Psicologia Evolutiva: Comprendere i Cambiamenti nel Ciclo di Vita

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1. Il Rapporto con il Tempo in Psicologia Evolutiva

La psicologia evolutiva si occupa di spiegare i cambiamenti che si verificano nelle persone nel corso del tempo, studiando i cambiamenti fisiologici e psicologici che avvengono durante tutta la vita. Come psicologia retrospettiva, cerca nel passato per spiegare la situazione o l'evento che sta accadendo. L'evoluzione si riferisce ai cambiamenti nel tempo, che sono legati all'età: il cambiamento ontogenetico e filogenetico. È importante intenderla come un processo continuo, globale e dotato di una grande flessibilità. Baltes la considera come un insieme di caratteristiche umane, evidenziando i cambiamenti intraindividuali (i cambiamenti che abbiamo nel tempo, interni) e interindividuali (le differenze in questi cambiamenti, in quanto non sono uguali per tutti i soggetti). La psicologia evolutiva analizza l'intero ciclo di vita, sebbene alcuni psicologi si concentrino su segmenti specifici come l'infanzia, l'adolescenza, l'età adulta e la vecchiaia, mentre altri si dedicano ad aspetti più ampi, focalizzandosi su un singolo processo psicologico, come l'apprendimento, la memoria o l'intelligenza.

In sintesi, la psicologia evolutiva si basa sulla convinzione che conoscere il passato ci aiuta a capire il presente e a predire il futuro. Si occupa della descrizione, spiegazione e modifica (ottimizzazione) della variazione intraindividuale nel comportamento durante tutto il ciclo di vita e delle differenze interindividuali (e somiglianze) nel cambiamento intraindividuale.

2. Il Cambiamento Evolutivo come Oggetto di Analisi: Dimensioni del Cambiamento

Baltes, nel suo libro, spiega che l'evoluzione è sempre un cambiamento, e che questo cambiamento può essere suddiviso in due tipi: ontogenetico e filogenetico. Queste due diverse dimensioni del cambiamento portano a diversi tipi di studi evolutivi.

a) Cambiamento Ontogenetico

Il cambiamento ontogenetico si riferisce alla variazione intraindividuale nel corso della vita, dalla prima infanzia alla vecchiaia e alla morte di un essere umano. La psicologia evolutiva studia la dimensione ontogenetica focalizzandosi sui cambiamenti nei diversi modelli di comportamento che si verificano nelle diverse fasi della vita.

Per esempio, un esempio di cambiamento nella dimensione ontogenetica sarebbe lo studio di un individuo in età adulta e nella vecchiaia.

b) Cambiamento Filogenetico

La variazione filogenetica si riferisce al cambiamento degli esseri umani nel corso della storia. Questa dimensione del cambiamento è influenzata da molti aspetti, come lo sviluppo della scienza, che a sua volta influenza lo sviluppo ontogenetico degli individui del tempo.

Un esempio per spiegare questa dimensione sarebbe studiare le differenze del concetto di infanzia nel XVII e XIX secolo.

Charles Darwin ha avuto un impatto importante sugli studi filogenetici con il suo lavoro sull'origine delle specie, in cui spiega l'origine dell'essere umano dal punto di vista scientifico. Darwin descrisse lo sviluppo degli esseri umani da una singola cellula a un insieme di sistemi complessi. La pubblicazione di quest'opera, a suo tempo, portò a polemiche e scontri tra religione e scienza.

Le due dimensioni dei cambiamenti sono interconnesse e quindi non sempre facili da separare. Per analizzare il cambiamento evolutivo bisogna prendere in considerazione le dimensioni sociali dello sviluppo, percettive, comunicative e molte altre. Lo sviluppo sociale dal dopoguerra ad oggi ha contribuito molto a cambiare lo stereotipo delle donne. Prima lo stereotipo della donna era associato esclusivamente ai lavori domestici e all'educazione dei figli, mentre ora include stereotipi femminili di buone professioniste, dirigenti, atlete e così via, influenzando il concetto generale delle donne.

La psicologia evolutiva si occupa della descrizione, spiegazione e modifica (ottimizzazione) del cambiamento comportamentale intraindividuale durante tutto il ciclo di vita (ontogenesi culturale), cioè il cambiamento interno nelle differenze individuali e interindividuali nel cambiamento intraindividuale. Uno studio psicologico evolutivo si concentra, quindi, sulla considerazione della variabilità o cambiamento all'interno dell'individuo (intraindividuale) e sul grado in cui tale variabilità non è identica per tutti gli individui (filogenesi culturale).

Uno studio dello sviluppo mira ad acquisire la conoscenza dei determinanti e dei meccanismi che ci aiutano a capire come e perché l'evoluzione si verifica, cercando relazioni causali e andando oltre la semplice descrizione e previsione. Non si interessa solo alla descrizione e alla spiegazione, ma anche alla modifica e all'ottimizzazione del corso dello sviluppo.

Questo compito richiede che scopriamo quali interventi o trattamenti sono potenti agenti di cambiamento nella persona e necessitiamo di una metodologia utile che ci permetta di descrivere le sequenze di cambiamento intraindividuale e le differenze interindividuali.

La psicologia evolutiva, a differenza di alcune psicologie comparate dello sviluppo (che si concentrano sul cambiamento ontogenetico con l'età), ha studiato il cambiamento evolutivo (bioculturale).

3. Evoluzione del Focus della Psicologia dello Sviluppo

Tradizionalmente, la psicologia ha concentrato i suoi studi sul cambiamento ontogenetico, mentre il cambiamento evolutivo o filogenetico ha iniziato ad essere studiato in seguito.

I due punti di vista sull'evoluzione che dominano questo settore sono: la considerazione comportamentista stimolo-risposta, che vede l'evoluzione come un cambiamento di comportamento con l'età, e la visione strutturalista, che vede l'evoluzione come un cambiamento di strutture con l'età.

Sono emersi storicamente tre approcci in risposta alla domanda del perché gli esseri umani cambiano. Questi modelli sono indicati come modelli esplicativi e si sono sviluppati in tre modi diversi:

1 - Il modello tradizionale esplicativo o di maturazione (MODELLO CLASSICO o biologico)

A. Gesell concepisce l'essere umano come un essere che matura; lo sviluppo umano è una morfogenesi (creazione di forme di eredità biologica) di modelli di comportamento nel corso della vita. L'importanza di questo autore risiede principalmente nel fatto che è stato un pioniere nel campo della psicologia evolutiva, avendo creato le prime scale dello sviluppo, collocando il soggetto in valori temporali e stabilendo medie psicomotorie in queste scale.

2 - Modello Interattivo

Il modello esplicativo della definizione fenomenologica di Husserl apporta una modifica: vede l'essere umano come una unità biosomatica che evolve nel tempo, per cui la biologia e la psicologia sono in continua interazione.

3 - MODELLO CULTURALE

Un terzo modello esplicativo di Baltes potrebbe essere quello che definisce il cambiamento da una posizione socio-culturale; concepisce l'essere umano come il risultato della sua esperienza (biografia), biologia e cultura. Baltes introduce il concetto di ciclo di vita, permettendo lo studio della psicologia evolutiva e l'ottimizzazione del cambiamento inter e intraindividuale. Quest'ultimo approccio del ciclo di vita è quello adottato dalla moderna psicologia evolutiva per i suoi studi, sostenendo che gli esseri umani sono multicausali.

4. Le Fonti di Variazione Evolutiva Secondo Baltes

I concetti tradizionali di cambiamento evolutivo si sono concentrati su una definizione di sviluppo e di cambiamento: sequenziale, unidirezionale, stato finale, irreversibile, qualitativo-strutturale, cumulativo, universale.

Baltes, leader di un approccio del ciclo di vita, ha sfidato tre dei principi fondamentali della psicologia tradizionale.

1. Sostiene che lo sviluppo psicologico non riguarda solo bambini e adolescenti, ma che importanti cambiamenti si verificano anche in età adulta e nella vecchiaia.

2. Stabilisce uno sviluppo multi-direzionale, orientato verso obiettivi diversi, non universale e necessario, e multidimensionale, vale a dire, non tutte le dimensioni evolutive cambiano nello stesso modo o lo fanno nella stessa direzione (in ogni fase dello sviluppo si investono sforzi e risorse per vari scopi diversi)

3. Dà più peso alle variabili storiche e culturali rispetto all'enfasi sulla variabile di maturazione e sull'universalismo.

