La Rivoluzione Metafisica di Ockham: Essenza, Esistenza e la Libertà Divina

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La Nozione di Essenza nella Filosofia Aristotelica e Platonica

Platone e Aristotele assumono la nozione di essenza come chiave per interpretare la realtà. Per entrambi, le cose nel mondo acquisiscono la loro identità da un'essenza.

I due attribuiscono all'essenza l'universalità e la necessità.

  • Universalità: Per ogni insieme di cose particolari che hanno la stessa identità, esiste una sola essenza.
  • Necessità: L'essenza non può mancare, ma deve essere sempre.

1.2. Il Rifiuto Ockhamiano della Nozione di Essenza

Nel XIV secolo, Guglielmo di Ockham segna una rottura con la metafisica greca. Questa rottura comporta il rifiuto della nozione di essenza.

Ockham rifiuta la nozione di essenza per l'incompatibilità tra essa e due premesse fondamentali della sua teologia: la dottrina cristiana della creazione e la propria concezione della libertà divina.

A) Prima Premessa: La Dottrina Cristiana della Creazione

Il Cristianesimo sostiene che l'universo è stato creato da Dio (Creazionismo).

L'idea cristiana della creazione è molto diversa da quella platonica, per due motivi:

  1. Il ruolo del nulla: Per il Cristianesimo, Dio, creando l'universo, lo ha fatto dal nulla (ex nihilo). Platone, invece, pensava che il Demiurgo, stabilendo la natura, agisse a partire da due fattori preesistenti: le idee e la materia.
  2. L'importanza della libertà: Per il Cristianesimo, Dio, creando l'universo, lo fa liberamente. Il Demiurgo platonico, invece, non agisce liberamente, ma seguendo le linee guida fornite dalle idee.

Secondo la dottrina cristiana della creazione, l'universo è contingente, perché, avendolo Dio creato liberamente, Egli avrebbe potuto scegliere di non crearlo, o di crearlo diversamente da come ha fatto. Pertanto, l'intero universo potrebbe non essere esistito, o esistere in una forma diversa da quella attuale.

B) Seconda Premessa: La Concezione Ockhamiana della Libertà Divina

Secondo Ockham, poiché Dio è onnipotente, la Sua libertà non ha nulla che la limiti; è una libertà incondizionata (in contrasto con la libertà umana).

A questa totale libertà di Dio corrisponde una totale contingenza dell'universo.

C) La Contraddizione tra le Premesse e la Nozione di Essenza

In una filosofia che accetta la totale libertà e contingenza, la nozione greca di essenza non ha posto, perché l'essenza è caratterizzata dalla necessità, e la necessità è in contrasto sia con la libertà che con la contingenza.

Ockham, fedele alla sua teologia, respinge l'essenzialismo. L'essenzialismo greco è incompatibile con il creazionismo cristiano.

1.3. L'Affermazione Ockhamiana del Concetto di Esistenza

Ockham sostituisce la nozione di essenza con quella di esistenza. L'enfasi di Ockham risente dell'influenza della dottrina cristiana della creazione: l'esistenza è ciò che l'Universo riceve da Dio. Dio, creando, fa sì che, al posto del nulla, si manifesti l'esistenza.

A) La Natura dell'Esistenza

L'esistenza, per Ockham, presenta tre caratteristiche opposte a quelle dell'essenza:

  1. Particolarità: Mentre l'essenza è universale, l'esistenza è particolare. Ogni essere ha la sua propria esistenza, non condivisa con un altro.
  2. Contingenza: Mentre l'essenza è necessaria, l'esistenza è condizionata. Gli esseri possono averla o meno, e quando la possiedono, possono perderla (e infatti la perdono nel tempo).
  3. Trasparenza (Diafanità): L'esistenza, per Ockham, è trasparente alla realtà.

B) L'Universo Concepito tramite l'Esistenza: Individualità e Contingenza

Sulla base delle caratteristiche dell'esistenza (particolarità e contingenza), si può dedurre la natura dell'universo ockhamiano.

a) La Peculiarità: L'Universo Consiste Esclusivamente di Individui

Gli individui sono evidenti, il che significa che non appartengono ad alcun regno trascendente o latente, come il Mondo delle Idee di Platone o le forme aristoteliche, ma sono semplicemente qui. L'universo non contiene realtà latenti oltre l'evidente; è un universo senza significati nascosti.

Gli individui, oltre ad essere evidenti, non sono opachi. Questo significa che quando li percepiamo, non c'è una realtà al di là di essi che impedisca di percepirli come sono. A questo riguardo, Ockham è l'antitesi di Platone, per il quale gli individui sono opachi perché lasciano intravedere le Idee.

Invece di opacità, gli individui sono diafani (trasparenti), il che significa che offrono una conoscenza con assoluta affidabilità. Affermare che gli individui hanno chiarezza significa che in essi c'è qualcosa che li rende oggetto di una visione sicura, una visione che non ammette errore.

L'elemento che rende un individuo diafano è la sua esistenza, per due ragioni:

  • Primo, perché lo fa apparire. L'esistenza di una cosa, secondo Ockham, la rende visibile. Per lui, la visione è legata all'esistenza, perché se una cosa non esiste, non può essere oggetto di visione.
  • Secondo, perché non c'è differenza tra ciò che lo fa apparire e ciò che è la realtà. L'esistenza di una cosa non solo ce la fa vedere, ma, vedendola, ci permette di coglierla per come essa è.

Poiché gli individui nell'universo sono diafani, nell'universo non vi è nulla di nascosto.

b) La Contingenza: Le Leggi dell'Universo sono Contingenti

Dalla contingenza si deduce che le leggi dell'universo sono contingenti.

Ciò è in accordo con la concezione ockhamiana della libertà divina: la libertà di Dio è al di sopra delle leggi dell'universo, le quali non sono altro che espressioni della Sua volontà.

2. La Concezione Ockhamiana della Conoscenza

2.1. Presenza e Assenza come Condizioni della Conoscenza

La trasparenza comporta che l'esistenza di un individuo sia legata alla sua visione.

Ma se un individuo è assente, pur essendo reale, non è visibile.

Per Ockham, la visione è la forma più alta di conoscenza. Mentre per Platone questa visione è attaccata all'essenza e si riferisce a un'entità universale (le Idee), per Ockham è legata all'esistenza e si riferisce agli esseri particolari (gli individui).

Pertanto, per Ockham esistono due diverse competenze conoscitive: una in presenza (la visione) e un'altra in assenza (la conoscenza “cieca”).

2.2. La Conoscenza in Presenza: L'Intuizione (Notitia Intuitiva)

A) Conoscenza e Chiarezza: L'Intuizione

Per Ockham, quando qualcosa è presente, provoca in noi una intuizione (notitia intuitiva), e questa intuizione è un atto conoscitivo.

La conoscenza intuitiva di una cosa ci offre la sua trasparenza.

Questa conoscenza è la visione sicura o chiara, perché la conoscenza intuitiva delle cose non è altro che la loro visione chiara e verificata nella nostra esperienza quotidiana.

B) La Conoscenza Intuitiva: Definizione, Proprietà, Estensione e Limiti

a) Definizione:

La conoscenza intuitiva è definita da Ockham come l'apprensione mentale diretta di una realtà presente ed esistente.

b) Proprietà:

La conoscenza intuitiva è:

  • Intellettuale: L'intuizione di una cosa non avviene tramite i soli sensi, ma tramite l'intelligenza (l'intelletto).
  • Immediata: L'intuizione di una cosa è prodotta direttamente dalla cosa stessa, senza il coinvolgimento di altre operazioni complesse tra la percezione e l'apprensione.
  • Chiara: Quando intuiamo qualcosa, ne siamo certi in modo chiaro e manifesto, così da non dubitare della verità di ciò che conosciamo.
  • Coeva alle cose: È la conoscenza che nasce contemporaneamente alle cose. La ragione è che essa è attaccata alla loro esistenza.
  • Creata da Dio: Se la conoscenza intuitiva è fonte di verità sulle cose, e l'origine delle cose è la creazione, allora la creazione è anche la fonte della conoscenza intuitiva.
c) Estensione:

L'intuizione ci permette di conoscere con certezza l'esistenza degli individui e, con essa, le loro qualità e le loro relazioni o connessioni. (ESEMPIO: vedere pagina 8).

I fatti che conosciamo intuitivamente sono fatti contingenti, perché fanno riferimento a relazioni che possono avvenire o non avvenire, e che possono perdere la loro verità.

Pertanto, l'ambito della conoscenza intuitiva si identifica con il campo della verità contingente.

d) Limiti:

L'intuizione è limitata per due ragioni:

  • Primo, perché può avvenire solo in presenza, non in assenza.
  • Secondo, perché fornisce conoscenza meramente particolare, non generale.

La seconda ragione implica che la conoscenza intuitiva non è scienza, poiché la scienza deve contenere conoscenze generali. Ciò che la scienza cerca sono leggi stabili, e le leggi sono di carattere generale. Poiché l'intuizione non fornisce conoscenza generale, la conoscenza intuitiva non è scienza. Se avessimo solo l'intuizione, la scienza non esisterebbe.

Voci correlate: