Fine del Primo Secolo: Nerva, Traiano, Adriano, Antonino Pio, Marco Aurelio, Commodo e Tacito

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Fine del Primo Secolo

È un periodo di prosperità, prassi di governo equilibrata, migliore qualità della vita (ma alte spese pubbliche)

Nerva (96-98) scelto come imperatore tra i senatori (partecipa anche Tacito) dopo la congiura senatoria contro Domiziano. Anche se anziano, per evitare conflitti di successione, adotta e associa al comando Traiano -> imperatori per adozione, sistema per cui l’imperatore in vita sceglie il proprio successore.

Traiano (98-117)

Generale, unisce forza militare + capacità di armonia tra componenti sociali e statali

    • Politica di espansione (conquista Dacia, Arabia, Armenia, Mesopotamia), raggiungendo la massima espansione territoriale

    • Sostiene agricoltura italica

    • Integrazione tra Roma e le province (è spagnolo), ma perdita di centralità dell’Italia

È una monarchia militare, riesce a innestare tratti orientali e non italici -> prestigio nella popolazione e accordo con il senato, ricordato come optimus princeps (giustizia, buon governo)

Adriano (117-138)

Consolidamento delle conquiste:

    • Vallo di Adriano in Britannia

    • Distruzione di Gerusalemme dopo le rivolte giudaiche

Filellenismo e arricchimento monumentale. Costruzione Villa Adriana a Tivoli con repliche delle maggiori opere ellenistiche

Antonino Pio (138-161)

Detto Pio per l’impegno nella divinizzazione di Adriano. Periodo di pace e di benessere

Marco Aurelio (161-180)

Periodo difficile:

    • guerre contro popolazioni barbariche; Marco Aurelio contro i germani, il fratello Lucio Vero, associato al comando, contro i parti

    • carestie ed epidemie di peste

Commodo (180-192)

Figlio di Marco Aurelio, interrompe l’adozione. È un monarca assoluto -> assume il titolo di Ercole romano e accentra tutti i poteri (anche lui ucciso da una congiura). Fine del periodo di massimo sviluppo dell’Impero che inizia a mostrare i primi segni di debolezza

Tacito

Publio Cornelio Tacito. Nasce in Gallia Narbonese tra il 55 e il 58 d.C. A Roma frequenta la scuola di oratoria e inizia la carriera politica sotto Vespasiano, ma ai vertici sotto Domiziano. Partecipa al consiglio senatorio per nominare Nerva (carriera politica con fedeltà ma non servilismo). Sposato alla figlia di Giulio Agricola alla cui memoria dedica l’Agricola. Scrive anche la Germania e in seguito si dedica ad opere storiche (Historiae e Annales) e all’attività di oratore. Poche notizie degli ultimi anni, forse muore nel 117 d.C.

Rapporto positivo con il potere: vive gli anni felici del principato di Nerva e Traiano (in cui scrive tutte le opere maggiori) ma opera politicamente sotto Domiziano, senza entrarne in contrasto.

Opere

AGRICOLA (97dC)

  • Gioventù di Agricola

  • Governo e operazioni di Agricola in Britannia

  • Ritorno a Roma e morte, forse per volere di Domiziano

Sono presenti anche un’introduzione in cui confronta la tirannide di Domiziano e la felicità dei tempi di Nerva e Traiano e un excursus sulla Britannia (conquiste romane, popoli, geografia).

Agricola è un modello di virtù, rappresenta l’uomo romano per eccellenza + permette di riflettere sui rapporti di Roma con le popolazioni conquistate (spesso dispotica e spietata conquistatrice) e dei rapporti tra l’imperatore e (altrettanto dispotica e spietata nei confronti degli uomini giusti -> Domiziano contro Giulio Agricola)

  • Sallustio nelle narrazioni delle battaglie

  • Livio nella descrizione dei personaggi

  • Cicerone nei discorsi di incitamento dei soldati riportati dai personaggi

GERMANIA (98dC)

  • Origini e costumi dei germani nella vita pubblica e privata

  • Presentazione delle singole tribù

Forse intento moralistico: i romani si sono allontanati dal mos maiorum e dai valori che avevano reso grande l'impero (erano contadini-soldati -> Catone) assumendo nuovi stili di vita, valori e ricchezze dall’oriente (sarà in parte responsabile della caduta dell'impero), quindi Tacito ammira i costumi dei germani perché nonostante siano rozzi e arretrati sono autentici, incorrotti e vicini ai valori tradizionali della romanità.

HISTORIAE (100-110dC)

ANNALES (112-113dC)

PENSIERO

  • Prospettiva politica sine ira et studio (senza rancore né favore)

  • Anche se sono presenti segni e prodigi l’intervento divino è escluso -> dei comportamenti umani sono responsabili solo gli uomini

  • Convinto della necessità dell’impero: vede la fine della repubblica come cessione della libertà in cambio della pace e non la rimpiange, ma rimpiange i costumi che sono sempre più corrotti

  • Pessimismo -> riguarda tutta la storia ed influenzato forse dalla sua esperienza personale sotto la tirannide di Domiziano e dall’inquadratura degli eventi storici come lotta per il potere (intrighi, menzogne, dissimulazione e meccanismi del potere li considera strutturalmente legati al principato)

  • Componente moralistica -> sia nei comportamenti individuali (Agricola) che collettivi (romani vs germani; trasposizione sul piano collettivo delle opposte categorie virtù e vizio)

CONCEZIONE STORIOGRAFICA

  • Metodo storiografico -> conoscenza degli eventi attraverso la ricostruzione delle cause. Aspira a questo ma ammette il dubbio, lo scetticismo, l’impossibilità a volte di conoscere le cause reali (segreti del potere)

  • Nonostante sia influenzato dal pessimismo e dal punto di vista senatorio dà comunque una versione razionale e attendibile

  • Attenzione anche ai condizionamenti del carattere dei protagonisti oltre che dalle loro azioni -> ritratti psicologici (pur non essendo essenziali aiutano a ricostruire il quadro complessivo e non pregiudicano l’attendibilità dell’opera)

  • Spesso i suoi sentimenti traspaiono dall’opera -> sfoghi, commozione e compassione (ad esempio per le vittime passive delle vendette degli imperatori)

STILE

RAPPORTO ROMA-CRISTIANESIMO

  • Infanticidio e cannibalismo

  • Promiscuità sessuale

Il popolo non conosceva i riti cristiani (battesimo, eucaristia) e crede facilmente a queste dicerie, anche Tacito -> il suo intento non è difendere i cristiani, per lui è una superstitio, come il giudaismo, perché è pericoloso (exitiabilis superstitio) per il mos maiorum, per le tradizioni e il pantheon politeistico.

Come anche gli ebrei (a cui li accomuna) essi sono difficilmente distinguibili, non romanizzabili (credono in un Dio unico e non accettano la religione pagana) e attaccati alla loro fede. Erano un gruppo estraniato dalla vita pubblica (e la religione era un fattore di coesione importantissimo). Però mentre gli ebrei potevano vantare l’antichità del loro culto, i cristiani erano visti come una pianta avulsa del ceppo giudaico. L’origine del loro nome è Cristo, che sotto Tiberio era stato condannato per essere un portatore di disgrazie.

Superstitio = culti stranieri che non hanno ottenuto un riconoscimento pubblico a Roma. Si oppone alla religio.

Roma era generalmente tollerante con le religioni diverse da quella pagana ufficiale, l’importante era che non entrasse in contrasto con la religio (valori tradizionali, templi, sacrifici, triade capitolina – Giove, Giunone e Minerva)

Nerone sottopone i cristiani al martirio (crocifissi, arsi vivi, divorati dai cani) ma ottiene un risultato opposto

  • inizialmente alimenta l’odio del popolo, che dimentica le accuse a lui rivolte, ma la crudeltà dei castighi suscita compassione

  • la testimonianza dei cristiani che vanno serenamente incontro alla morte fa aumentare le conversioni (per greci e romani l’Ade è un luogo di dimenticanza e i campi Elisi sono riservati solo a chi ha un’ascendenza divina; manca la speranza per l’aldilà e la trovano nei martiri)

Le fonti sono probabilmente di prima mano (non usa la tipica espressione del sentito dire) e precise, tanto che in alcuni casi si possono riconoscere i documenti di cui si è avvalso. Secondo la critica le principali fonti di Tacito sono oltre che letterarie (egli stesso cita gli autori a lui precedenti) anche documentarie:

  • acta senatus: i verbali delle sedute del senato

  • acta diurna populi Romani: atti governativi e notizie su ciò che accade giorno per giorno

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