Secondo Baltes, quindi, le fonti di variazione evolutiva si concentrano su:

  • Influenze normative legate all'età: determinanti biologiche e ambientali altamente correlate con l'età cronologica, come la maturazione biologica e la socializzazione, intesa come l'acquisizione di ruoli o di poteri legislativi.
  • Influenze normative legate alla storia: eventi, e anche norme, del tutto generali, vissuti da un'unità culturale data in relazione al cambiamento biosociale (effetto di generazione); possono coinvolgere sia caratteristiche ambientali che biologiche. Variano con il tempo storico e generano un insieme unico di influenze legate a una generazione.
  • Influenze non normative: determinanti ambientali e biologiche che, sebbene abbiano effetti significativi sulle storie di vita individuali, non sono generali, non si verificano necessariamente in sequenza e sono difficilmente distinguibili (disoccupazione, morte di un familiare, salute, divorzio).

In sintesi, secondo i concetti di Baltes, le chiavi per lo sviluppo evolutivo sono:

  1. Essere per tutta la vita (dura dal concepimento fino alla morte).
  2. Dipendere dal contesto e dalla storia.
  3. Essere multidimensionale e multidirezionale.
  4. Essere plastico o flessibile in termini di competenze che si sviluppano, ma non illimitato.

5. Il Falso Dilemma dell'Attribuzione dei Processi Essenziali all'Ereditarietà e all'Ambiente

La psicologia dello sviluppo è responsabile dello studio delle variazioni inter e intraindividuali; uno dei suoi obiettivi è cercare di descrivere e spiegare i cambiamenti che si verificano in ogni momento dello sviluppo, ma è anche interessata a individuare le cause e i processi che li determinano.

Per anni ci sono state due scuole di pensiero che hanno tentato di spiegare lo sviluppo del comportamento umano: da un lato abbiamo l'ereditarietà, che sostiene che l'individuo nasce con una serie di strutture biologiche che permettono l'interazione con l'ambiente, e dall'altro l'ambiente, che influenzerà attraverso l'esperienza, l'interazione con esso.

La scelta dei processi fondamentali attribuiti agli aspetti biologici o ambientali ha un impatto diretto sulla formazione. Se, per esempio, abbiamo un programma che dà maggiore importanza all'ambiente, si cercherà di stimolare lo sviluppo intellettuale dei bambini attraverso racconti, letture, giochi, relazioni con gli altri e così via, con attività volte a stimolare le loro capacità. Invece, se si considera che hanno una predisposizione genetica, semplicemente non si farà nulla, si lascerà che il bambino si sviluppi da solo. La prima posizione è difesa dai comportamentisti (Watson) e la seconda è una corrente nativista (Gesell).

Secondo Yela (1996) è innegabile che abbiamo un patrimonio genetico; infatti, molti caratteri del comportamento umano dipendono da un gene o da particolarità cromosomiche, ma in realtà le differenze individuali dipendono dall'interazione con l'ambiente, le idee, le credenze, la cultura, la lingua, ecc. Un esempio che dimostra che non tutto è determinato dall'eredità sono gli studi sull'intelligenza: hanno dimostrato che si può sviluppare gradualmente se coltivata in ambienti arricchiti, dimostrando l'enorme importanza dell'ambiente sull'individuo.

La posizione attuale sostiene che vi sia un'interazione continua tra ereditarietà e ambiente: siamo un prodotto biologico che si adatta all'ambiente. Fin da bambini ereditiamo caratteristiche fisiche e, man mano che cresciamo, le sviluppiamo; ad esempio, gattoniamo, camminiamo e parliamo perché abbiamo una costituzione biologica che ce lo permette. D'altra parte, la cattiva alimentazione, le malattie e i vincoli fisici possono influenzare tutte queste abilità (fattori ambientali), quindi possiamo vedere che i fattori ereditari e ambientali devono interagire per un corretto sviluppo del bambino.

Sapendo che l'esperienza stimola e rinfresca il codice genetico, è necessario promuovere sistemi di istruzione aperti, dato che maggiore è l'esperienza, maggiore è l'arricchimento individuale. Tuttavia, dobbiamo regolare la stimolazione in funzione dello sviluppo del bambino; se si richiede più di quanto il suo tetto biologico permetta, si può causare molta frustrazione. In questo senso, sappiamo che la stimolazione è necessaria per la qualità, ma mai per la quantità, e che stimolare eccessivamente il bambino non lo farà maturare prima.

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