Il disastro di Chernobyl: conseguenze e gestione

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Il disastro di Chernobyl

Uno dei più celebri incidenti nucleari è avvenuto il 26 aprile del 1986 a Chernobyl, tra l'Ucraina e la Bielorussia. La centrale di Chernobyl, chiusa solo recentemente, generava 4000Mw di elettricità. Fu costruita nell'1983 ed è classificabile come una centrale “del vecchio tipo” in quanto utilizzava la grafite come conduttore. In questo tipo di reattore, se la temperatura sale in modo incontrollato, la grafite inizia reagire con l'acqua di raffreddamento, aggiungendo danno a danno.

Allora si stava eseguendo una prova tecnica, atta allo studio del comportamento di un sistema di sicurezza in condizioni critiche. Furono, quindi, esclusi i sistemi di spegnimento automatico del nocciolo, e fu portato il reattore a funzionare ad una potenza molto inferiore a quella di targa, condizione in cui quel nucleo diveniva, evidentemente, instabile (cioè in caso di una fluttuazione di potenza, la reazione a catena tende a salire in modo incontrollato). In Europa occidentale e in America è assolutamente vietato produrre reattori che abbiano una modalità di funzionamento di questo tipo.

Alle ore 01:23 il reattore arrivò, nel giro di 20 secondi, a 100 volte la sua potenza nominale. L'esplosione distrusse il nucleo, l'edificio di contenimento e la sala turbine, buttando pezzi di nucleo, di copertura e di macchine tutto intorno. La grafite prese fuoco e si creò una colonna di fumo che trasportò in aria tonnellate di particolari radioattivi tra qui vi erano prodotti di fissione, altamente nocivi. Il 15% ricadde sulla centrale, il 50% nella"Zona ross" intorno alla centrale stessa, e il resto fu trasportato dalle correnti. Il grosso della nube radioattiva passò sul nord Europa e scese, poi, sull'Europa centrale e meridionale.

Le conseguenze furono praticamente nulle fuori dalla Bielorussia e dall'Ucraina. In Italia la concentrazione di Iodio 131 (il radionuclide più presente nella nube) rimase assolutamente entro i limiti di sicurezza. La dose assorbita da noi italiani è stata equivalente a quella di una radiografia, ma meno pericolosa perché diluita in una settimana. La proibizione delle verdure a foglia larga fu decisa per scrupolo, ma la radioattività di un chilo di lattuga era di circa quattro microcurie, assolutamente, quindi, non pericolosa. Non ci sono stati incrementi di nessun tipo di tumore rilevati, in Italia, a livello statistico.

In Ucraina le cose andarono, purtroppo, diversamente. Gli addetti alla sala controllo sono tuttora sanissimi. Ci furono 31 morti nel primo anno e 9 negli anni seguenti a causa dell'esposizione a dosi di radiazioni eccessivi. Negli anni successivi si sono avuti 900 casi di tumore alla tiroide nei bambini, di cui circa 100 mortali, a causa dello iodio 131. Il grosso problema da affrontare fu, inoltre, quello dell’evacuazione. La"Zona Ross" in cui c'è stata contaminazione sensibile si estende per circa 3000 km quadrati, distribuiti a macchia di leopardo in un raggio di 50 km dalla centrale nucleare. Entro questo raggio ci sono zone con contaminazione 100 volte superiore al livello di guardia e zone in cui la radioattività ambientale è comparabile al fondo naturale e 135.000 persone hanno dovuto abbandonare le loro case.

L'unico problema ancora aperto è legato al confinamento dei resti di sostanza della centrale. Il sarcofago costruito appoggia su pareti che non hanno la consistenza strutturale per reggerne il peso, e presenta alcune fessure che non presentano, tuttavia, un pericolo per il pubblico o per gli operatori. C'è però il rischio di collasso del sarcofago, che andrà presto o ricostruito o ricoperto con un secondo sarcofago. Anche in caso di collasso, però, gli unici esposti sarebbero gli operatori della centrale nucleare, che riceverebbero una dose di qualche millisievert, assolutamente non pericolosa.

ente non pericolosa.

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