Karl Marx: Alienazione, Capitalismo e Rivoluzione
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Secondo Marx è tempo che i filosofi cambino il mondo invece di studiarlo, facendo così la filosofia marxista si stacca dalla sinistra hegeliana che si occupava di religione e cose ‘campate per aria’. Perciò bisogna studiare le condizioni materiali, i bisogni economici dell’uomo e l’economia come base principale della realtà. Il mondo è diviso in liberal democrazia e filosofia marxista. Influenza anche Brecht. Critica a Feuerbach -> la loro differenza è l’analisi della religione: per Feuerbach l’uomo è alienato perché dà le sue migliori caratteristiche a Dio; invece, Marx definisce la religione “la coscienza capovolta del mondo” e “l’oppio dei popoli” perché offusca la mente del popolo per far sì che non pensi alle sue condizioni materiali e non si ribelli, la condizione di sfruttamento fa sì che l’uomo crei una dimensione alternativa, il Paradiso, dove può continuare a vivere senza problemi a patto che si comporti bene. La religione non è il principale motivo della condizione disagiata dell’uomo, lo sono le sue condizioni economiche e sociali, la religione è una conseguenza. Per Marx è necessario passare dalla critica della teologia alla critica della società e dei rapporti di potere ingiusti su cui si basa. Quando sparirà l’oppressione, sparirà anche la religione.
Marx riprende da Hegel l’alienazione ma non lo può essere come dice Feuerbach per la religione. Marx dice che l'alienazione non è un fenomeno solo spirituale, in cui l'uomo si sottomette a una religione, ma è l'espressione storica della disumanizzazione che caratterizza i rapporti lavorativi dell'epoca nella società capitalistica.
Marx distingue quattro aspetti dell'alienazione dell'operaio:
- - alienato nei confronti del prodotto, il lavoratore produce oggetti che non gli appartengono, appartengono al capitalista e perciò non ne può godere, le cose create costituiscono una potenza esterna che si erge di fronte a lui, accrescendo e aggravando la sua condizione di dipendenza.
- - alienazione rispetto alla sua attività/produttività, la produttività stessa è proprietà del capitalista che ne dispone come vuole, con ritmi disumani dettati dai propri interessi egoistici. Gli viene imposto lavoro forzato e l'operaio è obbligato a vendere il suo lavoro a causa delle condizioni in cui vive, i lavoratori dell'epoca lavoravano anche più di 12 ore al giorno in condizioni disumane. È alienato dalla sua attività perché il suo lavoro è alienante e ripetitivo, non è un’alienazione religiosa.
- - alienazione nei confronti del lavoro, secondo Marx l'uomo è un essere che si realizza nella propria essenza soltanto nel lavoro, attraverso cui si appropria della natura. Nel sistema capitalistico ciò non è possibile, il lavoro è visto con una luce negativa e diventa una modalità di sfruttamento in cui si assiste alla riduzione a cosa del lavoratore e al suo progressivo abbrutimento.
- - alienazione nei confronti dei suoi simili, l'operaio nel sistema capitalistico è escluso da ogni forma di vita sociale umana, quella in cui può condividere il suo lavoro con gli altri, cioè persone libere. In questa società invece si relaziona soltanto con il capitalista, il suo proprietario, non solo del suo lavoro ma anche della sua attività e della sua produttività e dunque della sua stessa esistenza e umanità. È alienato anche rispetto al prossimo perché è un concorrente. -> i rapporti umani sono basati sullo sfruttamento della società capitalista, lo sfruttamento perciò deforma i rapporti.
L’alienazione si supera modificando le basi materiali dettate dalla società e dall’economia e rivoluzionando i rapporti su cui è fondato lo sfruttamento (per Marx la causa della condizione di alienazione), perciò, serve una rivoluzione che abolisca la proprietà privata; questa rivoluzione non deve essere ideologica (eliminare Dio come Feuerbach). Se tutto è di tutti, nessuno può prevalere o essere sfruttato. La proprietà privata permette al capitalista di sfruttare il proletariato (non ha proprietà privata) -> problema della società civile: il principale diritto garantito nel ‘700 era la proprietà privata, lo scopo dello stato quindi è garantire l’economia. Viene prima la società civile dello stato. La società civile come economia viene garantita dallo stato, non è indipendente dalla struttura economica, lo stato è creato per garantire il capitalismo. La soluzione trovata da Marx è quella di abolire la proprietà privata dei mezzi di produzione e sopprimere la divisione in classi. Marx dice che con il moderno liberalismo, i cittadini si trovano ad essere tutti uguali di fronte alla legge ma disuguali di fatto, perciò non è sufficiente riformare le istituzioni borghesi, ma bisogna muovere una vera riforma sociale che distrugga definitivamente lo stato borghese, creando una nuova società comunista. Lo stato liberale (hegeliano) è quello in cui tutti sono liberi perché hanno i diritti. Per Marx è vero che hanno gli stessi diritti però non è detto che nella società civile, ovvero la sfera economica, li abbiamo tutti uguali (il capo guadagna più dell’operaio, ha il diritto di licenziarlo, c’è chi ha di più e chi ha di meno, l’economia crea differenze).
