Le Tre Certezze di Cartesio: Dal Dubbio Metodico al Fondamento della Conoscenza

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Introduzione al Dubbio Metodico

Cartesio cerca di esercitare il dubbio universale. Inizialmente, aveva concluso che era possibile dubitare di tutto, rischiando di cadere nello scetticismo (la negazione della possibilità della conoscenza)... ma non fu così. Attraverso il processo del dubbio, Descartes trova qualcosa di cui è assolutamente impossibile dubitare, e da quel primo tentativo vero deduce logicamente tutte le altre verità del suo sistema filosofico.

Il Dubbio Cartesiano: Metodico, non Scettico

Il dubbio cartesiano non è, pertanto, un dubbio scettico (il dubbio non è il punto d'arrivo della sua filosofia), ma un dubbio metodico, ovvero un dubbio inteso come un mezzo o un modo per trovare la vera conoscenza (il dubbio è il punto di partenza per arrivare alla verità). Cartesio stabilì quattro criteri del dubbio, in modo che solo quelle conoscenze che fossero state in grado di superarli potessero essere considerate vere oltre ogni incertezza.

Le Tre Certezze Indubitabili di Cartesio

In particolare, Descartes stabilirà, partendo dal dubbio metodico, 3 verità e certezze indubitabili:

1. Prima Certezza: L'Esistenza del Sé Pensante Finito (Res Cogitans)

Cartesio giunge a questa prima certezza assoluta dal suo tentativo di mettere in discussione ogni cosa. Infatti, cercando di esercitare il dubbio universale, Descartes si rese presto conto che c'era qualcosa di cui era assolutamente impossibile dubitare: posso dubitare di tutto tranne del fatto che io sono qualcosa che pensa. Se penso, sono qualcosa che esiste (almeno come una cosa pensante). La prima verità indubitabile di Cartesio è riassunta nella famosa frase: «Cogito, ergo sum» (= Penso, dunque sono).

Da questa prima certezza, l'idea del sé pensante finito (l'Io), e applicando il suo criterio di verità (l'evidenza) alle idee innate che si formano nella nostra mente, Cartesio stabilirà immediatamente altre due certezze.

2. Seconda Certezza: L'Esistenza del Sé Infinito e Perfetto (Dio)

Il sé pensante ha la chiara e distinta consapevolezza di essere imperfetto (c'è più perfezione nel sapere che nel dubitare), dunque è un essere finito e imperfetto, in quanto presenta dei difetti. Tuttavia, se il sé finito si riconosce come tale, è perché in qualche modo nella sua mente è presente l'idea opposta: l'idea di infinito e di perfezione (altrimenti non potrebbe riconoscersi come un essere finito e imperfetto).

«Posso concepire un essere a cui non manca nulla, e che, al contrario di me, possiede ogni perfezione, ed è, pertanto, infinitamente perfetto.»

Questa idea di infinito e perfezione è, per Cartesio, un'altra idea chiara e distinta, come l'idea del pensiero, quindi il suo referente deve esistere sostanzialmente nella realtà. Dio esiste veramente, perché se la mia idea di Dio è quella di un essere infinitamente perfetto, tra tutte le perfezioni è richiesto il possesso dell'esistenza, in quanto, secondo Cartesio, è più perfetto esistere che non esistere, ed è più perfetto esistere come essere in sé (sostanza indipendente) che come solo un'entità mentale (idea).

3. Terza Certezza: L'Esistenza dell'Essere Finito Esteso (Il Mondo)

Successivamente, Cartesio indaga nella sua mente per vedere se c'è qualche altra idea che sia così evidente come quelle dell'essere pensante e dell'essere perfetto. Si sofferma sulla misura delle cose materiali del mondo, che può essere espressa in termini matematici, e nulla è chiaro come le verità matematiche (due più due fa quattro, sia che si pensi o si sogni). Così, il mondo materiale esiste davvero (almeno come “qualcosa di esteso”).

Le prove matematiche, che erano state messe in dubbio con l'ipotesi del Genio Maligno, riacquistano la loro validità e certezza assoluta grazie all'esistenza di Dio: se Dio esiste veramente ed è infinito in perfezione e potenza, non può acconsentire che un essere malvagio ci inganni.

Fondamenti della Filosofia Cartesiana

Cartesio avrà, d'ora in poi, una solida base per costruire una filosofia e una scienza universale. Questa base è composta da tre pilastri:

  1. L'evidenza, come criterio ultimo della verità.
  2. La matematizzazione, come mezzo per trovare l'evidenza.
  3. Dio, come garanzia che tali evidenze corrispondano alla realtà.

In breve, Descartes istituì tre certezze, che sarebbero diventate i principi assiomatici (verità autoevidenti) del suo sistema filosofico:

  • Prima Certezza: Sostanza pensante finita (= Io)
  • Seconda Certezza: Sostanza infinita perfetta (= Dio)
  • Terza Certezza: Sostanza finita estesa (= Mondo)

Le tre certezze sono la base o fondamento della filosofia scientifica che Descartes voleva costruire. Successivamente, applicando rigorosamente le quattro regole del suo metodo di ricerca, Descartes si propose di dedurre tutte le altre conoscenze e di fonderle in una filosofia universale (una filosofia che avrebbe coperto tutto lo scibile umano).

L'Eredità e l'Attualità del Pensiero Cartesiano

La Svolta Soggettiva e la Filosofia della Coscienza

L'attualità della filosofia cartesiana è molto chiara, dal momento che l'affermazione di Cartesio di una filosofia scientifica rimane un obiettivo per molti filosofi contemporanei.

D'altra parte, notiamo che, a partire da Cartesio, la filosofia occidentale subisce una svolta radicale e tende a diventare «filosofia della coscienza». Il Cogito, l'«Io Penso», diventa il punto di partenza assoluto del filosofare, e da esso si cerca di conoscere il mondo reale. Forse uno dei più grandi meriti della filosofia cartesiana è stato l'aver impresso l'orientamento soggettivo alla teoria della conoscenza.

La necessaria certezza richiesta da Cartesio conduce necessariamente all'autosufficienza epistemologica, cioè all'idea che la validità della conoscenza dipenda solo dal soggetto conoscente e non da altri enti esterni e al di fuori del soggetto. Per Cartesio devono essere accettate come valide solo quelle conoscenze che possiedono la piena certezza, come del resto fa la matematica; ogni altra conoscenza deve essere respinta come erronea e non valida. Pertanto, l'indagine filosofica di Descartes inizia con il dubbio metodico, mettendo in discussione, in linea di principio, tutta la conoscenza accumulata dall'umanità, fino a trovare un approccio razionale che distingua chiaramente la verità dalla menzogna.

Cartesio e Husserl: Il Parallelo Fenomenologico

Husserl e la Fenomenologia

Tra i filosofi contemporanei che si sono avvicinati maggiormente a Descartes nel suo desiderio di fare della filosofia una scienza rigorosa c'è il tedesco Husserl. Il filosofo utilizzò, come punto di partenza, una procedura analoga al dubbio metodico cartesiano: la messa tra parentesi (o epoché) dell'esistenza della realtà e di tutte le conoscenze per mantenere solo la coscienza pura con cui si danno i puri fenomeni (la Fenomenologia), e decise di non dare giudizi fino a ottenere una conoscenza certa.

In questo senso, la filosofia di Husserl, come quella di Cartesio, può anche essere considerata una «filosofia della coscienza», ma a condizione che si tenga conto che il concetto di coscienza è stato profondamente modificato: la coscienza per Husserl è sempre coscienza intenzionale. Ciò significa che la coscienza non è, come aveva affermato Cartesio, una cosa in sé (che può pensare, sentire, desiderare), ma una relazione, vale a dire un essere che deve essere dato in relazione a qualcosa: è sempre coscienza di qualcosa, di qualsiasi cosa.

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