David Hume: Empirismo, Scetticismo e Fondamenti della Conoscenza
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David Hume è una figura centrale dell'empirismo, la corrente filosofica che sostiene che l'origine della conoscenza deriva dall'esperienza. Il suo pensiero si basa su quello di Locke, ma Hume critica l'idea di idee innate, osservando che ci sono persone che non sanno rispondere a domande su verità matematiche. Inoltre, egli argomenta che se la ragione fosse la base della moralità, dovrebbero esistere gli stessi standard morali ovunque, cosa che non si verifica.
I. Epistemologia
1. I limiti della conoscenza
Il limite della conoscenza è l'esperienza. La conoscenza si riduce all'estensione delle cose che possiamo conoscere. Alcune di queste cose, per ragioni intrinseche alla filosofia, non possono essere conosciute perché non possiamo farne esperienza. In termini di intensità (scienza empirica), non possiamo conoscere il "tutto", ma solo "alcuni" sulla base della probabilità. Ad esempio, non posso affermare che tutti i corvi sono neri perché non li ho visti tutti.
2. Il ruolo della ragione
Esiste la ragione, ma essa si limita a organizzare e analizzare le conoscenze acquisite tramite l'esperienza.
3. Psicologismo matematico
Il psicologismo matematico sostiene che la matematica richiede il soggetto e la sua struttura cerebrale (la materia), poiché quando pensiamo ai concetti matematici usiamo il cervello, che è contingente. Di conseguenza, anche la matematica è contingente. Non esistono leggi logico-matematiche assolute, ma sono psicologiche e contingenti.
4. Principio di immanenza delle percezioni
Il Principio di immanenza afferma che le percezioni degli oggetti mentali sono fatti. Nella filosofia di Hume, il mondo esterno non è direttamente considerato (soggettivismo). I processi mentali sono percezioni, che si suddividono in: impressioni (intense e vivide, attuali) e idee (deboli, tutti i ricordi sono idee).
5. Principio di immanenza e criterio di verità
Il Principio di immanenza stabilisce che tutte le idee sono copie di impressioni (esperienza pura) e non hanno significatività intrinseca. Il Principio/Criterio di verità del contenuto di un'idea afferma che per verificarne il senso, bisogna risalire all'impressione da cui deriva. Se non si può individuare l'impressione corrispondente, l'idea è priva di significato. Ad esempio, la parola "Dio" non ha un'impressione sensibile diretta; credere in essa significa attribuirle un significato attraverso l'immaginazione.
6. Principio di associazione di idee
Il Principio di associazione di idee sostiene che le idee tendono a unirsi. Le leggi di associazione sono:
- Legge di somiglianza
- Legge di contiguità spaziale e temporale
- Legge di causa ed effetto
7. Principio di negazione delle idee generali
Il Principio di negazione delle idee generali afferma che la ragione non può creare concetti astratti. Vediamo solo oggetti concreti, non oggetti astratti (una parola designa un oggetto specifico). Non esistono impressioni di parole astratte; esse vengono utilizzate per indicare vari oggetti che presentano somiglianza.
8. Tipi di conoscenza
Esistono due tipi di conoscenza:
- Questioni di fatto: basate sulle impressioni (verità contingenti e sintetiche).
- Relazioni tra idee: la ragione stabilisce relazioni tra idee (ad esempio, l'idea di "tutto" e "parte" sono correlate, o concetti come "maggiore di...").
II. Critica del principio di causalità
Crediamo di avere certezza riguardo agli eventi futuri basandoci sul principio di causalità, sebbene abbiamo esperienza solo del presente e del passato.
1. L'impressione della causalità
Per comprendere la causalità, dobbiamo risalire a un'impressione. Le cause separate di un evento non significano nulla; la causalità deve derivare dal rapporto tra due oggetti (causa-effetto).
2. Connessione e necessità
Si presume un collegamento tra causa ed effetto, e si postula una necessità in questa connessione.
3. L'esistenza della necessità
Esiste questa necessità? Avrebbe senso solo se esistesse una conoscenza a priori. In tal caso, conoscendo il soggetto si conoscerebbe il predicato (ad esempio, scoprendo il calore del fuoco tramite la sola analisi). Tuttavia, per scoprire un effetto, è necessario fare esperienza della causa; la causa non è l'effetto stesso. Si tratta quindi di una conoscenza a posteriori.
4. La connessione causale
Perché un effetto sia prodotto da una causa, si presume un link o una connessione. Tuttavia, pur usando l'immaginazione per vedere che una causa produce un effetto, non percepiamo direttamente quel link. Hume sostiene che, dopo aver osservato un evento accadere ripetutamente, si crea un'abitudine mentale che genera la tendenza a immaginare la causalità.
III. Metafisica
1. Il mondo esterno
Il mondo è percepito in modo solipsistico. Hume afferma che non possiamo conoscere il mondo "come dovrebbe essere" a causa di ciò che percepiamo (non crede nella causalità) e perché non è possibile esperire tutte le sue parti.
2. Dio
Riguardo a Dio: non possiamo sapere se esiste perché non ne abbiamo un'impressione sensibile (non è materiale). La parola "Dio" non ha un significato empirico.
3. L'Io
L'Io: Hume critica il concetto di Sé come sostanza. Non esiste un'impressione di una sostanza (permanente, identica e semplice). Quando percepiamo qualcosa, è un insieme di percezioni. L'idea di sostanza deriva dalla fantasia. Le percezioni di un oggetto cambiano, ma sono molto simili, così che attraverso l'immaginazione e la memoria si crea l'illusione che qualcosa nella serie di percezioni sia permanente, identico e semplice. Non esiste un'impressione diretta del concetto di persona.
IV. Morale
1. L'origine dei giudizi morali
Le qualità morali non si scoprono tramite l'esperienza sensibile. Le norme morali si basano sui sentimenti e sulle nostre emozioni. La moralità emerge perché associamo certe azioni a sentimenti specifici (odio, dolore, piacere, ecc.). I sentimenti fondamentali si riducono a piacere e dispiacere. Le regole morali sono generate in base alla loro utilità: ad esempio, un omicidio provoca dolore a molte persone ed è considerato non utile, perciò l'assassino viene imprigionato.
2. Il criterio di utilità
Uno standard morale è considerato buono quando è utile, ovvero quando genera piacere per il maggior numero di persone.
3. Universalità e egoismo
Esistono regole morali più o meno universali, poiché siamo costituiti in modo simile, e ciò che ci procura piacere è spesso comune. Hume suggerisce che tutti gli esseri umani sono egoisti per natura; le buone azioni mascherano l'egoismo, poiché agiamo per il nostro piacere. Il senso di empatia ci porta a considerare il dolore altrui; agiamo per evitarlo non per negare il nostro piacere, ma perché il benessere collettivo può generare un piacere maggiore o evitare un dispiacere.
V. Politica
1. Teorie sull'origine della società
- Origine divina: Non può essere, perché se Dio esistesse e fosse un fattore determinante, non permetterebbe ai tiranni di governare (in contraddizione con la bontà divina).
- Consenso umano (contratto sociale): Non può essere, perché per stipulare un patto è necessaria una società preesistente.
- Istinto e piacere: Questa è la teoria sostenuta da Hume. L'uomo ha cercato il piacere sociale e il comfort per vivere bene.
2. Tipo di governo
Deve essere una democrazia, libera, ecc.