Immanuel Kant: Un Viaggio nel Pensiero Filosofico e nelle Sue Opere Principali

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Immanuel Kant: Un Viaggio nel Pensiero Filosofico

Vita

Nato a Königsberg nel 1724, Immanuel Kant vi trascorse l'intera esistenza, spegnendosi nel 1804. Proveniente da una famiglia di umili origini, ricevette un'educazione in una scuola morale e religiosa di ispirazione pietista.

Studiò Filosofia, Fisica e Matematica, periodo durante il quale scrisse le sue prime pubblicazioni e ottenne la cattedra di Fisica.

Dopo gli studi universitari, lavorò come insegnante privato, continuando nel contempo i suoi approfondimenti. Successivamente, iniziò a insegnare Fisica e Metafisica all'università. In questa fase, formulò la teoria sull'origine della Terra da una nebulosa, nota come teoria di Kant-Laplace, in collaborazione con Laplace.

Nel 1755, fu profondamente colpito dal grande terremoto di Lisbona, evento che lo portò a condurre studi specifici sull'argomento.

Nel 1770, ottenne la cattedra di Logica e Metafisica all'Università di Königsberg, presentando la sua opera “La forma e i principi del mondo sensibile e intellegibile”.

Con la pubblicazione della “Critica della ragion pratica”, Kant rivoluzionò la concezione della conoscenza.

Nel 1784, scrisse “Che cos’è l’Illuminismo”, un articolo di rivista in cui definisce l'Illuminismo come l'uscita dell'uomo dallo stato di minorità, una condizione imputabile unicamente a sé stesso. (VEDERE FOTOCOPIA Fil-002).

La “Critica della Ragion Pura” (1781-1787)

L'opera conobbe due edizioni, una nel 1781 e un'altra nel 1787, con alcune variazioni tra le due versioni. La Critica si propone come un'analisi dei fondamenti del sapere: mira a stabilire la possibilità della matematica e della fisica come scienze, e a indagare se e come la metafisica possa essere considerata una scienza.

I Fondamenti della Conoscenza Oggettiva

Per Kant, è fondamentale fornire un fondamento alla conoscenza oggettiva, garantita dai giudizi. Kant identifica tre tipi fondamentali di giudizi, sebbene solo uno sia realmente produttivo per la scienza:

  • Giudizi analitici a priori: Esempio: “Tutti i corpi sono estesi”. Questi giudizi non aggiungono nulla di nuovo alla conoscenza, essendo delle definizioni generali. Sebbene universali e necessari, non producono nuove conoscenze.
  • Giudizi sintetici a posteriori: Derivano dall'esperienza, come “il cielo è azzurro”. Pur fornendo informazioni aggiuntive, mancano di validità universale e necessità, rendendoli inadatti alla scienza.
  • Giudizi sintetici a priori: Esempio: quelli della matematica, della geometria e della fisica pura. In questi giudizi, il predicato non è contenuto nel soggetto, ma il giudizio è universale e necessario.

Contrariamente al razionalismo, Kant sostiene che la scienza derivi anche dall'esperienza; tuttavia, in opposizione all'empirismo, afferma l'esistenza di elementi non derivabili dall'esperienza, le forme a priori.

Materia e Forma nella Conoscenza

La nuova teoria della conoscenza kantiana si caratterizza per la composizione di materia e forma:

  • La materia (elemento a posteriori) è costituita dalla molteplicità caotica e mutevole delle impressioni sensibili provenienti dall'esperienza.
  • La forma rappresenta le modalità fisse con cui la mente umana ordina tali impressioni. Queste modalità sono innate, possedendo validità assoluta e necessaria, poiché tutti le possiedono e le applicano allo stesso modo.

Le forme a priori della sensibilità sono lo spazio e il tempo, analizzati nell'“Estetica trascendentale”. Quelle dell'intelletto sono le dodici categorie. Grazie a queste forme a priori, possiamo formulare giudizi sintetici a priori sulla realtà, partendo dai dati dell'esperienza.

Questo aspetto è cruciale: a differenza degli empiristi, Kant instaura un rapporto soggetto-oggetto bidirezionale. Gli oggetti devono conformarsi alle forme a priori del soggetto, il che significa che filtriamo attivamente la realtà.

Fenomeno e Cosa in Sé

Nella sua teoria della conoscenza, Kant distingue tra fenomeno e cosa in sé:

  • Il fenomeno è la realtà conosciuta attraverso le forme a priori (spazio, tempo e categorie), risultando relativa al nostro modo di comprendere e valida per tutti gli intelletti.
  • La cosa in sé è la realtà indipendente dalle forme a priori, una realtà mai definita completamente e ignota al soggetto.

I Tre Livelli della Conoscenza

La conoscenza per Kant si articola su tre livelli:

  • Sensibilità: Percepiamo gli oggetti attraverso i sensi ed elaboriamo i dati tramite le forme a priori dell'intuizione (spazio e tempo).
  • Intelletto: Pensiamo i dati sensibili attraverso le categorie o concetti puri.
  • Ragione: Giungiamo alle idee di anima, mondo e Dio.

L'“Estetica Trascendentale

In questa sezione, Kant si occupa dei concetti di spazio e tempo, studiando le forme a priori della sensibilità. L'estetica, in questo contesto, indica il modo di conoscere gli oggetti.

La sensibilità fornisce un complesso di dati empirici che vengono collocati nello spazio e nel tempo. L'intuizione è la conoscenza immediata dell'oggetto sentito ed è la forma della conoscenza sensibile. Si distingue tra intuizione empirica (che include la materia) e intuizione pura (riferita alla forma, ovvero spazio e tempo).

  • Lo spazio è la forma del senso esterno, una rappresentazione a priori necessaria che fonda tutte le intuizioni esterne, rendendo possibile l'ordinamento spaziale degli oggetti percepiti, esistendo nel soggetto.
  • Il tempo è la forma del senso interno e dispone le cose una accanto all'altra; è una rappresentazione a priori necessaria che fonda i nostri stati interni e il loro susseguirsi.

Spazio e tempo non derivano dall'esperienza (come sosteneva Locke), non sono entità esistenti di per sé (come pensava Newton), né concetti (come riteneva Leibniz). Sono piuttosto delle configurazioni logiche della mente entro cui si collocano i dati fenomenici, e sono oggettivi e reali. Kant li descrive come idealità trascendentali (forme a priori del soggetto) e realtà empiriche, poiché sono reali e oggettive rispetto agli oggetti esterni. La Geometria e l'aritmetica si fondano sulle intuizioni di spazio e tempo, basandosi la prima sull'intuizione pura spaziale e la seconda sull'intuizione temporale.

L'“Analitica Trascendentale” (Logica)

L'analitica trascendentale indaga l'origine, l'estensione e la validità oggettiva delle conoscenze a priori proprie dell'intelletto e della ragione.

L'Intelletto è la capacità del soggetto di pensare, ovvero di unificare il molteplice attraverso le forme a priori, le dodici categorie.

Le categorie (modi di pensare o giudicare, ossia di attribuire un predicato a un soggetto), o concetti puri, sono dodici, corrispondenti ai modi di giudizio:

GIUDIZI

CATEGORIE

QUANTITÀ

- Singolare (Questo A è B)

- Particolare (Alcuni A sono B)

- Universale (Tutti gli A sono B)

- Unità

- Pluralità

- Totalità

QUALITÀ

- Affermativo (A è B)

- Negativo (A non è B)

- Infinito (A è non B)

- Realtà

- Negazione

- Limitazione

RELAZIONE

- Categorico (A è B)

- Ipotetico (Se è A, allora è B)

- Disgiuntivo (A è B oppure C)

- Inerenza e sussistenza

- Causalità e dipendenza

- Comunanza

MODALITÀ

- Problematico (A può essere B)

- Assertorio (È reale che A è B)

- Apodittico (È necessario che A sia B)

- Possibilità – Impossibilità

- Esistenza – Inesistenza

- Necessità – Contingenza

Successivamente, Kant affronta il problema della deduzione o legittimazione delle categorie, ovvero la giustificazione della loro funzione unificante e del loro riferimento universale e necessario all'esperienza. Per fare ciò, postula l'esistenza di una “categoria delle categorie”, un'unità che raccoglie e unifica i dati sensibili: l'identica struttura mentale per tutti gli uomini, che Kant chiama l'Io Penso. Siamo coscienti dell'esistenza dell'Io Penso, ma non ne abbiamo una coscienza diretta. L'Io Penso è un'unità sintetica della coscienza che rende possibile l'oggettività del sapere scientifico.

L'originalità di Kant risiede nel fondare la validità della conoscenza nella mente umana, anziché negli oggetti o in Dio, come aveva fatto Cartesio.

