Hume Contro Cartesio: la Svolta Empirista nella Filosofia Moderna

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La Critica di Hume al Razionalismo e il Confronto con Cartesio

Introduzione alla Critica Humeniana

La filosofia di David Hume si pone in netto contrasto con quella di Cartesio, poiché Hume muove una dura critica ai principi fondamentali del razionalismo.

Critica al Metodo Razionalista

In primo luogo, Hume critica il metodo. Esistono due tipi di metodi conoscitivi principali:

  • Il metodo induttivo, che parte dall'osservazione di casi particolari per tentare di formulare una legge generale.
  • Il metodo deduttivo, che da un'affermazione generale o da principi primi ottiene conclusioni su casi singoli o verità derivate.

Per quanto riguarda il metodo deduttivo, così come inteso dai razionalisti, Hume critica il fatto che essi si basino su presunti principi autoevidenti o su idee innate per sviluppare la conoscenza. Hume, come tutti gli empiristi, rifiuta l'esistenza di idee innate, sostenendo che ogni conoscenza deriva dall'esperienza; di conseguenza, mette in discussione la fondatezza del metodo deduttivo se basato su tali premesse.

Il problema del metodo induttivo, secondo Hume, risiede nel fatto che nulla ci garantisce logicamente il passaggio dall'osservazione di un numero finito di casi particolari a un'affermazione universale e necessaria. Non possiamo mai essere certi che un'osservazione futura non contraddica la generalizzazione passata (questo è noto come il problema dell'induzione).

Critica ai Concetti Fondamentali del Razionalismo

Il Principio di Causalità

Hume critica radicalmente il principio di causalità (l'idea che ogni evento abbia una causa e che cause simili producano effetti simili). Secondo lui, ciò che percepiamo come una connessione necessaria tra causa ed effetto è in realtà il prodotto dell'abitudine mentale. Osserviamo ripetutamente una congiunzione costante tra due eventi (A seguito da B) e sviluppiamo l'aspettativa che B seguirà sempre A. Tuttavia, non abbiamo alcuna impressione sensibile della "connessione necessaria" in sé. Di conseguenza, non si può dimostrare razionalmente l'oggettiva validità del principio di necessità causale; esso è piuttosto una credenza basata sull'esperienza passata.

L'Idea di Sostanza

Hume sostiene che anche l'idea di sostanza (sia essa materiale o spirituale) non deriva da alcuna impressione sensibile. Noi percepiamo solo un insieme di qualità (colori, suoni, sapori, ecc.) che appaiono costantemente unite, e la nostra mente, per abitudine, suppone l'esistenza di un substrato invisibile (la sostanza) che le tiene insieme. Hume critica l'uso che i razionalisti, come Cartesio, fanno di questa idea, considerandola un fondamento della realtà. Per Hume, la "sostanza" è un nome che diamo a una collezione di percezioni particolari.

Le Qualità Primarie e Secondarie

Cartesio, sulla scia di altri filosofi, distingueva tra qualità primarie (come estensione, figura, movimento, considerate oggettive e inerenti ai corpi) e qualità secondarie (come colore, sapore, suono, considerate soggettive e dipendenti dalla percezione del soggetto). Hume argomenta che tale distinzione non è sostenibile. Se le qualità secondarie sono riconosciute come mere percezioni della mente, allora anche le qualità primarie devono esserlo, poiché la nostra conoscenza delle qualità primarie è mediata e inseparabile dalle nostre percezioni delle qualità secondarie.

L'Esistenza di Dio

Coerentemente con la sua critica al principio di causalità e alla metafisica, Hume nega la possibilità di dimostrare razionalmente l'esistenza (o l'inesistenza) di Dio. Molte prove tradizionali dell'esistenza di Dio, specialmente quelle cosmologiche o basate sul disegno intelligente, si fondano sul principio di causalità esteso oltre i limiti dell'esperienza, un'operazione che Hume considera illegittima.

