Evoluzione e Riforma del Diritto Canonico: Dai Codici del 1917 e 1983 alle Chiese Orientali
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Il Codice di Diritto Canonico del 1917
Dopo la Rivoluzione francese e il XIX secolo, la gerarchia ecclesiastica e il diritto canonico passarono a svolgere un ruolo di primo piano all'interno della Chiesa. Il diritto canonico cessò di essere un ordine per il mondo e divenne un ordine all'interno della Chiesa. Il diritto dello Stato e della Chiesa cominciò a essere regolato attraverso trattati e accordi come soluzione tecnica al problema delle materie miste. La scienza giuridica secolare conobbe il suo secolo d'oro nell'Ottocento; questo splendore contrastava con la difficile situazione della Chiesa e del suo diritto in un mondo ostile. Il Concilio Vaticano I definì la dottrina della fede come insegnamento infallibile del Romano Pontefice, in determinate condizioni. Fu anche l'occasione per molti vescovi di esprimere la loro speranza che il diritto canonico dovesse essere codificato in un unico corpo di legge che ne prevedesse lo studio, la conoscenza e la diffusione. Il Codice fu promulgato da Benedetto XV nel 1917. Il Codice conteneva 2414 canoni ed era diviso in cinque libri: "Norme Generali, Cose, Persone, Processi, Delitti e Pene".
Come osservato, il Codice servì a fornire una struttura formale alla Chiesa. Fu a lungo un ottimo strumento per la disciplina del clero, una guida chiara e una solida base per orientare l'azione pastorale. Va notato che si trattava di un corpo giuridico che conteneva l'antica legge canonica su un fondamento basato sulla società perfetta. Fu applicato in modo troppo rigido, lasciando spazio a eccezioni solo in materia matrimoniale. Pose particolare enfasi sul principio gerarchico, vale a dire, si riteneva che la sentenza fosse giusta perché ben formulata. Le altre cause che portarono alla revisione del Codice non furono di natura tecnica, ma piuttosto la rottura dell'approccio del Codice con l'arricchimento ecclesiologico della Chiesa, maturato con il Vaticano II.
Il Nuovo Codice di Diritto Canonico del 1983
Giovanni XXIII annunciò nel 1959 la celebrazione di un Concilio Ecumenico e la riforma del Codice di Diritto Canonico. La riforma giunse dopo il Concilio. Giovanni XXIII aprì la sessione del Concilio nell'ottobre 1962 e fu chiuso da Paolo VI nel 1965. Questo Concilio fu uno dei punti salienti del ventesimo secolo, non solo per la Chiesa ma per il mondo intero. I lavori per il nuovo Codice iniziarono nel 1966 e si protrassero fino al 1982. Si procedette a un'ampia consultazione di organi giuridici, inviando il progetto del Codice a numerosi esperti legali per raccogliere le loro opinioni da sottoporre al Papa. Furono raccolte migliaia di risposte e nell'aprile 1982 il progetto definitivo fu inviato al Papa e a una piccola commissione di dieci uomini per la revisione e l'approvazione.
Fu pubblicato il 10 gennaio 1983, con la Costituzione Apostolica Sacrae Disciplinae Leges.
Il nuovo Codice fu promulgato e i suoi destinatari furono milioni di persone in ogni continente. Questo Codice ebbe una lunga vacatio legis fino al novembre 1983. Questo nuovo Codice presenta una tecnica romana e un contenuto pienamente legale. Incorpora terminologia teologica e approcci giuridici. I contenuti del Codice del 1917 sono ancora presenti, ma con integrazioni (1752 canoni) in 7 libri:
- Norme Generali
- Il Popolo di Dio
- La Funzione di Insegnare della Chiesa (che disciplina le università della Chiesa)
- La Funzione di Santificare della Chiesa (sacramenti, matrimonio e regolamenti)
- I Beni Temporali della Chiesa
- Le Sanzioni nella Chiesa
- I Processi
Questo è il Codice che governa oggi. A differenza del Codice del 1917, questo Codice si applica solo alla Chiesa latina, poiché le Chiese orientali sono disciplinate da un proprio Codice.
Il Codice delle Chiese Orientali
Sia il Codice del 1917 che quello del 1983 sono destinati al rito latino della Chiesa Cattolica. Le altre Chiese d'Oriente o di tradizione bizantina, chiamate Chiese Orientali, mantengono i propri riti e anche il proprio diritto. Nonostante le difficoltà nella codificazione dovute alla loro diversità, il loro Codice è stato acquisito e promulgato da Giovanni Paolo II con la Costituzione Apostolica Sacri Canones del 18 ottobre 1990. Con l'emanazione del Codice delle Chiese Orientali e del Codice latino, si esprime l'unità e la varietà della Chiesa, come se Cristo respirasse con due polmoni: Oriente e Occidente. La legislazione orientale prevede una speciale organizzazione di queste Chiese, in particolare per quanto riguarda il patriarcato e la loro unica struttura in comunione con la Sede di Pietro. L'analisi comparativa dei due Codici fornirà un ricco contributo alla comprensione delle leggi della Chiesa.
La Scienza del Diritto Canonico
Nel diritto canonico, le fonti del diritto includono la legge, le costituzioni, i principi generali del diritto e la scienza canonica. La scienza canonica si riflette in diverse riviste e istituzioni. Possiamo distinguere due approcci principali:
- L'ambito ecclesiastico/curiale: praticato da sacerdoti e studiato in università pontificie (es. Pontificia Università Comillas o Università Pontificia di Salamanca).
- L'ambito civile/laico: praticato da laici e studiato in università statali (es. Università Complutense o UAM).
Alcune riviste di diritto canonico includono:
- Revista Española de Derecho Canónico, pubblicata dall'Università di Salamanca.
- Ius Canonicum, pubblicata dall'Università di Navarra.
- Anuario de Derecho Eclesiástico del Estado, originariamente edito dalla Complutense.