La “Dialettica Trascendentale” (Logica)

In questa parte della Critica della Ragion Pura, Kant tratta della ragione, la facoltà del pensiero che si occupa della conoscenza di ciò che trascende l'esperienza. Si interroga sulla possibilità della metafisica come scienza, esaminando i campi tradizionalmente affrontati dalla metafisica: l'anima, il mondo e Dio.

La Critica della Psicologia Razionale (Anima)

Kant critica la Psicologia Razionale, che considera l'anima come una sostanza. Ritiene che l'aver convertito l'Io Penso in una sostanza, spostandolo da una condizione logico-trascendentale a una ontologica, sia un errore.

La Critica della Cosmologia Razionale (Mondo)

Kant analizza le antinomie scoperte dalla metafisica riguardo al mondo: coppie di proposizioni contraddittorie ma ugualmente dimostrabili.

  • Il mondo ha un inizio e un limite nello spazio e nel tempo, oppure no?
  • Esiste qualcosa di assolutamente semplice, ovvero non ulteriormente divisibile, oppure no?
  • La libertà è possibile, oppure tutto ciò che avviene è causalmente determinato?
  • Esiste una causa ultima (Dio), oppure no?

Riguardo alle prime due antinomie, Kant afferma che il mondo non è né finito né infinito in termini di spazio, tempo e divisibilità, ma è un insieme di fenomeni attualmente finito e potenzialmente indefinito.

Riguardo alle ultime due, sostiene che entrambe le tesi e antitesi possano essere vere, ma riferite ad ambiti diversi: la tesi è vera se pensata in ambito morale, l'antitesi se riferita ai fenomeni.

La Critica della Teologia Razionale (Dio)

Kant critica le tradizionali prove dell'esistenza di Dio:

  • Prova ontologica: Si basa sull'idea che esista nell'intelletto e nella realtà qualcosa di cui non si può immaginare nulla di maggiore. L'errore risiede nel passare dal piano logico a quello ontologico.
  • Prova cosmologica: Postula Dio come prima causa da cui tutto ha origine. Kant ribatte che la causalità è un concetto puro e non può essere applicata a qualcosa che trascende i fenomeni.
  • Prova fisico-teologica: L'ordine e la bellezza della natura dimostrerebbero l'esistenza di Dio. Kant osserva che, se Dio è responsabile dell'ordine, è anche causa dell'essere, ricadendo così nelle prove precedenti, già confutate.

Con queste critiche, Kant dimostra che a livello scientifico non è possibile dimostrare l'esistenza di Dio e l'invalidità della metafisica tradizionale. Pertanto, anima, libertà e Dio diventano postulati (verità indimostrabili ma necessarie) nel campo della morale, che si occupa dell'agire umano.

La “Critica della Ragion Pratica” (1788)

La Critica della Ragion Pratica si concentra sulla morale. Kant parte dalla convinzione che esista nell'uomo una legge morale scolpita, incondizionata dalla sensibilità (e quindi imponibile all'istinto). Questa legge è legata alla libertà dell'agire e possiede universalità e necessità (valida in ogni tempo e luogo).

Questa legge morale si esprime attraverso gli imperativi categorici, che legano la legge all'uomo. Esistono anche imperativi ipotetici e massime, ma questi non sono centrali per la morale kantiana: i primi descrivono i mezzi per raggiungere un fine determinato, mentre le seconde hanno un carattere individuale. Gli imperativi categorici, invece, descrivono il dovere per il dovere, la forma del DEVI.

L'Imperativo Categorico

L'imperativo categorico si presenta in tre formule:

  • “Agisci in modo che la massima della tua volontà possa valere nello stesso tempo come principio di una legislazione universale”. Il motivo del dovere deve essere universale.
  • “Agisci in modo da trattare l'umanità, sia nella tua persona, sia in quella di un altro, sempre anche come fine e non solo come mezzo”. L'uomo deve essere il fine, non il mezzo.
  • “Agisci in modo che la tua volontà, in base alla massima, possa considerare sé stessa come universalmente legislatrice”. Il motivo che guida la volontà deve essere universale.

La legge morale ha quindi la forma dell'imperativo categorico, del dovere per il dovere, senza altri scopi. L'unico sentimento ammesso è il rispetto per la legge.

È inoltre indispensabile l'adesione della volontà alla legge dell'imperativo categorico; questo costituisce la volontà buona. L'azione non deve solo essere conforme alla legge, ma deve esserci l'adesione della volontà alla legge (vogliamo volere il dovere). La volontà buona è l'unica cosa veramente buona.