Critica Hegel ma è molto più dipendente da lui di Feuerbach, anche per Marx la storia è un percorso razionale ma non crede che coincida con Dio/Spirito e non giustifica la realtà. Per Marx è l'antitesi perché le due classi sociali devono arrivare a una sintesi in cui tutti sono liberi -> concezione materialistica ma non c'è un'evoluzione storica diversamente da Feuerbach: - prospettiva storica ottimistica che porterà a una società comunista, - materialismo storico -> bisogna studiare la storia, ma non è un percorso dello spirito, si basa su bisogni materiali -> dialettica del bisogno-soddisfacimento: l'uomo deve soddisfare i suoi bisogni, la collettività soddisfa i bisogni. Il modo di produzione si evolve con il progresso tecnologico e la collettività è regolata da dei rapporti di riproduzione (capo, classe dominante - operaio, classe dominata). La visione dell'essere umano di Marx è elaborata mediando le posizioni di Hegel e Feuerbach. Secondo Marx, Feuerbach ha riportato l'attenzione sull'individuo concreto, sbagliando nel considerare l'essenza dell'uomo come qualcosa di compiuto, passivo, senza tener conto della sua storicità e socialità. La visione di Hegel invece riconosce l'essenza dell'uomo e della sua realtà, ma riconduce tutto il processo storico a uno sviluppo ideale con come unico oggetto lo spirito. La dialettica marxista riguarda fattori economici e materiali. La filosofia è dipendente dai fattori materiali che muovono la storia, la storia (rapporti di produzione tra classe dominante e classe dominata) per Marx è dialettica, come in Hegel. L'economia non va avanti perché le leggi sono a favore dei dominanti, con la rivoluzione si fanno leggi per la classe dominata (ex. Nobili-borghesia).
I borghesi fanno le loro aziende in cui lavorano altri operai, proletariato industriale. Si crea un'altra dialettica, le dialettiche si creano per problemi economico-sociali, non a causa dello spirito. A questo punto il proletariato dovrebbe prendere il potere e fare il comunismo (sintesi).
Materialismo storico: le forze motrici della storia non sono di carattere spirituale ma materiale, la storia è concepita come un processo dialettico che evolve e si forma sotto dinamiche socio-economiche. Coincide con la trasformazione delle forme di produzione, con il variare nelle epoche delle modalità di soddisfazione dei bisogni degli uomini. I modi di produzione caratterizzano le varie epoche storiche e sono composti da due elementi fondamentali: forze produttive (tutte le componenti che consentono la produzione: forza lavoro, mezzi utilizzati e conoscenze tecniche) e rapporti di produzione (l'organizzazione stessa del lavoro e le relazioni che si stabiliscono tra i soggetti, in particolare capitalista e operai, regolano il modo di impiegare i mezzi di produzione e ne definiscono la proprietà). I modi di produzione e i rapporti di produzione muovono la storia (per ogni tecnica/modo c'è un rapporto di produzione). L'economia muove il mondo in quanto è la struttura che muove la storia.
La famiglia è una sovrastruttura che dipende dai rapporti economici.
Famiglia e agricoltura: i figli maschi restano in casa, le generazioni lavorano in un solo potere, è diverso dalla città in cui gli uomini lavorano individualmente, la famiglia si restringe (-> patriarcato), la relazione è più libera, non c'è subordinazione delle generazioni. In città la famiglia dipende dalla struttura economica della società. Il positivismo e il verismo derivano dalla struttura economica. L'economia determina la sovrastruttura, ma c'è un rapporto inverso (struttura condizionata dalla sovrastruttura).
