Socrate e i Sofisti: Filosofia, Metodo e Pensiero
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Socrate: Il Metodo della Ricerca Interiore
Socrate sviluppò un metodo di indagine filosofica molto particolare, basato sul far riflettere le persone e sull'invitarle a esporre i propri pensieri. Suo padre era un ceramista e scultore, e sua madre un'ostetrica: in entrambi i casi, si tratta di dare vita a qualcosa dall'interno. Socrate credeva che la conoscenza fosse già presente in ogni persona; non si trattava di insegnare loro qualcosa di nuovo, ma di far emergere la verità che era già dentro di loro.
Le Tre Fasi del Metodo Socratico
- L'Ironia: Il punto di partenza. Socrate portava l'interlocutore a riconoscere la propria ignoranza attraverso una serie di domande volte a smontare le sue certezze dogmatiche. Senza affermarlo direttamente, faceva sì che l'individuo scoprisse la propria ignoranza, dubitasse delle proprie opinioni e di quelle altrui, e fosse spinto a indagare e a ricercare la verità. La celebre frase "So solo di non sapere nulla" esemplifica perfettamente l'ironia socratica.
- La Maieutica: Dal greco "arte ostetrica", la maieutica consisteva nel "far partorire" la verità. Attraverso il dialogo, e con l'aiuto reciproco, si giungeva a far emergere la verità.
- La Definizione: Il punto di arrivo del processo. La definizione rappresentava la scoperta della verità emersa durante il dialogo.
L'Intellettualismo Morale di Socrate
Di fronte alla delusione per la diversità delle opinioni dei filosofi precedenti (i fisici), Socrate spostò l'attenzione dal cosmo all'uomo e alla sua natura morale. La saggezza, secondo Socrate, non proviene dall'esterno, ma dall'interno. Il saggio non è colui che possiede titoli e conoscenze, ma colui che dubita e si interroga. L'intellettualismo morale è la dottrina che identifica la virtù con la conoscenza. Il virtuoso è colui che sa; chi fa il male è ignorante, perché il bene, che è utile sia per l'individuo sia per la città, una volta conosciuto, determina la volontà, che non può fare a meno di desiderarlo e di praticarlo. Chi non pratica il bene è perché non lo ha conosciuto, cioè non sa cosa sia il bene. "Sapere cosa è la giustizia rende giusti, sapere cosa è il bene rende buoni".
Paradosso Socratico: È meglio il calzolaio che sa come fare bene le scarpe ma le fa male, rispetto a quello che non sa farle e le fa bene (anche se per caso). Chi pecca, quindi, non lo fa per cattiveria, ma per ignoranza. Non ci dovrebbe essere una punizione, ma un'istruzione; invece di prigioni, scuole.
I Sofisti: Maestri di Retorica e Relativismo
- Impegno Politico e Formazione: I Sofisti erano impegnati in politica e si proponevano di formare individui capaci di agire e di avere iniziativa, con ambizioni politiche e la volontà di influenzare la vita pubblica. La loro formazione si basava sull'"arte della parola", sulla persuasione, più che sulla ricerca della verità. Essi chiamavano la loro arte "guida delle anime", ma per Platone era piuttosto "cattura delle anime".
- Scetticismo, Relativismo e Individualismo: I Sofisti dubitavano della capacità della ragione umana di giungere alla verità. Protagora sosteneva che non esistessero verità universali e oggettive, e che la verità dipendesse dal soggetto, non dall'oggetto. Gorgia affermava che la verità non esiste; se esistesse, non la si potrebbe conoscere, e se la si potesse conoscere, non la si potrebbe comunicare (paradossalmente, lo afferma come vero, categoricamente).
- Physis e Nomos: Natura e Convenzione: Per i Sofisti, il nomos, la legge, non ha validità eterna e universale, ma è di natura convenzionale. Antifonte proclama che è lecito trasgredire la legge, purché nessuno se ne accorga. Alcidamante si appella alla relatività delle leggi umane per affermare che gli schiavi hanno gli stessi diritti dei liberi. Il relativismo si estende anche alle credenze religiose. Antifonte sostiene che esiste una giustizia naturale che non può essere infranta, a differenza del nomos. Ippia parla di una legge naturale non scritta. In definitiva, sembra che per i Sofisti la legge o il diritto naturale coincidano con il desiderio o l'appetito. Si attribuisce alla legge naturale anche l'idea di appellarsi alla legge della giungla.