Esplorando la Poesia di Jaime Gil de Biedma: Un'Analisi di 'Io cerco di fare la mia esperienza di guerra'

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Jaime Gil de Biedma: Vita e Opere

Jaime Gil de Biedma è nato nel 1929 in una famiglia di piccola nobiltà spagnola. Ha studiato legge a Barcellona e Salamanca. La sua poesia si è evoluta da prime poesie intime all'impegno sociale. Ha cercato di evitare il Surrealismo contemporaneo e di concentrarsi sul linguaggio. La sua vita fu segnata dalla sua omosessualità, il suo pessimismo e distruttive esperienze intime. Nel 1974 ha subito una crisi che lo costrinse a lasciare la vita letteraria. È stato un importante membro della cosiddetta Scuola di Barcellona.

'Io cerco di fare la mia esperienza di guerra': Analisi del Poema

La poesia "Io cerco di fare la mia esperienza di guerra" affronta, come suggerisce il titolo, la percezione che l'autore ha della guerra. Durante la guerra, non si considerava una vittima perché, avendo solo dieci anni, non era consapevole di ciò che accadeva realmente. Successivamente, nel periodo post-bellico, inizia la fase di maturità e le sue idee cambiano completamente.

Struttura e Stile

Il poema si compone di sette strofe, in cui non si riscontra una corrispondenza tra i versi, che presentano un metro libero. Questo conferisce all'autore una grande libertà espressiva, permettendogli di trasmettere i propri sentimenti in modo modernista e contemporaneo.

Analisi Dettagliata delle Strofe

Prima Strofa

Il poema inizia con un ricordo piacevole, che rievoca la sua infanzia e la felicità che provava in quel periodo, quando, a soli dieci anni, la sua vita cominciò a cambiare.

Seconda Strofa

Nella seconda strofa, l'autore allude alle vere vittime della guerra: i bambini. Crea un paradosso, presentandosi come vittima e beneficiario allo stesso tempo. La brutalità della guerra è percepita in modo diverso da un bambino, che, ignaro di ciò che accade intorno a lui, vive circondato dalle sue fantasie e accoglie gli eventi come un semplice gioco.

Terza Strofa

Nella terza strofa, si deduce che Jaime, durante la sua infanzia, ha dovuto lasciare la casa per cercare rifugio dalla guerra. I suoi genitori, come suggerisce la poesia, abbandonano la propria città per rifugiarsi in montagna. Da questo fatto, Jaime cominciò ad avere più contatto con la natura, scoprendo paesaggi affascinanti e ambienti inaspettati. Nell'ultimo verso, Jaime torna all'età adulta per affermare che l'amore non dovrebbe causare la morte di così tante persone.

Quarta Strofa

Nella quarta strofa, Jaime parla delle diverse località che probabilmente la sua famiglia ha scelto per rifugiarsi dalla guerra. Il nervosismo dei primi giorni colpì la maggior parte delle persone, causando uno stato di euforia, ma anche pessimismo. Segovia, teatro di battaglie, era diventata un via vai di soldati, vivi o morti. I bambini, increduli di ciò che accadeva, sorridevano e scherzavano alla vista di soldati mutilati o uccisi.

Quinta Strofa

Nella quinta strofa, Jaime esprime speranza, facendo riferimento alla primavera, simbolo di rinascita e di eventi positivi. Probabilmente il poeta si riferisce a un "cessate il fuoco".

Sesta Strofa

Nella sesta strofa, il poeta annuncia la pace, o almeno la cessazione della guerra, alludendo a canzoni e colloqui di pace. Si parla anche di un biglietto per la libertà, riferendosi a una nuova opportunità di vita, che si può iniziare da zero.

Settima Strofa

Nella settima strofa, Jaime torna nella sua città natale e spiega che, con il passare del tempo, la sua idea della guerra è gradualmente cambiata. Da giovane, vedeva la guerra come un gioco; ora, da adulto, la percepisce come una crudeltà, pur ricordando momenti di felicità.

Conclusione

In conclusione, durante la guerra, il poeta non si considerava una vittima, perché viveva in un mondo a parte. Con il tempo, Jaime ha cambiato la sua concezione, riconoscendo l'impotenza dei bambini nel bel mezzo della battaglia.

L'immaturità di un bambino può far credere di poter controllare tutto, ma crescendo e maturando, si accorge che la vita e l'ambiente circostante sono ciò che lo controllano.

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