La Sostanza Pensante (Il "Cogito" Cartesiano)

Hume estende la sua critica all'idea di sostanza anche alla sostanza pensante (la res cogitans) di Cartesio, ovvero l' "Io" o l'anima che Cartesio credeva di aver scoperto come fondamento indubitabile attraverso il dubbio metodico ("Cogito, ergo sum"). Per Hume, quando introspettivamente cerchiamo questo "Io", non troviamo alcuna impressione semplice e costante di un sé unitario. Troviamo, invece, un flusso continuo di percezioni (pensieri, sensazioni, emozioni) diverse e mutevoli. L'"Io" non è una sostanza, ma piuttosto un "fascio di percezioni" tenuto insieme dall'immaginazione e dalla memoria. Non possiamo quindi provare l'esistenza di un'anima immortale o di una coscienza come entità sostanziale.

La Metafisica

Infine, Hume critica la pretesa della metafisica tradizionale di essere una scienza capace di fornire conoscenze sulla realtà ultima. Se intendiamo la metafisica come la disciplina che tenta di spiegare l'essenza delle cose, l'esistenza di Dio, l'immortalità dell'anima, e di raggiungere la realtà fondamentale al di là delle apparenze, essa incontra, dal punto di vista empirista humeano, problemi insormontabili:

  1. Le idee metafisiche fondamentali (come quelle di sostanza, anima, Dio, causa prima) non derivano da alcuna impressione sensibile diretta. Poiché per Hume tutte le idee valide devono poter essere ricondotte a impressioni, le idee metafisiche risultano prive di significato conoscitivo o, nel migliore dei casi, confuse.
  2. La ragione umana, quando tenta di avventurarsi oltre i limiti dell'esperienza, cade inevitabilmente in antinomie e contraddizioni. Non possiamo conoscere la realtà ultima o l'essenza delle cose in sé, ma solo il mondo fenomenico, ovvero come le cose ci appaiono attraverso le nostre percezioni.

In conclusione, Hume ritiene impossibile fondare la conoscenza su basi assolutamente certe e indubitabili come pretendeva il razionalismo, specialmente nel campo della metafisica, che egli invita a gettare "nel fuoco" come sofisticheria e inganno.


Il Dubbio e la Verità in Cartesio

Il Dubbio Cartesiano

Secondo Cartesio, il dubbio è inizialmente ciò che può ostacolare la chiara percezione dell'evidenza, in quanto può generare confusione e incertezza. L'incertezza provocata dal dubbio porta a sospendere il giudizio sulla verità o falsità di un'affermazione, finché non si raggiunga un'evidenza che sia chiara e distinta.

Tuttavia, Cartesio trasforma il dubbio in uno strumento metodologico: il dubbio metodico (o iperbolico). Esso è lo strumento utilizzato da Cartesio per trovare una certezza fondamentale e indubitabile su cui edificare l'intero sistema del sapere. Per fare ciò, egli sottopone a dubbio sistematico ogni forma di conoscenza precedentemente accettata (sensi, ragionamenti, autorità), spingendolo fino alle sue estreme conseguenze, fino a trovare qualcosa di cui sia assolutamente impossibile dubitare. Questa prima certezza è il "Cogito, ergo sum" ("Penso, dunque sono").

La Verità come Certezza

Per Cartesio, la verità si identifica con la certezza soggettiva, che a sua volta si fonda sull'evidenza. Un'idea è vera quando è evidente, e l'evidenza si manifesta attraverso due caratteristiche fondamentali:

  • Chiarezza: un'idea è chiara quando è presente e manifesta a una mente attenta, senza alcuna oscurità.
  • Distinzione: un'idea è distinta quando è talmente precisa e differente da tutte le altre idee, da non contenere in sé null'altro se non ciò che appare manifesto a chi la considera come si deve, e quindi non può essere confusa con nessun'altra.

Per raggiungere la certezza, o verità, Cartesio si ispira al metodo rigoroso della matematica. Egli propone di procedere attraverso l'intuizione di principi semplici ed evidenti (le nature semplici) e la deduzione rigorosa, che permette di derivare conoscenze più complesse da quelle semplici, mantenendo la stessa certezza delle premesse.

Voci correlate: