Metodologie Didattiche Innovative: Cooperative Learning e Strategie per l'Apprendimento Significativo

Classified in Psicologia e Sociologia

Written at on italiano with a size of 14,21 KB.

1. Metodologie e Strategie Didattiche: Cooperative Learning

Nella società della conoscenza (Strategia ET2020) equa ed inclusiva, la scuola deve assicurare a tutti l’opportunità di sviluppare le competenze chiave per una cittadinanza attiva e consapevole; il concetto di competenza è punto centrale attraverso cui ciascuna istituzione scolastica, nel rispetto della specificità del territorio, progetta il curricolo.

All’interno del curricolo, la scelta metodologica, condivisa a livello collegiale, diventa fondamentale per costruire e sviluppare negli alunni un apprendimento significativo (Ausebel – Novak).

A) Cooperative Learning

Una valida metodologia didattica è quella del Cooperative learning (Johnson), che favorisce il coinvolgimento attivo dei ragazzi nel lavoro di gruppo mediante una reciproca interdipendenza e responsabilità nel cercare soluzioni appropriate.

Attraverso il lavoro cooperativo, che può assumere diverse forme, quali ad esempio “Learning together”, “Student team”, “Group investigation”, “Complex Istruction”, gli studenti affinano le abilità sociali di comunicazione, di risoluzione dei conflitti e di assertività (Rogers), attraverso una interazione faccia a faccia, nonché la capacità di autovalutazione (metacognizione, Flavell). L’apprendimento cooperativo rappresenta una valida strategia didattica capace di creare un ambiente inclusivo; infatti, ciascuno studente come componente di un gruppo, con le sue caratteristiche peculiari e speciali, contribuisce all’apprendimento di tutti e ognuno può divenire risorsa, nonché strumento compensativo per gli altri compagni. Nella didattica cooperativa cambia il ruolo del docente: in qualità di regista e facilitatore (Rogers), ha il compito di organizzare il lavoro per gruppi, pianificare una serie di attività iniziali, lasciando successivamente gli studenti liberi di decidere e di agire, anche se costantemente monitorati dall’insegnante. Infine, il docente procede ad una valutazione formativa, concernente il percorso fatto dagli studenti (“valutazione autentica”), nonché l’acquisto delle capacità e competenze trasversali, quali la creatività, la capacità di lavorare in gruppo, di interagire con i compagni, affrontare i contrasti socio-cognitivi, realizzando in tal modo un “apprendimento significativo” (Ausubel).

B) Brainstorming

Una strategia didattica cui il docente può far ricorso nel contesto di didattica cooperativa è il Brainstorming (“tempesta di idee”) elaborato da Osborn; tale strategia comporta una discussione incrociata tra il gruppo classe, dalla far emergere il maggior numero di idee possibile, fino a giungere alla individuazione della idea più originale per la risoluzione del problema prospettato. L’obiettivo principale che si intende perseguire è quello di sviluppare negli studenti il pensiero creativo, l’assertività, nonché la capacità di confrontarsi con gli altri e di comprendere che, al di là della propria visione soggettiva di un dato problema, può sussistere una diversa e comunque valida prospettiva di analisi e di risoluzione allo stesso (conflitto socio-cognitivo). In questo contesto il docente svolge il ruolo di facilitatore e, dopo aver posto un problema, invita gli studenti a riflettere, a porre soluzioni tutt’altro che ovvie e scontate, a verificare se il procedimento e le strategie attuate stanno portando alla risoluzione del problema stesso (monitoraggio), ed infine a valutare non tanto il risultato finale e la correttezza della soluzione individuata quanto piuttosto il processo di costruzione del sapere (metacognizione). Riguardo al ruolo del docente, Ausubel parla di scaffolding: uno scaffold è un anticipatore, un’impalcatura di sostegno data all’inizio dell’apprendimento: il docente, da dispensatore di conoscenze, diviene, dunque, mediatore e guida che predispone ambienti in cui lo studente può apprendere secondo le modalità più adatte alle sue potenzialità, attitudini ed abilità cognitive (teoria delle intelligenze multiple, Gardner). Altre strategie didattiche applicabili per la stimolazione della creatività nei discenti sono: il concassage, che consiste nella analisi del problema da prospettive insolite, attraverso l’apposizione di una lista di domande da parte del docente “animatore”; il triz, che porta alla risoluzione del problema inventivo attraverso soluzioni elaborate in altri settori.

C) Peer Tutoring

Una strategia didattica cui il docente può far ricorso nel contesto di didattica cooperativa è il Peer Tutoring (introdotta da Bell e Lancaster), che prevede un ruolo di aiuto tra due alunni di diversa o pari età (cross age o same age) che svolgono, alternativamente o in modo fisso, i ruoli di tutor e tutee, che devono presentare una differenza nelle conoscenze e nelle abilità cognitive o relazionali. Tale strategia consente un passaggio “spontaneo” di conoscenze, esperienze, permettendo così agli studenti di acquisire una maggiore autonomia, sviluppare abilità sociali e l’empatia, costituendo un clima classe accogliente ed inclusivo.

D) Debate

Una strategia didattica cui il docente può far ricorso nel contesto di didattica cooperativa è il Debate (dibattito), prevista tra le proposte dall’INDIRE all’interno del Manifesto delle Avanguardie educative; tale strategia cooperativa si realizza attraverso la suddivisone della classe in due gruppi, i quali sono chiamati ad analizzare una data questione o argomento assegnato dal docente, da contrapposti punti di vista, dei pro e dei contro e, sulla base delle informazioni raccolte in merito e fonti a supporto delle argomentazioni assegnate (durante la fase del laboratorio di ricerca a casa), sono chiamati a sostenerne le argomentazioni in classe ove si svolge il “dibattimento”, ossia una discussione formale, dettata da regole e tempi precisi. Il Debate consente agli studenti di formarsi un’opinione, sviluppare competenze di public speaking (dialettica) e di educazione all’ascolto, non fossilizzandosi sulle opinioni personali, a migliorare l’autostima ed a potenziare il pensiero critico. Il docente, in qualità di mediatore-facilitatore (Rogers), ha il compito di organizzare il lavoro per gruppi, pianificare una serie di attività iniziali, lasciando successivamente gli studenti liberi di decidere e di agire, anche se costantemente monitorati dall’insegnante. Infine, il docente procede ad una valutazione formativa, concernente il percorso fatto dagli studenti (“valutazione autentica”), nonché l’acquisto delle capacità e competenze trasversali, quali la creatività, la capacità di lavorare in gruppo, di interagire con i compagni, affrontare i contrasti socio-cognitivi, realizzando in tal modo un “apprendimento significativo” (Ausubel).

E) Problem Solving

Una strategia didattica cui il docente può far ricorso nel contesto di didattica cooperativa è il Problem Solving. La didattica per problemi consiste nel porre gli studenti, individualmente o come membri di un gruppo di lavoro, dinanzi ad un problema e vengono invitati e stimolati a ricercare risposte ed elaborare soluzioni. Si tratta di una metodologia/strategia didattica che permette di far sviluppare diverse competenze ed abilità trasversali, quali ad esempio la creatività, capacità logiche e di analisi, capacità metacognitive di pianificazione del pensiero (Flavell) e di autovalutazione (Raccomandazione UE 2018). Il docente, in qualità di regista e facilitatore (Rogers), ha il compito di organizzare il lavoro per gruppi, pianificare una serie di attività iniziali, lasciando successivamente gli studenti liberi di decidere e di agire, dando attuazione alla soluzione elaborata, anche se costantemente monitorati dall’insegnante. Quest’ultimo, infine, procede ad una valutazione formativa, concernente il percorso fatto dagli studenti (“valutazione autentica”), sia in merito all’acquisizione dei contenuti disciplinari, sia relativamente alle “soft skills”, realizzando in tal modo un “apprendimento significativo” (Ausubel).

F) Flipped Classroom

Una strategia didattica cui il docente può far ricorso nel contesto di didattica laboratoriale è la Flipped classroom (classe capovolta), elaborata da J. Bergmann e A. Sams, prevista tra le proposte dall’INDIRE nel Manifesto delle Avanguardie educative; sostanzialmente con essa la lezione diventa compito a casa mentre in classe si svolgono attività collaborative, esperienze, dibattiti e laboratori, per lo studio ed il consolidamento del contenuto disciplinare. Questo approccio, infatti, prevedendo tempi e spazi diversi e più flessibili da dedicare alla fase di trasmissione delle conoscenze, consente di “liberare” in classe una maggiore quantità di tempo e, quindi, di poter curare maggiormente il momento del reale apprendimento, significativo. La flipped classroom sviluppa su tre momenti: il primo, di attivazione, consiste nel momento in cui il docente da l’input alla classe, presenta un problema (“compito di realtà” o problematizzando un contenuto disciplinare”) attraverso il quale stimola la curiosità, l’attenzione e la motivazione negli studenti, fornendo anche tutte le informazioni e presentando il percorso di apprendimento che questi dovranno percorrere (stimolandone la metacognizione); il secondo momento è quello della produzione. In tale fase di studio a casa, gli studenti fanno largo uso di video e altre risorse e-learning come contenuti da studiare, assegnati dal docente, e provvedono ad elaborare un prodotto (didattica per progetti, Kilpatrick); infine, nella fase di elaborazione in aula, gli studenti lavorano insieme al docente-facilitatore, che assume il ruolo di “mentor”, regista dell’azione pedagogica e supporto nel momento di studio in classe. In aula gli studenti realizzano attività cooperative di messa in atto delle conoscenze acquisite, lavorando secondo il metodo del problem solving cooperativo e svolgendo attività laboratoriale. Infine, il docente procede ad una valutazione formativa, concernente il percorso fatto dagli studenti (“valutazione autentica”), nonché l’acquisto delle capacità e competenze trasversali, quali la creatività, la capacità di lavorare in gruppo, di interagire con i compagni, affrontare i contrasti socio-cognitivi, realizzando in tal modo un “apprendimento significativo” (Ausubel).

