Potere di Mercato: Definizione, Misurazione e Implicazioni Strategiche nell'Economia Industriale
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Industria
Il termine industria indica un particolare settore o un particolare mercato, ovvero è un insieme di imprese (manifatturiere e di servizi) aggregate secondo dei criteri. Il termine industria non va confuso con quello di impresa: anche quando in un'industria opera una sola impresa (monopolio), il primo termine ha un significato più generale (l'industria comprende anche l'insieme dei consumatori o dei potenziali entranti).
Economia Industriale
L'Economia Industriale si occupa del funzionamento dei mercati e dei settori industriali, in particolare del modo in cui le imprese competono tra di loro. A differenza della microeconomia, che di solito concentra l'attenzione sui casi di monopolio e concorrenza perfetta, l'economia industriale si occupa prevalentemente del caso intermedio, l'oligopolio, ovvero la forma di mercato caratterizzata dalla competizione fra un numero limitato di imprese.
Potere di Mercato
Il Potere di Mercato può essere definito come la capacità di fissare prezzi superiori al costo marginale, ovvero il costo di produrre un'unità addizionale.
Quota di Mercato
La Quota di Mercato può essere definita come il rapporto che sussiste tra il fatturato di un'impresa e il fatturato di un'industria:
Si = q1/Qi
dove Si è la quota di mercato, q1 è la quantità venduta dall'impresa, Qi la quantità venduta dall'industria. Da questa formula si ha Qi = ∑qi.
Le imprese con alte quote di mercato non sempre hanno potere di mercato; sono concetti tra loro correlati, ma non sempre coincidenti.
Come si Misura il Potere di Mercato
Nel corso degli anni, diversi studi empirici hanno tentato di misurare il grado di potere di mercato. Gli indicatori utilizzati sono:
Indice di Harberger
Per l'impresa, misura il potere di mercato come differenza tra il profitto medio di un'impresa e il profitto medio dell'industria; secondo Harberger, dunque, un'impresa ha potere di mercato se πI > π̄, dove π̄ = (1/N) * ∑πi.
Indice di Lerner
Per l'industria, è dato dalla media dell'indice prezzo-costo ((P-Ci)/P) di tutte le imprese operanti in un'industria, ponderato per la quota di mercato di ciascuna impresa, ovvero:
L = ∑ Si * ((P-Ci)/P) ⇒ (P - C̄)/P
L'indice è pari a 0 (P=MC) per le imprese in concorrenza perfetta; pertanto, l'indice è tanto più grande quanto più un'impresa si discosta dalla concorrenza perfetta.
Come si Acquisisce e si Consolida il Potere di Mercato
Detenere potere di mercato significa ottenere per l'impresa maggiori profitti; pertanto, creare e conservare un certo potere di mercato costituisce un obiettivo strategico molto importante. Le imprese possono acquisire un potere di mercato in diversi modi, come ad esempio attraverso l'ottenimento di un monopolio legale che consente di fissare prezzi alti senza però permettere a eventuali concorrenti di entrare sul mercato (licenze, brevetti, concessioni, ecc.), oppure può essere creato attraverso appropriati comportamenti strategici, quali le innovazioni o le differenziazioni dei prodotti. Infatti, se i beni sono differenziati, le imprese possono influenzare il prezzo (P>MC) anche se il loro numero è elevato. In alcuni casi, inoltre, il potere di mercato può derivare da particolari strutture di mercato, dove la concentrazione permette di minimizzare i costi complessivi dell'industria (monopolio naturale).
Assicurarsi un certo potere di mercato è soltanto un aspetto del problema; un'industria di successo, infatti, deve anche riuscire a mantenere il proprio potere di mercato. Tra le varie tecniche di consolidamento del potere di mercato troviamo la deterrenza all'entrata, ovvero dei comportamenti strategici tesi a scoraggiare l'ingresso di nuove imprese, come ad esempio l'utilizzo dei prezzi predatori (le imprese applicano un prezzo più basso rispetto a quello utile per massimizzare i profitti) oppure produzioni più alte rispetto a quelle che massimizzerebbero i profitti. Un altro metodo per consolidare il potere di mercato possono essere anche le collusioni e le fusioni, ovvero due o più imprese si accordano e si comportano come un unico oligopolista.
Quali sono le Conseguenze del Potere di Mercato
Dal punto di vista dell'impresa, la detenzione di potere di mercato implica maggiori profitti e quindi un maggior valore dell'impresa stessa. Dal punto di vista del benessere sociale, invece, il potere di mercato comporta alcune problematiche, tra le quali:
Diseguaglianza
Fissare un prezzo elevato comporta un trasferimento di risorse dai consumatori alle imprese; se, dal punto di vista sociale, volessimo attribuire un peso maggiore al benessere del consumatore rispetto ai profitti, questo trasferimento è negativo.
Inefficienza Allocativa
Affinché vi sia efficienza economica, è necessario che il rapporto fra i prezzi di qualunque coppia di beni coincida con il rapporto tra i loro costi marginali (P=MC). Il potere di mercato permette di fissare un prezzo superiore ai costi marginali, ovvero induce colui che lo detiene a produrre una quantità di beni più piccola di quella richiesta dal mercato se i prezzi fossero inferiori. La perdita di queste mancate vendite è l'inefficienza allocativa.
Inefficienza Produttiva
Il potere di mercato implica l'inefficienza produttiva, che può essere definita come l'incremento dei costi derivante dall'esistenza del potere di mercato. Questo fenomeno è dovuto al fatto che un monopolista o, più in generale, le imprese che detengono un elevato potere di mercato non devono preoccuparsi molto della concorrenza, ovvero hanno meno incentivi a essere efficienti, e dunque è probabile che le risorse siano impiegate in modo più costoso a parità di output.
Rent-Seeking Behaviour
Quando il potere di mercato è mantenuto artificialmente attraverso l'intervento statale, può crearsi un altro tipo di inefficienza, ovvero la ricerca di una posizione di rendita (rent-seeking). Con questa espressione ci riferiamo alla spesa improduttiva realizzata dalle imprese per cercare di influenzare le scelte politiche. Il potere di mercato, dunque, per quanto sia positivo per le imprese, non è un bene per la collettività. Però, da un punto di vista dinamico, il potere di mercato può avere anche conseguenze positive; infatti, può comportare progresso tecnico, dovuto al potere delle imprese che riescono nel tempo a modificare tecniche di produzione, prodotti, ecc.
Il Ruolo delle Politiche Pubbliche
In economia industriale, il ruolo principale delle politiche pubbliche è quello di evitare le conseguenze negative derivanti dalla detenzione di potere di mercato. Le politiche pubbliche possono suddividersi in due grandi categorie: regolamentazione e antitrust. La regolamentazione si riferisce al caso in cui un'impresa detiene un potere di monopolio o quasi-monopolio e le sue azioni (es. il prezzo che fissa) sono direttamente supervisionate da un regolamentatore. La politica antitrust ha un campo d'azione più vasto: l'idea è quella di impedire alle imprese di intraprendere azioni che aumentano il potere di mercato in modo pregiudizievole. Le autorità antitrust hanno a disposizione due strumenti: gli interventi sulla condotta, cioè provvedimenti volti a modificare un comportamento dell'impresa, e gli interventi sulla struttura, cioè provvedimenti dell'amministrazione pubblica che modificano la struttura dell'industria per renderla più concorrenziale. L'intervento pubblico potrebbe anche essere utilizzato in alcune situazioni per rafforzare la posizione di alcune imprese/settori attraverso la politica industriale, che cerca di rafforzare la competitività di un'impresa/settore, in particolare nei confronti di imprese estere. In altre parole, si tratta di coalizioni orizzontali che favoriscono le imprese o i settori ad aumentare la propria forza sul mercato.