Evoluzione della Filosofia Analitica: Da Russell all'Ultimo Wittgenstein

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La Filosofia Analitica: Origini e Metodo

La Filosofia Analitica è nata all'inizio del XX secolo con Moore e ha come punto di partenza l'analisi del linguaggio. Essa discute i fondamenti della logica ed è un riferimento essenziale per comprendere la realtà. Questa corrente recupera la filosofia empirista e mantiene un atteggiamento anti-metafisico.

Principi Fondamentali

Solo le proposizioni vere sono verificabili, e ciò avviene a due condizioni:

  • Devono riferirsi a un dato reale.
  • Devono conoscere e rispettare le regole della logica.

Il suo metodo è analitico (scompone il tutto in parti) e la filosofia è usata principalmente come chiarificatrice di concetti.

Le Tre Fasi della Filosofia Analitica

La Filosofia Analitica si compone tradizionalmente di tre fasi principali:

1. L'Atomismo Logico (Russell - Principia Mathematica, 1911)

Solo i fatti sono reali, e questi sono indipendenti dal nostro pensiero. L'universo è suddiviso in una infinità di piccoli elementi, da cui deriva il nome di Atomismo Logico.

2. Prima Fase di Wittgenstein: Tractatus Logico-Philosophicus (1921/1922)

Il linguaggio ha un'essenza fissa, la logica, che è il linguaggio perfetto. Si afferma l'Isomorfismo: il linguaggio logico esprime la realtà, che può essere scomposta in fatti. Le proposizioni logiche hanno un significato e rappresentano la realtà. Mantiene un forte atteggiamento anti-metafisico.

3. Seconda Fase di Wittgenstein: Ricerche Filosofiche (1953)

Si riconosce una pluralità di linguaggi. Il linguaggio comune è imperfetto, ma è un ambiente ricco per la comunicazione umana. L'Isomorfismo è abbandonato perché esistono realtà che non possono essere espresse dal linguaggio logico. Le proposizioni hanno un significato variabile a seconda dell'uso che diamo al linguaggio (i “giochi linguistici”). Ci sono realtà che non sono fatti, e l'atteggiamento generale è più simile a quello di Kant.

Il Tractatus Logico-Philosophicus di Wittgenstein

Usando la logica matematica, il filosofo cerca di comprendere la struttura del mondo, in quanto la logica è considerata un linguaggio ideale. Il Tractatus offre una prospettiva completa sul rapporto tra linguaggio, pensiero e realtà:

  • Il linguaggio è l'espressione del pensiero ed è espresso in proposizioni.
  • Il pensiero è la “pittura” (o specchio) del mondo e interpreta la realtà.
  • La realtà è ciò che esiste, ed è costituita da fatti atomici indipendenti che possono essere espressi dalla logica.

Pertanto, il linguaggio esprime e conosce la realtà, e la relazione tra questi tre elementi si chiama Isomorfismo.

Tuttavia, il linguaggio ordinario è difettoso; per questo, si basa sui linguaggi artificiali (quelli scientifici) che operano attraverso la logica. Il significato di questo libro può essere riassunto nella sua celebre conclusione:

“Tutto ciò che può essere detto, può essere detto chiaramente; e su ciò di cui non si può parlare, si deve tacere.”

La conclusione raggiunta è che tutto ciò che esiste può essere spiegato con la logica, ma ci sono realtà che non sono fatti e che cadono nel regno del mistico. Il filosofo afferma che davanti a queste realtà è meglio tacere.

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