G) Role Playing

Una strategia didattica cui il docente può far ricorso nel contesto di didattica laboratoriale è il Role Playing, “interpretazione di ruoli”, elaborata da Moreno; consiste nella simulazione dei comportamenti e degli atteggiamenti adottati generalmente nella vita reale ed i ruoli sono assunti da due o più studenti davanti al gruppo dei compagni-osservatori. Nell’aula, intesa come laboratorio di sperimentazione, si realizza una rappresentazione scenica (psicodramma) durante la quale gli studenti devono comportarsi nel modo in cui si comporterebbero nella realtà in base alla situazione data; l’obiettivo perseguito è quello di far emergere informazioni e stati d’animo, far acquisire agli studenti la capacità di impersonare un ruolo, ma soprattutto comprendere in profondità ciò che il ruolo richiede, la condizione psicologica che il soggetto vive in virtù del ruolo ricoperto sviluppando l’empatia e, più in generale, l’intelligenza emotiva (Goleman). L’insegnante è osservatore e facilitatore (Rogers), ha il compito di organizzare il lavoro per gruppi, pianificare una serie di attività iniziali, lasciando successivamente gli studenti liberi di decidere e di agire, anche se costantemente monitorati dall’insegnante. Infine, il docente procede ad una valutazione formativa, concernente il percorso fatto dagli studenti (“valutazione autentica”), nonché l’acquisto delle capacità e competenze trasversali, quali la creatività, la capacità di lavorare in gruppo, di interagire con i compagni, affrontare i contrasti socio-cognitivi, realizzando in tal modo un “apprendimento significativo” (Ausubel).

H) Service Learning

Una strategia didattica cui il docente può far ricorso nel contesto di didattica laboratoriale è il Service learning, prevista tra le proposte dall’INDIRE nel Manifesto delle Avanguardie educative; questa strategia didattica vede gli studenti di una o più classi, collaborati dalla comunità di appartenenza che, attraverso un lavoro sia interno che esterno alla scuola, affrontano un problema o un tema particolarmente sentito dalla comunità cittadina, ed elaborano delle soluzioni attraverso la realizzazione di un progetto. Il fine ultimo non è soltanto quello di far acquisire agli studenti nuove conoscenze, ma soprattutto quello di prestare un servizio, di cui potrà beneficiare l’intera comunità partecipante. Attraverso questa strategia didattica di tipo laboratoriale, inoltre, gli studenti acquistano ed affinano le abilità sociali, competenze in materia di cittadinanza attiva (competenza chiave per l’apprendimento permanente Raccomandazione UE 2018), la capacità di cooperare, di lavorare in un clima inclusivo, nonché le abilità creative per la risoluzione di problemi nuovi. Per poter parlare di Service Learning, le attività realizzate dalle scuole devono essere inserite nel curricolo scolastico, rispondere a un bisogno/problema presente nel contesto di riferimento, individuare soluzioni insieme ai membri della comunità e favorire negli studenti il ruolo di protagonisti in tutte le fasi (dall’ideazione alla valutazione). Il docente, nelle vesti del regista e facilitatore (Rogers), ha il compito di organizzare il lavoro per gruppi, pianificare una serie di attività iniziali, lasciando successivamente gli studenti liberi di decidere e di agire, anche se costantemente monitorati dall’insegnante. Infine, il docente procede ad una valutazione formativa, concernente il percorso fatto dagli studenti (“valutazione autentica”), nonché l’acquisto delle capacità e competenze trasversali, quali la creatività, la capacità di lavorare in gruppo, di interagire con i compagni, affrontare i contrasti socio-cognitivi, realizzando in tal modo un “apprendimento significativo” (Ausubel).

Entradas relacionadas: