La Repressione Culturale e la Sopravvivenza della Letteratura Catalana nel Dopoguerra (1939-1960)
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Contesto Storico e Impatto del Dopoguerra sulla Cultura
La perdita della guerra ha portato all'estinzione delle istituzioni repubblicane e all'assoluta eliminazione sistematica di tutti i gruppi culturali. La cultura valenciana subì poi un intenso processo di espanyolització e castiglianizzazione.
Il contesto sociale e politico degli anni del dopoguerra influenzò profondamente la produzione e la creazione letteraria. I primi anni furono i peggiori, caratterizzati da repressione sociale, politica ed economica. La Spagna non si riprese completamente se non circa venti anni dopo. Il regime franchista ottenne il controllo di tutte le espressioni: culturali, artistiche, letterarie, religiose e di tutti i modi di vivere e di sentire.
La Crisi degli Scrittori e la Censura
Molti scrittori professionisti subirono filtri, la deportazione, la prigionia o l'esilio. Franco interruppe l'attività degli scrittori che avevano iniziato prima della Guerra Civile. Coloro che cominciarono a scrivere dopo il 1939 non avevano riferimenti.
La mancanza di scrittori, editori e l'isolamento dei lettori dai modelli stranieri fecero sì che la narrativa valenciana rimanesse fedele ai generi tradizionali e fosse considerata inferiore rispetto alle tecniche moderne.
La Narrativa Valenciana nei Primi Vent'anni (1939-1960)
Nei primi venti anni del dopoguerra, furono pubblicati solo nove romanzi. Questi rispondevano principalmente a tre modelli:
- Il realismo del XIX secolo: (es. 1960: Enric Valor, L'ambizione di Alejo).
- Il genere melodrammatico, rosa o sentimentale: (es. Maria Ibars, Vite, appartamento).
- Opere che trasmettevano preoccupazioni: cattoliche (es. 1962 [o 1953]: Miguel Adlert, E della pace) o sociali (es. 1967: Maria Beneyto, Donna forte).
Evoluzione Letteraria negli Anni Sessanta
Negli anni Sessanta, il regime dovette accettare una lieve liberalizzazione in alcuni settori della vita pubblica e della cultura.
Fino alla fine degli anni Sessanta, i narratori coltivarono il romanzo psicologico e realistico, con costante riferimento alla Guerra Civile (es. La Plaza del Diamante di Mercè Rodoreda). Furono scritti anche romanzi che ricreavano un mondo realistico e mitizzato (es. Bearn di Villalonga).
La Repressione Linguistica e la Sopravvivenza del Catalano
La sopravvivenza della letteratura catalana dipendeva da fattori politici. Per sopravvivere, una lingua ha bisogno del suo spazio sociale, culturale e politico. Dopo la guerra, tutti questi spazi furono chiusi dalla dittatura di Stato.
La lingua catalana non era insegnata nelle scuole, né la sua letteratura, e non esistevano giornali in catalano.