Pedagogia a Confronto: Giovanni Gentile e Don Milani, Dalla Riforma Fascista alla Scuola di Barbiana

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Giovanni Gentile: Filosofia e Istruzione

Giovanni Gentile aderisce agli ideali del Fascismo, diventando in seguito Ministro dell'Istruzione. Egli mira a formare un'élite portatrice degli ideali di questa nuova realtà italiana, attraverso una scuola in cui i principi fascisti siano proposti come fondamentali.

La Pedagogia come Scienza Filosofica

Nell'opera "Sommario di pedagogia come scienza filosofica", Gentile affronta il tema dell'educazione. Egli sostiene che la pedagogia è filosofia perché riguarda la formazione dell'uomo e deve porsi due problemi fondamentali:

  1. Qual è l'uomo e come si forma (l'essere).
  2. Come deve essere l'uomo che si va a formare (il dover essere).

Rapporto tra Libertà e Autorità

Gentile analizza il rapporto tra libertà e autorità. Se l'educando è libero perché pensa, d'altra parte il maestro deve guidarlo, impedendo che sia guidato unicamente dai suoi desideri. Apparentemente, l'allievo sottomette la propria intelligenza e libertà a una persona superiore, generando una contraddizione.

Attraverso la filosofia, questa apparente negazione della libertà si risolve: il giovane è guidato dal maestro che propone contenuti, ma l'allievo li interiorizza e li rielabora. L'educazione è quindi una forma di autoeducazione, rendendo il problema della contraddizione un falso problema.

La vera educazione si manifesta nell'atto in cui lo spirito del maestro e lo spirito dell'allievo si uniscono in una tensione comune verso la verità. L'unione dei due spiriti forma l'atto educativo.

Il Neoidealismo e l'Attualismo

La filosofia di Gentile prende il nome di Neoidealismo o Attualismo, secondo cui non esiste alcuna realtà se non nell'atto in cui viene pensata. La vera e unica realtà è dunque il Pensiero in Atto, e l'oggetto del pensiero non ha alcuna realtà al di fuori del pensiero che lo pensa.

Esiste un Soggetto trascendentale, definito Spirito, che pensando dà origine a tutte le cose, inclusi i soggetti empirici. Questi ultimi sono parte dello Spirito trascendentale e pensano a loro volta, dando origine alle cose.

Il ruolo del maestro è cruciale: deve portare l'allievo al massimo grado di consapevolezza di sé, affinché si riconosca come manifestazione e parte dello Spirito trascendentale. L'allievo deve essere guidato a porsi domande e a cercare risposte, diventando un soggetto attivo nella ricerca della verità.

Religione e Storia nella Visione Gentiliana

Gentile definisce la Religione come Filosofia Minore, poiché essa prospetta sotto forma di dogmi i concetti che la filosofia è in grado di apprendere e spiegare razionalmente. È considerata una disciplina propedeutica alla filosofia.

Secondo Gentile, la filosofia e la storia sono strettamente legate, poiché la storia è l'attuazione e la concretizzazione dello Spirito. Di conseguenza, la storia della filosofia e la storia stessa diventano la medesima cosa.

La Riforma dell’Istruzione (Riforma Gentile, 1923)

La Riforma Gentile fu promossa attraverso una serie di decreti normativi durante il periodo in cui Gentile era Ministro dell'Istruzione. Le sue caratteristiche principali includono:

  • È una riforma controversa: vuole garantire a tutti gli studenti l'istruzione elementare, ma riduce drasticamente il numero degli studenti nelle scuole di grado medio e superiore.
  • Stabilisce l'obbligo scolastico fino a 14 anni, dando grande importanza alla scuola elementare (dove la religione cattolica ha un peso notevole).
  • Prevede la possibilità di accedere alle scuole secondarie tramite un esame. Gli studenti potevano scegliere tra la scuola di avviamento professionale (3 anni, utile per l’ingresso nel mondo lavorativo) o gli studi liceali (che consentivano l’accesso all’università).
  • Il Liceo Classico è ritenuto il percorso migliore, con l'ingresso più difficile, e ha l'obiettivo di formare la futura classe dirigente.
  • Un altro percorso superiore è l'Istituto Magistrale, destinato principalmente alla popolazione scolastica femminile, preparata per l'insegnamento.
  • L'apparato scolastico risulta fortemente gerarchico e centralizzato.

Caratteristiche della Scuola Gentiliana

  • Libera: Il metodo è il maestro. Maestro e allievo devono operare nella dimensione della Libertà, dove l'allievo si riconosce come tale in relazione al maestro (che non si impone).
  • Creativa: Il maestro deve essere creativo nell'atto educativo e l'allievo nella rielaborazione dei contenuti.
  • Filosofica: Permette di comprendere che la realtà è pensiero e manifestazione dello Spirito, e di raggiungere l'autoconsapevolezza (la filosofia, insegnata al Liceo Classico, permette di raggiungere la verità).
  • Selettiva: Prevede, a partire dalla terza elementare, frequenti esami molto severi per selezionare i migliori, premiando la meritocrazia.
  • Struttura Piramidale: La scuola di base è aperta a tutti (obbligo fino a 14 anni e gratuita fino alla quinta elementare), ma successivamente vengono proposti indirizzi sempre più restrittivi.

Don Lorenzo Milani e la Scuola di Barbiana

Don Lorenzo Milani proviene da una famiglia dell'alta borghesia con antenati illustri, ma rompe i contatti con la famiglia e diventa prete. Nel 1947, gli viene affidata da Don Pugi la gestione della Pieve di San Donato e l'educazione dei ragazzi.

L'Esperienza a San Donato

Attraverso l'uso della parola, Milani vuole rendere questi giovani poveri, privi di un contesto culturale stimolante, attivi e partecipi come cittadini anche nella vita politica. Si occupa di circa 60 ragazzi tra i 15 e i 29 anni, cercando di avviarli alla professione e insistendo sull'uso della parola, che definisce la chiave magica per aprire le porte dell'uguaglianza e della cittadinanza.

Crea una scuola laica che accoglie tutti, anche i comunisti, che la Chiesa non vedeva di buon occhio. Si diffonde la voce che fosse comunista perché li difendeva, mentre la Chiesa vi era apertamente ostile. Alla morte di Don Pugi, non gli affidano la parrocchia, bensì gli propongono di diventare priore di Barbiana (un paese arretrato). Quella che doveva essere una provocazione, lui la accetta come incarico.

La Scuola di Barbiana

A Barbiana, Don Milani crea una scuola aperta 10 ore al giorno, tutti i giorni. La scuola cresce e viene riconosciuta, tanto che il Ministero permetterà di sostenere esami per ottenere il diploma di scuola elementare.

Don Milani dà grande attenzione ai ceti dimenticati: il suo obiettivo è superare la distanza tra le classi sociali povere e quelle borghesi che guidano la società, al fine di creare cittadini attivi dotati di coscienza e capacità critica.

Caratteristiche della Scuola di Barbiana

  • Crea una scuola elementare per i ceti più poveri, accogliendo tutti.
  • Sente la necessità di donare la parola e di agire dal punto di vista culturale per superare le disuguaglianze sociali.
  • Oltre all'italiano, si studiano le lingue straniere, evidenziando l'importanza di capirsi per muoversi nella realtà. Milani mette in comunicazione i ragazzi con i suoi contatti all'estero, formando un ragazzo capace di utilizzare appieno le sue capacità.
  • Si tratta di una pedagogia alternativa che si discosta dai sistemi tradizionali e istituzionalizzati.
  • È volta a creare una comunità in cui lo spirito critico sia vivo e vitale.

Metodo Didattico

  • Assenza di voti, esami, né sospensioni.
  • Lettura dei quotidiani.
  • Scrittura collettiva dei ragazzi assieme a Don Milani per creare testi collaborativi, raccogliendo tutte le idee e discutendone.
  • Lettura della Costituzione, a cui seguiva la spiegazione.
  • Dialogo costante con gli allievi, sollecitandoli alla riflessione.

Rapporto con la Chiesa

La Chiesa si opponeva al comunismo, che è di orientamento ateo. Don Milani, tuttavia, si avvicina anche ai ragazzi provenienti da questo contesto, mettendosi in contrasto con la Chiesa.

Nella sua opera “Esperienze pastorali”, egli sottolinea che esistono minacce al cristianesimo più importanti del comunismo (come la borghesia individualista, l'economia capitalistica e le trasmissioni televisive). Sostiene inoltre che la Democrazia Cristiana si dimentica delle esigenze del proletariato, che si rifugia nel Partito Comunista, più vicino alle loro realtà.

Quest'opera fu messa al bando dalla Chiesa e ritirata dal Sant'Uffizio. Milani proponeva infatti un ritorno al Vangelo per ricominciare a occuparsi dei poveri. Recentemente, Papa Francesco ha rivalutato Don Milani, evidenziando come il suo spirito sia religioso e profondamente cristiano.

Le Lettere di Don Milani

Le sue lettere sono strumenti di denuncia, caratterizzate da spirito critico e da un uso della lingua semplice, breve ma incisiva.

Lettera ai Cappellani Militari

Questa lettera nasce da un dibattito sull'obiezione di coscienza alla leva militare. I Cappellani avevano condannato gli obiettori di coscienza definendoli vili e anticristiani. Don Milani e i suoi ragazzi ne discutono e scrivono una lettera in cui sostengono che il termine "vile" è stato utilizzato in modo scorretto e con leggerezza.

La lettera viene pubblicata su un giornale comunista, provocando la reazione della Chiesa e dei Cappellani, i quali denunciano Don Milani per apologia di reato. Il suo intento iniziale era didattico: partire da un avvenimento di cronaca per creare un motivo di discussione e riflessione per i suoi ragazzi.

Milani afferma che il mondo non è diviso in italiani e stranieri (divisione che legittima la guerra), ma in oppressi e oppressori. Per lui, i primi sono la Patria, i secondi gli stranieri. I poveri hanno diritto di combattere, ma con le uniche armi della parola, dello sciopero e del voto.

Lettera ai Giudici

In quest'opera, Don Milani cerca di difendersi, parlando della sua scuola e affermando che il suo compito è fornire un'educazione civile oltre che religiosa. Spiega che la Lettera ai Cappellani Militari voleva dare ai ragazzi una lezione di vita su temi cruciali:

  • Come il cittadino reagisce all'ingiustizia.
  • L'importanza della libertà di parola e stampa.
  • L'assunzione delle proprie responsabilità.

Principi Etici e Civili

Il motto di Don Milani è “I care” (Mi sta a cuore), contrapposto al motto fascista “Me ne frego”.

Riguardo alla Costituzione, egli osserva che il proletariato non ha mai partecipato politicamente e, di conseguenza, non ha senso che sia costretto a partecipare a una guerra sulla quale non ha mai avuto voce in capitolo.

Milani sostiene che è possibile disobbedire alle leggi dello Stato se queste vanno contro la coscienza e, dunque, contro la legge di Dio. Aggiunge che l'obbedienza non è una virtù, ma la più subdola delle tentazioni.

Lettera a una Professoressa (1967)

Questa è una lettera, scritta collettivamente dai ragazzi di Barbiana, indirizzata a una professoressa che aveva bocciato uno di loro. L'obiettivo è farle comprendere la natura della scuola di Barbiana e come essa si contrapponga alla scuola pubblica tradizionale.

Critiche e Proposte

  • I Ragazzi di Barbiana: Essi provengono da famiglie che non danno stimoli intellettuali e sono svantaggiati rispetto ai ragazzi ricchi. A Barbiana, però, tutti potevano andare a scuola, anche i poveri, trovando un ambiente di cooperazione.
  • La Riforma Scolastica (1962): Milani critica il fatto che la riforma abbia reso la scuola ancora più classista. La classe povera non ha avuto alcun ruolo nella sua stesura, nonostante fosse la destinataria principale.
  • Scuola Selettiva: La scuola pubblica, secondo Milani, seleziona e distrugge la cultura: ai poveri toglie il mezzo di espressione e ai ricchi la conoscenza della realtà.
  • Proposta di Riforma: I ragazzi di Barbiana propongono una riforma basata su: una scuola che non boccia, a tempo pieno e che dia uno scopo ai ragazzi svogliati.
  • Lingue Straniere: Sostiene che vadano imparate attraverso i dischi (ascolto) e non con la grammatica. Imparare le lingue è essenziale per comunicare con più persone possibili. Critica la scuola borghese che è fine a sé stessa, dove i ragazzi studiano solo per il diploma.
  • Dispersione Scolastica: Milani afferma che si perdono 462 mila alunni all'anno, il che significa che la scuola respinge e non si interessa, a differenza di quella di Barbiana che i ragazzi li va a cercare.

Il Metodo di Scrittura Collettiva

Le regole insegnate ai ragazzi di Barbiana per la scrittura sono:

  1. Avere qualcosa da dire che sia utile a tutti o a molti.
  2. Raccogliere tutto il materiale e trovare una logica per dare un ordine.
  3. Essere precisi nella scelta delle parole, eliminando tutto il superfluo.

Il processo di scrittura collettiva prevede:

  • Ogni ragazzo fissa un'idea su un block notes ogni volta che gli viene in mente.
  • I ragazzi uniscono e revisionano insieme le idee.
  • Tolgono i doppioni e creano i capitoli, suddividendoli in paragrafi a cui provano a dare un titolo.
  • Si occupano dell'ordine e della sistemazione delle parole.
  • Infine, scelgono degli estranei non istruiti: se questi comprendono il testo, significa che è sufficientemente chiaro.

Voci correlate: