Idealismo Trascendentale di Kant: Conoscenza, Fenomeno e Noumeno

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Questo significa che anche se tutta la nostra conoscenza inizia con l'esperienza, non tutta deriva da essa, ma ci sono anche un certo numero di modi stabiliti dalla mente del soggetto. Questa interpretazione della conoscenza, che sintetizza empirismo e razionalismo, si chiama "idealismo trascendentale", ed è la base della "rivoluzione copernicana" interpretata da Kant, che, rispetto alle filosofie precedenti, sostiene che la conoscenza è fondamentale per la mente del soggetto, che sta organizzando i dati dei sensi.

Il Processo Conoscitivo: Sensibilità e Intelletto

Nel processo di conoscenza, il primo elemento coinvolto è la sensibilità, che, attraverso le intuizioni pure di spazio e tempo, organizza il caos delle sensazioni, che costituiscono la nostra rappresentazione mentale dell'oggetto: il fenomeno. Poi, l'intelletto applica i concetti puri a priori (le categorie), al caos fenomenico organizzato e ci permette di conoscere le leggi della natura.

La sensibilità e l'intelletto sono reciprocamente complementari, in modo che per conoscere un oggetto, si devono combinare entrambe: se una di queste condizioni manca, la conoscenza è impossibile. Pertanto, Kant sostiene che noi possiamo conoscere solo le manifestazioni sensibili della natura, i fenomeni (perché sono nello spazio-tempo, possiamo applicare le categorie), mentre il noumeno può essere pensato, ma non si può mai conoscere, perché non abbiamo esperienza di esso e non possiamo applicarvi le categorie.

La Ragione e i Limiti della Conoscenza

L'ultima facoltà coinvolta nella conoscenza è la ragione, che pensa attraverso tre idee: l'anima, il mondo e Dio, i quali, riferendosi al noumeno, non possiamo conoscere. Queste idee segnano i limiti della nostra conoscenza, in modo che la metafisica non sia più scienza.

Etica Kantiana e Imperativo Categorico

Queste idee, tuttavia, svolgono un ruolo importante nella formazione dell'etica kantiana, che sostiene l'idea del dovere in una legge morale universalmente valida, presente a priori nella ragione del soggetto: l'imperativo categorico, che dice al soggetto come comportarsi, senza alcuna concessione alle proprie inclinazioni.

I Postulati della Ragione Pratica

L'imperativo categorico implica la libertà del soggetto, e solo se l'individuo ha il libero arbitrio (autonomia) può darsi una legge morale. La libertà è uno dei postulati della ragione pratica, insieme con l'immortalità dell'anima (come garanzia che dopo questa vita, ci sarà un progresso infinito verso la virtù) e l'esistenza di Dio (garanzia che la nostra virtù sarà premiata con la felicità). Questi tre postulati mostrano "cosa può aspettarsi l'uomo" e il vero significato delle idee della ragione, noumeni inaccessibili alla scienza, il cui vero significato non è speculativo, ma pratico o morale.

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