscenza pienamente affidabile.
La Prima Certezza: Il Cogito
Quando sembra di essere caduti nello scetticismo, avendo annientato le due fonti di conoscenza (i sensi e la ragione), si può affermare, tuttavia, una grande certezza: l'atto stesso del pensiero e della coscienza. Posso dubitare di tutto, ma non posso dubitare del fatto che sto dubitando. Il pensiero e l'esistenza del soggetto pensante vengono percepiti simultaneamente.
In conclusione, abbiamo l'assoluta certezza dell'esistenza del soggetto pensante (il famoso "Cogito ergo sum" - Penso, dunque sono), come una verità chiara e distinta, che si manifesta senza oscurità né confusione. Questa sarà la base su cui Cartesio costruirà il suo sistema filosofico.