Il Documento di Alfonso XIII: Analisi del Declino della Monarchia Spagnola
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Il testo che segue discute "il documento che il Re [Alfonso XIII] ha dato al presidente del Consiglio dei Ministri, ultimo [della] Monarchia, capitano generale [Juan Bautista] Aznar". Questo articolo è stato pubblicato in forma esplicativa sulla prima pagina del giornale ABC il 17 aprile 1931, cioè tre giorni dopo che in Spagna era stata proclamata la Seconda Repubblica (1931-1936). Il ritardo nella pubblicazione è stato causato dai dubbi del governo provvisorio repubblicano circa l'opportunità di rendere pubblica la dichiarazione del re, che era già a conoscenza dell'esilio attraverso la stampa. L'ammiraglio Aznar era stato nominato nel gennaio 1931 da Alfonso XIII per sostituire il generale Dámaso Berenguer, alla fine della dittatura dolce (come si diceva, in tono canzonatorio, del breve periodo successivo alla dittatura di Primo de Rivera).
Aznar, capo dell'ultimo governo di Alfonso XIII, fu incaricato di convocare le elezioni comunali di domenica 12 aprile 1931. Con la chiamata elettorale si tentava di salvare l'immagine della monarchia spagnola, che per sette anni aveva fatto valere e sostenuto una dittatura militare. Ma il progetto di Alfonso XIII di tornare ad essere un re parlamentare fallì: le elezioni si trasformarono in un plebiscito contro la Corona, a causa del successo della coalizione repubblicana-socialista nei principali capoluoghi di provincia (inclusa Santa Cruz de Tenerife) e nelle grandi città, dove il voto era libero. Non appena i risultati furono confermati, migliaia di persone scesero in strada per festeggiare l'avvento della Repubblica, che fu proclamata da Madrid per l'intero stato il martedì 14.
Questo documento dovrebbe quindi essere considerato una fonte diretta o primaria, e si può dire che la sua idea principale sia contenuta nelle poche righe che riassumono quello che è essenzialmente un vero e proprio manifesto: "Le elezioni di domenica mi hanno fatto vedere chiaramente che non ho più l'amore del mio popolo". Infatti, il nuovo regime fu una decisione popolare che i consiglieri del re compresero molto bene, e quindi gli consigliarono di lasciare la Spagna con la sua famiglia il giorno 14 per far posto alla nuova repubblica.
Altre Idee Importanti
Vi sono, tuttavia, altre idee importanti che servono a integrare l'idea principale. Ad esempio, Alfonso XIII riconobbe al punto secondo "senza dubbio ho sbagliato", indicando che la causa principale del suo fallimento come monarca fu il suo grave errore: sostenere il colpo di stato militare del 1923 e la dittatura del generale Miguel Primo de Rivera. Perciò, quando nel 1931 volle tornare ad essere un re che rispettava il sistema parlamentare, ritornando al modello bipartitico della Restaurazione, il popolo diffidò delle sue intenzioni di democratizzazione e lo respinse.
Nel comma centrale si percepisce una certa arroganza, affermando che, se avesse voluto, avrebbe potuto imporsi con la forza ('avrei trovato mezzi più che sufficienti per mantenere le mie prerogative reali, lottando efficacemente con coloro che mi combattono'), ma poi, con le dimissioni, mostra paternalismo decidendo di sacrificarsi e andare in esilio per evitare una "fratricida guerra civile".
Ma chiarisce subito che "non rinuncio a nessuno dei miei diritti" e, poche righe più avanti, aggiunge: "sospendo deliberatamente l'esercizio del potere reale". È necessario sottolineare questo punto per annullare gli errori: Alfonso XIII non abdicò mai perché non rinunciò al suo diritto alla corona, ma sospese solo temporaneamente l'esercizio della sua carica, sperando che in Spagna fosse ripristinata, il prima possibile, la monarchia. Infatti, allo scoppio della guerra civile nel luglio del 1936, si schierò dalla parte della giunta militare protagonista del colpo di stato contro la repubblica democratica.
Tuttavia, come sappiamo, la guerra civile (1936-1939) non riportò la monarchia come immaginato in un primo momento, ma portò alla dittatura del generale Franco (1939-1975). Il nonno dell'attuale Re di Spagna morì nel 1941 a Roma, e non tornò più al trono che credeva di aver lasciato solo vacante per qualche tempo.