Riflessioni Filosofiche su Morte, Esistenza e Male
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Tipi di risposte
Non ha senso: l'esistenza e il mondo sono assurdi, anche la domanda non ha senso. Pensatori: **Jean Paul Sartre**, **Jacques Monod**, **Albert Camus** o **Cioran**.
C'è un innato senso: l'esistenza ha un senso, significato o valore, ma la morte è un limite per l'umanità. Pensatori: **Ernst Bloch** e **Enrique Tierno Galván**.
C'è un senso di trascendenza: la trascendenza significa che la vita stessa ha un significato in relazione alla vita ed è vista come la promessa di felicità piena e definitiva.
La questione della morte
La morte è la fine della vita, come la cessazione irreversibile delle attività vitali. La concezione della morte, come ci fa capire la vita, dipende.
Il concetto filosofico della vita
C'è un tipo di vita che è il modo umano di essere, cioè, la vita o la pratica morale. **Ortega y Gasset**, per lui vivere è essere trovato nel mondo, essendo in una circostanza, è *saber vivir*, vivere umanamente. La vita è la realtà primordiale. Ortega: "La vita è scelta, è quello di costruire se stesso."
La morte come un fenomeno umano
Acquista pieno significato quando si tratta di cessazione della vita umana. Solo l'uomo è cosciente di essere vivo e perciò solo lui sa che deve morire.
La morte e la filosofia (Platone, Cicerone)
La filosofia è una preparazione alla morte, in modo che più completo è il modo in cui viviamo, più ci troviamo ad affrontare la nostra morte umanamente.
Esperienza della morte
Non possiamo vivere la nostra morte, **Kant** ha detto che non si può nemmeno pensare alla nostra morte.
La morte come una definizione di essere umano
**Esistenzialismo**: è una corrente filosofica che dice che ciò che è particolare e unico per gli esseri umani non è indagare la sua essenza, ma riflettere piuttosto sulla sua esistenza. L'essenza è di esistere: prima esistiamo e poi, a seconda di come viviamo, acquisiamo un'essenza.
**Martin Heidegger**: Siamo esseri finiti, non abbiamo alcun potere su tutto, siamo esseri storici. La morte per lui è una proprietà peculiare del modo umano di essere. "Essere per la morte".
**Jean Paul Sartre** (morte / finitezza). Finitezza: si manifesta la libertà radicale dell'esistenza umana.
Senso della morte e della trascendenza
Il significato della morte sarà diverso a seconda di come dobbiamo comprendere l'essere umano. Si dovrebbe fare riferimento a due posizioni di base: il monismo e il dualismo psicofisico.
Monismo
È la posizione filosofica che sostiene che non vi è composizione nella realtà umana. È possibile distinguere i vari tipi, come il panteismo, che sostiene che la morte è la dissoluzione dell'individualità nel cosmo universale. Monismo materialista, che nega la possibilità di qualsiasi dimensione non materiale per l'esistenza umana, in modo che la morte diventa il limite assoluto dell'esistenza.
Dualismo
Ci sono molte forme e sostengono che tutti gli esseri umani sono composti da due tipi di realtà: un corpo materiale, e un'anima spirituale. Queste teorie spesso considerano la morte come la separazione dei componenti. Cristianesimo, ebraismo e Islam, fra le grandi religioni, difendono una concezione di questo tipo. Tra le posizioni dualiste, alcuni ritengono che il corpo individuale e l'anima insieme esistano solo mentre altri sostengono l'esistenza dell'anima separata dal corpo. In questi casi, la morte è di solito intesa come un esempio di transizione, come il passaggio da una vita all'altra.
Il problema del male
Il termine teodicea, dal punto di vista etimologico, ci riferiamo sia alla santità di Dio di fronte al male, sia alla giustizia di Dio stesso. I filosofi hanno cercato di giustificare l'esistenza del male in un mondo in cui il principio è Dio, ma a volte in Dio hanno intravisto l'unico modo per trionfare sul male.
Tipi di male
- Male metafisico: è identificato con la finitezza delle cose.
- Male fisico: deriva dal funzionamento delle leggi naturali.
- Male morale: è in ultima analisi, radicato nella libertà degli esseri umani di scegliere tra diverse forme di azione.
Male metafisico e male morale
La riflessione sul male metafisico ha il suo massimo esponente in **Leibniz**, il quale ritiene impossibile che nel mondo non esista alcun male, perché il mondo è fatto di esseri finiti e limitati. Il problema che Dio si pone è quello di creare o meno un mondo che ospiti inevitabilmente la finitezza e necessariamente il male. Ma si pone la questione sul male la coscienza morale della metafisica.
Il male come ingiustizia
Le perplessità che ci provoca la realtà del male sembrano essere consapevoli dell'assurdità della sofferenza dei giusti. Giobbe si rivolge al mistero. Un Dio che sta al di là della logica umana, agisce in base a piani che sono inaccessibili per l'uomo. **Seneca** utilizza un logos immanente i cui motivi sono accessibili all'intelletto umano. Ritiene che il problema del male sia risolto rimanendo immuni ad esso, purché si sia in grado di realizzare un atteggiamento di indifferenza.