Illuminismo, Rivoluzione Americana e Costituzione USA: Principi e Storia
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L'Illuminismo
L'Illuminismo fu un movimento culturale e politico che si sviluppò in Europa, principalmente in Francia, tra il 1730 e il 1780. Nel 1784, Immanuel Kant definì l'Illuminismo come "l'uscita dell'uomo dallo stato di minorità di cui egli stesso è colpevole". Questa minorità è dovuta alla "mancanza di coraggio di servirsi del proprio intelletto senza la guida di un altro". Il motto illuminista, "Sapere aude!" (Osa sapere!), invitava a diventare autonomi e indipendenti attraverso l'uso della ragione. La "luce" simboleggiava il rischiaramento della vita sociale attraverso la ragione e la scienza, disperdendo le "tenebre" dell'ignoranza. L'intellettuale aveva il compito di illuminare la società.
L'opera simbolo dell'Illuminismo è l'Encyclopédie (Parigi, 1751-1772), curata da Denis Diderot e Jean le Rond d'Alembert. Destinata a un pubblico colto interessato all'economia, all'artigianato e alle tecniche, fu accusata di eresia dai conservatori, che la ritenevano pericolosa per il suo approccio laico e progressista, che dava maggiore spazio alla scienza rispetto alla teologia. Nonostante le accuse, le pubblicazioni continuarono clandestinamente, contribuendo a formare un'opinione pubblica favorevole a una società più aperta alla ragione.
Concetti Chiave dell'Illuminismo
- Ragione: Strumento fondamentale per comprendere e cambiare il mondo, dotata di capacità critica (emettere un giudizio basato sulla ragione, non sulla tradizione), senso normativo (criteri per regolare la vita) e orientata a un progetto (il divenire per raggiungere la felicità).
- Felicità: Intesa come benessere terreno e collettivo. Il suo perseguimento è considerato un diritto inalienabile.
- Diritti: Gli uomini, avendo le stesse facoltà, sono uguali e devono godere di pari diritti. Questo concetto si contrapponeva ai doveri e ai privilegi dell'Antico Regime, introducendo i principi di uguaglianza e libertà.
- Religione Naturale: Una concezione laica della vita, secondo cui la ragione permette di riconoscere i principi morali. È una religione frutto della ragione e indipendente da ogni rivelazione.
- Tolleranza: Si oppose al fanatismo e all'intolleranza religiosa. Gli illuministi, ispirandosi a John Locke, combatterono per la tolleranza, intesa come accettazione della convivenza di fedi diverse e affermazione della libertà individuale in materia di religione. Per Voltaire, il pluralismo religioso preveniva i conflitti.
- Scienza: Considerata indipendente dalla fede. La conoscenza scientifica è pratica, basata sul metodo sperimentale e priva di ambizioni metafisiche.
- Progresso: La possibilità di avanzare grazie alla conoscenza, ma anche di regredire. La storia dipende dall'azione umana, con la responsabilità di contribuire al miglioramento della società e la possibilità di rendere il mondo migliore attraverso la ragione.
- Politica: Per la maggior parte degli illuministi, la monarchia costituzionale era la migliore garanzia di libertà e ordine. Altri sostenevano l'assolutismo illuminato, dove il sovrano attuava riforme per il bene del popolo, guidato dai filosofi. La politica era vista come uno strumento chiave per trasformare la società e coinvolgere tutti i cittadini.
Pensatori Illuministi e le Loro Idee
Montesquieu: La Divisione dei Poteri
Nel suo capolavoro "Lo spirito delle leggi" (1748), Montesquieu sostenne che, per garantire la libertà dei cittadini e contrastare il dispotismo, la migliore forma di governo fosse una monarchia in cui il potere del sovrano fosse limitato da corpi intermedi e moderato da leggi e organismi costituzionali. La sua teoria si basa sulla divisione dei poteri (fondamento del pensiero liberale): i tre poteri fondamentali – legislativo (fare le leggi), esecutivo (governare) e giudiziario (amministrare la giustizia) – devono essere separati e affidati a organi diversi, al fine di controllarsi e bilanciarsi reciprocamente.