La globalità del modo di produzione costituisce ciò che Marx definisce struttura della società, la sua ossatura economica. L'insieme delle varie produzioni culturali è invece la sovrastruttura, rappresentata da dottrine etiche, scientifiche e filosofiche. Questi prodotti spirituali non sono indipendenti ma vanno ricondotti al complesso dei rapporti produttivi che stabiliscono un'epoca storica. Mutando le condizioni storiche di vita, cambiano anche i modi di valutare le cose ed i comportamenti privati e sociali. Le leggi superano il capitalismo, lo stato deve garantire certe forze economiche.
Il capitalismo italiano è diverso da quello americano, la sovrastruttura influenza la struttura.
Struttura: modi di produrre (insiemi delle tecniche) + rapporti di produzione (rapporti tra classi sociali per la produzione, le leggi dello Stato sono a favore dei nobili)
L'evoluzione tecnologica porta nuovi rapporti, la borghesia ascende, dal possesso di terra si passa al possesso di capitale. I rapporti nuovi premono per essere liberati ma sono ingabbiati dai rapporti di produzione ormai obsoleti per i nuovi modi di produzione. Ciò porta alla rivoluzione: la borghesia diventa la classe egemone, i nobili diventano classe individuale. La borghesia fa delle leggi adatte alla nuova struttura economica (es. leggi napoleoniche riguardanti la proprietà privata). Ogni volta che una classe sociale sarà al potere, sotto si crea un'altra classe sociale, classe in ascesa, in questo caso il proletariato sfruttato dai borghesi che rappresentava il 90% della popolazione. Ad un certo punto questo farà una rivoluzione comunista; all'inizio ci sarà una dittatura del proletariato dato che sono tanti per demolire la società borghese. Poi non ci sarà una classe sotto, tutti gli uomini saranno liberi e uguali senza classi sociali, fine dello Stato, ognuno lavora come vuole -> il comunismo è la sintesi.
Marx è un hegeliano, prima o poi il comunismo per lui deve arrivare per forza.
‘Il capitale’ -> analisi della legge economica della società moderna in tre libri
- Marx: socialista scientifico, fa un'analisi dell'economia della società in preparazione al comunismo -> libro di teoria economica, analisi della società capitalista e cosa porta al suo superamento.
- Marx riprende economisti come Smith e Ricardo (economisti classici) per realizzare una nuova teoria che confuti le loro.
-> analisi della merce, ripresa da Smith e Riccardo. La merce è un prodotto, può essere venduta perché serve a qualcosa.
- Valore d'uso: Per essere venduto un prodotto deve essere utile a qualcosa (es. ora la videocassetta non ha un valore d'uso). Ogni merce serve al soddisfacimento di un bisogno umano.
- Valore di scambio: le merci possono essere scambiate. Possono essere oggetti di scambio e dunque di vendita. Secondo Marx dovrebbe essere dettato dal tempo impiegato in media per la loro produzione.
- Moneta: misura del valore di scambio, gli dà ragione di esistere.
- Valore della merce: quantità di lavoro necessario per produrla. Il prezzo dipende principalmente dal lavoro (es. l'oro costa tanto perché è raro e serve lavoro per cercarlo).
Analisi della società capitalista
- Capitalista: datore di lavoro, produce la merce con le ore di lavoro dei suoi operai. Il capitalista paga l'operaio un salario equivalente al valore di lui stesso, consiste essenzialmente nel costo dei mezzi necessari al suo sostentamento.
- Plus valore (PV): vero guadagno nella società capitalista, il valore che deriva dal lavoro svolto dall'operaio in più rispetto a quello retribuito, esprimibile con la formula D -> M -> D+ (D: investimento nell’industria, M: merci, D+: guadagno, scopo del capitalismo -> produrre guadagno, non merci). Prima del capitalismo la formula era: M -> D -> M, il centro era lo scambio di merci e lo scopo l'accumulazione di merci.
Lo scopo primario del capitalismo è aumentare sempre di più il profitto, questo obiettivo si raggiunge cercando di incrementare sempre di più la produttività e introducendo macchine e strumenti che consentano di realizzare quantità di merci maggiori con minore forza-lavoro. Marx rileva come storicamente la modernizzazione sia collegata al guadagno di efficienza attraverso il passaggio dall'industria manifatturiera alla grande industria meccanizzata. Ciò ha conseguenze molto pesanti, aumenta l'alienazione peggiorando la situazione dei lavoratori in quanto crea un'organizzazione del lavoro che lo rende unilaterale e ripetitivo, specializzando e semplificando le funzioni dell'operaio, ciò perché tutte le diverse operazioni necessarie sono svolte dal sistema integrato operaio-macchina in cui il lavoratore diventa un ingranaggio.
