Movimenti Sociali e Trasformazioni Economiche in Europa alla Fine del XIX Secolo

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L'Anarchismo in Pratica

Al Congresso di Londra si approvò l'uso della violenza personale per diffondere l'ideologia anarchica. La pratica della propaganda mediante i fatti presupponeva violazioni contro lo Stato, la Chiesa e la borghesia. Vi furono atti di terrorismo, come l'assassinio dell'Imperatrice d'Austria, dei presidenti francesi, del Consiglio dei ministri di Spagna e degli Stati Uniti.

La corrente più radicale del movimento anarchico fu il comunismo anarchico. Kropotkin e Malatesta si opposero alla costituzione di sindacati e si dichiararono a favore di una società senza classi e della proprietà collettiva dei mezzi di produzione e dei beni di consumo. Si opposero al darwinismo sociale e supportarono l'istruzione.

Le tendenze in contrasto con la pratica del terrorismo e l'individualismo, favorevoli all'azione collettiva e alla costituzione di un sindacato, perseguivano l'obiettivo di una società senza classi. La Carta di Amiens definì il sindacalismo basandosi sull'azione diretta dei lavoratori contro i datori di lavoro e sullo sciopero generale come strumento rivoluzionario per il cambiamento sociale. Esempi di sindacati sono la Confederazione Generale del Lavoro in Francia e la Confederazione Nazionale del Lavoro in Spagna.

L'Europa Chiave

L'enorme sviluppo tecnologico indotto dalla seconda rivoluzione industriale comportò la frammentazione del mondo in due poli: gli industrializzati e i non industrializzati. I primi si imposero sui secondi, che passarono sotto la dipendenza diretta o indiretta delle potenze europee.

Tra il 1873 e il 1890 si sviluppò in Europa industrializzata una crisi economica che ebbe origine nel settore agricolo. L'arrivo di grano dagli Stati Uniti e dalla Russia ridusse i prezzi interni dei cereali. Ben presto iniziò una crisi di sovrapproduzione in tutti i settori. Le riserve di produzione si accumularono, i prezzi crollarono, i profitti diminuirono e molte industrie chiusero.

Il mondo uscì dalla crisi industriale attraverso l'innovazione tecnica e commerciale, rimodellando ed espandendo i propri mercati. L'imposizione di politiche protezionistiche in molti paesi rese imperativo trovare mercati e risorse in altre parti del mondo, e i paesi industrializzati dovettero rivolgersi ad altre zone ancora da sfruttare.

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