La Seconda Repubblica Spagnola: Dalle Riforme alla Guerra Civile (1931-1936)

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Contesto

La Seconda Repubblica Spagnola (1931-1936) fu una tappa importante nella storia contemporanea della Spagna. La Repubblica tentò di avviare una serie di riforme; tuttavia, la sua nascita incerta a seguito delle elezioni, l'antagonismo tra le classi agiate e quelle lavoratrici e la radicalizzazione di alcune frange ostacolarono lo sviluppo di tali riforme. Il progetto di soluzione democratica rappresentato dalla Repubblica fallì perché si sviluppò in un contesto internazionale inadeguato e a causa della forte polarizzazione della società spagnola, il cui estremismo condusse a un nuovo complotto militare e a una sanguinosa guerra civile.

L'ultimo governo della monarchia, presieduto dall'ammiraglio Aznar, indisse le elezioni comunali con l'obiettivo di un ritorno alla normalità costituzionale, dopo la dittatura di Primo de Rivera. La campagna elettorale fu intensa e la partecipazione raggiunse il 65% degli uomini iscritti. Il risultato elettorale fu irregolare: sebbene il numero complessivo dei consiglieri monarchici (41.224) superasse quello dei repubblicani e socialisti (39.248), nei capoluoghi di provincia i monarchici furono sconfitti. Il 14 aprile, la Repubblica fu proclamata nelle aree urbane del paese, sostenuta da una marea popolare.

Alfonso XIII, per evitare una guerra civile fratricida, sospese l'esercizio del potere reale senza rinunciare ai propri diritti, come espresso nel Manifesto di addio. Da un cambiamento politico pacifico si stava preparando il nuovo quadro rivoluzionario. Fu istituito un governo provvisorio, composto quasi interamente da membri del Comitato rivoluzionario creato un anno prima con il Patto di San Sebastián. Il nuovo governo era guidato da Niceto Alcalá Zamora.

Il governo provvisorio indisse le elezioni per le Cortes Costituenti (elette a suffragio universale maschile per gli uomini oltre i 23 anni) al fine di redigere una nuova costituzione e legittimare il regime repubblicano. La data delle elezioni fu fissata per il 28 giugno.

Il Ministro del Lavoro, Largo Caballero, adottò le prime misure di riforma agraria (come il Decreto dei Termini Municipali e il Decreto sulla Coltivazione Forzata) e di riforma del lavoro (come il Fondo Nazionale di Assicurazione contro la Disoccupazione, la regolamentazione del Compenso dei Lavoratori e la giornata lavorativa di otto ore nel settore agricolo). Marcelino Domingo promosse un'importante normativa educativa. Inoltre, promosse la riforma dell'istruzione attraverso il Consiglio della Pubblica Istruzione. Manuel Azaña, come Ministro della Guerra, avviò anche la riforma di un esercito i cui comandanti erano prevalentemente monarchici, pur avendo accettato il cambiamento politico. Per la conservazione dell'ordine repubblicano, il governo promulgò la Legge di Difesa della Repubblica, che gli conferiva pieni poteri e gli permise di sospendere le garanzie costituzionali.

Sviluppo

Le elezioni per le Cortes Costituenti

Nel maggio del 1931, furono indette le elezioni per le Cortes Costituenti. La Camera sarebbe stata composta da 470 deputati eletti a suffragio universale maschile (per gli uomini oltre i 23 anni); le donne potevano essere elette, ma non potevano essere elettrici. Le elezioni si svolsero il 28 giugno 1931, con ampia partecipazione (il 70% dell'elettorato, circa 4,5 milioni di elettori). Giorni dopo si insediarono le Cortes, riaffermando l'operato del governo provvisorio.

La Costituzione del 1931

L'obiettivo fondamentale del Governo e del Parlamento fu elaborare una nuova costituzione, che sostituisse quella monarchica del 1876. La Costituzione fu adottata il 9 dicembre 1931 e consisteva in un titolo preliminare, 125 articoli suddivisi in nove titoli e due disposizioni transitorie.

Inizia con una definizione del nuovo Stato, che viene definito una "repubblica democratica di lavoratori di ogni classe". Si sviluppa quindi un'ampia dichiarazione dei diritti e delle libertà individuali e collettive. Viene proclamata la sovranità popolare, sancita dal suffragio universale per gli uomini oltre i 23 anni, riconoscendo per la prima volta il voto alle donne. Stabilisce una divisione dei poteri, sebbene il potere legislativo, rappresentato da un Parlamento unicamerale (le Cortes, Camera dei Deputati), abbia un certo primato sull'esecutivo (Presidente del Governo) e sulla Corte Suprema. Il Capo dello Stato è il Presidente della Repubblica, eletto ogni sei anni dai deputati e da un numero uguale di commissari. Afferma la laicità dello Stato (art. 3) e considera tutte le religioni come semplici associazioni (art. 26).

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