Europa e Russia tra Dopoguerra, Crisi e Rivoluzioni (1918-1920s)

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Il Primo Dopoguerra in Europa

In Europa, dopo la Prima Guerra Mondiale, scaturì una forte crisi dovuta a diverse cause.

Ovviamente, dopo la guerra, ci furono molte cose che dovevano essere cambiate.

Cause della Crisi

  1. La prima causa riguarda i reduci di guerra, che si trovarono in difficoltà. Molti rimasero mutilati, o le famiglie dei militari morti chiedevano aiuto, medicinali e sussidi, ma venivano spesso ignorati. Questo accadeva proprio perché vi erano stati molti danni e morti, e le nazioni si trovavano in crisi economica.
  2. Un altro problema fu la riconversione industriale, ovvero la trasformazione delle fabbriche, diventate belliche durante il conflitto, in produzioni civili. Questo processo causò molti licenziamenti.
  3. Le spese di guerra erano state ingenti; una volta finita, il debito pubblico aumentò notevolmente e, di conseguenza, furono aumentate anche le tasse.
  4. Il quarto motivo fu la paura del comunismo, proveniente dalla Russia, dove si diceva che il proletariato aveva preso il potere. Si temeva che ciò potesse succedere anche negli altri Stati. Questa paura divenne molto grande anche in Italia, poiché era già nato un partito comunista guidato da Antonio Gramsci.

Il Biennio Rosso

Così, tra il 1919 e il 1920, gli operai promossero una serie di scioperi, proteste e lotte. Questo periodo è chiamato "Biennio Rosso".

La Situazione in Germania

La Lega di Spartaco

Per quanto riguarda la paura del comunismo, in Germania la situazione era particolarmente tesa. Lì, gruppi di operai e soldati avevano iniziato a ribellarsi e si unirono in una lega chiamata "Lega di Spartaco", che tentò una rivoluzione sul modello russo. Tuttavia, furono sconfitti perché la borghesia tedesca era molto forte e si oppose con ogni mezzo a questa rivoluzione.

Nella notte tra il 5 e il 6 gennaio 1919, migliaia di operai scesero in piazza e la Lega di Spartaco ne approfittò per tentare di prendere il potere. Tutti i partiti reagirono molto duramente e Rosa Luxemburg, che guidava la lega insieme a Karl Liebknecht, fu catturata e uccisa.

La Repubblica di Weimar

Poco dopo, a Weimar, nasce la cosiddetta Repubblica di Weimar, che prende il nome dalla città in cui fu firmata la costituzione repubblicana.

Questa Repubblica cercò di risolvere i vari problemi della Germania, che però erano davvero enormi. Tra questi, vi era il problema delle riparazioni di guerra da pagare. Il debito era così ingente che era stato diviso in 42 rate annue. Quando la Germania non riuscì a pagare in tempo una quota, la Francia occupò militarmente il bacino minerario della Ruhr. Solo grazie all'intervento degli Stati Uniti (con il Piano Dawes), queste aree tornarono successivamente sotto il controllo tedesco.

L'Ascesa di Hitler

In questa situazione di crisi e umiliazione nazionale, si fece avanti Adolf Hitler, che interpretava il malessere della nazione e sosteneva che i debiti di guerra non andavano pagati.

Hitler organizzò un colpo di stato a Monaco di Baviera (il Putsch di Monaco, 1923) che però non ebbe successo. Fu represso molto facilmente e lui fu arrestato.

Il Mein Kampf

Durante il periodo di prigionia, scrisse un libro intitolato "Mein Kampf" (La mia battaglia), dove esponeva le sue teorie politiche e ideologiche che intendeva mettere in pratica:

  • Nel libro parlava della teoria della "pugnalata alla schiena", che era diventata un motto diffuso in Germania. Sosteneva che coloro che avevano accettato la resa alla fine della guerra fossero traditori, comunisti o ebrei, e che quindi si erano venduti arrendendosi.
  • Esponeva il suo programma di persecuzioni antisemitiche e razziste. Desiderava sottomettere i popoli slavi ("razze inferiori") e sfruttare il loro lavoro per la Germania.
  • Inoltre, parlava dello "spazio vitale" (Lebensraum), ovvero il territorio che, secondo lui, era necessario conquistare nell'Europa orientale per l'espansione e la prosperità del popolo tedesco.

La Crisi del '29 e l'Opportunità per Hitler

Ciò che facilitò la presa del potere di Hitler fu la crisi di Wall Street del 1929, che colpì tutte le nazioni industrializzate, inclusa la Germania, la quale aveva già un alto tasso di disoccupazione.

Gli Stati Uniti, dopo la guerra, si erano preoccupati di aiutare le nazioni europee a risollevarsi economicamente (ad esempio con il Piano Dawes). Con il crollo della borsa, gli Stati Uniti non poterono più fornire prestiti e ritirarono i capitali investiti, aggravando la crisi in tutta Europa.

La Situazione in Italia

In Italia, nel dopoguerra, era tornato protagonista il Partito Socialista Italiano (PSI), che però era profondamente diviso tra l'ala riformista (che puntava a riforme graduali) e quella rivoluzionaria (o massimalista, che si ispirava alla Rivoluzione Russa).

Tra le figure emergenti vi era Benito Mussolini, ex socialista espulso dal partito per il suo interventismo. Egli si fece portavoce dell'insoddisfazione nazionale, in particolar modo riguardo alla "vittoria mutilata". Questo slogan si riferiva al fatto che, nonostante il Patto di Londra del 1915 promettesse all'Italia molti territori in caso di vittoria, alla fine della guerra l'Italia ne ricevette meno della metà di quelli attesi (in particolare, non ottenne la Dalmazia e Fiume).

La Vittoria Mutilata e Fiume

Nel settembre 1919, il poeta e nazionalista Gabriele D'Annunzio decise di occupare militarmente la città di Fiume, contesa con il neonato Regno di Jugoslavia, ritenendola italiana. L'occupazione durò oltre un anno, ma alla fine, per evitare un conflitto internazionale e in seguito al Trattato di Rapallo (1920), D'Annunzio fu fatto sgomberare proprio dalle truppe italiane inviate dal governo Giolitti.

Nascita del Fascismo e Squadrismo

Nel marzo del 1919, Benito Mussolini fondò a Milano i Fasci italiani di combattimento, un movimento politico eterogeneo che mescolava nazionalismo, sindacalismo rivoluzionario e antisocialismo. Da questo movimento si formarono presto le squadre d'azione (gli "squadristi"), gruppi paramilitari che iniziarono a usare sistematicamente la violenza contro socialisti, sindacalisti, cooperative e amministrazioni "rosse", soprattutto nelle campagne padane.

Molti politici liberali e conservatori decisero inizialmente di non intervenire, o addirittura di tollerare la violenza fascista, sperando di utilizzarla per sedare le agitazioni operaie e contadine del Biennio Rosso. Tuttavia, la situazione sfuggì di mano, e la forza del movimento fascista crebbe rapidamente, tanto che Mussolini fu poi chiamato dal Re Vittorio Emanuele III a formare il governo nell'ottobre 1922, poiché il sovrano temeva sia una guerra civile sia una possibile rivoluzione comunista.

Le Elezioni del 1919 e il Ritorno di Giolitti

A novembre del 1919 ci furono le prime elezioni politiche italiane tenute con il sistema proporzionale e a suffragio universale maschile. I risultati segnarono una svolta:

  • Il Partito Socialista Italiano divenne il primo partito.
  • Il secondo partito fu il Partito Popolare Italiano (PPI), fondato nello stesso anno da don Luigi Sturzo, che si faceva portavoce delle istanze del mondo cattolico e dei contadini (la sua nascita fu resa possibile dall'attenuazione del non expedit papale, influenzata anche dal precedente Patto Gentiloni).
  • Il movimento dei Fasci di combattimento di Mussolini ottenne risultati elettorali molto deludenti.

