Il Sistema Filosofico di Hegel: Dialettica, Spirito e Realtà
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I Concetti Fondamentali della Filosofia di Hegel
Rapporto tra Finito e Infinito
Per Hegel, il finito è interamente contenuto nell’infinito. Noi facciamo parte della verità, ma non siamo la totalità della verità; siamo solo una piccola parte di essa. Quest’idea dell’infinitezza della verità è ripresa da Spinoza (il quale afferma che la sostanza è infinita). Tuttavia, Hegel respinge l’utilizzo del termine “sostanza”, perché gli sembra qualcosa di statico e fermo. L’essere, la totalità, la verità, l’Assoluto per Hegel hanno a che fare con un processo, con qualcosa che è in continuo divenire (in iter processuale).
Il vero è l’intero per Hegel, non una parte, poiché una parte non può spiegare l’intero. Di conseguenza, una parte è riassumibile nell’intero.
Identità di Reale e Razionale
La celebre massima hegeliana afferma: “Ciò che è razionale è reale e ciò che è reale è razionale”. Realtà e razionalità per Hegel sono del tutto coincidenti, non contrapponibili. Non c’è differenza tra essere e dover essere. Durante il corso della storia ci sono stati degli eventi negativi, e Hegel non smentisce questo, perché il momento negativo esiste, ma questo momento è sempre superabile. Quindi Hegel propone un modello di filosofia ottimistica.
La sua è una posizione giustificazionista della realtà: il mondo è perfettamente logico e razionale, anche nei momenti in cui ci sembra che questo venga meno, perché l’essere umano non comprende che quel momento va superato, va affrontato, fa parte di un processo.
La Filosofia come Nottola di Minerva
Hegel diceva che la filosofia è come la Nottola di Minerva che vola sul far della sera. Riprendendo questa simbologia mitologica, la civetta si eleva in volo al calar della sera, dopo che durante il giorno si sono compiute tutte le azioni. La filosofia serve, quindi, per commentare il mondo così come si è formato, non per cambiarlo.
Hegel giustifica la realtà così com’è, perché ci dice che fa parte di un processo logico non imposto da qualcuno esterno (non c’è un Dio trascendente che vuole che questo processo sia così). Hegel, infatti, parla di un Dio immanente, che è dentro le cose, ed è quindi una legge del mondo. La razionalità e la logicità sono la legge del mondo; il mondo si conforma così perché la legge è immanente.
La Legge della Dialettica
Hegel riprende la dialettica da Fichte, suddividendola in tre momenti: tesi, antitesi e sintesi. Egli li utilizza come segue:
Momento Astratto o Intellettuale (Tesi)
È il momento della logica aristotelica, in cui una cosa è uguale a sé stessa (A=A). Si basa sulla legge di identità e sulla legge di non contraddizione (è impossibile che la stessa cosa convenga e non convenga alla stessa cosa e sotto il medesimo rispetto). Hegel dice che queste leggi logiche fanno riferimento a questo momento astratto o individuale. È un momento in cui lo Spirito deve comprendere sé stesso (l’Assoluto positivo).
Momento Dialettico o Negativo Razionale (Antitesi)
È il momento oppositivo. Hegel afferma che c’è un’opposizione al momento A; non si andrebbe avanti con la storia, con la logica, con lo Spirito se non ci fosse un momento di opposizione. È un momento negativo, e Hegel sostiene che solo attraverso l’antitesi si ha poi una crescita.
Momento Speculativo o Positivo Razionale (Sintesi)
È la sintesi. Si può paragonare allo sviluppo di un bambino, che poi diventa adolescente e infine adulto. Il bambino (momento astratto) si confronta con il mondo e pensa che esistano oggetti esterni, vivendo una felicità ingenua. Nella vita arriva il momento negativo nell’adolescenza (momento dialettico), ma Hegel dice che la fase oppositiva deve essere necessariamente superata. La fase adulta (sintesi) non dimentica né la fase positiva né quella negativa, ma è il prodotto delle due fasi precedenti senza scavalcarle.
La parola tedesca Aufhebung significa “togliere per mettere via” e descrive il processo per cui tesi e antitesi formano la sintesi, cioè l’Aufhebung. Il primo momento è chiamato astratto intellettuale, mentre gli altri due momenti hanno a che fare con il razionale.
Il Percorso dello Spirito e la Conquista dell'Assoluto
Nella filosofia di Hegel, lo Spirito si muove, va verso l’Assoluto. I critici sostengono che Hegel pensi che il suo sistema filosofico sia l’arrivo all’Assoluto, cioè che questa legge dialettica dello sviluppo e della comprensione dell’essere arrivi a un punto fermo. Il percorso di tesi, antitesi e sintesi deve arrivare a un punto fermo. L’Assoluto comprende sé stesso con Hegel.
La legge della dialettica (dal greco dia-logos: attraverso la mente) è una legge sia logica che ontologica. La legge logica è quella che spiega l’essere, di cui Hegel parla nella Fenomenologia dello Spirito e nell’Enciclopedia delle Scienze Filosofiche. Hegel spiega il cammino dello Spirito verso l’Assoluto, ma non solo, perché la legge dialettica è la legge stessa dell’essere (A: positivo; B: negativo; C: unione).
Le Critiche di Hegel ai Filosofi Precedenti
Critica a Schelling
Una critica molto famosa è quella che Hegel muove a Schelling, dicendogli che di notte, non avendo a disposizione la luce, non si distinguono i colori e quindi non si distinguono i contorni, perché è tutto nero. Nella sua filosofia, Schelling non fa nessuna distinzione. Schelling parla molto bene dell’unione della coscienza e della natura, esalta la figura dell’artista perché l’artista con il suo spirito fa un tutt’uno con la natura. Però per Schelling manca questa legge dialettica; per lui l’uomo e la natura coesistono senza il momento dialettico.
Critica a Kant
È implicita una critica a Kant, il quale aveva detto che l’intelletto ha a che fare con la comprensione di un oggetto tramite varie categorie, ed è quindi la funzione valida a cui il soggetto si deve affidare per dire qualcosa di vero sul mondo. L’intelletto per Kant va al di là della ragione.
La ragione per Kant è limitata; egli diceva che i filosofi non arriveranno mai a una conclusione riguardo a Dio, all’anima e al mondo come totalità, perché l’essere umano è limitato e non può conoscere ciò che non cade sotto le coordinate spazio-temporali. Per Hegel, invece, è il contrario. Per questo, egli ha la presunzione di superare Kant e gli dice che si è sbagliato: la ragione è superiore all’intelletto, perché l’intelletto è limitato. L’intelletto è in grado di formulare delle leggi logiche, ma il mondo non si può spiegare attraverso delle leggi logiche, perché il mondo è sorretto dalla legge di ragione.
Critica a Fichte
Hegel critica Fichte perché il suo è un “cattivo infinito”, che non giunge mai al termine. C’è sempre un Non-Io che si oppone e che non viene inglobato nel tutto. Invece, nella filosofia di Hegel, il Non-Io viene messo nell’ottica della razionalità, perché anche il Non-Io è Spirito e quindi arriverà all’Assoluto, al finito.
La critica mossa a Fichte e agli illuministi è che essi vogliono in alcuni casi cambiare il mondo ed elevare l’uomo, ma non capiscono che il mondo non si cambia attraverso una singola azione individuale: il mondo cambia in base a una legge interna.
Idealismo e Concezione della Realtà
Nell'Idealismo, la materia è sussunta dallo Spirito che la pone, che la pensa e che la crea. La materia non si spiega se non a partire da un pensiero che la pensa, che la crea. Non è una realtà diversa da me, come penserebbe il pensiero comune o coloro che in filosofia assumerebbero una posizione detta Realismo, come Galileo Galilei, che pensava che la natura fosse altro da sé. L’Idealismo, invece, toglie il fenomeno di mezzo: tutta la realtà è pensiero di una coscienza che la pone.
- Non è che non esista la realtà materiale, ma questa realtà non ha fondamento logico o ontologico di per sé. Ha un fondamento e si spiega logicamente, gnoseologicamente e ontologicamente, a partire da una coscienza che la pone.
- L’Idealismo dice che la natura, la materia, non esiste prima di me e dopo di me, indipendente rispetto alla coscienza che la pensa.
- L’Io pone sé stesso e poi pone all’interno di sé stesso un Non-Io.
