Principi di Libertà e Contratto Sociale nella Filosofia di Kant e Rousseau
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Libertà Giuridica
La libertà, secondo Kant e Rousseau, è un diritto naturale che spetta a ciascun individuo. Il concetto giuridico di libertà, tuttavia, non contempla la disobbedienza civile, poiché per Kant, come per Hobbes, la sottomissione al potere statale è considerata una condizione necessaria per l'ordine sociale. Al fine di evitare eccessi, la dottrina di Kant si fonda sulla difesa della libertà di espressione. Gli esseri umani possiedono una libertà interna ed esterna, intesa in senso giuridico. Nello stato di natura, si possiede una libertà giuridica esterna che non è limitata da alcuna legge; tuttavia, la libertà giuridica interna si manifesta nell'obbedienza alle leggi che noi stessi ci siamo dati. Così, lo Stato civile legifera come se la volontà di tutti i cittadini fosse la propria. Tuttavia, l'unica libertà giuridica è quella interna, poiché si tratta di co-legislazione. Il popolo non deve ribellarsi quando le leggi non sono giuste, poiché ciò significherebbe tornare allo stato di natura. La libertà legale si raggiunge attraverso la creazione della società civile. Essa dovrebbe essere intesa come:
Libertà e Autonomia
Lo Stato deve garantire la coesistenza delle libertà individuali. La libertà deve essere una limitazione reciproca. La legge tende a limitarle per renderle compatibili. La libertà come autonomia è concepita come uno spazio in cui ognuno può perseguire la propria felicità senza ostacolare gli altri.
La Libertà come Auto-normazione
È la facoltà di non obbedire a nessuna legge alla quale non si sia precedentemente dato il proprio consenso. Il consenso universale legittima il diritto e assicura la giustizia. Lo Stato fondato sull'auto-legislazione è una garanzia di pace, poiché le leggi statali sono emanate dalla volontà unitaria del popolo.
Contratto Sociale
Nelle teorie contrattualistiche, questo termine si riferisce al patto con cui gli individui decidono di creare uno Stato civile, legale e pacifico, uscendo dallo stato di natura, considerato semi-selvaggio, in cui si suppone abbiano vissuto precedentemente. Per Kant, il contratto sociale non è un fatto storico, ma un'idea regolativa della ragione che deve guidare il legislatore nell'agire e nel formulare le leggi, come se queste fossero nate dalla volontà di un popolo unito e come se i sudditi avessero volontariamente accettato di essere cittadini. Il contratto sociale serve come riferimento normativo per legittimare o delegittimare la prassi politica reale. Le teorie contrattualistiche emergono per giustificare razionalmente la costituzione della società civile e del potere politico, in contrapposizione alle teorie sull'origine divina del potere. Per uscire dallo stato di natura si prospettano due vie: secondo Hobbes, la creazione di un potere assoluto ("Grande Leviatano") che si ponga al di sopra dei cittadini; e secondo Locke, il contratto sociale in cui gli uomini si uniscono, cedendo alla comunità il potere di eseguire la legge naturale. Il contratto sociale rappresenta il primo obbligo (morale) che ne deriva: uscire dallo stato di natura e ricercare la pace, la giustizia e la libertà (morale e giuridica) che sono possibili solo nella società civile. Se un individuo si impone su un altro con la forza, si annulla il contratto sociale e, di conseguenza, il potere imposto con la forza non genera alcun diritto.