Parametri Vitali Essenziali: Pressione, Polso, Respiro, Temperatura e Dolore

Classificato in Educazione Fisica

Scritto il in italiano con una dimensione di 13,17 KB

Pressione Arteriosa

Definizione: La forza esercitata dal sangue contro una qualsiasi area della parete arteriosa. È un indicatore fondamentale della salute cardiovascolare.

Pressione Sistolica

  • Corrisponde alla fase di sistole ventricolare (contrazione).
  • Rappresenta la pressione massima raggiunta nel ciclo cardiaco.
  • Riflette la gittata cardiaca e l'elasticità delle grandi arterie.

Pressione Diastolica

  • Corrisponde alla fase di diastole ventricolare (rilassamento).
  • È la pressione minima presente nelle arterie prima della successiva contrazione cardiaca.
  • Indica le resistenze periferiche nel sistema circolatorio.

Valori Normali (Adulti)

  • Sistolica: < 120 mmHg (ottimale), 120-129 mmHg (normale)
  • Diastolica: < 80 mmHg (ottimale), 80-84 mmHg (normale)
  • Nota: Valori tra 130-139 mmHg (sistolica) e/o 85-89 mmHg (diastolica) sono considerati normali-alti.

Polso

Definizione: L'onda pressoria generata dalla contrazione del ventricolo sinistro, che si propaga attraverso le arterie e può essere percepita palpando un'arteria superficiale contro un piano osseo.

La gittata cardiaca è il volume di sangue pompato dal cuore in un minuto (Frequenza Cardiaca x Volume di Eiezione). Nel soggetto adulto, il cuore pompa circa 5 litri di sangue al minuto.

Range normale nell'adulto: 60-100 battiti al minuto (bpm).

Caratteristiche del Polso

1. Frequenza

Numero di battiti al minuto (bpm). Può variare in base a età, sesso, altezza, attività fisica, farmaci, stato emotivo e condizioni patologiche.

  • Eucardia o Normocardia: Frequenza nei limiti normali.
  • Bradicardia: Frequenza inferiore al limite inferiore normale.
  • Tachicardia: Frequenza superiore al limite superiore normale.

2. Ritmo

Si riferisce alla regolarità degli intervalli tra i battiti.

  • Regolare: Intervalli costanti (fisiologico).
  • Irregolare: Intervalli variabili (es. extrasistoli, aritmie come la fibrillazione atriale).

3. Tensione

Indica la resistenza dell'arteria alla compressione, correlata alla pressione differenziale (differenza tra sistolica e diastolica).

  • Debole (o molle): Facilmente comprimibile.
  • Teso (o duro): Difficilmente comprimibile.

4. Ampiezza

Riflette il volume di sangue spinto contro la parete arteriosa durante la sistole (correlato alla pressione differenziale e alla gittata sistolica).

  • Ampio (o pieno, valido): Pulsazione ben percepibile.
  • Piccolo (o filiforme, debole): Scarsa sensazione di pienezza, difficile da percepire.
  • Impercettibile: Non rilevabile alla palpazione.

Respirazione

Definizione: Processo di scambio gassoso esterno, composto da due fasi: inspirazione (inalazione dell'aria nei polmoni) ed espirazione (espulsione dell'aria dai polmoni).

La qualità e l'efficienza della ventilazione sono indicate da frequenza, profondità (ampiezza) e ritmo dei movimenti respiratori.

Caratteristiche della Respirazione

1. Frequenza

Numero di cicli respiratori (inspirazione + espirazione) al minuto (atti/min).

  • Eupnea: Respirazione normale per frequenza, ampiezza e ritmo, senza sforzo, rumori patologici o dolore. Range normale nell'adulto: 12-20 atti/min.
  • Bradipnea: Riduzione della frequenza respiratoria al di sotto del limite normale.
  • Tachipnea: Aumento della frequenza respiratoria al di sopra del limite normale.

2. Ritmo

Si riferisce alla regolarità degli intervalli tra i cicli respiratori.

  • Regolare: Cicli che si susseguono a intervalli regolari.
  • Irregolare: Cicli che si susseguono a intervalli variabili (es. respiro di Cheyne-Stokes, respiro di Biot).

3. Simmetria

Espansione uniforme di entrambi gli emitoraci durante la respirazione.

4. Ampiezza (o Profondità)

Volume di aria mobilizzato in ogni ciclo respiratorio.

  • Superficiale: Ridotto volume d'aria scambiato.
  • Profonda: Aumentato volume d'aria scambiato.
  • Normale.

Temperatura Corporea

Definizione: La temperatura corporea rappresenta l'equilibrio tra il calore prodotto dai processi metabolici dell'organismo (termogenesi) e il calore disperso nell'ambiente esterno (termodispersione).

Regolazione Termica

L'ipotalamo agisce come termostato centrale: la porzione anteriore regola la termodispersione, quella posteriore la termogenesi.

  • Meccanismi di Termodispersione (attivati se la temperatura sale): Vasodilatazione cutanea, sudorazione, iperventilazione. Il calore viene perso tramite:
    • Irradiazione: Trasferimento di calore sotto forma di onde elettromagnetiche.
    • Conduzione: Trasferimento di calore per contatto diretto.
    • Convezione: Trasferimento di calore tramite correnti d'aria o fluidi.
    • Evaporazione: Perdita di calore attraverso la trasformazione del sudore in vapore.
  • Meccanismi di Termogenesi (attivati se la temperatura scende): Aumento del metabolismo, vasocostrizione cutanea, brividi (contrazioni muscolari involontarie).

La temperatura corporea normalmente non varia più di 1°C rispetto alla media individuale nel corso della giornata.

Valori Normali (Adulti)

  • Ascellare: 36,0 - 36,9 °C
  • Orale: 36,2 - 37,2 °C (generalmente 0,2-0,3°C superiore all'ascellare)
  • Rettale: 36,5 - 37,5 °C (generalmente 0,5°C superiore all'ascellare, considerata la più vicina alla temperatura centrale)

Caratteristiche della Febbre

1. Insorgenza

  • Brusca o improvvisa.
  • Lenta o graduale.

2. Intensità

  • Febbricola: 37,1 - 37,5 °C (ascellare)
  • Febbre lieve/moderata: 37,6 - 38,5 °C
  • Febbre elevata: 38,6 - 39,9 °C
  • Iperpiressia: ≥ 40,0 °C

3. Andamento (Curva Termica)

  • Continua (o costante, sostenuta): Oscillazioni giornaliere < 1°C, senza mai tornare alla normalità.
  • Remittente: Oscillazioni giornaliere > 1°C, senza mai tornare alla normalità.
  • Intermittente: Alternanza di periodi di febbre e apiressia (temperatura normale) nell'arco delle 24 ore.
  • Ricorrente (o ondulante): Periodi di febbre di alcuni giorni alternati a periodi di apiressia di durata variabile.

Dolore

Definizione: Un'esperienza sensoriale ed emotiva spiacevole associata a un danno tissutale reale o potenziale, o descritta in termini di tale danno (definizione IASP - International Association for the Study of Pain).

Come valutarlo?

  • Integrare la valutazione del dolore nella routine di monitoraggio e trattamento (considerato il quinto parametro vitale).
  • Valutare presenza/assenza e localizzazione del dolore.
  • Identificare il tipo di dolore.
  • Stimare l'intensità utilizzando scale appropriate.
  • Valutare l'efficacia della terapia antalgica.
  • Monitorare gli effetti collaterali dei farmaci analgesici e la necessità di terapie aggiuntive ('di salvataggio').
  • Considerare la componente di sofferenza associata e i fattori che influenzano la percezione del dolore (cultura, età, esperienze precedenti, fattori emotivi, significato attribuito al dolore).

Tipi di Dolore

1. In base alla durata

  • Dolore acuto: Generalmente di breve durata, insorge rapidamente in seguito a una lesione o un evento nocivo. Ha una funzione biologica di segnale d'allarme. Scompare con la risoluzione della causa (es. dolore post-operatorio, colica renale, dolore da trauma).
  • Dolore cronico: Persiste per oltre 3-6 mesi, superando il normale tempo di guarigione. Spesso perde la funzione di allarme e diventa una vera e propria malattia, causando sofferenza fisica ed emotiva significativa e impattando sulla qualità della vita (es. lombalgia cronica, fibromialgia, dolore oncologico persistente).

2. In base alla fisiopatologia

  • Dolore nocicettivo: Causato dall'attivazione dei nocicettori (recettori del dolore) in risposta a uno stimolo dannoso (termico, meccanico, chimico). Si suddivide in:
    • Somatico: Origina da pelle, ossa, articolazioni, muscoli, tessuti connettivi. Generalmente ben localizzato, descritto come puntorio, gravativo, pulsante (es. dolore da ferita, frattura, artrite).
    • Viscerale: Origina dagli organi interni (visceri toracici, addominali, pelvici) a causa di distensione, ischemia, infiammazione, spasmo. Spesso mal localizzato, profondo, oppressivo, crampiforme. Può associarsi a sintomi neurovegetativi (nausea, vomito, sudorazione) e può essere riferito a zone cutanee distanti.
  • Dolore neuropatico: Causato da una lesione primaria o una disfunzione del sistema nervoso somatosensoriale (centrale o periferico). Descritto spesso come bruciante, urente, formicolante, scossa elettrica, lancinante. Può associarsi ad alterazioni della sensibilità come iperalgesia (risposta aumentata a stimoli dolorosi) o allodinia (dolore causato da stimoli normalmente non dolorosi). (es. nevralgia post-erpetica, neuropatia diabetica, dolore da arto fantasma).
  • Dolore nociplastico (o disfunzionale): Dolore che deriva da un'alterata nocicezione nonostante non ci sia evidenza chiara di danno tissutale reale o potenziale che attivi i nocicettori periferici o evidenza di malattia o lesione del sistema somatosensoriale. Si pensa sia dovuto a un'alterata elaborazione del dolore nel sistema nervoso centrale (es. fibromialgia, sindrome dell'intestino irritabile).
  • Dolore psicogeno (o somatoforme): Termine usato quando fattori psicologici sono considerati la causa principale del dolore, in assenza di cause organiche identificabili. È importante ricordare che la componente emotiva e psicologica è rilevante in tutti i tipi di dolore.

3. In base alla localizzazione

  • Dolore superficiale: Origina dalla pelle o dalle mucose. Ben localizzato, spesso acuto (es. puntura, bruciatura superficiale).
  • Dolore profondo: Origina da muscoli, articolazioni, ossa, visceri. Meno localizzato, spesso descritto come sordo o gravativo.
  • Dolore riferito: Percepito in una zona corporea distante dalla sede di origine dello stimolo nocicettivo, a causa della convergenza delle vie nervose sensitive a livello spinale (es. dolore al braccio sinistro nell'infarto miocardico, dolore alla spalla destra in patologie epato-biliari, dolore all'inguine nella colica renale).

Scale di Valutazione del Dolore

Poiché il dolore è un'esperienza soggettiva, si utilizzano scale standardizzate per quantificarne l'intensità:

  • Scala Verbale Semplice (VRS - Verbal Rating Scale): Descrive l'intensità a parole. Esempio: Nessun dolore, Dolore lieve, Dolore moderato, Dolore forte, Dolore massimo/insopportabile.
  • Scala Numerica (NRS - Numerical Rating Scale): Il paziente valuta l'intensità del dolore con un numero da 0 (nessun dolore) a 10 (il peggior dolore immaginabile). È la scala più utilizzata per la sua semplicità.
  • Scala Analogica Visiva (VAS - Visual Analogue Scale): Linea retta (solitamente lunga 10 cm) con alle estremità le diciture "Nessun dolore" e "Il peggior dolore immaginabile". Il paziente segna sulla linea il punto che corrisponde all'intensità del suo dolore.
  • Esistono anche scale specifiche per popolazioni particolari (es. bambini, pazienti non comunicanti) e scale multidimensionali che valutano anche altri aspetti del dolore (es. qualità, impatto funzionale).

Voci correlate: