Platone: Pensiero Filosofico, Opere e la Centrale Teoria delle Idee

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Platone: Vita e Contesto Filosofico

Platone nacque ad Atene nel 427 a.C. La sua famiglia apparteneva alla democrazia ateniese.

A vent'anni incontrò Socrate, al quale rimase legato fino alla morte di quest'ultimo.

Nonostante la sua vocazione politica, ne rimase presto disilluso a causa degli eventi politici del suo tempo e, soprattutto, dopo la condanna a morte del suo amico e maestro Socrate.

La sua filosofia ha chiaramente uno scopo politico.

Fondò un'Accademia nel 387 a.C. per educare i filosofi-governanti.

Le Opere di Platone: Periodizzazione e Temi

Possiamo suddividere la sua opera e il suo pensiero in vari periodi:

1. Dialoghi socratici o giovanili

Questi dialoghi riproducono gli insegnamenti di Socrate, ma Platone inizia anche a sviluppare una tendenza duratura: contrastare il relativismo sofistico, opponendosi alla pretesa di una conoscenza indipendente da fattori situazionali. È così che Platone iniziò a concentrarsi sulla sua famosa Teoria delle Idee. In questa fase, affronta anche temi di etica, metafisica e filosofia pratica (politica).

Dialoghi principali di questo periodo:

  • Carmide
  • Lachete
  • Eutifrone
  • Liside
  • Ippia minore
  • Ione
  • Ippia Maggiore
  • Apologia di Socrate
  • Critone
  • Protagora
  • Gorgia (quest'ultimo considerato di transizione)

2. Dialoghi della maturità

Questo è il periodo in cui Platone, rimasto ad Atene, si dedicò alla direzione dell'Accademia e ad approfondire la sua filosofia. In questo periodo scrisse i suoi dialoghi fondamentali, in cui la Teoria delle Idee fa da sfondo a tutte le altre questioni. Sviluppa anche una compiuta teoria dello Stato.

Dialoghi fondamentali di questo periodo:

  • Il Simposio (o Banchetto): tratta del concetto di Bellezza e Amore.
  • Fedro: il tema di fondo è l'Amore, l'anima e la retorica.
  • Fedone: Socrate, in attesa della morte, discute dell'immortalità dell'anima e della filosofia.
  • La Repubblica: l'Idea del Bene guida il percorso per abbandonare il mondo dell'opinione (doxa) e ascendere alla Verità (episteme), delineando la struttura di uno Stato ideale.

3. Dialoghi critici (o della vecchiaia)

Questi dialoghi possono essere considerati estensioni e modifiche di quelli della fase della maturità. Lo stile diventa più asciutto e i problemi logici, sempre più complessi, occupano maggiore spazio. Qui Socrate non è più il personaggio principale, o il suo ruolo è ridimensionato.

Dialoghi principali di questo periodo:

  • Parmenide: presenta una profonda autocritica della Teoria delle Idee, messa in bocca a un Parmenide anziano che dialoga con un giovane Socrate.
  • Teeteto: affronta una ricerca, apparentemente infruttuosa, della definizione di conoscenza.
  • Sofista e Politico: in essi si approfondisce la dialettica e si rivedono alcune tesi precedenti, dubitando talvolta dell'identificazione tra politico e filosofo e mirando a una corretta definizione dei concetti.
  • Filebo: discute il problema del piacere e del Bene, e il loro ruolo nella vita felice.
  • Timeo: offre una complessa cosmologia, spiegando la formazione del Cosmo ad opera di un artefice divino, il Demiurgo.
  • Crizia: frammento che descrive la mitica civiltà di Atlantide e l'Atene primitiva.
  • Leggi: la sua ultima e più lunga opera, in cui tre anziani discutono la fondazione e le leggi di una città ideale, Magnesia, con un approccio più pragmatico rispetto alla Repubblica.

La Teoria delle Idee

È il nucleo centrale di tutta la filosofia platonica.

Finalità della Teoria delle Idee

Tre sono le finalità principali di questa teoria:

  1. Finalità etica: Platone, come Socrate, vuole fondare la virtù sul sapere. Pertanto, afferma l'esistenza di Idee immutabili ed eterne – come l'Idea della Giustizia, del Bene, della Bellezza o di qualsiasi altra virtù – che fungono da modelli assoluti (già presenti implicitamente nei primi dialoghi, sebbene la Teoria delle Idee non fosse ancora esplicitamente formulata).
  2. Finalità politica: i filosofi-governanti devono essere guidati da ideali trascendenti e assoluti (le Idee) per governare saggiamente lo Stato.
  3. Finalità scientifica (o gnoseologica): la vera scienza (episteme) si occupa solo di oggetti stabili e permanenti (le Idee). Poiché gli oggetti sensibili (le cose) sono mutevoli e contingenti, non possono essere oggetto di scienza ma solo di opinione (doxa); è quindi necessario postulare l'esistenza delle Idee come veri oggetti del sapere.

Natura e Caratteristiche delle Idee

Le Idee non sono semplici concetti o rappresentazioni mentali, ma sono realtà sussistenti che esistono indipendentemente dalle cose sensibili e dalla mente umana; sono la realtà vera e propria.

Ogni Idea è unica, eterna, immutabile, incorporea e intelligibile solo attraverso l'intelletto e la ragione, non con i sensi.

Esse sono la causa formale ed esemplare delle cose sensibili (le cose sono come sono perché partecipano delle Idee o le imitano) e il fondamento oggettivo di tutti i giudizi universali che formuliamo su di esse (ad esempio, qualcosa è bello in quanto partecipa dell'Idea di Bellezza).

Le cose sensibili, invece, sono molteplici, soggette a generazione, corruzione e mutamento, e percepite attraverso i sensi. Per questo motivo, non sono pienamente intelligibili, essendo transeunti e imperfette copie delle Idee.

Così Platone postula una duplicazione della realtà (dualismo ontologico): il mondo intelligibile (o iperuranio), sede delle Idee, eterno e perfetto, e il mondo sensibile, sede delle cose materiali, mutevole e imperfetto.

Il rapporto tra i due mondi si spiega attraverso i concetti di partecipazione (metessi), imitazione (mimesi) o presenza (parousia) delle Idee nelle cose.

Nella Repubblica, questo contrasto tra i due mondi è magistralmente illustrato dal celebre mito della caverna, che attribuisce priorità assoluta all'Idea del Bene, considerata la suprema tra le Idee, causa ultima della verità, dell'essere e dell'intelligibilità di tutte le altre Idee e, indirettamente, delle cose del mondo sensibile.

Revisione Critica della Teoria delle Idee

Nella fase critica (o della vecchiaia), Platone procede a una profonda revisione della sua stessa teoria (in particolare nel Parmenide e nel Sofista), con l'intenzione di superare le difficoltà e le aporie che essa presentava e di oltrepassare il rigido monismo statico di Parmenide (l'essere immobile e unico).

La Teoria delle Idee di Platone può essere classificata come una forma di pluralismo ontologico (esistono molteplici Idee oltre alle cose sensibili), ma allo stesso tempo mira a un'unificazione della realtà (una singola Idea per ogni specie di cose, e una gerarchia che culmina nell'Uno o nel Bene).

Si pone anche il problema del rapporto tra l'Uno (l'Idea) e i Molti (le cose che ne partecipano, o le altre Idee), che solleva diverse difficoltà:

  1. Quali tipi di Idee esistono? Se ammettiamo che esistono molte Idee e che a ogni tipo di cosa corrisponde un'Idea, dovremmo forse ammettere l'esistenza di Idee per oggetti comuni, artificiali o persino spregevoli (es. capelli, fango, sporcizia)? Inizialmente, Platone ammise senza esitazione le Idee di enti matematici (somiglianza-dissomiglianza, unità-molteplicità, ecc.) e le Idee dei valori etici ed estetici (Bene, Giustizia, Bellezza, ecc.), ma nutrì dubbi riguardo alle Idee delle cose sensibili. Successivamente (ad esempio nel Parmenide), sembrò più propenso ad ammettere Idee per tutte le realtà.
  2. Qual è il rapporto tra Idee e cose? In precedenza, Platone aveva parlato di partecipazione (metessi) o imitazione (mimesi), ma si rese conto della problematicità e dell'oscurità di questi concetti e delle difficoltà logiche a cui conducevano: se l'Idea è partecipata da una pluralità di cose, la sua unità e indivisibilità sembrano compromesse. Platone esplorò queste difficoltà senza tuttavia pervenire a una soluzione universalmente accettata e definitiva.
  3. Qual è il rapporto tra le Idee stesse (comunicazione o koinonia)? Nella Repubblica, aveva posto l'Idea del Bene al vertice di una gerarchia. Nei dialoghi tardi, in particolare nel Sofista, ammise una certa comunicazione (koinonia) e interrelazione tra le Idee, senza che ciò comportasse la perdita della loro specifica identità. Tuttavia, non tutte le Idee possono comunicare indiscriminatamente tra loro, ma secondo specifiche relazioni dialettiche: ad esempio, le Idee di Movimento e Quiete, pur essendo opposte, comunicano entrambe con l'Idea di Essere.

Sviluppi Tardi della Teoria delle Idee e i Generi Sommi

A differenza del suo pensiero precedente, che poteva suggerire una certa staticità del mondo intelligibile, Platone nei dialoghi tardi (specialmente nel Sofista) cerca di "dinamizzare" il mondo delle Idee, introducendo in esso vita, intelligenza e movimento. Per fare ciò, individua cinque "generi sommi" (o categorie fondamentali dell'essere intelligibile): Essere, Movimento, Quiete, Identico (o Medesimezza) e Diverso (o Alterità).

Di conseguenza, l'autore riconosce che non si può spiegare la complessità del reale, incluso il mondo intelligibile, senza ammettere la molteplicità e il movimento anche al suo interno.

Come conseguenza di ciò, Platone è costretto ad ammettere anche una forma di Non-Essere, non inteso come negazione assoluta dell'essere (come per Parmenide, per il quale il Non-Essere era inconcepibile e inesprimibile), ma come "diverso da" o "alterità": ogni Idea (o cosa) è ciò che è (Identico a sé stessa) e, al contempo, non è le altre (è Diversa dalle altre).

Questo "parricidio" di Parmenide (l'ammissione del Non-Essere come diverso) giustifica la possibilità della molteplicità nel mondo (sia sensibile che intelligibile), nonché la predicazione (dire che qualcosa "è" qualcos'altro o "non è" qualcos'altro) e, in ultima analisi, la possibilità stessa della dialettica come scienza delle relazioni tra le Idee.

Voci correlate: