Dante Alighieri: Vita, Opere e Pensiero del Sommo Poeta Fiorentino

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La Vita di Dante Alighieri e il Contesto Fiorentino

Nato a Firenze nel 1265 (gemelli), la madre morì quando era piccolo; il padre, Alighiero Alighieri, era un usuraio.

Firenze viveva una grande espansione economica, ma Dante non amava la sua città, ritenendola corrotta. Amava condurre una vita spensierata; i suoi amici erano: Guido Cavalcanti, Cino da Pistoia e Forese Donati. Con quest'ultimo ebbe una «battaglia di sonetti» (tenzone).

Con il sirventese, elenca le sessanta donne più belle; Beatrice occupa il nono posto, un numero significativo poiché nove, multiplo di tre, rinvia alla Trinità, conferendole un valore mistico. Beatrice è l'ispiratrice del poeta e la sua guida interiore, nonché protagonista della Vita Nova. Dante sposa Gemma Donati.

Si dedica alla conoscenza, studiando filosofia, storia, aritmetica, geometria, astrologia, musica e disegno, e legge moltissimo. Presta servizio militare e partecipa a diverse campagne di guerra. Firenze si divide in due fazioni: i Guelfi Bianchi (famiglia Cerchi, potenti mercanti ricchi) e i Guelfi Neri (famiglia Donati, antica nobiltà economicamente decaduta). I motivi erano principalmente economici: i Neri erano finanziati dal papa Bonifacio VIII, mentre i Bianchi ostacolavano le pretese del pontefice e difendevano l'autonomia comunale. Dante entra in politica come membro del Consiglio dei Cento, con due obiettivi: porre fine alla lotta tra le fazioni e opporsi all'espansione di Bonifacio VIII. Nel 1301, i Neri assumono il potere e cacciano le famiglie dei Bianchi. Dante si trova a Roma e non farà più ritorno a Firenze. Sebbene la sua famiglia fosse schierata con i Bianchi, egli aveva sposato una donna dei Neri e desiderava rappacificare le fazioni. Nella sua visione, il Papa doveva occuparsi della cura delle anime, mentre l'Imperatore della pacificazione del mondo. Dante si definisce Exul Immeritus (esule immeritevole), poiché quando gli furono comminate le condanne, era già fuori Firenze. Viene accusato di baratteria (appropriazione del denaro pubblico per scopi personali), corruzione e del rifiuto di mantenere rapporti con papa Bonifacio VIII. Avviene un processo in sua assenza (in contumacia); non paga la multa e non ritorna più a Firenze.

La Vita Nova

Dante scrive rime d'amore. Qualche anno dopo la morte di Beatrice, egli sceglie alcuni di quei componimenti e li collega tra loro con parti in prosa per introdurli e commentarli: nasce così la Vita Nova, un'opera mista di prosa e poesia (detta perciò prosimetro).

Scritta in volgare, racconta in prima persona la vicenda amorosa con Beatrice, lodata tra le rime.

L'opera è composta da 31 paragrafi in prosa e 31 componimenti poetici (25 sonetti, 4 canzoni, una ballata e la stanza isolata di una canzone). Il testo può essere diviso in due parti: prima e dopo la morte di Beatrice. Il capitolo 19, in cui viene data notizia della sua morte, costituisce il punto di passaggio. La Vita Nova è una narrazione in prosa, una confessione personale, un canzoniere di rime in volgare e un saggio critico presentato in chiave allegorica (non semplici fatti, ma allusioni mistiche e religiose).

Canzonieri simili sono le vidas e razos, ma la Vita Nova si distingue.

Confessa il suo amore, richiamando le Confessioni di Sant'Agostino: un viaggio dal peccato verso il bene.

L'idea della consolazione può far riferimento alla lettura dantesca del De consolatione philosophiae di Boezio. Lo stile riprende elementi dal De amicitia.

Guido Cavalcanti, uno dei suoi amici, usa toni gravi e dolorosi.

Guido Guinizzelli interpreta la donna come una visione angelica; Dante, invece, propone un misto: la donna assume un senso mistico-religioso, divenendo intermediaria tra Dio e l'uomo.

Tema centrale: l'amore, un sentimento capace di sconvolgere l'anima e le facoltà vitali dell'innamorato. È un percorso di formazione interiore e di conciliazione tra amore e virtù. La lingua è alta, il tono aristocratico.

L'Esordio

Pubblico: amici stilnovisti. Lingua: volgare. Stile: ricercato. Rubrica: Incipit Vita Nova («inizio della vita rinnovata»).

Primo Incontro con Beatrice

Bice è il vero nome di Beatrice, che significa «portatrice di beatitudine».

Prima sequenza (contemplativa): Beatrice appare come un'epifania (apparizione) quando aveva otto anni.

Indossava un vestito rosso umile, simbolo di caritas (amore di Dio).

Reazioni di Dante: trema, si meraviglia.

Dante, avendo studiato la teoria degli spiriti di Aristotele, personifica le reazioni dei suoi spiriti che gli parlano in latino. Anche Amore è personificato.

Sequenza riflessiva: Amore infonde sicurezza a Dante, che gli ubbidisce e si lascia guidare senza l'utilizzo della Ragione.

Il Saluto di Beatrice

Beatrice è nobile di cuore, un'epifania, vestita di bianco (simbolo di purità). È leggera nel camminare e guarda Dante (un gesto insolito per i precetti di comportamento di una signora dell'epoca). Saluta Dante con lo sguardo, un «saluto» che dona «salute» all'anima. Tornato a casa, Dante si addormenta (o sviene) e nel sogno vede Beatrice nuda in braccio ad Amore. Amore tiene in mano il cuore ardente di Dante e lo fa mangiare a Beatrice, che accetta l'amore ma non è convinta; da gioiosa, piange. Amore l'accoglie tra le sue braccia e si allontanano verso il cielo: una premonizione della morte di Beatrice.

Il Rifiuto di Beatrice e gli Effetti Salvifici del Saluto

La «donna dello schermo», colei che tutti credevano fosse la destinataria dell'amore di Dante, deve partire per un «paese molto lontano». Dante, per non far scoprire la sua finzione, decide di scrivere un sonetto in cui lamenta la partenza della fanciulla. Poco tempo dopo, anch'egli deve allontanarsi dalla città. Durante il tragitto, mentre cavalca sospirando per il dispiacere di doversi separare da Beatrice, gli appare una visione di Amore, il quale gli suggerisce il nome di un'altra fanciulla con cui simulare un amore, a difesa della segretezza del suo vero sentimento.

I lauzengers (maldicenti) sparlano di loro due, e Beatrice non gli rivolge più attenzione. Quando lei appariva, Dante si sentiva buono, risvegliando lo spirito della vita (cuore), quello animale (cervello) e quello naturale (fegato). Amore gli offuscava la vita, facendogli provare un'intollerabile beatitudine (che andava al di sopra delle sue forze). Il saluto di Beatrice dona beatitudine e salute.

Tanto Gentile e Onesta Pare

Senza luogo e senza tempo, non è un fatto ma una visione.

È «gentile», quindi nobile d'animo, e «onesta», cioè dotata di decoro. Appare come un'epifania, appanna la vista, è dignitosa senza superbia. È un angelo che crea piacere e dolcezza al cuore, con un'aura magica che eleva spiritualmente (verso Dio).

Le Rime

Temi: diversi. Varietà di metri e stili: sperimentalismo (canzoni, sonetti, ballate, sestine). Si contano 54 componimenti certi e 26 di dubbia attribuzione, raccolti da studiosi.

Stile: tragico e comico (come nella Tenzone con Forese Donati, composta da 6 sonetti: 3 di Dante e 3 di Donati).

Rime, ordine tipologico:

  1. Poesie «cavalcantiane» (amore secondo la concezione di Cavalcanti).
  2. Canzoni filosofiche (amore come sapienza).
  3. Dediche a donna = filosofia.
  4. Rime petrose (rime difficili, dedicate a una «donna pietra» o «donna cattiva»).

Guido, i' vorrei che tu e Lapo ed io

Raccolte dopo la morte di Dante da suo figlio.

Caratteristiche: amicizie tra autori che condividevano tutto, parole facili, carattere individuale.

Fa riferimento a Mago Merlino, Lancillotto (romanzo cortese), Tristano e Isotta.

Nobili di cuore e di mente.

Dante vorrebbe essere con Cavalcanti (con Petra) e con Lapo (con Lagia).

Plazer schuait = desiderio utopico. Utopia: dal greco ou topos («luogo che non esiste») o eu topos («posto bello»).

Guido, i' vorrei che tu e Lapo ed io

Raccolte dopo la morte di Dante da suo figlio.

Caratteristiche: amicizie tra autori che condividevano tutto, parole facili, carattere individuale.

Fa riferimento a Mago Merlino, Lancillotto (romanzo cortese), Tristano e Isotta.

Nobili di cuore e di mente.

Dante vorrebbe essere con Cavalcanti (con Petra) e con Lapo (con Lagia).

Plazer schuait = desiderio utopico. Utopia: dal greco ou topos («luogo che non esiste») o eu topos («posto bello»).

Il Convivio

Il Convivio, che significa «banchetto», è un'opera in cui il raggiungimento della conoscenza è presentato come la vera felicità dell'uomo. Dante si propone di dispensare questa conoscenza a tutti, come un cibo necessario alla vita, un vero e proprio «pane» di sapienza. È un testo di transizione tra gli scritti della giovinezza e la Commedia. Doveva avere 14 trattati e un'introduzione, ma rimase incompiuto con soli quattro libri. Dante si propone come dispensatore di cultura e verità per coloro che non hanno potuto accedere alla sapienza, scrivendo in volgare. Narra la nascita del suo amore per la filosofia, sostenendo che l'intelletto e il corpo dell'uomo hanno limiti che ostacolano il raggiungimento della perfetta sapienza, ma l'essere umano può comunque raggiungere la felicità. La nobiltà, secondo Dante, deriva dal bene e dall'esercizio dell'intelletto. È un prosimetro, e il destinatario sono le persone che non hanno avuto il tempo di dedicarsi agli studi, per contrastare la decadenza delle corti italiane. Usa il volgare perché ritiene che sia il modo migliore per far comprendere l'argomentazione della filosofia. Dante individua quattro sensi di lettura:

  1. Letterale: ciò che si legge.
  2. Allegorico: la verità poetica.
  3. Morale: la verità che offre un insegnamento.
  4. Anagogico: compreso se si è letto il testo sacro (riferimento a significati spirituali superiori).

De Vulgari Eloquentia

Il De Vulgari Eloquentia sostiene che il latino è una lingua artificiale e non naturale. Dante lo scrive durante l'esilio, e lo redige in latino proprio per dimostrare che il volgare può essere una lingua elevata e nobile quanto il latino. L'opera individua 14 tipi di volgari, tra cui quelli che Dante considera più importanti sono l'umbro, il toscano, il siciliano e il bolognese. Il volgare «ideale» è definito da quattro aggettivi:

  • Illustre: che illumina.
  • Cardinale: attorno a cui tutto gira.
  • Curiale: proprio della corte (popolare).
  • Aulico: proprio della corte del re.

L'opera ha uno scopo etico-politico. Dante non credeva in uno Stato italiano unito, ma nella lingua come elemento unificante del popolo. Propone tre stili:

  • Tragico: per argomenti importanti (imprese).
  • Elegiaco: leggero (temi militari).
  • Comico: mediano.

De Monarchia

Il De Monarchia è composto da tre libri. La sua redazione può risalire alla discesa in Italia dell'imperatore Arrigo VII, che Dante considerava equilibrato, disinteressato alle ricchezze e attento agli interessi dell'Italia. L'opera specifica cos'è l'Impero e ne ripercorre la storia, sebbene Dante interpreti in modo particolare la provvidenza di Cesare a Roma. Spiega i rapporti tra Chiesa e Impero con la celebre «teoria dei due soli»: la Chiesa segue i dogmi e le Sacre Scritture, mentre l'Impero utilizza la ragione e le leggi umane.

Le Epistole

Le Epistole sono 13, scritte in latino e rivolte a destinatari spesso di alto prestigio. Contengono riferimenti letterari, filosofici, storici e biblici. Alcune sono di carattere occasionale o diplomatico, altre sono lettere di dibattito poetico con temi amorosi, accompagnate da componimenti in volgare.

In particolare, la XIII Epistola spiega che la Commedia ha due significati: uno allegorico e uno letterale.

Esempio: la partenza degli Ebrei dall'Egitto.

  • Letterale: l'evento storico.
  • Allegorico: l'allontanamento degli uomini dalla schiavitù del peccato grazie a Dio.

Dante distingue tra:

  • Allegoria in factis: riferimento a eventi storici.
  • Allegoria in verbis: inventare storie su cui costruire l'allegoria.

Voci correlate: