L'Etica Eudemonistica di Aristotele: Felicità, Bene Supremo e Virtù

Classificato in Filosofia ed etica

Scritto il in italiano con una dimensione di 3,26 KB

Etica Eudemonistica

Aristotele sostiene che il bene non è un *essere unico*, ma si manifesta in *molti beni* particolari e analoghi. L'etica aristotelica è essenzialmente *finalistica* ed *eudemonistica*: ogni azione umana è orientata verso un qualche bene, strettamente legato al *piacere* e alla *felicità*. La difficoltà risiede nel determinare precisamente quale sia il bene supremo e la vera felicità.

Il Bene Supremo dell'Uomo

Aristotele non identifica il bene supremo dell'uomo con Dio. A Dio appartiene il bene supremo in sé, che è assolutamente personale, incomunicabile e non condivisibile. Si tratta piuttosto di individuare il bene più grande a cui l'uomo può aspirare in questa vita, il quale deve possedere le seguenti caratteristiche:

  1. Deve essere *perfetto*, *definitivo*, sufficiente da solo a rendere felice un uomo semplicemente possedendolo.
  2. Deve essere ricercato per sé e non come mezzo per qualcos'altro.
  3. Deve essere *presente* (o realizzabile).
  4. Non deve essere una cosa puramente passiva, ma l'*attività più elevata* propria dell'uomo in quanto tale (l'attività razionale).
  5. L'uomo deve *fare il bene*.
  6. Il suo possesso deve garantire *stabilità*, *continuità* e *fissità* nel corso della vita.

Aristotele esclude e respinge, in primo luogo, che il bene proprio dell'uomo consista nei *piaceri dei sensi* o nella *ricchezza* (che, pur non essendo mali, sono necessari solo in parte per la felicità). Non consiste nemmeno nella *gloria* o negli *onori*, che sono piuttosto la ricompensa corrispondente alla vita politica.

La Funzione Propria dell'Uomo e la Virtù

Aristotele analizza le diverse funzioni del composto umano:

  • La prima è il vivere (comune a tutti gli esseri viventi).
  • La seconda è la sensazione (comune a uomini e animali).
  • Ciò che distingue realmente l'uomo è la *ragione*.

Pertanto, la vita dell'uomo deve essere quella di vivere *secondo ragione*, ovvero una *vita virtuosa*.

Aristotele assegna il primato alle *virtù intellettuali* (come la conoscenza o la saggezza) rispetto alle *virtù etiche* (come la giustizia, la temperanza, la fortezza e la prudenza).

Definizione di Virtù

La virtù è definita come una *media tra due estremi*. È un *abito operativo positivo*. La virtù è *misura*, *moderazione*, l'equilibrio. L'opposto è il *difetto* (o vizio), definito come un abito operativo negativo o cattivo. Il difetto è una situazione estrema, che supera la media.

Riflessioni Conclusive sulla Virtù

Ribadendo i concetti fondamentali, Aristotele sottolinea nuovamente le diverse funzioni del composto umano: il vivere, la sensazione (comune agli animali) e, crucialmente, la *ragione*. La vita umana ideale è dunque quella vissuta *secondo ragione*, una vita intrinsecamente *virtuosa*.

Viene confermato il primato delle *virtù intellettuali* (conoscenza, saggezza) sulle *virtù etiche* (giustizia, temperanza, fortezza, prudenza). La virtù è definita come un *abito operativo positivo*, rappresentando la *misura* e la *moderazione* (la media aurea) tra due estremi. Il difetto, al contrario, è l'abito operativo negativo, una situazione estrema che si allontana dalla media.

Voci correlate: