Sculture di Orsanmichele e la Prospettiva di Brunelleschi: Capolavori Fiorentini

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Sculture di Orsanmichele

  1. Giambologna, San Luca, marmo. 1601 (arte dei Giudici e Notai)
  2. Andrea del Verrocchio, Incredulità di San Tommaso, bronzo. 1467-1483 (arte della Mercanzia)
  3. Lorenzo Ghiberti, San Giovanni Battista, bronzo. 1412-1416 (arte di Calimala)
  4. Baccio da Montelupo, San Giovanni Evangelista, bronzo. 1515 (arte della Seta)
  5. Piero di Giovanni Tedesco, Madonna della Rosa, marmo. 1399 (arte dei Medici e degli Speziali)
  6. Niccolò di Pietro Lamberti (?), San Giacomo Maggiore, marmo. 1415 (arte dei Pellicciai)
  7. Donatello, San Marco, marmo. 1411-1413 (arte dei Linaioli e dei Rigattieri)
  8. Nanni di Banco, Sant’Eligio, marmo. 1411-1415 (arte dei Fabbri)
  9. Lorenzo Ghiberti, Santo Stefano, bronzo. 1426-1428 (arte della Lana)
  10. Lorenzo Ghiberti, San Matteo, bronzo. 1419-1423 (arte del Cambio)
  11. Donatello, San Giorgio, marmo. 1415-1417 (arte dei Corazzai)
  12. Nanni di Banco, Quattro Santi Coronati, marmo. 1410-1412 (arte dei Maestri di Pietra e Legname)
  13. Nanni di Banco, San Filippo, marmo, 1410-1412 (arte dei Calzaiuoli)
  14. Filippo Brunelleschi e Donatello, San Pietro, marmo, 1408-1413 (arte dei Beccai)

La Prospettiva di Brunelleschi

Brunelleschi è noto per l'invenzione della cosiddetta prospettiva centrale o lineare. Questa tecnica permette di rappresentare razionalmente gli oggetti nello spazio, ottenendo l'effetto della terza dimensione su una superficie bidimensionale. Gli oggetti appaiono come l'osservatore li vede nella realtà da un determinato punto di vista, rendendo la sensazione della profondità, dei volumi e delle distanze.

Giotto e altri maestri del Trecento avevano cercato di raggiungere effetti simili con metodi empirici. Brunelleschi, invece, utilizzò un rigoroso metodo matematico. Questo metodo prevede l'individuazione di un "punto di fuga" sulla superficie, corrispondente al centro dell'orizzonte verso il quale guarda l'occhio dell'osservatore. Una serie di linee convergono verso questo punto, creando una gabbia spaziale in cui collocare gli oggetti secondo le loro relazioni proporzionali. In questo modo, ciò che è vicino appare più grande e ciò che è lontano più piccolo.

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