L'Era di Giolitti: Riforme, Industrializzazione e Politica Estera (1903-1914)

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L'Ascesa di Giovanni Giolitti e le Sue Riforme (1903-1914)

Giovanni Giolitti, esponente del centrosinistra, fu Primo Ministro italiano dal 1903 al 1914. Figura di spicco della storia italiana, contribuì in modo significativo al progresso del Paese. La sua politica, tuttavia, gli valse anche l'appellativo di "ministro della malavita" da parte di alcuni critici.

Dopo l'assassinio di Umberto I, salì al trono Vittorio Emanuele III, che affidò il governo a Giuseppe Zanardelli. Giolitti fu nominato Ministro degli Interni. Nel 1903, a causa delle precarie condizioni di salute di Zanardelli, Giolitti divenne Presidente del Consiglio.

Le Principali Riforme dell'Era Giolittiana

  • Nazionalizzazione delle ferrovie: le reti ferroviarie, precedentemente private, passarono sotto il controllo dello Stato.
  • Aumento dei salari e miglioramento delle condizioni di lavoro.
  • Nascita dei primi sindacati a tutela dei lavoratori, tra cui la CGL (Confederazione Generale del Lavoro).
  • Introduzione del suffragio universale maschile (1912): diritto di voto esteso a tutti i cittadini maschi di almeno 30 anni, o 21 se alfabetizzati o se aventi prestato servizio militare. Le donne rimasero escluse dal voto.
  • Legislazione sociale a favore di lavoratori anziani e infortunati.
  • Nuove norme per la tutela del lavoro femminile e minorile.
  • Introduzione del diritto al riposo settimanale.
  • Istruzione elementare obbligatoria fino a 12 anni, con l'obiettivo di combattere l'analfabetismo.

Sviluppo Economico e la Questione Meridionale

Durante l'età giolittiana, la produzione agricola raddoppiò. Si affermarono importanti industrie come la FIAT (automobilistica), l'industria della gomma e quella idroelettrica. L'Italia proseguì il suo cammino di industrializzazione, concentrata soprattutto al Nord, con la formazione del triangolo industriale Torino-Milano-Genova.

Questo sviluppo, tuttavia, contribuì ad accentuare il divario tra Nord e Sud, favorendo l'immigrazione interna verso le regioni settentrionali più ricche e verso altri Paesi. Paradossalmente, il Meridione, inizialmente più industrializzato, vide un progressivo spostamento delle attività produttive verso il Nord, più vicino ai mercati europei.

Al Nord, la rivoluzione industriale si accompagnò a una politica di protezionismo, volta a favorire i prodotti italiani attraverso l'imposizione di dazi doganali sulle merci estere, con conseguente aumento dei prezzi per i consumatori.

Tra il 15 e il 20 settembre 1904 si verificò il primo sciopero generale nazionale.

Il Patto Gentiloni e l'Avvicinamento alla Chiesa

Dopo lo sciopero generale, Giolitti cercò un riavvicinamento con la Chiesa cattolica. L'ingresso dei cattolici nella vita politica avvenne in maniera più decisa nel 1912, in un momento di divisione all'interno del governo. Papa Pio X iniziò ad attenuare il non expedit, il divieto per i cattolici di partecipare alla vita politica italiana.

Nel 1912, Giolitti strinse il "Patto Gentiloni", un accordo elettorale tra liberali e cattolici, al fine di ottenere il sostegno politico di questi ultimi in vista delle elezioni.

La Politica Estera e la Conquista della Libia

In politica estera, Giolitti operò per migliorare i rapporti con Francia e Gran Bretagna. Raggiunse un accordo con la Francia, riconoscendo le mire espansionistiche francesi in Marocco in cambio del benestare francese alla penetrazione italiana in Tripolitania e Cirenaica (Libia).

Nel 1911, in concomitanza con l'occupazione francese del Marocco, l'Italia dichiarò guerra all'Impero Ottomano per la conquista della Libia. Le truppe italiane partirono da Tripoli e conquistarono la regione, ma a costi umani ed economici elevati. Solo dopo il 1940 si scoprì che la Libia era ricca di petrolio.

I libici accolsero gli italiani come invasori, dando inizio a una lunga guerriglia. Il governo italiano decise quindi di attaccare direttamente l'Impero Ottomano, occupando nel 1912 dodici isole greche dell'Egeo, il Dodecaneso.

Nell'ottobre 1912, la Pace di Losanna sancì il possesso italiano di Tripolitania, Cirenaica e Dodecaneso.

La Spaccatura del Partito Socialista e la Settimana Rossa

La guerra di Libia provocò una profonda spaccatura all'interno del Partito Socialista tra:

  • Riformisti: favorevoli al conflitto.
  • Massimalisti: contrari alla guerra e fautori del pacifismo.

Nel 1914, Giolitti cedette il governo ad Antonio Salandra. Nello stesso anno, uno sciopero generale sfociò nella cosiddetta "Settimana Rossa", un'ondata di proteste e agitazioni sociali in tutta Italia.

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