In una situazione politica frammentata e instabile, nel 1920 il governo venne affidato di nuovo a Giovanni Giolitti, ormai molto anziano. Egli cercò di riportare stabilità, ma il quadro politico era profondamente cambiato rispetto all'anteguerra. Nonostante la criticità del periodo e la sua età, riuscì comunque a mettere un po' d'ordine.

  • Riuscì a risolvere la questione di Fiume con la Jugoslavia tramite il Trattato di Rapallo (novembre 1920): Fiume diventò città libera e l'Istria fu assegnata all'Italia.

Giolitti continuò ad utilizzare la sua vecchia strategia di mediazione e neutralità nei conflitti sociali, ma ormai socialisti e popolari erano partiti di massa troppo forti per essere facilmente manovrati o integrati nel sistema liberale.

Lo scontro tra imprenditori e operai era altissimo. Durante l'occupazione delle fabbriche (agosto-settembre 1920), Giolitti non intervenne militarmente nello scontro, favorendo una soluzione mediata che portò a concessioni salariali per gli operai ma deluse le aspettative rivoluzionarie.

La Scissione Socialista e la Nascita del Partito Comunista

All'interno del movimento operaio e sindacale, una parte (riformista) cercava un accordo con gli industriali, mentre un'altra (massimalista) puntava alla rivoluzione.

A seguito delle direttive della Terza Internazionale (Comintern), voluta da Lenin nel 1919, che imponeva ai partiti socialisti di espellere le correnti riformiste e aderire al modello bolscevico, la frattura nel PSI divenne insanabile. Nel gennaio 1921, durante il Congresso di Livorno, l'ala più rivoluzionaria si staccò dal Partito Socialista e fondò il Partito Comunista d'Italia (PCd'I), di ispirazione leninista e membro del Comintern.

Queste forti tensioni sociali e politiche contribuirono alla caduta del breve governo Giolitti (luglio 1921) e fecero aumentare ulteriormente i consensi per i Fasci di combattimento, che si presentavano come la forza capace di ristabilire l'ordine con la forza.

La Rivoluzione Russa

La Rivoluzione Russa è un evento molto importante poiché è caratterizzato dall'affermazione del comunismo, che influenza profondamente gli eventi del XX secolo, inclusa la Seconda Guerra Mondiale.

Cause della Rivoluzione

Quando avvenne questa rivoluzione, la Russia era ancora un paese molto arretrato, prevalentemente agricolo e quasi per nulla industrializzato.

Karl Marx, ancora prima dell'evento, aveva teorizzato che la rivoluzione comunista sarebbe avvenuta in un paese fortemente industrializzato, ma così non fu, perché appunto avvenne in Russia.

La Russia era guidata dallo Zar (Nicola II Romanov) ed era una monarchia assoluta, l'unica autocrazia riuscita a reggere fino agli inizi del '900. Lo Zar, però, non si mostrava per nulla disposto a concedere riforme significative.

Con la disastrosa guerra tra Russia e Giappone (1904-1905), la situazione peggiorò e il popolo iniziò a ribellarsi e a manifestare (Rivoluzione del 1905). A San Pietroburgo, durante la "Domenica di Sangue" (gennaio 1905), lo Zar fece sedare le manifestazioni con la forza, ma la situazione non si acquietò completamente.

Proprio in questo periodo nacquero i primi soviet, consigli di operai e soldati che miravano a esercitare il potere dal basso, sfidando l'autorità costituita.

La Caduta dello Zar (Rivoluzione di Febbraio 1917)

A seguito dello scoppio della Prima Guerra Mondiale e delle continue sconfitte militari, nel febbraio 1917 la situazione precipitò completamente. Il popolo insorse di nuovo a San Pietroburgo (allora Pietrogrado), scioperando e occupando le fabbriche.

Lo Zar mandò l'esercito a reprimere la protesta, ma questa volta l'esercito si mise dalla parte dei rivoltosi, poiché la situazione era fin troppo critica e i soldati stessi erano stremati dalla guerra.

Così lo Zar, rimasto solo e senza l'appoggio dell'esercito, fu costretto ad abdicare e successivamente fu arrestato insieme a tutta la sua famiglia.

Il Governo Provvisorio e Lenin

Nacque un governo provvisorio di orientamento liberale, inizialmente guidato dal principe Georgij L'vov. All'interno di questo governo erano presenti diverse forze antizariste, come i liberali (Cadetti) e alcuni socialisti moderati.

Il movimento socialdemocratico russo era diviso in due correnti principali fin dal 1903:

  • I menscevichi (che significa "minoranza"), i quali miravano a riforme graduali attraverso un processo democratico e collaboravano inizialmente con il governo provvisorio.
  • I bolscevichi (che significa "maggioranza"), guidati da Lenin, che volevano una rivoluzione socialista immediata guidata dal partito e dal proletariato.

Il governo provvisorio intendeva continuare la guerra a fianco della Triplice Intesa (Francia e Gran Bretagna) per tranquillizzare gli alleati e nella speranza di ottenere vantaggi territoriali, ma anche per evitare che questi intervenissero contro la rivoluzione.

I soviet, invece, specialmente quelli di Pietrogrado e Mosca, erano sempre più influenzati dai bolscevichi e chiedevano la pace immediata, la terra ai contadini e "tutto il potere ai soviet".

Nell'aprile del 1917, tornò in Russia dall'esilio in Svizzera, con l'appoggio interessato dei tedeschi (che speravano così di accelerare l'uscita della Russia dalla guerra), Vladimir Lenin. Appena tornato, espose le sue "Tesi di Aprile", un programma politico radicale in 10 punti, tra cui:

  • Il rifiuto della guerra imperialista e la richiesta di pace immediata.
  • Il passaggio di tutto il potere ai soviet degli operai e dei contadini.
  • Nessun appoggio al governo provvisorio.
  • La confisca delle grandi proprietà terriere e la nazionalizzazione di tutte le terre.
  • La nazionalizzazione delle banche.
  • La creazione di una nuova Internazionale rivoluzionaria.

La Rivoluzione d'Ottobre

A luglio dello stesso anno, ci fu un'altra insurrezione a Pietrogrado, promossa da operai e soldati radicali, ma questa volta il governo provvisorio (ora guidato dal socialista moderato Kerenskij) riuscì a sopprimerla. Molti bolscevichi furono arrestati, ma Lenin riuscì a fuggire in Finlandia.

Nella notte tra il 24 e il 25 ottobre 1917 (secondo il calendario giuliano allora in uso in Russia, corrispondente al 6-7 novembre nel calendario gregoriano), le Guardie Rosse (milizie operaie bolsceviche) e i soldati rivoluzionari circondarono il Palazzo d'Inverno, sede del governo provvisorio, riuscendo a occuparlo con relativa facilità. Kerenskij fuggì.

Il popolo, o almeno la parte più attiva e organizzata nelle città, appoggiò i bolscevichi, e il governo provvisorio si sciolse.

Il Consolidamento del Potere Bolscevico

Lenin andò al potere come capo del nuovo governo, il Consiglio dei Commissari del Popolo. Le prime mosse furono:

  • Avviare trattative per far uscire la Russia dalla Prima Guerra Mondiale (pace di Brest-Litovsk, marzo 1918, molto onerosa per la Russia).
  • Abolire la grande proprietà terriera e distribuire la terra ai contadini (anche se il controllo effettivo rimase spesso ai soviet locali o allo stato).
  • Indire elezioni per un'Assemblea Costituente, pensando che i bolscevichi le avrebbero vinte.

Tuttavia, alle elezioni per l'Assemblea Costituente (novembre 1917), i bolscevichi ottennero solo circa un quarto dei voti, mentre la maggioranza andò ai socialisti rivoluzionari, più radicati nelle campagne. Lenin, a questo punto, intraprese una via apertamente antidemocratica: sciolse con la forza l'Assemblea Costituente dopo un solo giorno di lavori (gennaio 1918), dichiarò tutti gli altri partiti fuorilegge (instaurando un regime a partito unico) e creò una polizia politica, la Čeka, e tribunali speciali per giudicare e reprimere tutti gli "oppositori del popolo", cioè del regime bolscevico.

Guerra Civile e Terza Internazionale

Uscendo dalla guerra, la Russia si inimicò Francia e Inghilterra, rimaste sole a combattere contro gli Imperi Centrali. Nacque la paura di un'invasione straniera e di una controrivoluzione interna. Le forze anti-bolsceviche (i "Bianchi"), che includevano monarchici, liberali, socialisti moderati e generali zaristi, cercarono di organizzarsi, sperando nell'appoggio delle potenze occidentali. Per evitare che lo Zar Nicola II potesse diventare un simbolo per la controrivoluzione, Lenin e il partito decisero di far uccidere lui e tutta la sua famiglia a Ekaterinburg (luglio 1918).

Nel frattempo, si formò l'Armata Rossa, l'esercito del Partito Comunista Russo (bolscevico), organizzato e guidato da Lev Trockij. Scoppiò una grande e sanguinosa guerra civile (1918-1921 circa) tra i comunisti ("Rossi") e tutte le forze anti-bolsceviche ("Bianchi"). I Bianchi ricevettero un limitato appoggio militare ed economico dai paesi dell'Intesa (Regno Unito, Francia, USA, Giappone), ma questi interventi furono incerti e insufficienti. Alla fine, grazie a una maggiore organizzazione, determinazione e capacità di mobilitare risorse, l'Armata Rossa di Lenin e Trockij ebbe la meglio.

Nel 1919, in piena guerra civile, Lenin fondò la Terza Internazionale (o Comintern), con l'obiettivo di promuovere la rivoluzione comunista a livello mondiale. Il Comintern impose ai partiti socialisti che volevano aderire di rompere con le correnti riformiste, assumere il nome di Partito Comunista e seguire fedelmente le direttive di Mosca.

Per questo motivo, anche in Italia nel 1921, come già accennato, si formò il Partito Comunista d'Italia su base leninista, che puntava alla rivoluzione.

Comunismo di Guerra e NEP

Durante la guerra civile, l'economia russa era disastrosa. Lenin impose il cosiddetto "comunismo di guerra", una serie di misure economiche drastiche volte a sostenere lo sforzo bellico e a realizzare l'ideale comunista:

  • Requisizioni forzate dei prodotti agricoli nelle campagne per rifornire le città e l'esercito.
  • Nazionalizzazione di tutte le industrie, anche le più piccole.
  • Controllo statale del commercio e abolizione del commercio privato.
  • Militarizzazione del lavoro.

Queste misure, tuttavia, provocarono un crollo della produzione agricola e industriale, la diffusione del mercato nero e un forte malcontento tra contadini e operai, culminato in rivolte (come quella dei marinai di Kronštadt nel 1921). I kulaki (contadini agiati o presunti tali) furono particolarmente colpiti dalle requisizioni e dalla repressione.

Ci fu qualche tentativo di creare fattorie collettive statali (sovchoz) e cooperative (kolchoz), ma con scarso successo iniziale.

Nel 1921, una terribile carestia colpì il paese, dando il colpo di grazia alla situazione già molto traballante e provocando milioni di morti.

Di fronte al rischio di perdere il sostegno delle masse contadine e operaie, durante il X Congresso del Partito Comunista (marzo 1921), Lenin dichiarò la fine del comunismo di guerra e lanciò la NEP (Nuova Politica Economica). La NEP reintroduceva elementi di capitalismo controllato:

  • Fine delle requisizioni forzate e loro sostituzione con un'imposta in natura.
  • Possibilità per i contadini di vendere le eccedenze sul libero mercato.
  • Legalizzazione del piccolo commercio privato.
  • Denazionalizzazione delle piccole imprese.

La NEP diede risultati economici positivi, permettendo una ripresa della produzione agricola e industriale.

L'Era di Stalin

Nel 1922, Josif Stalin fu eletto Segretario Generale del Partito Comunista, una posizione che gli permise di controllare l'organizzazione del partito. Stalin era critico verso la NEP, considerandola un passo indietro rispetto al comunismo. Questo, insieme ad altre divergenze politiche e personali, fece nascere un forte dissidio interno tra Stalin e altri leader bolscevichi, in particolare Lev Trockij, dopo la morte di Lenin nel gennaio 1924.

La Successione di Lenin

Alla morte di Lenin, si aprì la lotta per la successione al potere. I principali contendenti erano Stalin e Trockij, con visioni diverse sul futuro della rivoluzione:

  • Trockij sosteneva la teoria della "rivoluzione permanente", secondo cui la rivoluzione socialista in Russia poteva sopravvivere solo se si fosse estesa rapidamente ad altri paesi industrializzati d'Europa. Voleva anche una maggiore democrazia interna al partito e criticava la crescente burocratizzazione.
  • Stalin, al contrario, elaborò la teoria del "socialismo in un solo paese", sostenendo che fosse possibile e necessario costruire il socialismo nella sola Unione Sovietica (nata ufficialmente nel 1922), rafforzandone la potenza industriale e militare prima di pensare all'esportazione della rivoluzione. Questa visione appariva più realistica e rassicurante a molti quadri del partito.

Stalin, grazie al suo controllo sull'apparato del partito, riuscì a emarginare progressivamente Trockij (che fu espulso dal partito nel 1927, esiliato nel 1929 e infine assassinato da un sicario di Stalin in Messico nel 1940) e altri oppositori (come Zinov'ev e Kamenev), consolidando il suo potere personale.

La Dittatura Staliniana

Una volta al potere, Stalin instaurò una dittatura totalitaria basata sul culto della personalità e sul terrore. Cominciò un'azione violentissima di epurazione ("Grandi Purghe") negli anni '30, eliminando fisicamente non solo i vecchi leader bolscevichi che avrebbero potuto oscurarlo, ma anche migliaia di quadri del partito, ufficiali dell'esercito, intellettuali e semplici cittadini sospettati di opposizione.

Sul piano sociale e culturale:

  • Confiscò i beni ecclesiastici e promosse una politica di ateismo di stato, chiudendo molte chiese e perseguitando il clero.
  • Introdusse riforme sulla famiglia, come il matrimonio civile, il divorzio e la legalizzazione dell'aborto (anche se alcune di queste politiche furono poi parzialmente riviste).

L'Economia Stalinista: Collettivizzazione e Piani Quinquennali

In economia, Stalin decise di abbandonare la NEP nel 1928-1929, ritenendola incompatibile con la costruzione accelerata del socialismo e con l'industrializzazione forzata del paese.

  • Avviò la collettivizzazione forzata dell'agricoltura: i contadini furono costretti a entrare in aziende agricole collettive (kolchoz) o statali (sovchoz).
  • I kulaki (contadini benestanti o semplicemente coloro che si opponevano alla collettivizzazione) furono accusati di essere nemici del popolo e "liquidati come classe": deportati, arrestati, uccisi a milioni. Questa politica brutale, unita alla disorganizzazione, provocò un nuovo crollo della produzione agricola e una terribile carestia (in particolare in Ucraina, nota come Holodomor) nei primi anni '30.
  • Al posto della NEP, Stalin ideò i Piani Quinquennali: piani economici centralizzati che fissavano obiettivi di produzione industriale da raggiungere ogni cinque anni. L'enfasi era posta sull'industria pesante (acciaio, carbone, energia elettrica, macchinari) a scapito dei beni di consumo. Gli obiettivi erano spesso irrealistici, ma furono perseguiti con ogni mezzo, imponendo agli operai ritmi di lavoro disumani e condizioni di vita durissime, attraverso la propaganda (stacanovismo) e la repressione.

Nonostante i costi umani altissimi, i Piani Quinquennali trasformarono l'Unione Sovietica da paese prevalentemente agricolo a grande potenza industriale nel giro di pochi decenni.

Voci correlate: