Evoluzione degli Studi di Preistoria e Protostoria in Italia: Tendenze e Figure Chiave
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Evoluzione degli Studi di Preistoria e Protostoria in Italia
1927, il Comitato fiorentino diventava Istituto Italiano di Paleontologia Umana. Il figlio di Blanc fu responsabile dell’accettazione del parallelismo tra la sequenza francese e quella italiana del paleolitico medio e superiore, e scoprì crani di neanderthaliani nel 1939. Poi elaborò una teoria basata sul concetto di evoluzione per segregazione in cui applicava la genetica ai tratti culturali dei popoli paleolitici. Cattedra di Etnologia Roma.
Correnti di Pensiero e Figure Influentiali
Terza corrente: Pinza criticava la cronologia tradizionale delle culture preistoriche italiane e ne attribuiva ogni progresso a interventi esterni. Pallottino, la cui interpretazione era basata su un quadro di sopravvivenze e persistenze delle facies, e Laviosa-Zambotti che esaminò i rapporti tra le culture transadriatiche e quelle italiane. Studiosi stranieri, come von Merhart.
Il "Rinascimento" della Paletnologia Italiana
Dal 1940 cominciava, sotto la guida di Bernabò Brea, lo scavo della caverna delle Arene Candide, cominciando un’attività che avrebbe straordinaria importanza negli anni successivi. Questo segnò l’inizio del “rinascimento” della paletnologia italiana rispetto a quella del ventennio. Questo scavo consentì l’identificazione della sequenza cronologica delle culture neolitiche dell’Italia settentrionale. Barnabò-Brea scavò nelle Isole Eolie, dove trovò una sequenza cronologica quasi ininterrotta e i resti di quattro villaggi soprapposti, oltre a numerosi frammenti di ceramica micenea. Così si aiutò alla ricostruzione delle facies culturali dell’Italia meridionale e insulare. Pubblicò nel 1958 La Sicilia prima dei Greci.
Studi Regionali e Nuove Istituzioni
Studi regionali, soprattutto in Lombardia (Rittatore, Bertolone, Maviglia), Veneto (Zorzi, Leonardi), Emilia (Malavolti), Toscana (Tongiorgi), Campania (Buchner) e Sardegna (Contu, Lilliu). 1946: pubblicazione della Rivista di Scienze Preistoriche, e nel 1954 a Firenze la fondazione dell’Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria. Creazione di nuove cattedre di paletnologia e paleontologia (Pisa, Milano, Firenze, Bari, Palermo e Cagliari).
Approcci Teorici e Figure di Riferimento
1956: pubblicazione di Origine e sviluppo dei popoli cacciatori e raccoglitori, di Alberto Carlo Blanc, morto nel 1960 e cattedratico a Roma. Necessità di un collegamento tra archeologia ed antropologia. Paolo Graziosi scriveva una monografia sull’arte preistorica, da lui collegata alla magia. Puglisi studiò la cultura appenninica (legandola ai contatti con prospettori di metalli del Mediterraneo orientale e con lo sviluppo delle terramare) cercandone una ricostruzione antropica molto influenzato dalla scuola anglosassone. Peroni si concentrò sulla cultura subalpina (e molto curato dell’analisi e la critica delle fonti archeologiche). Sereni nel 1955 ricostruiva lo sviluppo agrario della Liguria preistorica secondo un approccio marxista.
Il Congresso di Roma e le Nuove Tendenze
1962: Roma, VI congresso internazionale di scienze preistoriche. Pallottino presentò una comunicazione in cui cercava di chiarificare la terminologia, fino ad allora molto confusa, delle culture ed età preistoriche, integrando le diverse tipologie nel sistema delle tre età e la cronologia assoluta del radiocarbonio.
La New Archaeology e il Ricambio Generazionale
Anni '60: mentre nel mondo anglosassone si sviluppava la New Archaeology, in Italia persisteva la tradizione degli studi classici, periodo in cui ebbe luogo il ricambio generazionale. Un gruppo privilegiato in questi cambiamenti fu quello dei “Dialoghi di Archeologia” (1966), che studiavano l’età protostorica e della prima età del ferro della penisola, riguardando il ruolo delle colonie greche nello sviluppo culturale dei popoli italici.
Interpretazioni Marxiste e Processuali
1969: Peroni pubblicò un articolo di sintesi in cui spiegava in chiave marxista il modo di vita delle comunità protostoriche italiane tra XIII e VIII secolo a.C. Lo sviluppo di queste comunità ebbe l’origine nel bisogno di materie prime da parte della civiltà micenea e i suoi rapporti con l’Italia. Poi la cultura avrebbe avuto uno sviluppo più regionale, e sarebbero sorti i primi centri di potere. Alla fine le culture materiali corrisponderebbero ai “gruppi etnici” conosciuti dalle fonti letterarie (Latini, Etruschi, ecc.). 1972: Barker proponeva una rilettura dell’evoluzione socioculturale dell’Italia centrale nell’età del bronzo in chiave processuale, ipotizzando sull’importanza della pressione demografica.
Sviluppi Recenti e Sfide Attuali
Negli stessi anni si svilupparono anche ricerche nella preistoria più antica, da parte di studiosi come Broglio e Barfield e Bagolini e Biagi; contributi raccolti nella rivista Preistoria Alpina. Nonostante questo, la maggioranza delle ricerche rimanevano ancorate nella scuola storico-culturale. 1977: seminario sulla formazione delle città nel Lazio, nuovi approcci, si propose un cambiamento nella struttura sociale da una gerarchizzazione di tipo parenterale ad una stratificazione forte. Bietti Sestieri ipotizzava un modello alternativo a quello di Peroni per l’Italia dell’età del bronzo. Nella seconda metà del secolo si assiste all'emergere di tendenze comuni nei problemi della ricerca archeologica, come la pratica dello scavo stratigrafico o l’archeologia insediamentale.
Crisi d'Identità e Prospettive Future
Anni ottanta: queste tendenze non sono state radicate nella tradizione della ricerca preistorica, sia per la resistenza di ambienti “conservatori” che per il permanere della frammentazione in scuole regionali. Oggi l’archeologia italiana vive una complessa crisi di identità, e la strada migliore sembra essere l’integrazione tra l’approccio storico e quello antropologico.