Rousseau: La Sovranità Popolare
Nel "Contratto Sociale" (1762), Jean-Jacques Rousseau affermò che senza uguaglianza non può esserci libertà. Propose la necessità di un accordo tra gli individui che dia vita a uno Stato in cui la sovranità sia espressione della volontà di tutto il popolo. Auspicava uno stato democratico e repubblicano fondato sulla sovranità popolare, dove le differenze economiche e sociali potessero esistere solo finché non mettessero in pericolo la libertà.
La Pena di Morte nel Pensiero Illuminista
- Cesare Beccaria: Nel suo celebre "Dei delitti e delle pene", sostenne che la pena di morte non è né utile né giusta in un governo ben organizzato. La considerava un atto di guerra dello Stato, un esempio di atrocità che contraddice il principio stesso delle leggi.
- Jean-Jacques Rousseau: Riteneva che la pena di morte potesse essere giustificata solo per garantire la sicurezza e il bene dello Stato. Chi viola le leggi o attacca la società diventa un nemico dello Stato, ma nessuno dovrebbe essere ucciso se può essere riabilitato.
Le Colonie Britanniche nel Nord America
Le colonie britanniche nel Nord America erano divise in tre macro-aree:
- Colonie Settentrionali (New England): Comprendevano Massachusetts, New Hampshire, Connecticut. Erano caratterizzate da comunità agricole puritane, una struttura sociale etnicamente omogenea ed egualitaria, tendenzialmente chiuse ed economicamente statiche.
- Colonie Centrali: Includevano New York, Pennsylvania, New Jersey. Erano più composite dal punto di vista etnico e religioso, con un'economia basata sull'agricoltura e la commercializzazione dei prodotti agricoli.
- Colonie Meridionali: Costituite da Maryland, Virginia, North Carolina, South Carolina, Georgia. Erano caratterizzate da estese piantagioni (tabacco, cotone, indaco) e una società fortemente polarizzata tra grandi proprietari terrieri inglesi e schiavi africani. I piccoli coltivatori bianchi avevano un ruolo marginale.
Nativi Americani e Schiavitù
L'Impatto sui Nativi Americani
Tra il XVII e il XVIII secolo, le popolazioni native subirono una catastrofe demografica a causa delle malattie importate dall'Europa e delle guerre con i coloni per il controllo del territorio. L'alleanza con i francesi fallì durante la Guerra dei Sette Anni (1756-1763), lasciando le tribù sole e successivamente decimate.
Gli "Slave Codes"
Per controllare la crescente popolazione di schiavi neri, furono introdotti gli "Slave Codes", che consideravano gli schiavi come "beni mobili" dei proprietari. Questi codici vietavano agli schiavi di possedere proprietà, sposarsi con bianchi, muoversi o riunirsi, e prevedevano punizioni brutali per tentativi di fuga o ribellione.
Autonomia e Rapporti con la Madrepatria
Le colonie inglesi erano principalmente colonie di popolamento, sviluppatesi senza un preciso piano imperiale. Godevano di un'ampia autonomia, con propri statuti di autogoverno, e i loro rapporti con la madrepatria erano principalmente legati al commercio.
La Rivoluzione Americana: Verso l'Indipendenza
La Rivoluzione Americana, culminata nel 1783, portò le colonie inglesi del Nord America all'indipendenza dalla Gran Bretagna, realizzando lo spirito di libertà e autonomia maturato dopo la Guerra dei Sette Anni (1763). Questo conflitto ebbe ripercussioni anche sulla Corona spagnola e i suoi possedimenti in America. Sia per i vincitori (gli inglesi) sia per gli spagnoli (alleati con i francesi e sconfitti), si rese necessario garantire la difesa dei territori oltreoceano, ma gli eserciti regolari comportavano costi altissimi. Di conseguenza, i governi di Madrid e Londra aumentarono il controllo politico e il carico fiscale sulle colonie, affinché potessero sostenere i costi della propria difesa.
Il Dominio Britannico e la Crescita Coloniale
Fino a quel momento, l'Impero britannico aveva permesso alle colonie di partecipare con profitto ai traffici atlantici. Le "Leggi di Navigazione" (che limitavano gli scambi, vietavano la produzione propria di manufatti tessili e l'importazione di beni da stati diversi) erano state applicate in modo blando e ampiamente aggirate tramite il contrabbando. Questo permise alle colonie di crescere sia demograficamente sia economicamente, sviluppando un forte spirito di iniziativa e imprenditorialità.
L'Aumento del Controllo Britannico e le Prime Tensioni
La crescita delle colonie modificò il loro ruolo all'interno dell'Impero, generando però nuovi conflitti. Tra il 1763 e il 1765, il governo di Londra impose alle colonie di ospitare un corpo di spedizione, rese più difficile il contrabbando introducendo bolle di accompagnamento e introdusse una tassa sul commercio di zucchero, vino e caffè. Con la "Legge sul Bollo" (Stamp Act), impose una tassa su giornali, atti legali e documenti commerciali. Inoltre, proibì la colonizzazione delle terre a ovest della catena dei monti Appalachi (la "Proclamation Line"), ponendo gli insediamenti sotto la sorveglianza di commissari del re.
La Questione Fiscale: "No Taxation Without Representation"
La "Proclamation Line" fu considerata dai coloni un'inaccettabile limitazione del diritto all'espansione, così come la tassa sul bollo. Le colonie non erano mai state soggette a vere e proprie tasse imposte direttamente dal Parlamento britannico, non avendo rappresentanti al suo interno. Il principio "No taxation without representation" (Nessuna tassazione senza rappresentanza) divenne il grido di battaglia. La Rivoluzione Americana fu, dunque, una ribellione contro l'Inghilterra in nome di principi politici che la stessa Inghilterra aveva elaborato.
Il Nodo della Sovranità
Il vero problema era la questione della sovranità: spettava al Parlamento di Londra e alla Corona, o alle assemblee coloniali? Il governo britannico sosteneva che l'imposta sul bollo fosse legittima perché il Parlamento rappresentava "virtualmente" tutti i cittadini. Tuttavia, i coloni americani, riuniti nello Stamp Act Congress (1765), ribadirono che il diritto di imporre tasse spettava esclusivamente alle assemblee coloniali, negando la rappresentatività di un parlamento così distante, che non poteva tutelare i loro interessi.
Verso l'Indipendenza Americana
La Nascita di una Coscienza Coloniale
Il contrasto e la successiva lotta contro gli inglesi favorirono la nascita di un'autocoscienza nazionale tra i coloni, una consapevolezza di avere problemi e interessi comuni. Nella lotta contro la Legge sul Bollo, nacque un coordinamento tra le colonie, con manifestazioni organizzate dai "Figli della Libertà". Si verificò un boicottaggio delle importazioni di merci inglesi, causando un danno rilevante per la Gran Bretagna.
Il Boston Tea Party e le "Leggi Intollerabili"
Nel 1766, il governo di Londra ritirò la Legge sul Bollo, ma introdusse dazi d'ingresso nei porti coloniali, spingendo gli americani ad aumentare il boicottaggio delle merci. Nel 1770, il governo cancellò i dazi, ad eccezione di quello sul tè. Nel 1773, per riassestare le finanze della Compagnia delle Indie Orientali, il governo britannico le assegnò il monopolio dell'esportazione del tè nelle colonie, danneggiando i mercanti e i contrabbandieri americani. Questo portò al celebre Boston Tea Party, durante il quale una grossa partita di tè della Compagnia fu gettata in mare nel porto di Boston da radicali americani. Londra reagì con provvedimenti repressivi, i "Coercitive Acts", ribattezzati dai coloni "Leggi Intollerabili": chiusura del porto di Boston, cancellazione dell'autonomia del Massachusetts e annullamento dei poteri dei giudici americani.
Verso lo Scontro Armato
Tra il 1774 e il 1776, la protesta fiscale si trasformò in una vera e propria rivoluzione indipendentista. Inizialmente, la maggior parte dei patrioti desiderava una riforma che concedesse ampia autonomia legislativa alle colonie, pur mantenendo la sovranità della Corona britannica. Tuttavia, due successivi congressi coloniali (1774-1775) estesero l'embargo sulle merci inglesi e affermarono il diritto dei coloni alla resistenza armata, istituendo un esercito unitario, il Continental Army, guidato da George Washington (1732-1799). La situazione si radicalizzò a causa dell'irrigidimento britannico: Giorgio III dichiarò "ribelli" tutti i coloni americani e ordinò alle truppe britanniche di riprendere con la forza il controllo del Massachusetts, trattandoli come un nemico straniero. Si verificarono così i primi scontri armati.
La Prevalenza dell'Ala Radicale
L'ala radicale, che puntava alla separazione dalla madrepatria, guadagnò terreno, portando a scontri, intimidazioni e violenze che rasentarono la guerra civile. Alcuni, come Thomas Jefferson (1743-1826), si definivano "patrioti", sostenendo che la lotta per l'indipendenza fosse una lotta per la libertà contro il dispotismo. La visione di una repubblica come unico governo fondato su libertà e virtù civile conquistò le classi dirigenti, proiettando gli americani come costruttori di un mondo nuovo e libero.
La Rivoluzione dell'Opinione Pubblica
L'orientamento e l'influenza dell'opinione pubblica ebbero un ruolo decisivo. Un esempio è il libretto "Common Sense" (1776) di Thomas Paine, che con un linguaggio semplice e diretto sosteneva la necessità per i coloni americani di proclamare l'indipendenza e fondare una libera repubblica, identificando la monarchia come il nuovo nemico.
La Dichiarazione di Indipendenza Americana
Il 4 luglio 1776, il Congresso delle colonie a Filadelfia approvò la Dichiarazione di Indipendenza Americana. Questo documento rappresentò la traduzione politica dei principi illuministi di diritti naturali, libertà e uguaglianza, proclamando le colonie come "Stati liberi e indipendenti", capaci di stringere trattati commerciali e alleanze (il che permise l'intervento francese al fianco degli americani). La Dichiarazione, dal carattere "globale", inaugurò un nuovo "genere" politico-letterario, diventando un modello. Fortemente influenzata dal pensiero liberale e illuminista di John Locke, le sue parole chiave sono: uguaglianza, libertà, diritti inalienabili e consenso. Introdusse la "ricerca della felicità" tra i diritti inalienabili e stabilì che la legittimità del governo deriva dal consenso dei governati. La secessione dalla madrepatria e l'indipendenza furono presentate come un diritto naturale.
L'Intervento Francese e la Fine della Guerra
Nel 1776, lo scontro tra colonie e madrepatria si trasformò in una vera e propria guerra. L'inferiorità militare dei "ribelli" fu compensata dagli errori strategici dei comandanti inglesi e, soprattutto, dall'intervento francese (1778), seguito l'anno successivo dagli spagnoli, motivati da desiderio di rivincita e dalle pressioni degli illuministi. La Francia fornì rinforzi militari, navi e ufficiali esperti come il Marchese de La Fayette. Dopo costi elevati, la guerriglia guidata da George Washington e la decisiva sconfitta britannica a Yorktown (1781) spinsero il governo inglese a porre fine al conflitto. Il 3 settembre 1783, con la Pace di Parigi, la Gran Bretagna riconobbe l'indipendenza delle 13 colonie e la loro sovranità sui territori fino al fiume Mississippi.
La Costituzione degli Stati Uniti d'America
Dalla Confederazione alla Federazione
Dopo l'indipendenza, si rese necessaria una forma di unione tra le colonie, ciascuna delle quali si era costituita come uno stato autonomo, con una propria costituzione, organi di governo e magistrature. Nel 1777, furono approvati gli "Articoli di Confederazione", che istituivano gli Stati Uniti come una confederazione di stati sovrani. Essi prevedevano un organismo di coordinamento, il Congresso, composto da un delegato per colonia, autorizzato a gestire gli aspetti militari e i rapporti internazionali. Tuttavia, legislazione, fisco e giustizia rimanevano di competenza dei singoli stati. Questa struttura si rivelò insufficiente a gestire problemi come l'enorme debito pubblico accumulato per finanziare la guerra e la mancanza di coordinamento generale.
Il Dibattito tra Federalismo e Antifederalismo
Fu avanzata la proposta di dare vita a uno stato federale, in cui le decisioni su materie di interesse generale fossero di competenza di un parlamento e di un governo unici. Secondo i federalisti, questa impostazione avrebbe permesso di realizzare politiche unitarie in ambito commerciale, monetario e di difesa, conferendo al paese forza e possibilità di espansione. Questa visione è ben espressa negli articoli del "The Federalist", scritti da Alexander Hamilton e James Madison. Altri, come Thomas Jefferson, ritenevano invece che si dovesse garantire la libertà, l'indipendenza e la sovranità delle singole colonie (posizione antifederalista).
L'Approvazione della Costituzione
Nel 1787, si riunì a Filadelfia un'assemblea di rappresentanti delle colonie, la "Convenzione Costituzionale", che elaborò la nuova carta costituzionale. Prevalse l'impostazione federalista, convinta che solo un governo centrale dotato di sufficiente autorità avrebbe potuto mantenere l'ordine interno, organizzare l'economia, sanare l'enorme debito pubblico, garantire la difesa e gestire le assegnazioni di nuovi territori e i conflitti con i nativi. Il 17 settembre 1787, la Convenzione approvò la Costituzione degli Stati Uniti d'America, che delineava una repubblica presidenziale federale. Nel 1789, i federalisti vinsero le elezioni presidenziali ed entrò in carica il primo presidente degli Stati Uniti, George Washington, eroe della guerra d'indipendenza. La Rivoluzione Americana era compiuta.
Caratteristiche della Costituzione Americana
La Costituzione degli Stati Uniti è un documento relativamente breve, formato da un preambolo e sette articoli. È modificabile solo con particolari e complesse formalità e si è mantenuta sostanzialmente immutata, salvo le modifiche apportate nel tempo da 27 emendamenti. Delinea una repubblica federale, assegnando agli organi centrali poteri in materia di difesa nazionale, commercio estero, politica economica e legislazione sull'immigrazione, e lasciando agli stati tutte le competenze non attribuite al centro. Il principio base è la divisione dei poteri, con un sistema di controlli e bilanciamenti ("checks and balances") tra i vari organi costituzionali.
Il Sistema Istituzionale Americano
- Potere Legislativo: Affidato al Congresso, un parlamento bicamerale composto dalla Camera dei Rappresentanti (435 deputati, proporzionali alla popolazione) e dal Senato (2 senatori per ogni stato, per garantire una rappresentanza equa).
- Potere Esecutivo: Affidato al Presidente, eletto indirettamente tramite un collegio di "grandi elettori", con un limite di due mandati. Il Presidente ha il diritto di veto sulle decisioni del Congresso, ma non può sciogliere le Camere. Il Congresso, a sua volta, può avviare la procedura di impeachment per la rimozione del Presidente.
- Potere Giudiziario: Indipendente dal governo, il suo organo supremo è la Corte Suprema (composta da 9 giudici nominati a vita), che ha il potere di dichiarare incostituzionali leggi o provvedimenti governativi.
La Carta dei Diritti: Il "Bill of Rights"
Alcuni oppositori criticarono l'assenza di una chiara tutela delle libertà personali nella Costituzione originale. Per questo motivo, nel 1791, furono approvati i primi dieci emendamenti, noti come "Bill of Rights" (Dichiarazione dei Diritti). Essi garantiscono libertà fondamentali come quella di stampa, di parola, di associazione e il diritto di portare armi. Nel tempo, la Costituzione è stata aggiornata con nuovi emendamenti per ampliare i diritti civili, tra cui l'abolizione della schiavitù (1865) e il diritto di voto per le donne (1920).