- Non è che esista la legge causa-effetto in maniera estrinseca nella natura, come può pensare il pensiero comune. L’idealista dice che è il pensiero che pone la matematica nella natura, che ci vede un fare matematico con la natura; la legge causa-effetto per l’idealista esiste, ma deve partire dalla coscienza.
La trama profonda della realtà è immanente, cioè al di dentro. Tutta la filosofia di Hegel tende a spiegare proprio il percorso che l’Idea fa attraverso la storia e attraverso la coscienza individuale, diventando da Spirito Oggettivo a Spirito Assoluto, cioè la sintesi di oggetto e soggetto. Non c’è un Dio fuori dal mondo che dà delle direttive razionali dell’essere del mondo; è il mondo stesso che si auto-crea, si auto-produce, segue una logica che per Hegel è necessaria, che è intrinseca all’essere e non viene da fuori. È un percorso che si avvicina anche a Spinoza. La coscienza pone il pensiero, quindi tutto parte dal punto di vista degli idealisti.
Ripasso dei Punti Fondamentali e della Legge della Dialettica
Il finito non ha ragion d’essere preso di per sé, deve essere assunto all’interno di un essere, di un percorso, di un ideale. Il finito di per sé non esiste. Ovunque c’è Dio, cioè c’è una ragion d’essere. Ma quando parliamo di Dio per Hegel, non è quello cristiano, bensì una ragion d’essere in tutte le cose che è l’Idea, che si fa poi Spirito.
La filosofia di Hegel è una filosofia del divenire, cioè è una filosofia della storia. Quando Hegel fa filosofia, intende filosofia della storia, cioè legge la storia secondo i suoi canoni filosofici.
Ciò che è razionale è reale, e viceversa. A volte Hegel ha destato delle critiche perché quando si affronta in un determinato periodo storico una guerra, un’epidemia, un qualcosa di catastrofico, ci si chiede dove stia la ragione del mondo. Hegel risponde che quello è solo un momento in cui sembra all’uomo di essere finito, ma in realtà il mondo è direzionato verso l’Assoluto. Un modo di affrontare il negativo è costituente dell’Assoluto, perché il negativo è una tappa (legge della dialettica).
L’Idea parte da sé stessa, non si conosce e ritorna in sé. Hegel giustifica la situazione negativa. Quella di Hegel è una filosofia provvidenzialistica, ma la provvidenza di Hegel opera da dentro, non da fuori.
L’idea del percorso che poi diventa Assoluto è ciò che descrive la Fenomenologia dello Spirito, ed è anche il percorso che l’Idea compie attraverso le varie coscienze del mondo. Per i critici, la sua filosofia è chiusa, perché spiega tutta la realtà, cioè l’Assoluto è stato conquistato perché ha spiegato al mondo come procede il mondo. Hegel tende a porre una pienezza dell’Assoluto proprio con la sua filosofia.
La Fenomenologia dello Spirito
La Fenomenologia dello Spirito descrive il percorso che lo Spirito fa nei confronti della coscienza. È la storia romanzata della coscienza, che diventa autocoscienza e diventa infine Spirito. In quest’opera Hegel utilizza delle metafore, che lui chiama “figure”, cioè racconti emblematici di rapporti tra varie entità durante il suo svolgersi. Da un lato è il percorso di ogni singola coscienza, di come ogni soggetto umano si renda conto di sé stesso e si approcci alla conoscenza anche di sé stesso oltre che dell’oggetto esterno, ma allo stesso tempo è il percorso che tutte le coscienze hanno fatto sin dall’inizio della storia della filosofia fino al giorno in cui Hegel scriveva.
La Fenomenologia è la storia di un percorso, di un viaggio che la coscienza fa e segue. È divisa in due parti che poi vengono riassunte nell’Enciclopedia delle Scienze Filosofiche. La Fenomenologia dello Spirito indica questo viaggio della coscienza singola che si appropria di sé stessa e va verso la consapevolezza che tutto è Spirito. L’opera è divisa in tre tappe principali, che a loro volta sono suddivise in tesi, antitesi e sintesi:
Coscienza (Tesi)
È il momento dell’affermazione. Il pensiero si dedica allo studio della verità che si basa sullo studio dell’oggetto che pensa erroneamente fuori di sé. Tramite tutto questo percorso, Hegel dirà che non c’è niente fuori dalla coscienza, perché è tutto al suo interno, ma la coscienza non lo sa. Questa è la posizione realista, cioè che esiste un mondo indipendente dalla coscienza, mentre gli idealisti no. Hegel fa tutto questo percorso per dire che non esiste nessun mondo esterno e indipendente dalla coscienza, tutto dipende dalla coscienza anche se all’inizio essa non sa niente.
La Coscienza si divide in:
- Certezza Sensibile: è legata a quando la coscienza apre gli occhi e si accorge di un oggetto. È una conoscenza limitata perché fa riferimento a qui ed ora. Questa è un po’ la limitazione che ha la filosofia empirica, anch’essa collegata all’esperienza qui ed ora, quindi non può universalizzare la sua conoscenza.
- Percezione: sarebbe quando la coscienza unisce tanti fattori e si rende conto che ha fatto un’azione sull’oggetto, cioè la coscienza si è attivata e ha unito tutte le qualità dell’oggetto.
- Intelletto: cioè quello che dice anche Kant, il quale diceva che io assumo i fenomeni e li unisco grazie alle dodici categorie. Io penso tramite l’attività che si chiama intelletto. È un percorso di autoconsapevolezza della realtà esterna.
Autocoscienza (Antitesi)
È un momento di determinazione e quindi di negazione, cioè quando la coscienza consapevole di sé diventa autocoscienza. L’attenzione è rivolta al soggetto, perché non è l’oggetto ad esistere indipendentemente da me. L’autocoscienza utilizza quelle figure, quelle metafore narrative, e si divide in:
- Servo-Padrone: figura dualistica polare. L’autocoscienza per definirsi tale ha bisogno di un’altra autocoscienza che implicitamente o esplicitamente le dice che esiste. Mentre da giovane Hegel pensava che questo percorso passasse attraverso l’amore, da adulto dice che il riconoscimento di un’autocoscienza a un’altra passa proprio attraverso la lotta. Questa opposizione è la figura che Hegel individua nel servo e nel padrone. Queste due autocoscienze sono diventate una servo e un’altra padrone perché hanno lottato e si sono confrontate in maniera oppositiva. Uno è diventato padrone perché non è stato disposto a soccombere, l’altro servo. Il padrone ha messo in gioco tutto sé stesso, anche la sua stessa vita, ha rischiato tutto senza mollare. Il servo no, ad un certo punto della lotta ha abbandonato il campo ed è divenuto servo, pur di non perdere la vita. La paura della morte, il servizio e il lavoro fanno sì che queste due figure non rimangano sempre statiche, cioè si ribaltino. Questa opposizione si ribalta: senza il lavoro del servo il padrone non sarebbe tale. Il servo diventa sempre più consapevole di sé stesso, e il padrone si rende conto che senza il lavoro del servo da solo non sa fare niente. Il lavoro rende libero il servo.
- Scetticismo
- Coscienza Infelice
Ragione (Sintesi)
La Ragione si divide in:
- Osservativa
- Attiva
- Individualità in sé per sé
Solo questa è la prima parte ed è quella più importante, e tutti gli influssi della filosofia successiva hanno preso da Hegel. La Verità Epistemologica è l’Assoluto per Hegel, cioè è la verità indiscutibile, la certezza scientifica di cui può parlare la filosofia.
Enciclopedia delle Scienze Filosofiche in Compendio
L’opera di Hegel intitolata Enciclopedia delle Scienze Filosofiche in Compendio è l’opera in cui la filosofia di Hegel viene presentata in maniera più organica. Mentre la Fenomenologia dello Spirito si focalizza sul cammino che la coscienza individuale fa per comprendere l’Assoluto, l’Enciclopedia parte dall’affrontare una realtà plurale e collettiva.
Quest’opera è tripartita secondo l’andamento dialettico:
L'Idea in Sé (Logica)
L’Idea che ancora non si è esternata (momento della tesi). La Logica, per Hegel, non è solo dottrina del pensiero ma è anche filosofia ontologica: Logica = Ontologia. La Logica è la scienza del pensiero e dell’essere. L’Idealismo tramite il logos crea il mondo. Questo è il momento zero, in cui la formazione dell’essere ancora non si è realizzata; è la logica implosa prima di formare tutto l’essere.
L'Idea fuori di Sé (Filosofia della Natura)
L’Idea che si aliena da sé (momento dell’antitesi). La Filosofia della Natura è quando Hegel cerca di studiare come ciò che non è pensiero (la natura, il reale) dipenda dal pensiero stesso. Alienazione vuol dire che l’Idea esce da sé per farsi materia. Oltre ad avere un’influenza plotiniana, Hegel si rifà anche metaforicamente a quello che dice il Cristianesimo (Dio incarnato e poi resuscitato). La Filosofia della Natura è stata chiamata da molti critici la “pattumiera del sistema hegeliano”, perché è difficile capire come l’Idea concretizzandosi crei il mondo. Hegel stesso dice che l’Idea incarnandosi nella natura cade dalla sua vetta di puro Spirito.
L'Idea che Torna in Sé (Filosofia dello Spirito)
L’Idea torna in sé dopo essersi alienata, in maniera arricchita (momento della sintesi). La Filosofia dello Spirito si divide in Spirito Soggettivo, Spirito Oggettivo e Spirito Assoluto.
Spirito Soggettivo
Parla del soggetto umano ed è diviso in Antropologia, Fenomenologia e Psicologia. Lo Spirito Soggettivo non riesce da solo ad arrivare allo Spirito Assoluto, c’è bisogno di un’oggettivazione.
Spirito Oggettivo
È l’oggettivazione attraverso la storia e la politica di istituzionalizzazione delle forme dello Spirito Soggettivo. In questa parte dell’opera Hegel fa filosofia etica e filosofia politica. Lo Spirito Oggettivo è diviso in Diritto, Moralità ed Eticità.
- Diritto: è l'insieme delle leggi, ma non fa di me una persona morale.
- Moralità: qui Hegel va contro Kant. La morale del singolo non ha senso, dice Hegel, perché è una morale quotata allo scarto. L’uomo che dipinge Kant è un uomo scisso, che arranca dietro la regola morale perché la morale è sempre soggettiva.
- Eticità: bisogna fare un discorso collettivo che ha a che fare con l’etica. L’etica fondata da Hegel è l’etica dello Stato. Lo Stato Etico è l’attuarsi in questo mondo morale della ragione dell’Assoluto del mondo. L’interesse del singolo nello Stato Etico non si può realizzare; lo Stato Etico è uno stato organicista, dove tutti i cittadini si comportano in maniera eticamente corretta.
L’Eticità è divisa a sua volta in Famiglia, Società Civile e Stato. Lo Stato è la sintesi dei contrasti della Società Civile. Hegel dice che lo Stato è l’ingresso di Dio nel mondo, perché lo Stato è la realizzazione della storia nel concreto dell’eticità. Lo Stato viene prima del singolo nell’ottica di Hegel. Hegel non è un giusnaturalista: i diritti naturali non esistono, esistono solo i diritti fondati dallo Stato (diritto positivo), che è prodotto della storia e concretizzato nello Stato.
Spirito Assoluto
Ha anch’esso la tripartizione: Arte, Religione e Filosofia. Si occupano dello Spirito Assoluto in tre modi diversi.
- Arte: si relaziona con lo Spirito Assoluto attraverso l’intuizione sensibile. L’Arte è tripartita in Arte Simbolica (sproporzione tra materia e concetto), Arte Classica (perfetta equivalenza) e Arte Romantica (poca materia ma tanto concetto, culminante nella poesia e nella musica). Dopo l’Arte Romantica si affaccia il concetto di “morte dell’arte”.
- Religione: anch’essa divisa in tre parti (Religione Naturalista, Religione Greca, Cristianesimo). Il limite della religione è che è fatta di dogmi, e il dogma non è permeabile dalla ragione.
- Filosofia: è la ragione che comprende sé stessa. La Filosofia è l’unica disciplina che davvero riesce a comprendere l’Assoluto, ma non una qualsiasi: la filosofia di Hegel. Hegel dice che la materia cresce insieme all’Idea, quindi il momento della sua filosofia è il momento culmine di massima autocomprensione da parte dello Spirito.
Emanuele Severino dice che con Hegel si ha il massimo momento dell’episteme filosofica, cioè la filosofia è stra-consapevole di sé stessa perché dice Hegel: “La mia filosofia è l’unica capace di capire il mondo”. La filosofia con Hegel arriva a un punto perché è convinta di padroneggiare la verità dicendo che il mondo è Idea, cioè prodotto della coscienza collettiva.