L'Evoluzione delle Politiche Sociali e dell'Assistenza alla Povertà in Europa (XVI-XVIII Secolo)

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L'Evoluzione delle Politiche Sociali: Dalla Carità Incontrollata (XVI Secolo)

1.1. Politiche sociali

Nella società medievale la carità prevaleva sulla giustizia. La carità privata, basata sull'etica personale, sul valore religioso e sulla salvezza escatologica, ha rappresentato la forma più diffusa di assistenza ai poveri, integrata nella comunità. Dal XVI secolo si verificarono trasformazioni economiche e sociali che mutarono la concezione religiosa tradizionale della povertà.

La continua espansione economica, lo sviluppo del capitalismo commerciale europeo, la progressiva crescita delle città e lo sviluppo demografico, portarono a un aumento della disuguaglianza sociale, che richiese misure specifiche che modellarono il modello di assistenza del XVI secolo: il divieto di accattonaggio; la classificazione dei poveri e l'integrazione nel mondo della produzione dei disoccupati; la centralizzazione delle risorse e la secolarizzazione dell'assistenza, eliminando l'esclusività della Chiesa nel controllo e nella distribuzione dei fondi previdenziali.

Gli scritti degli umanisti del tempo cercarono di demistificare la povertà, distaccandola dalla tradizione medievale. Essi affermarono la necessità di una razionalizzazione nella distribuzione delle risorse e il coinvolgimento delle autorità pubbliche. L'Utopia di Thomas More ed Erasmo nei suoi Colloqui seguirono questa linea di pensiero. Luis Vives, nel suo De Subventione Pauperum, per implementare le idee, richiese l'intervento delle autorità pubbliche, proponendo misure concrete per il controllo (censimento dei poveri), la prevenzione (educazione dei bambini) e la riabilitazione attraverso il lavoro e l'assistenza (ospedali).

L'Inghilterra fu un pioniere nella legislazione sociale, stabilendo le cosiddette Poor Laws e l'attuazione legale della tassa sui poveri. Il sistema centralizzò la raccolta delle risorse nelle parrocchie, cercando di evitare l'elemosina e proibendo l'accattonaggio. L'assistenza fu secolarizzata attraverso l'intervento dello Stato, e il governo locale fornì occupazione, formazione e assistenza con sussidi per i disabili.

In Spagna, attraverso specifiche ordinanze come la Legge Tavera del 1540, si sollevò il dibattito dottrinale tra il domenicano Domingo de Soto, che condannò il nuovo regime di assistenza, e il teologo Juan de Robles, che difendeva l'individuo contro il diritto sociale.

1.2. Formazione e riqualificazione professionale dei giovani

a) L'integrazione sociale degli orfani: il contratto di apprendistato

I bambini entravano nel mercato del lavoro precocemente per imparare un mestiere; pochi imparavano a leggere e scrivere, eccetto nel caso delle ragazze, che erano destinate al matrimonio o alla vita religiosa dopo il loro periodo nei servizi domestici.

La formalizzazione di un contratto di apprendistato (in bottega o come lavoratore, servo o cameriere), scritto e autenticato, fu il primo passo della pratica di 'leasing' di servizi, seguita anche nel caso di bambini abbandonati (orfani o trovatelli) dopo il periodo di allevamento in ospedali o presso balie. Dopo la firma del documento, i minori erano di competenza del maestro o 'master' fino all'età adulta, e integrati nelle loro rispettive famiglie come apprendisti o servi. Nel caso degli orfani, venivano aggiunti, oltre al mantenimento domestico, come manodopera a basso costo e flessibile. I giovani venivano addestrati dal maestro per ottenere il titolo di "ufficiale" intorno ai 20 anni, per poi lavorare in bottega come dipendenti, non potendo esercitare autonomamente senza superare un esame.

L'effetto del contratto era duplice: da un lato consentiva la formazione professionale e, nel caso delle ragazze, l'accesso a una dote per il matrimonio o per la vita religiosa; dall'altro, permetteva l'integrazione e la convivenza in una famiglia "standard", diluendo la condizione di abbandono. Il documento specificava l'obbligo del maestro di nutrire, vestire, formare e insegnargli il mestiere in questione e, in molti casi, l'ammontare dello stipendio annuale a seconda dell'età.

b) Istruzione e "dottrina" degli orfani (Collegi Dottrinali, scuole per gli orfani)

Anche se la formazione intellettuale degli orfani era limitata, alcuni avevano la possibilità di imparare a leggere e scrivere dopo aver firmato contratti con cavalieri, chierici o insegnanti, quando tale conoscenza era necessaria per svolgere il loro mestiere. La Chiesa promosse anche una serie di scuole parrocchiali per l'educazione/indottrinamento delle masse, che comprendevano un minimo di alfabetizzazione.

I collegi dottrinali, di carattere sanitario ed educativo, avevano scopi analoghi a partire dalla seconda metà del XVI secolo. Legati ai comuni, dai quali dipendevano amministrativamente ed economicamente, raccoglievano anche lasciti e donazioni dagli stessi orfani con le loro collette quotidiane. Il loro lavoro fu continuato dalle Case della Misericordia nel XVII secolo e dagli Ospizi nel Settecento.

c) La correzione dei giovani delinquenti: Padre degli Orfani

L'istituzione del Padre degli Orfani, creata nel 1337, aveva come missione quella di proteggere e assistere i bambini abbandonati, fornendo loro un'opportunità attraverso la firma di contratti di apprendistato. Ma le fu anche assegnata una funzione repressiva, per prevenire e punire i comportamenti illeciti di coloro che si dedicavano al vagabondaggio, all'ozio e vivevano in povertà. Questa istituzione fu l'antesignana dei successivi tribunali giovanili, esercitando le sue funzioni come se fosse un tribunale penale, con competenza per imporre sanzioni detentive e anche punizioni corporali (frustate, tortura...).

Il Confinamento e le Restrizioni della Povertà (XVII secolo e gli inizi del XVIII secolo)

2.1. Politiche sociali

Nell'ultimo quarto del XVI secolo iniziò un periodo di perturbazioni economiche, sociali e demografiche, che durò fino alla metà del Settecento. Le ripetute crisi economiche, la forte pressione fiscale dei monarchi assoluti sugli agricoltori, colpirono particolarmente questi ultimi. Al problema economico si aggiunsero le epidemie del XVII secolo, la crisi agricola, la stagnazione della lavorazione tessile della lana e le conseguenti difficoltà economiche degli artigiani impoveriti ed esposti a una maggiore mortalità. Essi migrarono verso le città in cerca di nuovi orizzonti, formando una società improduttiva dedita al saccheggio e al vagabondaggio. L'aumento della povertà e l'urgenza di rispondere ai bisogni di base accelerarono le politiche di welfare, rientrando nel cosiddetto "grande confinamento", che costringeva i poveri a lavorare nelle officine delle stesse istituzioni.

Le Poor Laws, consolidate nel XVI secolo, in particolare in Inghilterra, evolsero il sistema di assistenza che ruotava intorno alle case di lavoro (ospizi o case di cura).

In Francia, gli Ospedali Generali, che accoglievano anziani, disabili e orfani, furono alla base della sua politica sociale, divenendo luoghi di correzione e di artigianato.

In Spagna, le Casas de Misericordia, progettate da Giginta nel 1576, costituirono la prima proposta per un sistema chiuso. I Rifugi per i poveri, ideati da Pérez de Herrera, furono concepiti come luoghi di pernottamento, permettendo ai bisognosi di chiedere l'elemosina (con un ID) e costringendo i finti poveri a lavorare dopo un esame obbligatorio.

2.2. L'educazione dei bambini e dei giovani

a) Le Workhouses inglesi e il lavoro minorile

La maggior parte dei servizi sociali in Inghilterra era basata sulle tasse parrocchiali, molte delle quali destinate all'istruzione. Il gruppo dei bambini era di particolare interesse nel corso dei secoli XVI e XVIII, in particolare i figli dei poveri (illegittimi, orfani, abbandonati...). Erano necessarie istituzioni e regolamenti che proibissero il vagabondaggio e l'accattonaggio. Lo scopo delle workhouses si incentrava sulla promozione del lavoro dei bambini, divenendo spesso anche case di riposo notturne, dove, oltre a ricevere l'educazione religiosa, acquisivano abitudini di lavoro e competenze, diventando membri utili della società. I bambini vi rimanevano fino al loro collocamento come apprendisti (8-10 anni) all'interno della parrocchia, nelle fattorie o presso i produttori.

b) L'istruzione popolare: le scuole di carità e le scuole parrocchiali

Nel corso dei secoli XVI e XVII la scuola prese forma come uno spazio chiuso dove il bambino, per la prima volta, era isolato dal mondo degli adulti. Le scuole di carità e le scuole parrocchiali, sin dal loro inizio, adempirono la funzione di istruire e moralizzare le classi popolari, poiché lo Stato non offriva un'educazione uguale per tutti, ma riservava l'istruzione secondaria e superiore a pochi privilegiati, lasciando gli ospedali, gli ospizi e altri spazi responsabili dell'assistenza ai poveri.