Il progresso della grande industria si ritorce contro il capitalista stesso in quanto crea forze autodistruttive:
- - La caduta tendenziale del saggio di profitto: è la prima e più importante, si tratta di una legge in base alla quale il profitto del capitalista tende a ridursi dopo un certo punto. Diminuisce il numero di operai, facendo calare il plusvalore che dipende da ogni operaio. Con il variare della composizione del capitale a sfavore del lavoro e a favore dell'oggetto si ottiene pertanto una riduzione del saggio (o tasso) di profitto che deriva dal plusvalore. Marx considera questa legge il punto debole dell'economia capitalistica.
- - Maggiore povertà nei consumatori: la crescente disoccupazione causata dall'uso di macchine nell'industria comporta questo rischio in quanto diminuisce il potere di acquisto delle merci. Nonostante lo sviluppo economico incrementi la produzione delle merci, esse rischiano di restare invendute a causa della poca disponibilità monetaria, ciò porterà a una tendenza inevitabile nella storia, il collasso del modo di produzione borghese capitalistico.
- - Divaricazione tra le classi: il risultato del punto precedente è la divisione sempre più netta tra capitalisti e proletari, destinata ad accrescersi progressivamente. Marx dice che nel capitalismo estremo si assiste da un lato all'espropriazione di molti capitalisti da parte di pochi, creando una minoranza industriale con immense ricchezze e potere che sfruttano una parte proletaria maggiore.
La soluzione del conflitto capitalistico è rappresentata per Marx nell'abbattimento delle forme dello Stato borghese. Marx è contro una posizione revisionista, dice che non è sufficiente in quanto sono fondate sugli stessi principi all'origine dello sfruttamento e dell’alienazione, la rivoluzione deve demolire queste condizioni e i rapporti di produzione che ne derivano. Secondo Marx la pena democrazia consiste nel riassorbimento dello Stato nella società civile, lo stato è lontano dall'essere l'organo con cui viene perseguito l'interesse comune, è invece lo strumento che protegge i privilegi della classe dominante. Lo stato riflette il tipo di società che si è creata in un periodo storico, ne costituisce la sovrastruttura ideologica. Lo stato moderno è perciò espressione dell'individualismo e dell'atomismo caratteristico della società borghese, i quali Marx critica profondamente dicendo che prepara gli uomini all'infelicità, incentrata sul principio di proprietà privata. Anche la libertà, altro cardine della modernità, è concepita negativamente in quanto è il diritto dell'individuo di fare quello che più gli aggrada, a patto che non pregiudichi la libertà degli altri. Marx conclude che un lavoratore costretto a lavorare tutto il giorno non può essere libero, perciò la libertà della costituzione moderna è astratta e illusoria. Per Marx il passaggio dalla società capitalistica a quella comunista deve passare per un periodo di transizione in cui il proletariato, divenuto classe dominante, eserciti una dittatura funzionale alla realizzazione del progetto comunista stesso. Tale regime ha lo scopo di instaurare una prima forma di uguaglianza, seppure imperfetta, fondata su un astratto livellamento degli individui, per sopprimere tutte le strutture della società capitalista. Una volta estinta ogni forma di Stato si estingue la dittatura del proletariato. Quella del proletariato perciò non è più una lotta di classe, ma una battaglia per l’affermazione della loro classe sociale in cui viene abolita la proprietà privata attraverso la collettivizzazione dei mezzi di produzione e le disuguaglianze reali tra gli uomini siano minori. Una società formata da individui non più alienati, in condizioni di sfruttamento. Tali sono le indicazioni sul modello della società comunista di Marx. Infatti il filosofo non ha mai trattato compiutamente questo tema, preferendo rimanere sulla realtà astratta invece che delineare uno scenario futuro. Infatti la società comunista non ha caratteri positivi o negativi rispetto a quella comunista in quanto in essa appare la negazione di principi che portano al sistema dello sfruttamento e in particolare alla proprietà privata.
