Fondamenti Filosofici: Etica Kantiana, Nichilismo e Raziovitalismo

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KANT: L'ETICA FORMALE

L'etica prima di Kant era prevalentemente materiale. Le etiche materiali si basano sulla ricerca di un sommo bene (come la felicità o il piacere) e forniscono una serie di regole di condotta che, se seguite, permettono di raggiungere tale bene supremo. Kant individua tre difetti fondamentali in queste etiche:

  1. Sono empiriche (a posteriori): Un'etica non può attingere dall'esperienza, in quanto dall'esperienza non è possibile estrarre principi universali.
  2. Sono ipotetiche e necessarie: Dipendono dal desiderio di raggiungere il bene supremo. La loro formula è: «Se desideri ottenere X, allora devi fare Y».
  3. Sono eteronome: La ragione riceve istruzioni da un organismo esterno (il bene supremo). Questa dipendenza implica una mancanza di libertà.

La soluzione proposta da Kant è un'etica formale, priva di contenuto (sostanza), che non propone alcun bene supremo né detta norme specifiche di comportamento.

Il Concetto del Dovere e l'Imperativo Categorico

Un'azione è moralmente buona solo se compiuta per dovere. Le azioni possono essere classificate in tre categorie:

  1. Contrarie al dovere: L'individuo conosce il proprio obbligo morale ma agisce in modo opposto. Sono azioni immorali.
  2. Secondo il dovere (ma non per dovere): L'individuo conosce il proprio obbligo morale e lo compie, ma per un motivo estraneo al dovere stesso (ad esempio, per inclinazione o interesse personale).
  3. Compiute per dovere: L'individuo adempie al proprio obbligo morale unicamente per rispetto della legge morale. Solo queste azioni possiedono valore morale.

Per determinare il valore morale di un'azione, è sufficiente considerare il suo rapporto con il dovere. Il dovere si manifesta nella pratica attraverso l'Imperativo Categorico. Gli imperativi sono precetti o regole che comandano incondizionatamente. Solo l'imperativo categorico può essere universale, poiché non è legato a fini particolari.

NIETZSCHE: LA CRITICA DEI VALORI

Apollineo e Dionisiaco

Nietzsche identifica la dualità fondamentale degli elementi del mondo chiamandoli l'apollineo e il dionisiaco, in riferimento alle divinità greche Apollo e Dioniso:

  1. Apollo rappresenta la luce, la bellezza, la forma e l'ordine.
  2. Dioniso rappresenta l'oscurità, la frenesia, l'orgia e l'irrazionalità.

La tragedia greca esprime la tensione tra queste due forze. L'eroe è colui che affronta il destino (il limite), che porta sventura e tragedia. La sofferenza, secondo Nietzsche, deriva dall'individualità. Non dobbiamo fuggire dalla sofferenza, ma accettarla come parte integrante della vita. Nietzsche propone di conciliare l'irrazionalità dell'esistenza con un ottimismo che accetta la vita terrena così com'è. Questo è il concetto di amor fati (amore per il destino), che si riflette nelle feste dionisiache. Le arti forniscono una delle chiavi interpretative più importanti della sua filosofia: Dioniso è come un bambino che crea e distrugge, proprio come l'artista. L'artista e il bambino rappresentano la volontà di potenza.

La Morte di Dio e il Nichilismo

Nietzsche sfida il concetto tradizionale di verità, affermando che esistono solo interpretazioni. Egli paragona il lavoro del filosofo a quello del medico, il cui ruolo è diagnosticare, in base ai sintomi, lo stato di salute di un paziente. La diagnosi di Nietzsche riguarda la cultura europea del suo tempo, ed è fatta dal punto di vista dell'affermazione dei valori della vita.

I valori dominanti nella società europea del XIX secolo (in particolare l'amore cristiano) sono, per Nietzsche, valori di decadenza. Il sintomo principale di questa malattia è che l'uomo occidentale non crede più nel valore fondamentale che copre e riassume tutti gli altri valori: Dio. Nietzsche è testimone della morte di Dio.

La sua critica alla religione si basa sul fatto che essa pone la vita materiale al di sotto di una presunta esistenza in un altro mondo, svalutando così i valori essenziali della vita terrena. Secondo il filosofo, la morale giudeo-cristiana è una morale basata sul risentimento, dove tutto è ridotto a un approccio lontano dall'affermazione di sé. La distruzione di questa fede e di questa morale è necessaria per l'uomo.

L'uomo europeo si presenta come privo di significato perché ha smesso di credere nei valori morali rappresentati dalla tradizione giudeo-cristiana. Egli continua ad agire, ma in realtà ha dimenticato il senso. L'uomo vive in uno stato di nichilismo, ovvero la mancanza di convinzioni reali, non credendo più nella verità o nei valori della sua tradizione. L'incapacità della cultura di orientare l'uomo europeo lo conduce a un punto in cui non ha altra scelta che cercare nuove soluzioni. Per Nietzsche, è giunto il momento che le forze attive e affermative della vita prevalgano su quelle negative. Il nichilismo, quindi, è anche l'apertura di un orizzonte che permette la ricerca di un'evoluzione della vita, lontano dalle sicurezze della vecchia cultura.

MARX: ANTROPOLOGIA E ALIENAZIONE

L'Essenza Umana

Per Marx, l'uomo è essenzialmente un essere che lavora, poiché la sua attività naturale è il lavoro, che consiste nel trasformare la natura. È attraverso il lavoro che l'uomo si umanizza. L'attività lavorativa si oggettiva nel suo risultato, il prodotto, che viene proiettato dal lavoratore. Il lavoro, in sé, non aliena, ma è il mezzo attraverso cui l'essere umano si sviluppa.

L'essere umano è essenzialmente un essere generico, universale, che nega la natura attraverso il lavoro per affermare se stesso. L'uomo soddisfa i suoi bisogni non solo in modo selvaggio, ma attraverso la produzione di strumenti per trasformare la natura. Gli esseri umani sono intrinsecamente esseri sociali; l'uomo è un animale sociale. L'umanità stessa è considerata come un essere generico o universale. L'individuo si realizza nella società e prende forma nel lavoro di collaborazione tra i soggetti.

L'essere umano è storico. Si realizza dialetticamente, cioè attraverso la storia, in cui si susseguono diversi modi di produzione. La fine della storia si verifica quando si raggiunge una società senza classi.

L'Alienazione

Nella società capitalistica, l'uomo è alienato perché il prodotto del suo lavoro gli viene sottratto. Nella società di classe, il proletariato non è padrone del proprio lavoro, poiché la classe capitalista se ne appropria e ne trae profitto per sé. Pertanto, l'ideale di Marx è la lotta di classe, in cui i lavoratori si impongono sulla borghesia per recuperare la loro essenza – il lavoro – e stabilire una società senza classi.

ROUSSEAU: SOCIETÀ E CONTRATTO SOCIALE

Critica all'Illuminismo e Stato di Natura

Rousseau può essere considerato il primo pensatore a sostenere il potere politico basato sulla volontà del popolo. Egli si inserisce nella tradizione del contrattualismo (iniziata da Hobbes e continuata da Locke), ma ne offre una propria interpretazione. Sebbene sia un pensatore illuminista, si oppone all'idea classica della fede nel progresso.

Contro l'Illuminismo, Rousseau sostiene che le scienze e le arti hanno contribuito a creare una società artificiale dominata dalla disuguaglianza e da tutti i mali che ne derivano. Per sviluppare la sua teoria sociale, Rousseau necessita di un'ipotesi di lavoro: lo stato di natura. Questo è un assunto teorico su come sarebbe stata la vita umana prima della formazione della società; è un'astrazione. Non è rilevante se l'uomo sia esistito in tale stato in un preciso momento storico, ma serve a scoprire la vera natura umana per giudicare la società attuale e avviare una riforma in sintonia con la natura.

L'uomo nello stato di natura non è malvagio o ingiusto. È la società che lo rende tale. Da qui l'ipotesi del «buon selvaggio».

Il Contratto Sociale e la Volontà Generale

Per superare le carenze delle precedenti forme di convivenza, Rousseau propone l'istituzione di un Contratto Sociale che promuova un modello sociale in cui gli individui vivano in armonia con l'integrità umana, che è sia sentimento che ragione.

Il Contratto Sociale consiste in un accordo con il quale ogni contraente si sottomette alla Volontà Generale, a condizione che ciascuno dei partner faccia lo stesso. La Volontà Generale è la volontà che nasce dall'unione di tutti gli individui attraverso l'istituzione di leggi che devono essere applicate a tutti allo stesso modo. In questo modo, ogni contraente sostiene leggi che regolano se stesso come gli altri; gli interessi particolari scompaiono e si istituisce il bene comune.

Gli esseri umani devono stabilire il bene comune attraverso il concerto di interessi diversi. Una volta stabilito il bene comune, si crea il legame sociale che fa emergere la Volontà Generale come la forza capace di perseguire e rendere efficace il bene comune. Ciò che Rousseau intende per Volontà Generale ha caratteristiche analoghe a quella che nella teoria politica attuale viene chiamata volontà popolare, fondamento dei sistemi democratici. Per questa ragione, Rousseau è spesso considerato il primo teorico a difesa della democrazia.

ORTEGA Y GASSET: RAZIOVITALISMO E PROSPETTIVISMO

Io e le mie Circostanze

Ortega y Gasset è il filosofo spagnolo di maggiore fama internazionale. Egli si colloca nel quadro della fenomenologia, portando un contributo visibile nella sua frase più celebre: «Io sono io e le mie circostanze». Qui l'uomo non è un soggetto trascendentale o puro, ma un sé reale incarnato in determinate circostanze, esprimendo la reciproca appartenenza tra soggetto e mondo.

Da questo riferimento emerge la fede fenomenologica nella vita, senza rinunciare alla ragione, da una posizione che egli chiama Raziovitalismo. Questa posizione può essere intesa come la sintesi di due posizioni apparentemente opposte: il razionalismo e il vitalismo. La vita non può essere sostituita dalla ragione, né il particolare dall'universale, ma si comprende anche che il vitale non è l'opposto del razionale.

Dal Raziovitalismo e dalla sua critica al razionalismo, Ortega propone un nuovo tipo di confronto con la realtà, dal quale non si deve scegliere tra ragione e vita: il Prospettivismo, la sua teoria sulla natura della conoscenza umana.

Prospettivismo e Ragione Storica

Secondo Ortega, non è possibile raggiungere una conoscenza assoluta della realtà, ma ogni soggetto particolare ha la sua prospettiva data dalla sua situazione di vita. Tuttavia, il prospettivismo non è una teoria relativistica: il fatto che ogni individuo abbia il suo punto di vista non significa che non esista alcuna verità; la verità esiste come una moltitudine di prospettive o punti di vista. La realtà ha una miriade di manifestazioni; ogni persona o ogni momento della vita è una visione universale dell'universo.

Contro il razionalismo, Ortega espone anche il concetto di ragione vitale, che può essere definito come la ragione al servizio della vita. Questa è una ragione fondamentale che è in grado di comprendere la vita, non di spiegarla, e da questo punto di vista si oppone alla ragione scientifica.

Da una posizione che considera la ragione umana nella sua interezza, si deve fare riferimento alla ragione storica. In una celebre definizione, Ortega descrive l'essere umano non come un essere naturale, ma come un essere storico. La ragione storica è, secondo Ortega, la comprensione razionale dell'essere umano, nella misura in cui esso è cultura e storia.

Per comprendere ciò, bisogna distinguere tra idee e convinzioni:

  • Idee: Sono l'oggetto del pensiero, le conclusioni che raggiungiamo esplicitamente quando pensiamo.
  • Convinzioni: Sono definite come gli atteggiamenti di base, le posizioni della ragione vitale da cui giudichiamo o percepiamo il mondo.

Ogni persona, secondo Ortega, giudica il mondo non solo in base al proprio conto, ma in base al valore percepito che corrisponde al suo luogo storico e alla sua tradizione culturale.

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