Raccolta e Interpretazione dei Carmina di Catullo: Amore, Dolore e Vita Romana

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I Carmina di Catullo: Voci di Passione, Lutto e Vita Quotidiana

Gaio Valerio Catullo (87 a.C. – 54 a.C.) è uno dei massimi esponenti della poesia lirica latina. Le sue opere, note come Carmina o Nugae (cosucce), spaziano dall'amore appassionato e tormentato per Lesbia (Clodia) al dolore per la perdita, fino agli epigrammi satirici e alle dediche agli amici. Di seguito, una selezione dei suoi componimenti più celebri, corretti e strutturati per una lettura ottimizzata.

Amore e Tormento: Il Ciclo di Lesbia

CARMINA 72: L'Amore e l'Odio

Dicevi un tempo di amare solo Catullo, o Lesbia, e che al posto mio non desideravi nemmeno Giove. Io ti scelsi (amai) non solo come il popolo ama un’amante, ma come un padre ama i figli e i generi. Ma ormai ti conosco: perciò, anche se brucio più fortemente, tuttavia sei per me spregevole e insignificante. «Come è possibile?» chiedi. Poiché una tale offesa costringe chi ama ad amare di più, ma a voler bene di meno.

CARMINA 51: L'Estasi e l'Oziosità

Mi sembra essere pari a un Dio, se è lecito, essere superiore agli dèi, quell’uomo che, seduto di fronte, ti osserva e ti ascolta senza sosta mentre ridi dolcemente. Cosa che a me infelice strappa via ogni senso: infatti, non appena ti getto uno sguardo, Lesbia, non rimane più voce in gola. La lingua è intorpidita, una fiamma sottile penetra sotto le membra, le orecchie ronzano di un suono proprio, gli occhi sono coperti da una duplice notte. L’ozio, Catullo, ti è dannoso: per l’ozio ti esalti e smanii esageratamente. L’ozio già in passato ha mandato in rovina le fiorenti città.

CARMINA 5: I Baci e il Carpe Diem

Viviamo, mia Lesbia, e amiamo. Le chiacchiere dei vecchi troppo severi le teniamo lì, tutte e soltanto, come moneta senza valore. I giorni possono tramontare e risorgere; noi, una volta tramontata la nostra breve vita, dobbiamo dormire una sola notte eterna. Dammi mille baci, poi cento, poi altri mille, e poi ancora cento, poi sempre altri mille, poi cento; poi, quando ne avremo totalizzati molte migliaia, li rimescoleremo, per non sapere, o perché nessun maligno possa gettarci il malocchio, sapendo che ci sono tanti baci.

CARMINA 8: Il Duro Addio

Povero Catullo, smetti di impazzire, e ciò che vedi essere morto, consideralo perduto. Brillarono un tempo per te giornate radiose, quando venivi più volte dove la ragazza ti conduceva, amata da noi quanto nessuna sarà amata. Brillarono davvero per te giornate radiose. Ora ormai lei non vuole più: anche tu, non padrone di te, non volere, e non inseguire lei che fugge, non vivere infelice, ma con l’animo risoluto resisti, tieni duro. Addio, ragazza. Ormai Catullo tiene duro e non ti cercherà, e non pregherà chi non lo vuole. Ma tu soffrirai, quando non sarai più pregata. Sciagurata, guai a te! Che vita ti rimane? Chi ora si avvicinerà a te? A chi sembrerai bella? Chi ora amerai? Di chi si dirà che sei? Chi bacerai? A chi morderai le labbra? Ma tu, Catullo, risoluto, tieni duro.

Lutto e Affetto: Il Passero e il Fratello

CARMINA 2: Il Passero di Lesbia

Passero, gioia della mia donna, che con te gioca e ti si tiene in seno, e la punta del dito non ti nega e t’incita a beccarla forte, quando il mio splendido amore è in vena di qualche distrazione allegra, di un conforto alla sua pena, direi, che acquieti la passione cruda. Così con te potessi anch’io giocare e togliermi la tristezza dal cuore!

CARMINA 3: Il Lamento per il Passero

Piangete, Veneri e Amorini, e voi tutti, uomini dal cuore gentile: è morto il passero della mia ragazza, il passero, delizia della mia ragazza, che l’amava più dei suoi occhi. Infatti era dolce come il miele e conosceva la sua padrona così bene come una ragazza conosce la madre, e non si muoveva dal grembo di lei, ma saltellando ora qua, ora là, pigolava continuamente alla sola padrona. E ora se ne va per un cammino di tenebra verso quel luogo da cui si dice che nessuno torni indietro. Ma voi siate maledette, malvagie tenebre dell’Orco, che divorate ogni cosa bella: un così bel passerotto mi avete strappato! O sventura! Oh povero passerotto! Per causa tua ora i begli occhi della mia ragazza sono rossi e gonfi di pianto.

CARMINA 101: L'Offerta Funebre al Fratello

Avendo viaggiato per molte genti e mari, giungo, o fratello, per donarti queste misere offerte funebri come dono della morte, e per parlare inutilmente con le tue ceneri mute. Poiché la sorte ha strappato a me proprio te, ahimè, infelice fratello sottratto a me indegnamente. Tuttavia, ora intanto accogli queste cose che, secondo l’antica usanza dei padri, sono state consegnate come triste dono per le esequie, grondanti di molto pianto fraterno. E per sempre, fratello, ti saluto e addio.

Amicizia e Dediche Letterarie

CARMINA 1: Dedica a Cornelio Nepote

A chi dono questo elegante nuovo libretto, levigato or ora con l’arida pomice? Cornelio, a te: e infatti tu solevi pensare che le mie cosucce (nugae) valessero qualcosa, già allora quando osasti, unico tra gli Italici, raccontare la mia storia in tre libri, dotti, per Giove, e faticosi. Perciò prenditi questo libretto, qualunque sia il suo valore (qualecumque): e questo, o Vergine Patrona, possa durare perenne per più di una generazione.

CARMINA 13: L'Invito a Cena a Fabullo

Cenerai bene, mio Fabullo, presso di me nel giro di pochi giorni (paucis diebus), se gli dèi ti assistono, se porterai con te (si tecum attulereis) una cena abbondante e succulenta, non senza una bella ragazza e vino, e arguzie (et sale) e risate d’ogni sorta (et omnibus cachinnis). Se porterai queste cose, ti dico (inquam), mio caro, cenerai bene; infatti il borsellino del tuo Catullo è pieno di ragnatele. Ma in cambio otterrai affetto sincero, quanto c’è di più raffinato ed elegante. Infatti ti darò un profumo che alla mia ragazza donarono le Veneri e gli Amorini e, quando lo annuserai, pregherai gli dèi, che ti facciano, Fabullo, tutto naso.

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