Rivoluzione Francese e Impero Napoleonico: Storia, Eventi Chiave e Impatto
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La Crisi dell'Ancien Régime e la Convocazione degli Stati Generali
Di fronte all'incapacità di risolvere la crisi finanziaria che attanagliava il regno e di vincere le resistenze di nobiltà e clero, ostili all'abolizione dei propri privilegi fiscali, Luigi XVI decise di convocare gli Stati generali, ovvero l'assemblea dei tre ordini che formavano la società francese (clero, nobiltà, Terzo stato), mai più riunitasi dal 1614. Le aspettative e le rimostranze del Terzo stato, come la richiesta di un numero di rappresentanti maggiore e una modalità di voto per testa, furono raccolte nei cahiers de doléances (quaderni di lagnanze). Luigi XVI raddoppiò il numero dei rappresentanti del Terzo stato, ma non modificò la procedura di votazione. Per questo motivo i deputati del Terzo stato abbandonarono gli Stati generali e si costituirono in Assemblea nazionale (9 luglio 1789).
Intanto il processo rivoluzionario subiva un'accelerazione con l'assalto alla Bastiglia del 14 luglio, che segnò l'entrata in scena del popolo parigino, deciso a procurarsi le armi. Contemporaneamente nelle campagne scoppiavano disordini e aggressioni ai castelli signorili. Spinta da questi avvenimenti, l'Assemblea nazionale decretò, nella notte del 4 agosto, l'abolizione del regime feudale, mentre il 26 agosto approvò la Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino. Luigi XVI, costretto a prendere atto della situazione, si trasferì con la sua famiglia a Parigi. L'ultima spallata all'ancien régime fu data dalla requisizione dei beni ecclesiastici, che divennero beni nazionali, e la cui vendita avrebbe contribuito a sanare il deficit pubblico.
La Rivoluzione Liberale Borghese (1789-1791)
Per essere meglio comprese, le vicende della Rivoluzione possono suddividersi in quattro fasi. La prima, quella liberale e borghese, si contraddistinse per l'acceso dibattito fuori e dentro l'Assemblea nazionale. Tra il 1789 e il 1791, infatti, proliferarono giornali di ogni tendenza e gruppi politici di vario orientamento, dai più radicali ai moderati, i cosiddetti clubs:
- i foglianti (moderati)
- i cordiglieri (radicali)
- i giacobini (radicali)
Uno dei temi più dibattuti fu la definizione di chi avrebbe dovuto godere del diritto di voto. Nel 1790 fu votata la Costituzione civile del clero che trasformava gli ecclesiastici in funzionari pubblici stipendiati dallo Stato. Il 3 settembre 1791 veniva infine approvata la costituzione che trasformava la Francia in una monarchia costituzionale, dove il potere esecutivo restava nelle mani del re, mentre quello legislativo era affidato a un'assemblea eletta a suffragio censitario. Luigi XVI, però, rimase ostile al regime liberale della nuova Costituzione e nel giugno 1791 tentò la fuga da Parigi per porsi alla guida di forze controrivoluzionarie presenti fuori e dentro il paese.
La Rivoluzione Democratica (1792-1793)
In questa situazione, la decisione di dichiarare guerra all'Austria e alla Prussia, nell'aprile 1792, fu appoggiata, sia pure per motivi opposti, dal re (per sconfiggere la Rivoluzione) e dai girondini (per diffondere gli ideali rivoluzionari). Di fronte alle prime difficoltà militari, l'iniziativa fu ripresa dal popolo parigino: il 10 agosto 1792 gli insorti (detti sanculotti) deposero e arrestarono il re, accusato di essere un traditore della Nazione. Una nuova assemblea, la Convenzione, fu eletta a suffragio universale maschile. Il 20 settembre 1792, gli austriaci vennero sconfitti a Valmy e il giorno dopo fu proclamata la Repubblica.
All'interno della Convenzione si accese subito un duro confronto circa il destino del re tra i girondini (repubblicani moderati e federalisti) e i montagnardi (radicali), guidati da Robespierre. Sottoposto a processo e giudicato colpevole, Luigi XVI fu ghigliottinato il 21 gennaio 1793. Questo gesto accentuò l'ostilità delle altre potenze europee. Di fronte al precipitare degli eventi (rivolta contadina in Vandea, rivendicazioni dei sanculotti, il nemico alle frontiere), Robespierre e i suoi si impadronirono del potere, dando vita, nel giugno del 1793, a un governo rivoluzionario.
La Dittatura Giacobina (1793-1794)
La nuova Costituzione repubblicana del 1793 non entrò mai in vigore; fu invece instaurata una dittatura attraverso l'accentramento del potere esecutivo nelle mani del Comitato di salute pubblica e l'eliminazione fisica degli avversari politici mediante il Tribunale rivoluzionario e il Terrore. Fu repressa l'insurrezione "federalista" (guidata dai girondini) e domata la rivolta in Vandea. Contemporaneamente, l'imposizione della leva di massa e la riorganizzazione dell'esercito rivoluzionario portarono, alla fine dell’anno, a nuove vittorie. Per andare incontro alle richieste dei sanculotti, inoltre, i giacobini introdussero il maximum di prezzi e salari.
La politica del Terrore finì per suscitare crescenti malumori non soltanto tra i moderati, ma anche tra i gruppi politici al potere, facendo maturare una congiura: il 9 termidoro (27 luglio 1794) Robespierre e i suoi vennero mandati a morte.
Continuità e Stabilizzazione: Il Direttorio e le Conquiste Rivoluzionarie (1794-1799)
Abbattuta la dittatura giacobina, venne approvata una nuova Costituzione (1795) che affidava il potere esecutivo a un Direttorio, composto da cinque membri, che accentuava il carattere censitario del sistema elettorale. La debolezza del Direttorio lasciò spazio alle opposizioni: tentativi insurrezionali della destra filomonarchica o di rivoluzione sociale della sinistra, come la "congiura degli Eguali" promossa dal suo leader, Babeuf. Nel settembre 1797, alcuni membri del Direttorio organizzarono un nuovo colpo di Stato, sostenuto anche da parte dell'esercito.
Quanto stava accadendo in Francia ridusse notevolmente, in Europa, il numero dei sostenitori della Rivoluzione. Questa, da un lato, spinse i governi europei a reprimere il dissenso interno, dall'altro stimolò lo sviluppo dei nuclei di opposizione. L'influenza della Rivoluzione fu marcata in Belgio e Olanda, dove l'intervento francese portò, nel primo caso, all'annessione, e nel secondo, alla costituzione della Repubblica batava. Anche in Italia si formarono vari club giacobini, duramente repressi dai governi. Da questi primi nuclei si svilupparono tuttavia altri gruppi che appoggiarono l'intervento diretto francese nel 1796-1797.
Nel 1796, infatti, il generale Napoleone Bonaparte ottenne il comando dell'armata d'Italia. I suoi straordinari e rapidi successi costrinsero l'Austria alla pace. Con il trattato di Campoformio (1797), gli austriaci ottennero Venezia, riconoscendo ai francesi il controllo diretto di Lombardia, Emilia e Romagna. Sull'onda dell'entusiasmo rivoluzionario, tra il 1796 e il 1799 nacquero una serie di repubbliche giacobine, tra cui la Repubblica romana (1798) e la Repubblica partenopea (1799). Queste repubbliche ebbero Costituzioni modellate su quella francese del 1795 e i loro organi legislativi e di governo furono soggetti al controllo francese. L'estraneità dei ceti popolari al dominio francese, che introdusse un pesante prelievo fiscale e praticò requisizioni forzate, determinò frequenti episodi di rivolta. La sollevazione dei contadini, guidata dal cardinale Ruffo alla testa dell'armata della Santa Fede, fu decisiva per la restaurazione borbonica nel Regno di Napoli.
Il Colpo di Stato e la Svolta Autoritaria di Napoleone
Dopo la campagna d'Italia, nel 1798, Bonaparte organizzò una spedizione in Egitto per colpire da lì gli interessi commerciali inglesi. I suoi iniziali successi militari (battaglia delle Piramidi) furono annullati dalla distruzione della flotta francese operata dall'ammiraglio inglese Horatio Nelson ad Abukir, mentre austriaci e russi attaccarono in Germania e Italia, annullando le precedenti conquiste francesi. La situazione di crisi politica si risolse con il colpo di Stato del 18 brumaio (9 novembre 1799), che poté realizzarsi solo grazie all'intervento militare di Bonaparte. Quest'ultimo e altri due membri del Direttorio (Sieyès e Ducos) divennero consoli della Repubblica francese. Il colpo di Stato pose fine alla dinamica politica rivoluzionaria, anche se la stabilizzazione delle conquiste della Rivoluzione si realizzò soltanto negli anni del consolato di Napoleone. Con la Rivoluzione francese cambiarono radicalmente modi e contenuti della politica. Il modello politico contemporaneo, fondato sui partiti e sulla politicizzazione delle masse, nacque negli anni della Rivoluzione. In questo senso essa diede inizio alla storia contemporanea, divenendo il punto di riferimento obbligato di tutte le tendenze politiche dell'Ottocento: liberale, democratica, socialista.
Il Consolato e la Costruzione dello Stato Napoleonico
Il potere di Napoleone, fondato sul ruolo avuto dall'esercito nella vicenda rivoluzionaria, fu sancito dalla Costituzione del 1799 (anno VIII). Al primo console era attribuito il potere esecutivo e l'iniziativa legislativa, mentre gli altri due consoli ebbero solo un ruolo consultivo. Napoleone instaurò da subito un governo dittatoriale, basato sul consenso diretto del popolo ottenuto attraverso i plebisciti. I suoi poteri si ampliarono ulteriormente negli anni successivi: nel 1802 con la nomina a console a vita con diritto di nominare il proprio successore; nel 1804 con la nomina a imperatore dei francesi.
Sul piano della riorganizzazione dello Stato, Napoleone procedette alla centralizzazione burocratica e amministrativa attraverso l'istituzione dei prefetti e riformò il sistema scolastico. Sconfitte le opposizioni più radicali di destra e di sinistra, il consolidamento del potere napoleonico fu suggellato dai successi militari raggiunti contro i principali nemici della Francia: nel 1801 fu conclusa la pace con l'Austria e l'anno successivo con la Gran Bretagna. Sempre nel 1801 Napoleone firmò il Concordato con la Chiesa di Roma. Con la promulgazione del Codice civile del 1804, che accoglieva le più importanti conquiste dell'89, Napoleone completò la sua opera riformatrice.
Napoleone e l'Europa: L'Espansione e la Caduta
Tra il 1805 e il 1809 Napoleone costruì il suo Impero grazie a una supremazia militare basata su un esercito di "cittadini". L'esercito rappresentò anche la principale via di ascesa sociale, contribuendo alla formazione della nuova nobiltà napoleonica.
Le vittorie di Napoleone costrinsero alla pace Austria, Prussia e Russia; in Olanda, Germania, Polonia furono istituiti Stati satelliti, mentre il Sacro romano impero fu soppresso, e la Russia fu inserita nella politica internazionale francese. La vittoria britannica a Trafalgar segnò una svolta nella politica antinglese di Napoleone. Di fronte alla netta superiorità navale del nemico, Napoleone decise di colpire la potenza commerciale inglese, varando nel 1806 il blocco continentale che stabiliva il divieto per i paesi europei di commerciare con la Gran Bretagna. Questa decisione danneggiò l'economia degli Stati soggetti, contribuendo ad accrescere l'ostilità antifrancese.
Il periodo relativamente pacifico tra il 1809 e il 1812 non portò a un consolidamento dell'Impero, impedito dall'ostilità inglese (occupazione della Sicilia e della Spagna), dal conflitto con il papa, dalla ribellione spagnola, che sfociò nell'approvazione di una Costituzione moderata (1812), e dall'opposizione delle forze nazionali. A ciò si aggiunse lo sganciamento russo dall'alleanza con la Francia, cui Napoleone rispose con l'invasione della Russia, nel 1812. L'avanzata francese, di fronte a un nemico che faceva terra bruciata e si rifiutava di trattare, si risolse in una ritirata che si trasformò poi in una rotta: Napoleone fu sconfitto a Lipsia nell'ottobre 1813. Dopo l'occupazione di Parigi da parte delle truppe nemiche, nell'aprile 1814 Napoleone abdicò, ritirandosi nell'isola d'Elba. Nel marzo 1815 riuscì a fuggire e a tornare in Francia, dove riassunse il potere e riorganizzò l'esercito. Sconfitto definitivamente a Waterloo nel mese di giugno, Napoleone venne deportato nell'isola di Sant'Elena, dove morì il 5 maggio 1821.
L'Eredità della Rivoluzione Francese e del Periodo Napoleonico
L'eredità della Rivoluzione francese e del periodo napoleonico è profonda e multiforme:
- Il rovesciamento della società dei privilegi e del feudalesimo.
- La conquista e l'affermazione dei diritti civili e politici.
- La mobilitazione delle masse popolari.
- Il processo di accentramento e organizzazione dello Stato.
- Il ruolo della guerra che assume valenze ideologiche e politiche.
Le differenze tuttavia restano specifiche:
- Con la Rivoluzione esplose la violenza delle masse urbane, ebbe inizio la prima forma-partito e si compì un'esperienza politica di tipo assembleare.
- Con Napoleone fu introdotto l'istituto del plebiscito, l'accentramento in una sola figura del potere politico e militare, la mobilità sociale e la creazione di una nuova classe dirigente.