Principali Teorie Economiche: Dal Mercantilismo al Keynesismo

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Evoluzione del Pensiero Economico

Questo documento esplora alcune delle principali correnti di pensiero economico che hanno plasmato la nostra comprensione dei sistemi economici.

Il Mercantilismo

Il Mercantilismo è un insieme di idee economiche che ritiene che la prosperità di una nazione o di uno stato dipenda dalla capitale che si può possedere. Questa capitale è rappresentata dai metalli preziosi che lo Stato ha in suo potere.

La Fisiocrazia, al contrario, rivendicava l'esistenza di una legge naturale per cui il funzionamento del sistema economico sarebbe stato assicurato senza l'intervento del governo.

Il Marxismo

Marx ha studiato l'economia attraverso quello che lui chiama "materialismo storico". Secondo questa teoria, l'evoluzione della società è spiegata da fattori economici, e la considerazione più importante in ogni periodo storico è il sistema dominante di produzione e distribuzione.

Sostiene che ogni ricchezza è prodotta dal lavoratore, ma che questi è in balia del cosiddetto plusvalore capitalista. Il plusvalore è la prestazione o il vantaggio per il datore di lavoro derivante dalle ore di lavoro in eccesso, ottenute costringendo gli operai a lavorare per salari inferiori al valore prodotto. L'operaio produce un eccesso di prodotti lavorando ore supplementari gratuitamente. Marx riteneva che tale quantità di produzione in eccesso fosse di proprietà del lavoratore e non del datore di lavoro.

Secondo Marx, gli operai non possono comprare tutto il necessario a causa dei bassi salari. Pertanto, il consumo è inferiore alla produzione, il che porta al fallimento delle aziende e a un calo della produzione che colpisce la classe proletaria.

Per raggiungere questi obiettivi, Marx riteneva necessaria una rivoluzione che abbattesse l'ordine esistente. Da essa sarebbe sorta la dittatura del proletariato.

Il Pensiero Keynesiano

Il pensiero keynesiano nacque in risposta alla crisi del '29, che aveva evidenziato l'inadeguatezza della dottrina classica di fronte ai problemi attuali: la disoccupazione e la mancanza di domanda.

Questa fu una crisi di sviluppo del capitalismo, caratterizzata da un alto livello di produzione, dove l'offerta superava di gran lunga la domanda. Ciò portò a un calo dei prezzi (deflazione), al fallimento di molte aziende e alla conseguente disoccupazione massiva.

In questo contesto, apparve Keynes con la sua "Teoria generale dell'occupazione, dell'interesse e della moneta". Keynes si concentrò principalmente sui fenomeni macroeconomici, studiando i prezzi a livello aggregato piuttosto che individuale.

Sostenne che l'intervento dello Stato nell'economia avrebbe potuto risolvere diversi problemi. La spesa pubblica, in particolare gli investimenti in infrastrutture, avrebbe potuto mobilitare l'economia e stimolare il risparmio e l'investimento mediante il pagamento degli stipendi.

Keynes concluse che la mancanza di domanda si traduce in disoccupazione. Al contrario, un più alto livello di occupazione porta a un maggiore livello della domanda, poiché i salari crescenti aumentano il potere d'acquisto della società.

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