Evoluzione del Pensiero Politico e del Diritto: Dalle Origini alla Modernità

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UNITÀ I

Diritto e Giustizia: La giusta azione è la stessa. La legge umana è la natura della legge, purché conforme alla retta ragione. La legge è il divieto di ciò che è sleale e la realizzazione della giustizia.

Definizione di Politica

Etimologia: Etimologicamente dal greco "polis", che significa città-stato.

Significato Generale: È l'organizzazione, la formazione e il mantenimento dell'attività dello Stato e dell'uomo in relazione alla vita pubblica della città.

Senso Classico: Nel senso classico può essere definita come la scienza del governo degli Stati, o lo studio dei principi che formano il governo e che devono guidare i rapporti con i cittadini e con gli altri Stati. È anche la conoscenza di tutto ciò che riguarda l'arte di governare uno Stato.

Significati della Parola "Politica"

  • a) Significato Ristretto: Per Aristotele, la politica è tutto ciò che riguarda la polis o lo Stato.
  • b) Significato Ampio: L'organizzazione sociale in un territorio. Tuttavia, non ogni attività statale è attività politica.

Diritto Politico

Definizione: È la disciplina che incarna, come contenuto essenziale, la teoria dello Stato, le scienze politiche, la storia delle idee e delle istituzioni politiche e la teoria della Costituzione. Esclude il diritto costituzionale positivo.

Dignità del Diritto Politico: La dignità del Diritto Politico risiede nell'unione stabilita tra il diritto (ordine normativo della vita sociale basato sulla legge naturale e sulla giustizia come valore fondamentale) e la politica, rifiutando la neutralità della scienza e del potere statale.

Il Diritto Politico esprime un ordine superiore di valori e non ammette l'assenza assoluta. Inserendo il termine "diritto" alla "politica", si intende che ci deve essere una subordinazione della politica al diritto. Il costituzionalismo moderno richiede la dignità umana come fine supremo dell'organizzazione dello Stato e dell'attività al suo interno e intorno ad essa.

Scienza Politica: Concetti ed Evoluzione

Fondatori del Pensiero Politico Riflessivo

Platone e Aristotele sono i fondatori del pensiero riflessivo in politica, avendo differenziato una conoscenza chiara, precisa e determinata (episteme) da una conoscenza generica, incerta e confusa (doxa).

La scienza politica ha come obiettivo la ricerca di regolarità sociali che si generano nella natura stessa dell'uomo e l'analisi razionale che consente la formulazione di un giusto ordinamento sociale e politico basato sul diritto naturale. Cioè, la scienza politica deve mirare a fissare principi e valori che diano vita a un sistema politico orientato al bene comune, puntando allo sviluppo integrale di ogni individuo.

Origine e Sviluppo della Scienza Politica

Nella Grecia classica il pensiero politico arriva, per la prima volta, a formare un sistema. Le antiche culture orientali avevano sviluppato sistemi sociali complessi, ma non erano mai riuscite a elaborare una teoria politica.

In effetti, in Oriente c'erano state solo monarchie teocratiche e assolute. In Mesopotamia, Egitto, Cina, India e Persia, si credeva che il governo fosse di origine divina e che coloro che lo esercitavano fossero rappresentanti o discendenti degli dei. Questo concetto implicava il dispotismo, il disprezzo del suddito e la svalutazione assoluta dell'individuo.

La libertà del cittadino greco derivava dal fatto di avere la capacità razionale di convincere ed essere convinto, in un confronto senza ostacoli con i propri pari.

Antichi Pensatori Politici

PLATONE

La Scienza Politica fu fondata da Platone nel IV secolo a.C. Il filosofo elaborò una proposta su come costruire uno Stato perfetto, che non fosse soggetto alla corruzione e al degrado che affliggevano la società ellenica.

L'idealismo platonico propone un paradigma o un modello di Stato ideale, che sarebbe vincolante per gli uomini in quanto archetipo esistente nella mente divina come essenza.

Platone vide l'anima dell'uomo costituita dalle stesse parti dello Stato. Lo Stato era una sorta di uomo gigante, un macro-anthropos. Così, la giustizia è l'armonia che deve esistere tra le tre virtù dell'uomo e dello Stato. Queste sono la temperanza, il coraggio e la saggezza. In questo modo, la giustizia si realizza quando tutte le parti svolgono il loro ruolo, e nello Stato, le classi adempiono al loro compito.

ARISTOTELE

Studiò la realtà politica e sociale di diverse città, le cui costituzioni confrontò e analizzò. La scienza politica di Aristotele classificò tra le scienze pratiche quelle che riguardano l'agire umano e le attribuì al campo empirico (materiale). Egli è il fondatore della tradizione del realismo politico che esclude le creazioni ideali, utopiche e astratte.

La politica è considerata da Aristotele al vertice della gerarchia delle scienze, perché il suo obiettivo, la città-stato, comprende l'intera organizzazione sociale. La politica ha una posizione di preminenza sulle altre scienze, perché regola le attività umane.

CICERONE

Cicerone mette in luce l'aspetto legale della città: il diritto comune a tutti, accettato da tutti e rispettato da tutti. È quindi chiaramente precisata la natura particolare della società politica.

L'utopismo platonico riaffiora a Roma in atteggiamenti riformisti e rivoluzionari. Nel Medioevo rinasce l'idealismo platonico, incarnato nell'opera di Sant'Agostino ("De Civitate Dei"). Qui si pone la Città di Dio come l'archetipo dello Stato perfetto, che dovrebbe essere il modello verso cui tendere per la città terrena.

La linea del realismo sarà ripresa da San Tommaso d'Aquino (XIII secolo), che riprende il pensiero aristotelico. Più tardi si sarebbero aggiunti: Machiavelli, Hobbes, Montesquieu e Tocqueville.

Medioevo

SANT'AGOSTINO

Il modello di Sant'Agostino fornì il modello politico che durò fino al XIII secolo. Egli sostenne che le due virtù principali reali sono verità e giustizia. Il pensiero medievale vede l'umanità come un organismo, un corpo mistico di cui il capo è Cristo. Le sue idee sullo Stato riprendono quelle della "Repubblica" e del "De Legibus" di Cicerone, ma a differenza di quest'ultimo, Agostino pone l'accento sul fattore umano della città, sul legame che unisce il popolo. Le persone sono unite dal comune possesso della pace e di ciò che si ama, e solo secondariamente dal diritto e dall'utilità.

SAN TOMMASO D'AQUINO

Aderisce alle dottrine di Aristotele, partendo da esse per un punto importante. In politica, la scienza politica perde il primato che Aristotele le aveva attribuito. Sebbene sia collocata al primo posto tra le arti pratiche, tutte le scienze e le arti convergono non tanto verso la politica, quanto verso la teologia. La politica, come tutte le altre scienze, è al servizio della teologia.

Dante Alighieri afferma che "l'uomo deve sviluppare appieno le proprie facoltà intellettuali, che è ciò che lo rende essenzialmente umano. Solo nella pace universale può trovare i mezzi per raggiungere la felicità e il pieno sviluppo del nostro essere."

La pace è il bene che si ottiene dall'unità. Un uomo è sicuro solo se c'è armonia nel corpo e nell'anima. Questo accade anche per la famiglia, la città e il genere umano.

La concordia è il movimento di volontà diverse verso l'unità, che non sarà possibile finché non ci sarà un corpo normativo sociale. Il re è per il popolo e non il popolo per il re. Principi immutabili ed eterni.

Età Moderna

MACHIAVELLI

Machiavelli esalta la politica come arte e scienza del governo, separandola da ogni connessione con l'etica o la religione. È un realista che proclama l'autonomia della politica, il cui oggetto è l'"architettura" dello Stato nel suo senso moderno, e l'unità del potere.

JEAN BODIN

Coniò il concetto di sovranità nel suo significato moderno. La sovranità come potere supremo, esclusivo ed escludente dello Stato (e non soggetto a vigilanza o controllo di un altro Stato o entità), nel suo territorio. Bodin è il teorico della monarchia centralizzata e uno degli espositori della dottrina mercantilista.

THOMAS HOBBES

Sostiene la necessità del potere dispotico (abuso di superiorità sul popolo) dello Stato, di fronte alla realtà che l'uomo è lupo per l'uomo. Hobbes è un filosofo materialista e utilitarista.

Insieme ai filosofi del suo tempo, Hobbes sviluppa l'idea della politica come scienza dello Stato, spogliata di ogni considerazione metafisica, etica e di subordinazione, basandosi sugli stessi principi.

Questo punto di vista si contrappone alla scuola spagnola degli Scolastici e ai suoi autori, come John Locke.

LA SCOLASTICA SPAGNOLA

Afferma il carattere naturale della società umana come relazione, sottolineando che lo scopo del governo è il bene comune.

Francisco Suárez, esplorando le teorie circa l'origine del potere, indica che la sua fonte è Dio. Il potere, nato da Dio, risiede nel popolo, che può trasmetterlo al leader eletto o tenerlo per sé. Il potere è limitato dalla legge divina, dalla legge naturale e dal bene comune.

Juan de Mariana sostiene che il potere è legittimo se si basa sul consenso dei sudditi.

John Locke (anti-assolutista) individua la fonte del potere in un patto. Gli uomini hanno ceduto la loro libertà naturale per formare una società civile al fine di garantire la felicità e la sicurezza politica.

Lo Stato nasce con lo scopo specifico di garantire la libertà di tutti gli uomini. Il potere è limitato dai diritti individuali, poiché lo scopo dell'organizzazione politica è la libertà e non la schiavitù.

Locke sottolinea la coesistenza della divisione dei poteri e dà particolare importanza al potere legislativo.

Hobbes e Rousseau individuano anch'essi la fonte del potere in un contratto o patto sociale, assumendo una posizione nominalista estrema, fino al punto di negare la realtà naturale anche per la società. La base nominalista della teoria rappresentativa sostiene che gli uomini sono la realtà e lo Stato una convenzione, il prodotto di un patto. Sostiene che la persona è un valore assoluto rispetto al quale lo Stato non è altro che un mezzo.

L'ILLUMINISMO

Montesquieu ("Lo spirito delle leggi") costruisce l'archetipo del sistema di controlli ed equilibri di potere. Egli sostiene che colui che possiede il potere tende ad aumentarlo e finisce per abusarne. Per arrestare o ridurre il potere, è richiesto che sia suddiviso in funzioni distinte e separate che vengono controllate da una tensione dinamica. Questo sistema favorisce la libertà. Montesquieu applicò il metodo realistico ed empirico di Aristotele.

Rousseau

Crisi e Ridefinizione della Scienza Politica

La Politica Sostituita dall'Economia Politica

Dalla seconda metà del XVIII secolo si verifica una spaccatura nella concezione aristotelica della politica. L'economia politica, scienza emergente, segna l'inizio della sostituzione della politica con l'economia.

Dal XVIII secolo l'economia ha raggiunto una completa autonomia intellettuale, ottenendo la sua indipendenza dalle altre scienze.

Il liberalismo porta a una concezione minimalista dello Stato, che è ridotto al semplice ruolo di gendarme. L'idea generale che informa il liberalismo individualistico si fonda sulla convinzione circa l'esistenza di un ordine economico spontaneo che obbedisce a leggi naturali. Questo ordine provvidenziale, mosso dalla "mano invisibile" di Adam Smith, si auto-regola automaticamente attraverso il mercato, che, tramite i prezzi, collega produttori e consumatori, senza l'intervento del potere politico.

Di fronte al governo delle leggi economiche, lo Stato si limita a mantenere il quadro giuridico del rispetto dei diritti individuali, a garantire la libertà d'azione degli operatori economici e a non intervenire nel vasto settore dell'economia, riducendo così lo Stato e la politica.

La Politica Sostituita dalla Sociologia

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