Le scuole di carità, rivolte sia a trovatelli o abbandonati sia a soccorritori nelle Case dei poveri, erano vincolanti per questi gruppi come corrispettivo della carità ricevuta e furono successivamente frequentate anche dai figli di borghesi e artigiani, attratti dalla diversità delle aree di apprendimento e dai nuovi metodi di insegnamento, di carattere monitoriale. Alla fine, divennero scuole professionali che combinavano l'educazione con il lavoro. La scuola protestante, obbligatoria e gratuita per i bambini senza tetto, si affermò nel XVII secolo, distinguendosi dalle scuole cattoliche.

c) Rieducazione di giovani donne (prostituzione, case delle pentite e "galera" per le donne)

La crisi sociale dei secoli XVI e XVII colpì particolarmente le donne. Durante il Medioevo, la prostituzione era ufficialmente tollerata in Europa. Tuttavia, nel XVI secolo fu regolamentata e furono introdotte misure sanitarie cautelative per un esercizio più controllato. Il suo divieto definitivo, con l'accusa di promuovere la dissolutezza e causare malattie, ebbe luogo nel contesto della Riforma protestante e della Controriforma cattolica, generando una nuova ondata di moralità sociale, particolarmente critica nei confronti della sessualità extraconiugale. Le politiche criminali contro reati come la prostituzione e il vagabondaggio furono applicate in Spagna nelle Case di Galera o prigioni femminili, che Pérez de Herrera aveva progettato nel XVI secolo e che furono in seguito dirette da Suor Magdalena de San Jerónimo.

Le cosiddette Case delle Pentite, importanti nel XIII secolo nel campo della riabilitazione, rimasero in vigore fino al XVIII secolo, offrendo alle donne la possibilità di abbracciare la vita religiosa o un modello di internamento per la riabilitazione e il reinserimento sociale dei giovani "fuori strada".

Le Politiche Pre-Liberali nel Secolo dei Lumi. Verso un Maggiore Intervento Sociale ed Educativo dello Stato

3.1. Politiche sociali

La Rivoluzione Industriale (in Inghilterra, a metà del XVIII secolo) e la Rivoluzione Democratica (in Francia) trasformarono la vita sociale e politica, iniziando a considerare i poveri come cittadini con pieni diritti, in conformità con i principi di libertà e uguaglianza proclamati. I filosofi dell'Illuminismo sostennero che l'origine della povertà dovesse essere ricercata negli abusi economici e sociali e rivendicarono il diritto dei poveri all'assistenza. La questione non smise di preoccupare, tanto che a metà secolo, governi, chiese, società, ecc. raccomandarono un maggiore coinvolgimento da parte del pubblico.

Le politiche sociali dei singoli governi, però, erano limitate a mantenere il controllo sulle classi inferiori e improduttive e ad aiutare effettivamente bisognosi e disabili. In ultima analisi, controllo e repressione da un lato, e assistenza e istruzione dall'altro, costituirono il paradosso ideologico del dispotismo illuminato del Settecento.

a) Soppressione e Controllo della Mendicità

Il sistema di welfare tradizionale in Gran Bretagna fu oggetto di revisione parlamentare (da parte della classe politica) e di dibattito intellettuale a causa degli elevati costi economici posti dal crescente numero di assistiti, il che richiese un ripensamento dei criteri per la selezione di coloro che potevano essere soggetti a protezione. Le prime leggi elisabettiane consideravano il diritto al sussidio in casi di reale necessità come un obbligo dello Stato, che non poteva rifiutare la carità privata. Ma dall'Atto di Insediamento del 1662, fu reso possibile che solo chi risiedeva nella parrocchia potesse ricevere assistenza, consentendo l'espulsione di un immigrato che avesse comportato un costo aggiuntivo. Ma la difficoltà di ottenere permessi di soggiorno permise la discrezione delle parrocchie nella fornitura di servizi. Secondo le regole delle workhouses successive, fu possibile negare assistenza a coloro che non si iscrivevano nelle case di cura, costringendo i poveri a partecipare all'industria, isolando le workhouses dai contratti esterni della parrocchia o da organismi speciali controllati da coloro che permettevano di controllare il lavoro proficuo. La diffusione dell'economia di mercato e la Rivoluzione Industriale nel 1834 portarono a una nuova riforma legislativa per ridurre il costo della politica assistenziale, creando un corpo centrale di studio e di auto-monitoraggio. Iniziò la centralizzazione dell'azione sociale (XIX secolo), raggruppando le parrocchie sotto l'amministrazione dell'Agenzia dei Guardiani, e la nuova legge non consentiva a chiunque fosse fisicamente in grado di ricevere assistenza se non in cambio di lavoro. Le loro possibilità erano la disciplina della fabbrica o la workhouse.

La monarchia francese cercò di regolamentare e fornire occupazione stabile ai poveri attraverso leggi che miravano a detenere i mendicanti e a costringerli al lavoro, ma con scarso successo a causa della precarietà dell'industria nazionale. Case di lavoro furono istituite in tutte le province, al fine di evitare la vita errante di mendicanti e vagabondi, sottolineando la natura repressiva in relazione all'ex Ospedale Generale e impegnando tutti i detenuti nella produzione tessile.

Le politiche sociali in Spagna si focalizzarono anch'esse sulla coercizione e sul controllo da un lato (poiché potevano minacciare la stabilità pubblica) e sul lavoro dall'altro (erano un peso per l'economia), divenendo utili alla prosperità pubblica. Il controllo dell'accattonaggio fu organizzato dividendo le città in quartieri, con i loro sindaci, eletti annualmente dai residenti, con la funzione di registrare i cittadini, ispezionare gli affari di polizia (illuminazione, fognature, ecc.), e con un mandato talmente vago da permettere di arrestare o catturare i criminali, migliorando l'assistenza domiciliare attraverso consigli di quartiere e parrocchie, e istituendo enti che fornissero aiuto ai lavoratori disoccupati e si occupassero dell'educazione dei loro figli. Le Tavole della Carità contribuirono a sostenerli.

Secondo il principio dell'utilità della povertà, la monarchia spagnola cercò di controllare il costo dell'occupazione assistita. Attraverso la risoluzione di Carlo III nel 1780, che prescriveva l'impiego degli assistiti nelle officine e fabbriche degli Ospizi (continuazione delle Case della Misericordia), si perseguiva, oltre alla formazione professionale specifica per ogni caso, l'obiettivo di instillare abitudini di lavoro, ordine e disciplina e di contribuire al mantenimento degli stessi, liberando lo Stato da tale peso.

b) Assistenza agli Abbandonati

Il numero di bambini abbandonati alla nascita in Europa fu molto significativo nel XVIII secolo, ma ancor più verso la fine del secolo. In Spagna, i censimenti furono espliciti nel descrivere gli elevati tassi di mortalità, le cattive condizioni igieniche delle Case delle Culle e dei reparti ospedalieri e la mancanza di balie. In Francia e in Inghilterra, il numero di trovatelli raddoppiò e triplicò rispetto al secolo precedente, incontrando difficoltà di ammissione a causa delle loro finanze. Il peso economico rappresentato dai bambini, in molti casi, costrinse i genitori a separarsi da essi; molti di questi (nove su dieci) morirono durante il trasporto verso la città o entro tre mesi dalla loro ammissione in ospedale.

La preoccupazione umanitaria e la filantropia del Secolo dei Lumi accrebbero l'interesse per i bambini abbandonati, anche per motivi politici, al fine di incentivare la forza lavoro e di integrare nel mondo del lavoro orfani e trovatelli. La monarchia spagnola, in particolare, li equiparò ad altri soggetti per scopi lavorativi, civili e legali, e promulgò uno dei pezzi più importanti della normativa, la Regolamentazione dell'Inclusione, che chiese alle autorità ecclesiastiche di stabilire vivai (orfanotrofi), a seconda dei vescovi, nelle popolazioni non molto grandi, regolando il controllo della consegna dei bambini e depenalizzando l'abbandono pubblico dei minori, vietando l'identificazione dei genitori o dei responsabili di negligenza.

3.2. Politiche Rieducative

a) Educazione popolare: le proposte per l'istruzione obbligatoria per i poveri

La fede illuministica nel progresso e il richiamo al sentimento di solidarietà umana su scala universale, assegnarono alla formazione un ruolo fondamentale, considerando la miseria come il risultato dell'ignoranza dei poveri. In questo contesto intellettuale, si comprende l'ottimismo degli economisti classici per lo sradicamento della miseria umana e per la rigenerazione delle classi economicamente deboli attraverso l'istruzione, scommettendo su un approccio statale interventista, piuttosto che su un approccio di dipendenza aristocratica basato esclusivamente sulla carità dei ricchi.

Adam Smith, il fondatore dell'economia moderna, sosteneva che "quando le persone sono più istruite, meno sono ingannate dalle illusioni del fanatismo e della superstizione...". Con il pretesto di fornire ai meno abbienti, che producevano beni di cui godeva la società, una redistribuzione equa di questi, era necessario che acquisissero almeno i rudimenti di base del leggere, scrivere e far di conto, il che sarebbe stato possibile solo se lo Stato avesse aperto scuole in ogni distretto. Si stabilì in Inghilterra un sistema di istruzione statale, obbligatoria e gratuita per i lavoratori del settore, che avrebbe impedito a chiunque di accedere alla vita lavorativa senza saper leggere, scrivere e far di conto. L'educazione della gente comune in una società civile e commerciale era necessaria, secondo Smith, per affermare la massima attenzione della gente verso la ricchezza. Altri economisti si sintonizzarono su queste proposte (Malthus).

In teoria, gli approcci di base non erano sempre espliciti, ma miravano al controllo sociale e all'assimilazione dei valori della borghesia. Mentre in linea di principio per l'Illuminismo l'ignoranza fu la causa di ogni male, e si invocava quindi l'istruzione universale per il rinnovamento sociale, la natura aristocratica e conservatrice dei Lumi pose limiti a ciò che era adatto alle masse (non oltre i rudimenti della lettura e scrittura), poiché il loro destino naturale era il lavoro. Tuttavia, si può notare la volontà di fornire ai poveri e ai bisognosi la possibilità di acquisire i valori di cittadinanza, il duro lavoro o la socializzazione, positivi in sé, che furono difesi come segni di progresso. Condorcet, per esempio, perseguì l'uguaglianza umana, convinto della potenza emancipatrice dell'istruzione per raggiungere la perfetta indipendenza e lo sviluppo della cittadinanza, affermando che "non conosce legge chi non gode dei suoi giusti diritti come colui che li conosce". Per lui, tutti gli uomini sono uguali per natura e solo la ricchezza o l'educazione generano diverse disuguaglianze.

Verso la fine del XVIII secolo, la Costituzione adottata in Francia dall'Assemblea Costituente nel 1791, incluse nel suo primo titolo la "creazione e organizzazione di un ente pubblico comune a tutti i cittadini, libero di insegnare quelle materie necessarie a tutti gli uomini". I rispettivi governi costituzionali che emersero dopo la Rivoluzione Francese in Europa realizzarono l'istruzione obbligatoria per tutto il XIX secolo.

b) Istruzione per il lavoro

Lo scopo di incrementare il settore popolare in paesi che non avevano raggiunto uno sviluppo sufficiente, esortò i governi a formare gli agricoltori nelle loro tecniche più rudimentali. La monarchia francese aveva esortato i vescovi, i nobili e le autorità municipali a istituire uffici per i poveri delle campagne per la loro formazione tecnica, finanziando laboratori. In Spagna, la proposta di Campomanes di creare Scuole Patriottiche implicava anche la formazione degli agricoltori nelle arti del settore, in particolare tessili; queste furono considerate opere sociali e caritative, avviando le famiglie all'apprendimento tecnico (tessile) e procurando, allo stesso tempo, l'educazione sociale, civica e religiosa.

c) L'educazione degli orfani e abbandonati negli Ospizi

L'interventismo pubblico settecentesco, soprattutto nella seconda metà del secolo, coinvolse anche un progetto educativo come strumento di trasformazione sociale, volto a promuovere la formazione professionale per i gruppi emarginati, orfani e trovatelli, ma anche a fornire un'istruzione che consentisse loro di acquisire le competenze elementari come leggere, scrivere e far di conto, e una solida formazione religiosa. Una volta che i giovani erano alfabetizzati e istruiti nella dottrina cristiana, veniva loro assegnato un mestiere o un'arte esistente nell'ospizio, secondo le loro capacità, per essere poi affidati a un maestro per l'apprendimento del mestiere scelto. Per le ragazze si raccomandava l'apprendimento della sola dottrina cristiana, della lettura e della scrittura, rifiutando la loro istruzione in materie considerate non necessarie ed evidenziando la loro formazione nel lavoro femminile (lavoro d'ago e preparazione di materie prime per le fabbriche).

L'istruzione fu gradualmente assunta dalle politiche di welfare, mentre le istituzioni di beneficenza si stavano preparando a incorporare nella loro legislazione, a tale scopo, la creazione di scuole interne. Tuttavia, si dovette attendere la fine del XIX secolo per la piena realizzazione della scuola dell'obbligo in Spagna con la Legge sull'Istruzione Primaria del 1857.

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