Il ruolo delle educatrici nella quotidianità e la relazione tra comunicazione verbale e non verbale
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Come si comportano le educatrici nella quotidianità
Il linguaggio delle educatrici al nido favorisce e influenza lo sviluppo linguistico dei bambini per questo è importante ragionare sul lessico che si offre in sezione. L’educatrice si configura come organizzatrice ed interprete di esperienze, che riconosce, dà valore e sostiene le iniziative dei bambini. Essa, anche tramite la costruzione dello spazio, offre spunti per dialogare, nominare collegare, così da formare la formazione degli script che orientano il piccolo nel mondo. L’educatrice non interrompe o si sovrappone, ma facilita e promuove gli scambi fra bambini. Nel porsi al bambino deve tenere conto delle caratteristiche dell’ascoltatore. Al nido le educatrici usano enunciati prevalentemente di tipo NOMINATIVO, DI COMPRENSIONE o di OTTENIMENTO DI UN COMPORTAMENTO. Lo stile preferibile da parte loro è dialogato. Infine è evidente come nei primi anni l’apprendimento lessicale è strettamente legato al contesto quotidiano in cui il piccolo vive e fa esperienza, infatti, non a caso le sue prime parole fanno riferimento a nomi di oggetti-persone a lui note. Nel momento in cui l’educatrice propone una parola nuova oltre a mostrare e nominare l’oggetto, potrà fare una descrizione più dettagliata di questo utilizzando un vocabolario non troppo amplio ma ben definito e ridondante.
Relazione fra comunicazione verbale e non verbale
La comunicazione verbale, definita anche metalinguistica, funge da supporto a quella verbale. E fa ciò tramite gesti (accompagnano il parlato per sottolineare una certa sequenzialità con le parole). Esistono due tipologie di gesti: convenzionali e non convenzionali. Nei gesti convenzionali rientrano tutti quei gesti che hanno un significato unanime per una o più culture. I gesti non convenzionali vengono creati invece in modo personalizzato) sguardi e sorriso (fanno parte del sistema cinesico. È attraverso le espressioni che riusciamo ad esprimere ciò che stiamo provando. Nei bambini solo a partire dai tre mesi il sorriso trasmette ciò che sta provando e lo sguardo ha per lui un ruolo centrale poiché grazie a quello degli adulti che gli stanno vicino ne trae informazioni sul mondo che lo circonda e sulle regole sociali), infine anche la prosodia (ovvero, il tono della voce) hanno una funzione chiarificatrice.