Il bene e la volontà buona elevano l'uomo dal mondo fenomenico (o sensibile) a quello noumenico (o pensabile, ma non conoscibile), dove vige la libertà e dove si può raggiungere la felicità. Questo mondo è raggiungibile solo dopo la vita, poiché durante l'esistenza terrena si deve compiere il proprio dovere.

I Postulati della Ragion Pratica

Arrivati a questo punto, Kant ammette tre postulati:

  • Immortalità dell'anima: La santità (completa conformità alla legge morale) non è realizzabile in questa vita, ma è possibile nell'aldilà.
  • Dio: Poiché la felicità deve essere proporzionale al compimento della legge morale, è necessario postulare l'esistenza di una volontà onnipotente, Dio, che assicuri tale corrispondenza.
  • Libertà: È la condizione della moralità. La legge morale, prescrivendo il dovere, presuppone la possibilità di agire o meno in conformità ad essa. La libertà è intesa come:
    • Indipendenza dalla causalità naturale in favore della legge morale.
    • Determinazione della volontà in forza della legge morale.

La libertà non è dimostrabile, ma postulata come condizione di possibilità della moralità, ed è rivelata dall'esistenza della legge morale incondizionata (alla quale si può aderire o meno).

La “Critica del Giudizio” (1790)

In quest'opera, Kant cerca di identificare le formule che non rientrano nelle categorie, come la “bellezza di un fiore”. Sebbene il fiore possa essere categorizzato, la sua bellezza sfugge a tale classificazione.

La Critica del Giudizio si articola in due parti principali:

  • Critica del giudizio estetico: Riguarda il bello, non la mera sensazione come nell'estetica trascendentale.
  • Critica del giudizio teleologico: Si occupa del finalismo, ovvero dell'organizzazione del mondo in vista di un fine.

Critica del Giudizio Estetico

Il giudizio estetico dichiara un oggetto bello, ovvero in armonia con il nostro spirito. Il bello è ciò che provoca piacere. I giudizi estetici sono i giudizi di gusto, dove il gusto è la facoltà che valuta il rapporto tra la rappresentazione di un oggetto e la sensazione di piacere o dispiacere che esso ci provoca.

Il bello non è una proprietà intrinseca delle cose, ma scaturisce dal giudizio, che valuta l'accordo tra la natura e il bisogno del soggetto di trovarvi armonia.

Il piacere estetico deve essere disinteressato e libero, distinguendosi da ciò che è:

  • Utile: Scelto in vista di un vantaggio.
  • Gradevole: Riferito al godimento materiale.
  • Vero: Proprio della conoscenza intellettuale.
  • Buono: Scelto in vista di uno scopo morale.

Per Kant, la bellezza è libera e autonoma da qualsiasi valore esterno.

Il giudizio di gusto è soggettivo. Si distingue tra “questo oggetto mi piace” (giudizio particolare) e “questo oggetto è bello” (che implica una pretesa di universalità soggettiva).

Kant sostiene la possibilità di esprimere giudizi estetici con pretesa di universalità grazie a un principio soggettivo che opera nel sentimento e definisce universalmente ciò che non piace. Questo vale per il bello, ma non per ciò che semplicemente piace.

Oltre al bello, il giudizio estetico riguarda anche il sublime, distinguendo tra:

  • Sublime matematico: L'incommensurabilmente grande, che provoca un sentimento misto di piacere e dispiacere, poiché la nostra ragione tende all'infinito (piacere) ma si scontra con l'impossibilità di raggiungerlo (dispiacere).
  • Sublime dinamico: Ciò che nella natura si manifesta con straordinaria potenza (es. un mare in tempesta), generando un senso di ammirazione o timore.

Il giudizio estetico rivela l'armonia delle cose, ma non implica conoscenza. Per trovare questa conoscenza che sfugge alla scienza, dobbiamo basarci sul principio di finalità interna della natura, considerandola come un organismo vivo. Questo principio stimola l'uomo a cercare un fine comune a tutti, che è l'uomo stesso. L'uomo trascende la dimensione fenomenica in quanto essere libero e partecipe del mondo noumenico.

La Critica del Giudizio riesce a connettere i mondi della conoscenza e della moralità attraverso il giudizio fondato sul sentimento, aprendo all'uomo la prospettiva di un mondo morale e cogliendo l'esistenza di un'intelligenza superiore che ordina l'universo.

Voci correlate: