Evoluzione e Dinamiche della Popolazione Spagnola: Distribuzione e Demografia

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Punto 8. La popolazione spagnola

Fonti demografiche

La geografia della popolazione studia le relazioni tra le persone e lo spazio. Questa disciplina si basa su altre scienze, come la demografia, che si occupa della misurazione quantitativa della popolazione.

  • Il censimento: consiste nel contare i singoli abitanti di un paese in un dato momento. Raccoglie dati sulle implicazioni demografiche, sociali ed economiche della popolazione.
  • Il registro comunale (Anagrafe): è il registro dei residenti dei comuni. Comprende anch'esso dati demografici, sociali ed economici.
  • Stato Civile: registra nascite, morti e matrimoni. Con questi dati, l'INE (Istituto Nazionale di Statistica) elabora le statistiche sul Movimento naturale della popolazione.
  • Altre fonti: includono le statistiche generali e le indagini (sondaggi), che forniscono informazioni più dettagliate su campioni di popolazione più ridotti.

La distribuzione della popolazione

I 43,97 milioni di abitanti in Spagna sono distribuiti in modo irregolare nello spazio. Per esprimere questa distribuzione si utilizza il concetto di densità di popolazione, che mette in relazione il numero di abitanti con la superficie in chilometri quadrati.

Questa media cela forti squilibri territoriali tra le aree di concentrazione, che superano nettamente la media nazionale, e le zone di spopolamento, che non raggiungono i 25 abitanti per km quadrato.

  • Aree ad alta densità: si trovano a Madrid, nella periferia peninsulare, nelle Isole Baleari e nelle Canarie.
  • Aree a bassa densità (vuoto demografico): si trovano all'interno della penisola, con le densità più basse corrispondenti ad alcune aree montane.

Origine di questo squilibrio nell'epoca moderna

  • XVI secolo: le densità più elevate si trovavano nel centro-settentrionale della Spagna.
  • XVII secolo: la crisi economica e demografica colpì duramente la Castiglia. Questo portò a movimenti di popolazione verso la periferia.
  • XVIII secolo: la situazione si invertì; le regioni costiere e le isole divennero le zone più densamente popolate, mentre l'interno si spopolò.
  • XIX secolo: lo squilibrio si consolidò. Madrid aumentò il suo peso e altre regioni crebbero grazie all'installazione di industrie che attiravano manodopera, mentre le regioni interne continuavano a perdere popolazione.
  • XX secolo: i contrasti si accentuarono con l'aumento delle regioni industriali, delle zone turistiche e delle isole del Mediterraneo.
  • Dal 1975: le differenze si sono parzialmente ridotte a causa della deindustrializzazione e della disoccupazione causata dalla crisi economica.
  • Tendenze attuali: segnate dalla diffusione spaziale dell'industria, dell'agricoltura tecnologica e dello sviluppo endogeno, che indicano un consolidamento demografico.

Movimento naturale della popolazione

Il movimento naturale indica la crescita o il declino della popolazione di un luogo per cause naturali, ovvero l'equilibrio tra natalità e mortalità. L'incremento naturale è la differenza tra nascite e decessi.

I regimi demografici

Nell'evoluzione della popolazione spagnola si distinguono tre fasi principali:

1.1 Il vecchio regime demografico (fino al XX secolo)

Caratterizzato da alti tassi di natalità e mortalità e una bassa crescita naturale.

  • Natalità: elevata a causa del predominio di un'economia rurale e dell'assenza di sistemi efficaci di controllo delle nascite.
  • Mortalità: alta a causa di una dieta squilibrata e della bassa produttività agricola. Le malattie infettive avevano un'alta incidenza, con momenti di mortalità catastrofica causata da epidemie, guerre e cattivi raccolti. Anche la mortalità infantile era molto elevata.
1.2 La transizione demografica (1900-1975)
  • Natalità: è calata in modo discontinuo. Negli anni '20 ci fu una ripresa, seguita da un calo tra il 1930 e il 1956 (crisi del '29 e Guerra Civile). Tra il 1956 e il 1965 si verificò il baby boom grazie allo sviluppo economico. Tra il 1965 e il 1975, l'urbanizzazione e i problemi abitativi ridussero nuovamente la dimensione delle famiglie.
  • Mortalità: è diminuita significativamente grazie ai progressi medici (vaccini e antibiotici), al miglioramento del tenore di vita (dieta migliore) e all'aumento del livello di istruzione.
  • Crescita naturale: è stata elevata, specialmente nel periodo in cui la mortalità è diminuita drasticamente mentre la natalità restava ancora sostenuta.
1.3 Il regime demografico attuale (dal 1975)

Caratterizzato da bassi tassi di natalità e mortalità e una crescita naturale esigua.

  • Natalità: il crollo della fecondità dal 1975 è stato forte. Recentemente c'è stata una leggera ripresa dovuta all'immigrazione. Le cause del calo includono la situazione economica post-1975, il cambiamento di mentalità (minore influenza della Chiesa) e l'aumento del tenore di vita.
  • Mortalità: rimane bassa, anche se in lieve aumento a causa dell'invecchiamento della popolazione.
  • Aspettativa di vita: è più alta per le donne per motivi biologici e socioculturali. Esistono differenze anche in base alla professione e alla classe sociale.

Squilibri territoriali nel movimento naturale

Esistono contrasti tra le regioni dovuti alla diversa struttura per età:

  • Regioni giovani: presentano tassi di natalità superiori alla media e una crescita naturale positiva.
  • Regioni invecchiate: presentano tassi di mortalità superiori alla media e una crescita naturale negativa.

L'aumento della migrazione

La migrazione è il movimento di persone nello spazio. Il saldo migratorio è la differenza tra immigrazione ed emigrazione.

1. La migrazione interna

1.1 La migrazione interna tradizionale

Include le migrazioni stagionali e, soprattutto, l'esodo rurale (1900-1975). Gli immigrati provenivano da zone arretrate come la Galizia, l'Andalusia e l'interno della penisola, dirigendosi verso le aree industriali di Catalogna, Madrid e Paesi Baschi.

Le cause principali furono la crisi della fillossera nel settore vinicolo, la meccanizzazione dell'agricoltura e il boom industriale e turistico degli anni '60.

1.2 La migrazione interna attuale

Dopo la crisi del 1975, le caratteristiche sono cambiate:

  • Migrazioni residenziali: spostamenti verso comuni vicini per motivi di qualità della vita.
  • Migrazioni per lavoro: riguardano spesso lavoratori qualificati.
  • Migrazione di ritorno: il ritorno della popolazione anziana verso le zone rurali dopo il pensionamento.
  • Movimenti pendolari: spostamenti quotidiani tra il luogo di residenza e quello di lavoro o studio.
1.3 Conseguenze della migrazione interna
  • Demografiche: squilibri nella distribuzione, invecchiamento delle zone rurali e ringiovanimento delle aree urbane.
  • Sociali: problemi di assimilazione e passaggio dalla società rurale a quella urbana competitiva.
  • Economiche: inizialmente hanno aumentato le risorse, ma col tempo hanno generato diseconomie nelle aree di partenza a causa della perdita di giovani istruiti.
  • Ambientali: problemi di circolazione e traffico nelle grandi città a causa dei movimenti pendolari.

Voci correlate: