Diritti Soggettivi: Limiti, Tutela, Prescrizione e Decadenza
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I Limiti dei Diritti Soggettivi
I limiti dei diritti soggettivi si suddividono in intrinseci ed estrinseci.
Limiti Intrinseci
I limiti intrinseci derivano:
- In primo luogo, dalla natura stessa della legge, come previsto dagli articoli 767 e 1768 c.c. Quest'ultima disposizione disciplina il diritto di deposito e i mezzi giusti che il proprietario può utilizzare sulla cosa depositata.
- In secondo luogo, dalla buona fede. Per esempio, l'articolo 1258 c.c. impone al creditore di esercitare il proprio diritto di credito nei limiti fissati dalla buona fede e dalla pratica sociale.
- In terzo luogo, dai limiti imposti dalla funzione o dal destino economico e sociale del diritto stesso, come l'abuso del diritto.
L'Abuso del Diritto
L'abuso del diritto è una limitazione del diritto, in quanto il suo esercizio non può essere antisociale e non può andare contro la funzione che il diritto svolge. Per esempio, quando tra due case un vicino costruisce nella sua proprietà un camino con l'idea di impedire la vista al vicino, edificandolo in un luogo sbagliato e troppo elevato, al solo scopo di togliere la vista al vicino. Il vicino può anche avere il diritto di costruire il camino, ma questo comportamento è illecito se abusivo.
Per giustificare la dottrina dell'abuso del diritto sono state elaborate due teorie dottrinali:
- Soggettiva: si basa sulla constatazione che il titolare di un diritto non può arrecare danno ad altri senza un interesse meritevole di tutela.
- Oggettiva: si basa sulla sostanza dell'abuso del diritto, piuttosto che sull'intenzione (che è difficile da dimostrare), e si individua nell'esercizio anomalo del diritto, contrario alla sua funzione antisociale o economica.
Quindi, si ha abuso del diritto se lo si esercita con uno scopo diverso da quello per cui è stato riconosciuto dalla sua natura.
Nel nostro ordinamento, il primo caso in cui si è affrontato l'abuso del diritto è la sentenza del 14 febbraio 1944. Questa sentenza riguardava il caso della società 'Sandbox', che esercitava il diritto di procurarsi materia prima (sabbia) dalla spiaggia.
In questa sentenza sono stati stabiliti i requisiti essenziali per poter parlare di abuso del diritto, che sono:
- L'uso di un diritto soggettivo.
- Danno a un interesse altrui non specificamente tutelato dalla legge.
- Comportamento immorale o antisociale che causa tale danno.
Questa dottrina della Corte Suprema, risalente al 1944, è stata recepita nel nostro codice civile, in particolare nella riforma del titolo preliminare, all'articolo 7, comma 2.
Sulla base della dottrina e di questo articolo, i requisiti necessari per poter parlare di abuso del diritto sono:
- In primo luogo, un atto o un'omissione. L'articolo 7, comma 2, parla di "qualsiasi atto o omissione", il che significa che un comportamento abusivo può essere sia un comportamento positivo (atto) sia un comportamento negativo (omissione).
- In secondo luogo, l'atto o l'omissione deve eccedere i limiti normali dell'esercizio del diritto. I "limiti normali" non equivalgono ai limiti legali espliciti. La valutazione di cosa sia "normale" è data dalla consuetudine del tempo. L'eccesso deve essere palese, cioè di una certa entità.
- In terzo luogo, un comportamento antisociale. Questo aspetto può essere valutato sotto tre profili:
- L'intenzione dell'autore (elemento soggettivo).
- Lo scopo perseguito, se l'uso è eccessivo rispetto alla funzione del diritto.
- Le circostanze in cui l'atto è compiuto.
Conseguenze dell'Abuso del Diritto
Cosa succede quando c'è un abuso di diritto? Quali sono le conseguenze?
Le conseguenze sono due:
- L'abuso del diritto dà luogo al risarcimento del danno subito dal terzo. Per determinare l'importo del risarcimento, si applicano le norme generali sulla responsabilità civile, in particolare gli articoli 2043 e seguenti c.c.
- In secondo luogo, oltre al risarcimento, possono essere applicate misure volte a far cessare l'abuso, ripristinando l'equilibrio giuridico. Tra queste misure, si distinguono i provvedimenti giudiziari (come inibitorie, sequestri, ecc.) e le misure amministrative (come la negazione o la sospensione di licenze o autorizzazioni).
La Dottrina del Venire Contra Factum Proprium
Un secondo limite intrinseco è la dottrina del 'venire contra factum proprium' (non contraddire il proprio comportamento).
Questa dottrina non è espressamente codificata, ma si basa sul principio giurisprudenziale della buona fede (oggettiva, di cui all'articolo 7 delle Preleggi, e soggettiva), che deve presiedere l'esercizio di qualsiasi diritto.
In sintesi, questa dottrina stabilisce che è illegittimo un comportamento che contraddice una condotta precedente tenuta dalla stessa persona.
Requisiti per l'applicazione di questa dottrina:
- Un comportamento precedente tenuto dalla stessa persona (il 'factum proprium').
- Un comportamento successivo che contraddice il comportamento precedente.
- Un danno o una lesione degli interessi di un terzo che ha fatto affidamento sul comportamento precedente.
Limiti Estrinseci
Possiamo distinguere:
- Limiti derivanti dalla protezione accordata dal diritto sostanziale ai terzi in buona fede.
- La collisione di diritti (o conflitto tra diritti), che si verifica quando più titolari di diritti diversi insistono sullo stesso bene o rapporto giuridico, rendendo impossibile l'esercizio simultaneo.
In tali circostanze, si può avere un rapporto di subordinazione (ad esempio, il diritto di proprietà e un diritto reale minore come l'usufrutto) o, se la subordinazione non è prevista, una situazione di collisione in senso stretto.
In caso di collisione in senso stretto, si stabilisce un ordine di preferenza. In genere, il diritto reale ha la precedenza sul diritto personale che riguarda lo stesso bene. Ad esempio, un diritto reale di garanzia (es. ipoteca) ha preferenza sui crediti chirografari.
Anche tra diritti reali in collisione (non in rapporto di subordinazione), si applica il principio di priorità temporale ('prior in tempore, potior in iure').
La Tutela dei Diritti Soggettivi
La tutela dei diritti soggettivi può essere di due tipi:
- Tutela privata (o autotutela): rappresenta un'eccezione al principio generale secondo cui la tutela dei diritti è affidata all'autorità pubblica. Si verifica in situazioni limitate in cui il privato può difendersi da sé. Le situazioni principali, che hanno attinenza anche con il diritto penale, sono:
- Lo stato di necessità: autorizza chi si trova in pericolo attuale di un danno grave alla propria persona o ai propri beni a salvare sé o altri dal pericolo, anche a costo di causare un danno a un terzo innocente (purché il danno causato non sia sproporzionato al pericolo).
- La legittima difesa: si verifica quando è necessario reagire a un'aggressione ingiusta e attuale diretta contro sé stessi o altri, o contro i propri beni, purché la difesa sia proporzionata all'offesa.
Prescrizione e Decadenza
Importanza del Tempo nei Rapporti Giuridici
Il tempo è un fattore naturale che produce numerosi effetti giuridici. Ad esempio, il compimento dei 18 anni determina l'acquisizione della capacità di agire, oppure il decorso del tempo è necessario per l'acquisto della proprietà tramite usucapione.
Possiamo notare l'importanza del tempo nei rapporti giuridici in diversi casi specifici:
- I termini (legali o convenzionali) stabiliti per l'acquisizione o la perdita di un diritto.
- L'istituto della prescrizione acquisitiva, o più comunemente l'usucapione.
- La preferenza data in alcuni casi a rapporti giuridici in base alla loro priorità temporale.
- La legge applicabile in ragione del tempo in cui si verificano gli eventi (successione delle leggi nel tempo).
Calcolo del Tempo
Per il calcolo del tempo, si distingue tra computo civile (in cui si contano tutti i giorni, compresi festivi, e il termine scade alla fine dell'ultimo giorno) e computo processuale (in cui si escludono i giorni festivi, sabato e domenica, e il termine scade alla fine del giorno feriale successivo).
Detto questo, studieremo la prescrizione e la decadenza.
La Prescrizione Estintiva
L'articolo 2934 c.c. non definisce la prescrizione, ma ne stabilisce l'effetto estintivo: "Ogni diritto si estingue per prescrizione, quando il titolare non lo esercita per il tempo determinato dalla legge". Sebbene diversa dalla decadenza, presenta alcune caratteristiche comuni:
- Entrambi richiedono il decorso del tempo.
- Entrambi rispondono all'esigenza di garantire la certezza dei rapporti giuridici, evitando situazioni di incertezza prolungata.
Per quanto riguarda la differenza tra prescrizione estintiva e prescrizione acquisitiva (usucapione): mentre l'usucapione richiede un comportamento positivo (il possesso continuato), la prescrizione estintiva si basa su un comportamento negativo (la mancata esercizio del diritto). Inoltre, l'usucapione si applica solo ai diritti reali suscettibili di possesso, mentre la prescrizione estintiva si applica a tutti i diritti, salvo eccezioni.
La prescrizione estintiva si applica a tutti i diritti, sia personali che reali (salvo eccezioni). È un modo di estinzione dei diritti dovuto alla mancata esercizio da parte del titolare per il tempo stabilito dalla legge. L'articolo 2934 c.c. stabilisce che "Ogni diritto si estingue per prescrizione, quando il titolare non lo esercita per il tempo determinato dalla legge".
Questa è una formulazione generica, e come ogni regola generale, presenta delle eccezioni. Non si prescrivono, ad esempio, i diritti indisponibili e altri diritti specifici. Tra le azioni imprescrittibili, rientrano l'azione per chiedere la partizione dell'eredità, la divisione di un diritto (es. comproprietà) e la demarcazione tra proprietà diverse.
Requisiti della Prescrizione
I requisiti della prescrizione estintiva sono:
- L'esistenza di un diritto che può essere esercitato.
- La mancata esercizio del diritto da parte del titolare.
- Il decorso del tempo stabilito dalla legge.
Termini di Prescrizione
Tra queste esigenze, dobbiamo approfondire il terzo, il decorso del tempo stabilito dalla legge.
I termini di prescrizione variano a seconda del tipo di diritto. Si distingue tra azioni reali e azioni personali.
Termini per Azioni Reali
- Azione di rivendicazione della proprietà: imprescrittibile (salvo usucapione altrui).
- Azioni a tutela di altri diritti reali (es. usufrutto, servitù): 10 anni (termine ordinario, art. 2946 c.c.) o 20 anni (per non uso, art. 954, 970, 1014, 1073 c.c.).
- Azione ipotecaria: 20 anni (art. 2879 c.c.).
- Azioni possessorie (reintegrazione, manutenzione): 1 anno dalla turbativa o dallo spoglio (art. 1168, 1170 c.c.).
Termini per Azioni Personali
- Termine ordinario: 10 anni (art. 2946 c.c.). Questo si applica a tutti i diritti per i quali la legge non prevede un termine diverso.
- Diritti a prestazioni periodiche (es. alimenti, canoni di locazione, interessi): 5 anni (art. 2948 c.c.).
- Diritti derivanti da fatto illecito (risarcimento del danno): 5 anni (art. 2947 c.c.).
- Diritti dei professionisti (es. avvocati, medici, farmacisti) per il compenso dell'opera prestata: 3 anni (art. 2956, 2957 c.c.).
- Esistono poi numerosi altri termini brevi (es. 1 anno, 6 mesi) per specifiche azioni.
Interruzione e Sospensione della Prescrizione
È importante notare che il decorso del termine di prescrizione può essere interrotto o sospeso. L'interruzione (es. con una richiesta formale, giudiziale o stragiudiziale) fa ricominciare il termine da capo. La sospensione (es. tra coniugi, tra tutore e interdetto) ferma il decorso del termine per un certo periodo, che poi riprende a decorrere per la parte residua.
Nel caso in cui vi siano più debitori o creditori, l'interruzione della prescrizione effettuata nei confronti di uno non ha effetto nei confronti degli altri, salvo che la legge disponga diversamente (es. obbligazioni solidali, art. 1310 c.c.).
La Decadenza
La decadenza si verifica quando la legge o la volontà delle parti stabiliscono un termine perentorio entro il quale un determinato diritto deve essere esercitato, pena la sua estinzione.
Differenze tra Prescrizione e Decadenza
Qual è la differenza tra prescrizione e decadenza?
Le principali differenze sono le seguenti:
- Origine: La decadenza può derivare dalla legge o dalla volontà delle parti (decadenza convenzionale), mentre la prescrizione ha sempre origine legale.
- Scopo: La prescrizione si basa sull'inerzia del titolare e sulla presunzione di abbandono del diritto, tutelando l'interesse generale alla certezza dei rapporti giuridici. La decadenza, invece, fissa un termine perentorio entro cui compiere un atto, tutelando l'interesse a che l'atto sia compiuto entro un dato periodo.
- Ambito di applicazione: La prescrizione si applica alla generalità dei diritti (salvo eccezioni). La decadenza si applica a specifici diritti o facoltà (es. diritto di opzione).
- Disciplina: La prescrizione ammette cause di interruzione e sospensione. La decadenza, di regola, non ammette interruzione né sospensione, salvo che sia diversamente disposto.
- Rilevabilità: La decadenza (legale) è rilevabile d'ufficio dal giudice. La prescrizione, invece, deve essere eccepita dalla parte interessata (non è rilevabile d'ufficio).
- Natura: Entrambi gli istituti rispondono a un interesse pubblico (la certezza dei rapporti giuridici). Tuttavia, la disciplina della decadenza (specie quella legale) è più rigorosa, non ammettendo di regola interruzioni o sospensioni ed essendo rilevabile d'ufficio, proprio per garantire con maggiore immediatezza la certezza della situazione giuridica.
Esempio di Decadenza
Un esempio evidente di decadenza nel nostro ordinamento si trova in alcune ipotesi di retratto legale (diritto di riscatto), come nel caso della prelazione agraria o urbana.
Questo diritto è soggetto a un breve termine di decadenza, ad esempio di nove giorni dalla comunicazione della vendita all'avente diritto al retratto.
Questo termine di nove giorni è un termine sostanziale (non processuale) e si computa in giorni liberi, escludendo il giorno iniziale e includendo il giorno finale. Si contano tutti i giorni, compresi sabato e domenica.