Evoluzione Economica e Sociale della Spagna Franchista (1939-1975)
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1. L'Autarchia
La politica economica nei primi giorni del regime di Franco fu caratterizzata dall'**autarchia**. L'autarchia, favorita dalle conseguenze della Guerra Civile e dalle circostanze internazionali, può essere definita come un tipo di politica economica che mira a massimizzare le risorse interne per non dover dipendere dal commercio con l'estero, tendendo quindi all'**autosufficienza**. Questo implicò un forte intervento statale nell'economia. Le misure più importanti attuate nel corso degli anni furono:
- Iniziative agricole come la creazione dell'**Istituto Nazionale del Grano** e dell'**Istituto Nazionale di Colonizzazione**, per la conversione di terreni incolti in aree irrigue e l'insediamento di coloni.
- La prima legge di settore approvata concesse una vasta gamma di incentivi, detrazioni fiscali e titoli speciali per un certo numero di industrie, le cosiddette **industrie strategiche o di interesse nazionale** e quelle per la produzione di beni di prima necessità. Fu creato l'**INI** (Istituto Nazionale dell'Industria), una grande holding industriale di proprietà statale impegnata nella produzione di armi, navi, automobili e acciaio.
- Nel commercio, le **importazioni e le esportazioni** furono sottoposte a un regime di autorizzazione amministrativa. La conseguenza fu una grave carenza di beni essenziali. I prezzi, fissati al di sotto dei meccanismi di domanda e offerta, portarono a una grave carenza di beni essenziali, alla diffusione del **mercato nero** e al **razionamento**.
Il dopoguerra fu caratterizzato da **scarsità**. Gli anni 1946-1949 furono particolarmente duri, e sono popolarmente conosciuti come gli **anni della fame**. In questa situazione emersero il **mercato nero** e il **razionamento**. Il **mercato nero**, che copriva i bisogni più basilari non soddisfatti dal mercato ufficiale, permetteva alle famiglie spagnole di procurarsi beni che non potevano essere acquistati nei negozi autorizzati, spesso tramite contrabbando. Il 14 maggio 1939 il governo emanò il **razionamento** come misura temporanea per garantire la fornitura di prodotti essenziali all'intera popolazione. Questa misura durò fino al 1951.
2. Gli Anni '50: Le Prime Misure di Liberalizzazione
Dal 1951, un incremento delle colture permise l'eliminazione del **razionamento** e l'aumento della domanda industriale. Le misure adottate furono orientate verso l'eliminazione degli ostacoli amministrativi per le imprese, che, insieme all'assistenza degli Stati Uniti, si tradussero in una forte **crescita industriale** per il periodo 1953-1957.
A metà degli anni '50, una volta passati gli effetti positivi delle misure di liberalizzazione parziale del 1951 e dei prestiti americani, l'economia spagnola tornò a stagnare. La Spagna aveva un **saldo dei pagamenti negativo** e un'agricoltura generalmente insufficiente. Anche in questo caso, l'aumento del costo della vita portò a **inflazione**, **disoccupazione** e continue proteste di lavoratori e universitari, che il regime represse duramente. Il dilemma in questa situazione era: tornare a un nuovo nazionalismo autarchico, oppure aprirsi all'economia mondiale, il che significava una **liberalizzazione dei meccanismi economici**.
3. Gli Anni '60: Stabilizzazione e Crescita Economica
Data questa nuova situazione critica, il cambiamento di politica fu evidente. Un cambiamento che sarebbe stato guidato dai cosiddetti"**tecnocrati*" del regime, uomini provenienti dagli strati sociali medio-alti, con un solido background tecnico e favorevoli ad approcci economici più liberali.
Essi furono responsabili dello sviluppo del **Piano di Stabilizzazione del 1959**. Per la sua attuazione, la Spagna ricevette prestiti da agenzie internazionali e da banche private americane. L'obiettivo era ristabilire l'equilibrio interno ed esterno dell'economia. Questo piano servì a:
- All'interno, a ricercare un equilibrato sviluppo economico; per questo la spesa fu limitata e i prezzi furono liberalizzati.
- Nel settore esterno furono rimosse le barriere commerciali e fu creata una nuova normativa, più liberale, che regolava gli **investimenti stranieri**. Si procedette anche a **svalutare la peseta** per rendere i prodotti spagnoli più competitivi, il che contribuì anche a incrementare il **turismo**.
Gli obiettivi del piano furono soddisfatti immediatamente e l'economia spagnola cominciò a decollare. Tuttavia, le conseguenze sociali furono negative: **diminuzione dei salari** e **aumento della disoccupazione**, quest'ultima compensata dall'**emigrazione verso l'Europa** e dall'invio di valuta estera da parte dei migranti.
Piani di Sviluppo
Nel 1962, il ministro dell'Industria, **López Rodó**, si occupò di completare lo sviluppo di un programma di pianificazione che si concentrava sullo sviluppo settoriale e sull'incentivazione degli **investimenti privati**. Con questi obiettivi furono elaborati i **Piani di Sviluppo**. Furono sviluppati 4 piani, anche se l'ultimo fu sospeso a causa della crisi del 1973. Erano piani quadriennali, e gli obiettivi erano:
- Fissare **norme obbligatorie** nel settore pubblico e di orientamento per il settore privato.
- Creare **poli di sviluppo** nelle aree più depresse o con scarsa industrializzazione: Valladolid, Huelva, Vigo, Saragozza e Burgos.
Questi piani si basavano su tre pilastri: gli **investimenti esteri**, i **redditi dal turismo** e le **rimesse estere** inviate a casa dai migranti.
Le misure previste dal Piano di Stabilizzazione, dopo un breve periodo di recessione e una situazione internazionale favorevole, portarono a una crescita intensa e prolungata dell'economia spagnola, il cosiddetto **Miracolo Spagnolo**. L'economia spagnola in questo periodo crebbe a un tasso annuo del 7%, il secondo più alto al mondo dopo il Giappone.
La struttura economica del paese subì cambiamenti cruciali: il **settore industriale** divenne il motore della crescita economica, la produzione industriale superò permanentemente quella agricola, ovvero, la **Spagna non era più un paese agricolo, ma divenne un paese industriale**.
Anche il **commercio estero** cambiò: le **esportazioni** crebbero a un ritmo rapido e sostenuto. La **bilancia commerciale** rimase in deficit, ma la **bilancia dei pagamenti**, grazie alle rimesse e alle entrate del turismo, crebbe drasticamente. Ciò permise l'acquisto all'estero di beni strumentali necessari per l'**ammodernamento industriale**.
I Motori dello Sviluppo Economico Spagnolo
- Il **Turismo**: negli anni '60 divenne la "prima industria" nazionale, non solo per il potenziale del paese, ma anche per i prezzi bassi, il che contribuì a riequilibrare la bilancia dei pagamenti che era in deficit.
- La **migrazione di manodopera verso l'Europa**: il governo facilitò l'emigrazione, soprattutto verso Germania, Svizzera e Francia. Le **rimesse** inviate dai migranti furono molto importanti.
- Gli **investimenti esteri** e lo sviluppo industriale: i capitali esteri si diressero verso l'industria chimica, il commercio e il settore energetico. Ciò che attrasse questi capitali fu l'esistenza di **manodopera a basso costo** e un **mercato fiorente**.
Anche l'**agricoltura** subì profonde trasformazioni, segnando la fine dell'agricoltura tradizionale e la nascita dell'agricoltura moderna. Lo Stato, attraverso i **piani di colonizzazione** e la **politica di ricomposizione fondiaria**, cercò di porre fine al problema della piccola proprietà terriera e di aumentare la produttività. Alla fine degli anni '60, l'agricoltura spagnola era ancora caratterizzata da una scarsa modernizzazione. La politica del governo non produsse cambiamenti significativi, ma le circostanze portarono a un forte **esodo rurale**, causando la scomparsa delle proprietà meno redditizie. Alla fine del regime di Franco, anche se la Spagna era ben al di sotto di altri paesi europei per quanto riguarda l'utilizzo di macchinari e fertilizzanti, era riuscita a raddoppiare la resa per ettaro di alcuni prodotti.
Limiti dello Sviluppo Economico Spagnolo
Nonostante questo significativo aumento, l'economia spagnola presentava anche importanti **limiti**:
- Persistevano forti **disparità regionali**, con un divario sempre maggiore.
- La **dipendenza dalla tecnologia straniera**.
- Il **deterioramento del reddito della popolazione agricola**, nonostante i cambiamenti.
- L'**inflazione** diminuì ma non scomparve.
- La **piena occupazione** non fu raggiunta e la **migrazione** continuò.
- Il **settore pubblico deficitario e inefficiente**: l'INI divenne un peso enorme.
- La **riforma fiscale** era ancora in sospeso. Lo Stato non aveva le risorse per indirizzare correttamente alcuni settori: trasporti, strade, servizi comunali, abitazioni, ecc.
4. La Crisi Economica del 1973
Nel 1973 scoppiò la crisi mondiale a causa dei prezzi del petrolio. Se la crisi del '29 aveva solo marginalmente pregiudicato l'economia spagnola, dal '73 gli effetti furono significativi, poiché la crescita precedente si era basata su **turismo**, **investimenti stranieri** e **immigrazione**, tre variabili internazionali che furono interrotte dalla crisi internazionale. Tanto che la Spagna fu uno dei paesi al mondo più colpiti da questa crisi. La situazione economica fu di **stagflazione**.
5. Trasformazione Sociale
La Guerra Civile e la dittatura interruppero il trend di sviluppo della società spagnola, che dal primo Novecento si orientava verso una leadership laica e di classe media e lavoratrice. Il regime di Franco impose una società **conservatrice, tradizionale e cattolica**. Ma questo tipo di società, prevalente durante l'autarchia e caratterizzata dal **nazional-cattolicesimo**, non sarebbe rimasta statica nel lungo periodo della dittatura. Fin dagli anni Sessanta, il filo dello sviluppo economico produsse grandi **trasformazioni sociali** verso una società più urbana, moderna e laica. Nonostante ciò, l'approfondimento di questi cambiamenti non fu completo, poiché, insieme allo sviluppo economico e sociale, persistette la continuità politica franchista. Dopo la morte di Franco e il consolidamento della democrazia, queste trasformazioni portarono a una società urbana, pluralista e avanzata come quella odierna. Simile alla proposta della Spagna repubblicana, ma più matura, meno politicizzata e con basi economiche più solide.
Vinta la Guerra Civile, si procedette a creare un nuovo Stato e una nuova società, poiché era necessario distruggere ogni residuo del passato o del regime precedente. Nella prima fase, la **repressione** e la **propaganda** divennero estenuanti: non solo demolirono l'opposizione, ma anche lo stile di vita e la morale della Spagna repubblicana. I responsabili dell'attivazione di questi meccanismi furono i gruppi che appoggiarono Franco: l'**esercito**, la **Chiesa** e il "**Movimento Nazionale**" guidato dalla Falange, che impose il **nazional-cattolicesimo**. La **censura** fu estesa a tutti i settori della vita civile e dei costumi.
In questi anni dominò la **lotta per la sopravvivenza**: furono gli anni della **fame**, della **povertà** e del **mercato nero**. In questo contesto, il regime sviluppò una **politica sociale** basata sulla creazione di sistemi di **sicurezza sociale**: adottò gli **assegni familiari** per le famiglie particolarmente numerose, avviò un programma di assistenza sociale per gli anziani attraverso la "Old Age Security", approvò la creazione dell'**assicurazione sanitaria obbligatoria** e, infine, creò l'**Istituto Nazionale per l'Edilizia Abitativa**, incaricato di promuovere la costruzione di alloggi pubblici. A ciò si aggiunsero misure per affrontare le regioni devastate. L'opposto di questa situazione fu l'aristocrazia, che tra il 1936 e il 1957 acquisì grande risalto.
Negli anni Cinquanta persistettero il **conservatorismo** e un clima di crescente **disuguaglianza sociale**, con una sempre più stretta **vinculazione tra le classi borghesi** (commerciali, industriali, finanziarie) e la vecchia oligarchia terriera. Nei primi anni Cinquanta, lo sviluppo industriale di città come Madrid o Barcellona vide l'inizio del **trasferimento di popolazione** dalle zone rurali di Castiglia-La Mancia, Castiglia e León ed Estremadura verso queste aree più sviluppate. In queste aree c'era più lavoro; la mancanza di idoneità tecnico-professionale di queste persone le costrinse a lavorare in imprese di costruzioni o settori correlati, mentre le donne lavoravano come cameriere o domestiche addette alle pulizie.
Negli anni Sessanta si verificò un **boom demografico**, una grande crescita della popolazione, e un aumento dell'**esodo rurale** a causa del processo di industrializzazione, che richiedeva manodopera nelle fabbriche, abbandonando l'agricoltura. La **crescita urbana** fu un fattore chiave nella modernizzazione del paese. La mancanza di prospettive nelle regioni agricole costrinse diversi milioni di spagnoli a trasferirsi in città e cercare lavoro nell'industria, nell'edilizia o nei servizi. Gli immigrati si stabilirono inizialmente in alloggi precari (**baraccopoli**), con servizi igienici e condizioni igieniche molto scarse. Per porre fine a questa piaga, le autorità iniziarono a costruire alloggi alla periferia delle città, economici ma di bassa qualità. Si accentuò così la differenza tra i quartieri borghesi e della classe media suburbana e quelli della classe operaia. Un elemento negativo che ancora oggi si trascina da questo periodo in molte città spagnole fu la **mancanza di pianificazione urbana** nei quartieri di nuova costruzione.
L'aumento del **reddito pro capite** tra il 1960 e il 1975 avvicinò il tenore di vita degli spagnoli a quello del resto d'Europa, portando a un aumento dei **consumi delle famiglie**. La Spagna passò dall'essere un paese agrario e arretrato (1939-1960) a uno urbano e relativamente moderno. L'inarrestabile ascesa della **classe media** e il miglioramento dei livelli culturali ed educativi lo dimostrano. Degno di nota è l'aumento della classe media, composta da piccoli imprenditori, funzionari, dipendenti qualificati, ecc. Il loro numero e la loro influenza crebbero parallelamente al miglioramento dei livelli di istruzione. E ci fu anche un grande cambiamento nello **status delle donne**. Nei primi due decenni del franchismo, le donne spagnole dovevano essere subordinate all'uomo e il loro ruolo nella società era quello di casalinga. Tuttavia, con l'accesso all'istruzione, avrebbero acquisito consapevolezza economica e dei propri diritti. Ciò avvenne già nei primi anni Settanta.
Due elementi importanti nelle modifiche della mentalità riguardarono l'esterno. Da un lato, l'**emigrazione di massa** verso i paesi democratici dell'Europa occidentale permise a molti spagnoli di verificare la differenza radicale tra quei sistemi politici e quello spagnolo, il che li portò a prendere coscienza della necessità di cambiamento. Dall'altro, l'arrivo inarrestabile di **turisti stranieri**, con costumi e stili di vita molto diversi da quelli spagnoli. Grazie a questi due fenomeni, una parte significativa degli spagnoli giunse alla certezza che il loro paese aveva un sistema politico obsoleto e necessitava di un cambiamento in direzione della **democrazia**.