Antonio Gramsci e l'Egemonia Culturale
Gramsci è un leader del partito comunista (nato nel 1921). È stato nominato deputato nel 1924 e nel 1926 venne arrestato a seguito delle leggi fasciste. Dalla Sardegna si trasferisce a Torino dove studia all’università senza laurearsi, in quanto inizia ad occuparsi di politica. Fonda il giornale ‘Ordine Nuovo’ nel 1919, il quale discuteva la possibilità della nascita di una classe proletaria strutturata basata sui soviet russi. Per Gramsci, le occupazioni nelle fabbriche (‘consigli di fabbrica’) a Torino erano dei centri di democrazia diretta e di autoregolazione dei processi di produzione da parte degli operai. Nel 1937 viene scarcerato ma muore a pochi anni dopo a causa delle privazioni subite. È l'unico intellettuale marxista italiano importante a livello mondiale. L'idea di Gramsci è alla base delle rivoluzioni delle minoranze che vogliono visibilità. Secondo lui la cultura è necessaria a poter dominare, oltre alla forza, con essa si convince a sottomettersi. Nel periodo del carcere (1929-35) scrive “i Quaderni del carcere”, un repertorio di spunti e riflessioni su tantissimi temi e problemi sia politici che storico-filosofici o artistico-letterari, non vanno in ordine di tema perché venivano scritti in base a quando aveva l’idea. Studia la situazione italiana e come è possibile che prenda il potere il partito comunista -> analisi sovrastruttura reale: in Italia i capitalisti hanno creato un sistema per cui comandano e hanno dominio (monopolio delle forze), governano tramite il consenso delle classi inferiori, il quale si forma attraverso la cultura.
Gramsci prende una posizione diversa rispetto alla prospettiva tradizionale del marxismo, crede che la rivoluzione è un evento in cui si devono distinguere l'elemento soggettivo, la coscienza della classe operaia, e l'elemento oggettivo, la crisi del sistema capitalistico. La presa del potere della classe operaia deve essere il risultato di un paziente lavoro di preparazione delle condizioni del proletariato. Mette un accento sugli aspetti soggettivi di questo processo, il quale deve essere portato a termine grazie all'opera del partito rivoluzionario.
Gramsci è molto contento della Rivoluzione russa in quanto la interpreta come la dimostrazione che la rivoluzione può avere successo anche saltando delle fasi, si convince sempre di più della necessità di dar vita a un partito degli operai, che controllasse e guidasse la direzione del movimento rivoluzionario.
Gramsci distingue: - dominio (politico-militare, se si controlla un paese solo con il dominio il popolo si rivolta) e - egemonia (culturale, si governa tramite la cultura e il ruolo degli intellettuali, che creano consenso in modo che la gente creda che sia giusto quel determinato governo, ideale dell'ostrica di Verga -> non si può cambiare la propria condizione di vita). In Italia si è creato un blocco storico in cui c'è un'alleanza tra la borghesia del nord e i proprietari terrieri del Sud, che detengono il potere italiano, per cui le classi inferiori ritengono giusto il loro potere. Creano consenso grazie agli intellettuali. Per Gramsci, le persone al potere possono conquistare e conservare il proprio potere utilizzando strumenti di due tipi: - la forza, dominando l'intera società grazie a esercito, polizia, carcere. - la cultura, attraverso strutture culturali come scuola, stampa, cinema, chiesa e partiti, questi ultimi ai tempi di Gramsci erano di grande peso sociale. Si crea il concetto di intellettuale organico, l'intellettuale si deve schierare con una classe sociale e lavorare per quella (borghesia). L'intellettuale è parte di una classe sociale e lavora per quella. Si deve schierare, si schiera con la borghesia e crea consenso per quella classe. L'intellettuale tradizionale invece è quello che si dichiara indipendente e autonomo rispetto a un gruppo sociale dominante, questi devono fare gruppo con il proletariato per riuscire a formare consenso. Nel frattempo il proletariato deve creare una sua classe di intellettuali organici in sintonia con le esigenze del popolo che sappiano esprimere le loro istanze e aspirazioni. C’è anche chi non si schiera con nessuna classe sociale, Gramsci dice che non schierarsi è come schierarsi in quanto si è d'accordo con quello che sta succedendo e la situazione politica. Il ruolo degli uomini di cultura è fondamentale, loro devono essere l'anima del partito comunista che deve formarli e sostenerli. Il loro compito è quello di generare nel proletariato una coscienza di classe che è continuamente messa a repentaglio dalla propaganda e dalle lusinghe della cultura egemone che creano un'immagine falsa e mistificata della realtà. Riprendendo il pensiero di Machiavelli, sostiene che il partito comunista possa essere il nuovo principe capace di coinvolgere e associare alla propria causa tutti per ottenere il consenso della società civile.