Consuetudine Internazionale: Fondamenti, Elementi e Classificazioni nel Diritto Pubblico

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Definizione di Consuetudine Internazionale

Ai sensi dell'art. 38, par. 1, dello Statuto della Corte Internazionale di Giustizia (CIG), la consuetudine internazionale può essere definita come una pratica generale accettata come diritto. È il modo in cui la comunità internazionale si esprime, poiché si forma attraverso un insieme di regole che si manifestano non solo nella ripetizione costante di atti, accompagnata da un sentimento di obbligatorietà, ma perché tali atti vengono eseguiti nella convinzione che corrispondano a un obbligo giuridico o all'esercizio di un diritto.

Elementi Costitutivi della Consuetudine

I due elementi fondamentali della consuetudine internazionale sono:

  • Elemento Oggettivo (Diuturnitas o Prassi): si riferisce alla ripetizione costante, uniforme e prolungata nel tempo di un determinato comportamento da parte degli Stati.
  • Elemento Soggettivo (Opinio Iuris Sive Necessitatis): è la convinzione che tale comportamento sia giuridicamente obbligatorio o socialmente necessario. Gli Stati agiscono nella consapevolezza di adempiere a un obbligo legale o di esercitare un diritto.

Tipologie di Consuetudine Internazionale

  • Consuetudine Universale: È la consuetudine che vincola la grande maggioranza degli Stati e, una volta formatasi, obbliga tutti gli Stati, anche quelli che non hanno partecipato o contribuito alla sua creazione, a meno che non l'abbiano contestata in modo persistente fin dall'inizio (obiettore persistente).
  • Consuetudine Regionale: È quella che coinvolge solo un gruppo di Stati, spesso uniti da legami storici, geografici o economici. Un esempio è il diritto d'asilo, che si è sviluppato principalmente tra gli Stati americani. L'obbligo vincola solo gli Stati che hanno partecipato alla sua formazione.
  • Consuetudine Bilaterale: In questa tipologia, la consuetudine si forma e vincola solo due Stati partecipanti, senza estendere l'obbligo ad altri soggetti.

Considerazioni Aggiuntive e Casi Particolari

È importante notare che ai nuovi Stati viene concesso un tempo sufficiente per analizzare le pratiche consuetudinarie esistenti e decidere se accettarle o contestarle, anche se inizialmente non li riguardano direttamente. Un esempio significativo è il caso della Jugoslavia che, tra il 1990 e il 1995, si è smembrata formando nuovi Stati come Croazia, Bosnia-Erzegovina e la Repubblica Federale di Jugoslavia (poi Serbia e Montenegro).

Le Riserve ai Trattati

In un contesto diverso, ma correlato alla manifestazione della volontà statale nel diritto internazionale, un paese può apporre riserve a un trattato. Secondo la Convenzione di Vienna sul Diritto dei Trattati del 1969 (Art. 2, par. 1, lett. d)), una riserva è definita come:

"una dichiarazione unilaterale, quale che sia la sua formulazione o denominazione, fatta da uno Stato quando firma, ratifica, accetta o approva un trattato o vi aderisce, mediante la quale esso mira ad escludere o a modificare l'effetto giuridico di alcune disposizioni del trattato nella loro applicazione a tale Stato."

Questo meccanismo permette agli Stati di modulare il proprio impegno rispetto a specifiche disposizioni di un trattato, riflettendo la loro sovranità e la necessità di adattare gli obblighi internazionali alle proprie esigenze interne.

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